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Il teatro greco
Non ci sono molte testimonianze è quindi molto difficile fare ipotesi sulle origini, gli autori, le modalità di rappresentazione poiché il teatro greco è concepito e scritto esclusivamente per la rappresentazione.
Il teatro era un efficace veicolo per istruire i cittadini, era finalizzato anche a far riflettere il popolo su temi politici e morali. E' rito, luogo di aggregazione, di coinvolgimento emotivo, divertimento, passione sportiva. La rappresentazione drammatica non ha per scopo l' effetto teatrale o scenico, ma di mostrare nel modo più netto e semplice le implicazioni morali della scena rappresentata. Ecco anche perché non si rappresentavano mai scene di violenza. Le atrocità non sono al servizio della teatralità, ma espressione di una poesia drammatica che vuole spiegare il significato dell' azione. E' lo strumento ideale per esprimere le proprie convinzioni morali e religiose, mostrando come il protagonista non sia l' individuo, ma l' intera stirpe a cui appartiene.
Le origini della tragedia ("canto del capro") sono tuttora sconosciute o perlomeno non molto chiare, visto che non abbiamo documenti di rilievo di quel periodo e cioè il VI secolo. I critici ipotizzano che il vero ideatore della tragedia sia Eschilo, ma molte fonti contraddicono questa ipotesi.
L' età d' oro del teatro greco è però nel V secolo, quando apparvero, oltre a Eschilo, Sofocle ed Euripide.
C' è uno stretto legame tra rito e teatro, tra il ditirambo in onore di Dioniso e la nascita della tragedia: il teatro era il documento e l' espressione di una religione.
Chiara prova dello stretto legame tra il dio del vino, delle orge e dell' estasi è il fatto che ad Atene, centro della cultura greca, le tragedie venivano rappresentate nel teatro di Dioniso, collegato al tempio del dio. Si dice che alle origini proprio Dioniso fosse il protagonista delle vicende, ma si è fatta strada un' altra ipotesi: che ci sia un momento in cui la divinità, dopo il momento del piacere, mostri la via per condurre un' esistenza più completa.
La tragedia doveva servire a "catarsi" dai cattivi sentimenti: gli spettatori, essendo incredibilmente partecipi allo spettacolo, vivevano le emozioni che venivano rappresentate, liberandosi da esse.
La tragedia ha come protagonisti eroi umani che però nello stesso tempo non sono semplici mortali, ma figli di divinità o appartenenti alla stirpe dei re. Sono sì vittime del destino e delle proprie colpe ma, nel momento della sofferenza, acquistano nobiltà e dignità.
Eschilo
Eschilo è nato nel 525 a.C. ad Eleusi. Avrebbe scritto almeno 81 opere, delle quali ci restano solo 7 tragedie ed alcuni frammenti.
Due eventi segnano profondamente la sua esistenza: la battaglia di Maratona (490 a.C.) e quella di Salamina (480 a.C.) per cui viene riconosciuto grande soldato (è scritto anche nell' epitaffio sulla sua tomba) ma da cui prende ispirazione per scrivere la sua grande opera I Persiani: ha l' aspetto di propaganda politica contro l' Oriente barbarico.
La tragedia di Eschilo è stata definita la tragedia della giustizia divina in cui la stessa giustizia vi domina. E' un mondo ispirato all' ordine ma che si muove nel mistero e nella paura, alla continua ricerca di giustizia. Del resto gli uomini, in Eschilo, non sono una semplice pedina in mano agli dei, ma raggiungono una grandezza e una dignità nel momento in cui, acquistando coscienza di sé, diventano consapevoli di dipendere dalla giustizia divina, mossi dal Destino e dagli dei.
Sofocle
Sofocle è nato 496 a.C., scrisse più di 160 testi, di cui rimangono solo 7 tragedie.
Rappresenta per la prima volta un eroe che senza l' aiuto divino, prende una decisione da solo perché le divinità sono potenti ma lontane, agiscono ma non si possono vedere. In quasi tutte le sue tragedie si vede un uomo che si trova davanti ad un bivio: scegliere fra la rovina o accettare un compromesso che però tradirebbe il concetto che egli ha di se stesso, dei suoi diritti e doveri. L' eroe sceglie sempre contro il compromesso, i suoi personaggi si identificano per un ideale di vita. Sofocle si annulla nelle azioni dei suoi personaggi, mentre Euripide ed Eschilo mostrano il loro volto e le loro idee.
Euripide
Euripide è nato nel 485 a.C., le fonti gli attribuiscono 92 opere, di cui ne restano 17.
Fu un grande innovatore, mise in discussione non solo la tragedia come forma espressiva, ma anche la ritualità e la religiosità che ne erano a fondamento, è il poeta che rappresenta le contraddizioni di un' intera civiltà. Per questo fu evitato dai contemporanei e il suo genio non fu riconosciuto. La caratteristica principale della tragedia di Euripide è la scoperta dei sentimenti, delle passioni, dell' irrazionalità che è a fondamento delle azioni umane. I personaggi agiscono secondo le loro paure e i loro sentimenti.
Il dramma satiresco
Il dramma satiresco è fondato sulla stessa materia della tragedia e i protagonisti sono gli stessi eroi anche se cambia il tono, l' atmosfera, il senso della rappresentazione scenica: gli elementi avventurosi si mischiano a quelli comici, come comici sono i personaggi che caratterizzano questo genere: i Satiri e il loro padre Sileno, grossolano, vigliacco. E' accompagnato da un' attenzione al mondo dei prodigi e delle magie. I testi sono brevi, lo spettacolo doveva servire a divertire gli spettatori.
La commedia antica
Le origini della commedia ("canto del komos" , festa in onore di Dioniso) sono ancor più controverse di quelle della tragedia, per mancanza quasi totale di riferimenti e testimonianze. Per Aristofane, la commedia rappresenta gli uomini inferiori nel senso di volgari e di ridicoli, il quale ci dice anche che la commedia dovrebbe essere nata dai Megaresi di Grecia e Sicilia.
Era rappresentata nelle grandi feste Lenee e Dionisie. Aveva anch' essa un' origine rituale, ma fu sminuita sul piano sacro dalla tragedia.
Aristofane
Aristofane è nato nel 445 a.C. è un maestro nell' accostamento e nella sovrapposizione di elementi opposti: la fantasia più sfrenata e la realtà quotidiana, la falsa oscenità e la poesia più raffinata, la gioia di vivere e un pessimismo cupo. E' il poeta della vita umana e della sua ricchezza e sul piano linguistico è geniale: scene comiche e lirismo, giochi di parole e parodie letterarie.
I grandi personaggi pubblici dell' Atene di quel tempo furono uno dei bersagli di Aristofane, che colpiva con la sua satira pungente e sottile. La commedia Le Nuvole è considerato il suo capolavoro, in cui punzecchia il grande filosofo Socrate.
La commedia nuova
Si favoleggia su di una cosiddetta "Commedia di Mezzo" di cui però non si hanno riscontri concreti. La Commedia Nuova (nata intorno al III - II secolo a.C.) è profondamente diversa da quella di Aristofane: è molto più ricca di avvenimenti, intrecci, vicende complesse; si passa a dei tipi di personaggi comici ben definiti: il giovane innamorato, il servo astuto. Si rappresenta la vita comune, la famiglia e i problemi individuali e familiari, scompare invece la satira e la polemica. Esponente più illustre della Commedia Nuova è Menandro.
La rappresentazione
Nel teatro greco il testo aveva una supremazia assoluta e la messinscena era al servizio della poesia. Il teatro ateniese era fondato da sulla competizione tra i diversi autori, era un teatro agonistico, vivo, in cui il pubblico partecipava come oggi partecipa ad una partita di calcio.
I concorsi drammatici erano inseriti nelle Linee, che si svolgevano fra Gennaio e Febbraio ed erano dedicate alla commedia, e le Grandi Dionisie, che si tenevano tra Marzo e Aprile, alle quali partecipavano tutte le città greche, erano caratterizzate dalla rappresentazione di tragedie.
L' importanza del teatro era tale che se ne occupava un magistrato, l' arconte, che sceglieva gli autori in concorso e designava il corego, cittadino ricco che si accollava le spese per l' allestimento, il quale aveva un vantaggio d' immagine, l' esenzione dal servizio militare e la riconoscenza degli spettatori. Gli attori erano invece pagati dallo Stato. Durante le prove degli spettacoli venivano eletti i giudici di gara, i kritai.
Il giorno precedente all' inizio delle festività, gli arconti, i coreghi, gli autori, gli interpreti, i coristi, i musicisti presentavano i loro spettacoli in una cerimonia chiamata proàgon.
Dopo lunghi rituali, venivano sorteggiati i dieci kritai nell' elenco dei candidati proposti dalle tribù ateniesi ed infine messe in scena le rappresentazioni.
L' edificio teatrale era inizialmente in legno ed era uno dei luoghi più importanti della polis. Era formato dalla cavea, dall' orchestra e dalla scena (skene). La cavea era costituita dalle gradinate appoggiate al pendio e tagliate da 14 scalinate (klimakes) e in senso orizzontale da due corridoi (diazòmata); qui sedevano gli spettatori divisi secondo la loro posizione sociale.
L' orchestra, al centro della quale vi era l' altare di Dioniso, era il luogo del coro. Aveva una forma circolare o trapezoidale.
La scena era inizialmente una sorta di camerino, costituiva lo sfondo dell' azione teatrale che finì per diventare una skenografia: una tenda decorata che rappresentava il luogo dell' azione.
Annessa alla scena vi era una pedana chiamata loghèion, dove i protagonisti recitavano.
Gli attori (esclusivamente maschi e adulti) interpretavano più di un personaggio a testa e ricoprivano anche alte cariche sociali: venivano spesso inviati come ambasciatori in missioni politiche. Il coro (formato prima da 12 membri, poi da 15 nella tragedia e 24 nella commedia) era formato dai coreuti che cantavano e ballavano diretti dal capocorifeo che era anche il coreografo.
Il costume nel teatro tragico era costituito da una lunga tunica (il chitone) coperto da un mantello. Il colore della veste caratterizzava i personaggi, così come gli oggetti che impugnavano.
Il costume della commedia (di cui sappiamo poco) era costituito da una corta tunica, imbottita e munita di un grosso fallo di cuoio, mentre nella Commedia Nuova si avvicina più all' abito quotidiano, anche se il colore delle stoffe ha un significato simbolico.
Le maschere erano importantissime: aveva una funzione rituale e una pratica: indicare allo spettatore le caratteristiche del personaggio. Erano costruite con materiali fragili, ma sappiamo che quelle tragiche visualizzano stati d' animo, dolore, ira. Quelle comiche coprivano tutta la testa lasciando scoperti solo gli occhi , divise in 4 categorie: vecchi, giovani, schiavi, donne.
Esistevano anche delle ingegnose macchine sceniche: l' ekkuklema, che mostrava agli spettatori la scena che si era svolta fuori scena, una specie di gru che consentiva l' apparizione degli dei.
La musica ebbe un ruolo determinante, ma non ne sono rimaste testimonianze.
Il pubblico era molto partecipe, pronto ad entusiasmarsi ma anche a lanciare frutta e addirittura sassi contro gli attori.
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