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Il potere una visione radicale
A New Haven, e anche più in generale all'interno del sistema politico statunitense,IL POTERE E' DISTRIBUITO IN MODO PLURALISTICO..
<< A ha potere su B nella misura in cui può far si che B faccia qualcosa che altrimenti non avrebbe fatto>> (Dahl)
Nel determinare chi detiene il potere, ossia chi prevale realmente nel processo decisionale delle comunità, la metodologia pluralista studiava i comportamenti effettivi e osservabili, ossia il prevalere di una decisione all'interno di un conflitto osservabile di interessi(soggettivi), intesi come preferenze dichiarate per determinate politiche e rilevate dalla partecipazione al processo politico.
POTERE→ PROFONDAMENTE RADICATO NEI PROCESSI DECISIONALI CONCRETI. Chi vince appunto nel processo decisionale, è colui che detiene maggior potere all'interno del sistema sociale.
Da qui segue il potere è distribuito in modo pluralistico, nel senso che vi è stata una frammentazione delle aree decisionali
Bachrach e Baratz criticano la visione uni-dimensionale propria della scuola pluralista, in quanto ritengono che sia un'interpretazione assai restrittiva del potere. Contestano l'idea secondo cui il potere si rifletta interamente nelle decisioni concrete che vengono prese.
Alla riduttiva posizione uni-dimensionale, oppongono la loro visione bi-dimensionale, secondo il cui il potere ha 2 facce:
Questa faccia nascosta del potere si manifesta quindi, venendo a limitare l'ambito del processo decisionale a questioni relativamente "innocue" manipolando i valori, gli interessi, le istituzioni politiche e le procedure predominanti in una determinata comunità.
Ma dall'altro lato insistono che le c.d. non-decisioni, sono esse stesse delle decisioni osservabili.
L'approccio pluralista ha totalmente trascurato quelle forme di esercizio al potere che non consistono propriamente in decisioni.
Un altro motivo di critica verso il pluralismo da parte di Bachrach e Baratz è dato dal fatto che i pluralisti non forniscono un vero e proprio criterio oggettivo che sia in grado distinguere le questioni di natura politica, da quelle che non rientrano nelle sfera politica. <<una questione si può considerare politica nel momento in cui viene posta al centro dell'attenzione di una parte significativa della classe politica>>.
Bachrach e Baratz invece, osserva Lukes, riascono a far luce su tale questione proponendo la distinzione tra: "questioni potenziali" (quelle che vengono neutralizzate dalle non-decisioni) e "questioni chiave"(che rappresentano la richiesta di una trasformazione duratura sia del modo in cui i valori vengono distribuiti secondo una certa linea politica, sia della distribuzione dei valori)
La tipologia di potere di Bachrach e Baratz include:
Ma vi è anche un importante punto in comune tra i pluralisti e Bachrach e Baratz: l'enfasi sul conflitto(di interessi) reale e osservabile, sia celato sia evidente.→ così come i pluralisti sostengono che nei processi decisionali il potere emerge solo in quanto esistono conflitti(di interesse), Bachrach e Baratz suppongono che lo stesso valga anche per le non-decisioni. Ma Bachrach e Baratz propongono un concetto d'interesse più ampio rispetto ai pluralisti, sebbene rimanga sempre focalizzato sugli interessi soggettivi piuttosto che oggettivi. Mentre i pluralisti includono nel concetto di interesse le preferenze politiche evidenziate dal comportamento di tutti i cittadini facenti parte un sistema politico, Bachrach e Baratz comprendono anche coloro che sono stati parzialmente o totalmente esclusi dal sistema politico.
La conclusione di Lukes è che la visione bi-dimensionale del poter comporti una CRITICA PARZIALE AL COMPORTAMENTISMO(studio del comportamento effettivo e manifesto, in questo caso delle decisioni concrete), che ci consente di analizzare i modi in cui viene impedito alle decisioni di essere prese nei casi in cui esiste un conflitto osservabile di interessi(soggettivi), individuati in preferenze politiche o in dissensi sub-politici(rimostranze)
Ma la doppia faccia del potere costituisce una concezione ancora troppo restrittiva per steven Lukes.
Nella sua visione "radicale" o "tri-dimensionale" del potere, Lukes sottolinea che la critica della visione bi-dimensionale al comportamentismo è troppo parziale, nello specifico critica Bachrach e Baratz per non essersi distaccati sufficientemente dall'individualismo metodologico→nella loro concezione, infatti, il problema delle non-decisioni e discusso come se l'agenda politica fosse necessariamente controllata dall'azione intenzionale di particolari soggetti. Lukes invece, vuole farci notare che essa può essere condizionata anche dall'azione collettiva e dagli accordi sociali(o modelli organizzativi)→Benchè queste organizzazioni e collettività siano formate da individui, il potere che esse esercitano non può in alcun modo essere concepito in termini di decisioni o comportamenti individuali.
In Bachrach e Baratz, come nei pluralisti, sono riscontrabili le traccie del pensiero Weberiano, sercondo il quale il potere è la probabilità che gli individui realizzino la propria volontà nonostante la resistenza degli altri.
Un altro motivo per cui la visione bi-dimensionale risulta insufficiente, è che associa il potere necessariamente a un conflitto effettivo e osservabile. Anche da questo punto di vista Bachrach e Baratz hanno sbagliato a seguire le orme dei pluralisti.
Anche qui è rintracciabile l'influenza di Weber , che come abbiamo visto sottolineava l'importanza di realizzare la propria volontà,nonostante la resistenza altrui.
La nozione di potere, ci fa notare Lukes, non deve essere ristretta ai conflitti osservabili. Infatti, una delle forma più efficaci di potere sugli individui, è proprio quella che impedisce l'emergere di alcun conflitto, e consiste nella capacità di formare o influenzare i loro interessi, le loro preferenze soggettive. Questo tramite il controllo dell'informazione, dei mass media e dei processi di socializzazione→ In realtà l'uso più efficiente e insidioso del potere è quello di impedire l'emergere di tali conflitti. In questi casi rimane un implicito riferimento al conflitto potenziale, che però potrebbe anche non realizzarsi mai. Parliamo del "conflitto latente"→ latente nel senso che si suppone che emerga un conflitto di interessi tra coloro che esercitano il potere e coloro che lo subiscono, qualora quest'ultimi dovessero divenire consapevoli dei propri interessi.
Da qui scaturisce un terzo motivo per cui la visione bi-dimensionale non risulta convincente→ a) l'insistenza sul fatto che il potere "non-decisionale" esista solo quando vi siano rimostranze che non riescono ad accedere al processo politico e a essere prese in esame e che,b) se lo studioso non individua alcuna rimostranza, allora deve presumere che vi sia un effettivo consenso sulla distribuzione dei valori.
Ma Lukes ci vuole ricordare che l'uso più supremo e insidioso del potere è proprio quello che sì che le persone non abbiamo alcuna rimostranza, plasmando le loro percezioni, preferenze e cognizioni, in modo di far loro accettare il proprio ruolo all'interno dell'ordine sociale.
Con questi presupposti si vede che, anche l'assenza di rivendicazioni non implica necessariamente un consenso, poiché gli individui possono anche essere semplicemente privati degli strumenti per difendere i propri interessi.
Visione uni-dimensionale:
Visione bi-dimensionale→Critica parziale all'enfasi del comportamento
Visione tri-dimensionale→Critica all'enfasi del comportamento
In conclusione Lukes asserisce che ognuna delle tre visioni, la sua, quyella dei pluralisti e quelle di Bachrach e Baratz, nascono e operano all'interno di una propria prospettiva morale, in quanto il potere è un concetto strettamente legato ai valori.
In ogni caso le tre visioni appenza considerate possono essere viste come interpretazioni e applicazioni alternative dello stesso concetto soggiacente di potere→ "A esercita potere su B quando A riesce ad influenzare B in modo contrario agli interessi di B"(definizione del potere di Lukes)
In un secondo momento Lukes, prende in esame altre due criteri di valutazione del potere:
Il "potere di A su B" rappresenta per Parson, il diritto di A di prendere legittimamente decisioni che hanno la precedenza su quelle di B, nel puro interesse del funzionamento efficace della collettività.
Il concetto potere per Parson è strettamente legato ai concetti di "autorità","consenso" e "perseguimento di obiettivi comuni", e lo dissocia dai conflitti di interesse, in particolare dalla forza e dalla coercizione
Il potere consiste nell'uso di decisioni autorevoli, che vengano rispettate dalla comunità, in quanto finalizzate a perseguire obiettivi collettivi. Il funzionamento del potere dipende dalla fiducia riposta negli obblighi che il sistema politico impone, e che sono finalizzati al bene comune.
<<il potere non è mai proprietà di un individuo,appartiene sempre ad un gruppo e continua ad esistere soltanto finchè il gruppo rimane unito>>
Colui che è "al potere" ci è stato messo da un gruppo di persone per agire in loro nome che in tal modo sta esercitando il proprio potere. Tutte le istituzioni politiche non sono altro che manifestazioni e materializzazioni del potere del popolo. Il popolo comanda chi lo governa.→ il potere è consensuale, nel senso che è il popolo a dare il potere alle istituzioni di un paese, per far si che agisca e governi in loro nome. Si discosta totalmente dai concetti forza e violenza.
Entrambe le concezione del potere si fondano su un modello di tipo consensuale, totalmente avulso dai conflitti di interesse e da fenomeni coercitivi e violenti.
Ma tutti questi casi di cooperazione, nei quali gli individui o i gruppi si influenzano a vicenda in assenza di conflitti di interesse tra di essi, sono in realtà identificabili come casi di "influenza" ma non di potere.→l'autorità consensuale, in assenza di conflitti di interessi non è quindi una forma di potere.(Lukes)
IL POTERE E GLI INTERESSI: I diversi modi di interpretare gli interessi sono associati a diverse posizioni politiche e morali:
Rimanendo sulla tematica degli interessi, Lukes ripropone nuovamente un confronto tra le tre visioni del potere:
L'approccio pluralista, sulla base di una concezione liberale degli interessi, sostiene che: a) il processo decisionale risponde alle preferenze dei cittadini b)l'indipendenza, la permeabilità e l'eterogeneità dei vari settori della sfera politica garantiscono che ogni gruppo insoddisfatto troverà un portavoce all'interno di questa sfera c)l'influenza indiretta permette agli elettori di controllare il leader→ ma questa visione non tiene conto del fatto che, gli individui e le élite, nel prendere decisioni accettabili(non scomode per le istituzioni importanti) , agiscono indipendentemente, ma agiscono insieme in modo da mantenere le tematiche inaccettabili(scomode) al di fuori della sfera pubblica.<<Una società è pluralista nei sistemi decisionali, ma unitaria nei processi.non-decisionali>>(Creson). Per quanto riguarda invece la questione dell'influenza indiretta, che permette agli elettori di controllare i leader, i pluralisti non tengono conto che invece che tale situazione può essere completamente capovolta, in quanto l'influenza indiretta può essere anche utilizzata per impedire ai politici e alle autorità di introdurre tematiche che alcuni gruppi o istituzioni all'interno della comunità reputano inaccettabili, e quindi utilizzata per servire gli interessi di un élite e non quelli dell'elettorato. (Questo tema verrà tra poco ripreso nell'analisi ci Crenzon sull'inattività politica, e in particolare nell'indagine da lui condotta sul perché il problema dell'inquinamento atmosferico è stato sollevato meno tempestivamente ed efficacemente in alcune città americane rispetto ad altre)
La visione bi-dimensionale riesce in buona parte a rilevare queste considerazioni, ma il suo limite è stato quello di attribuire la mobilitazione del pregiudizio alle sole decisioni individuali aventi lo scopo di evitare che le rimostranze osservabili (aperte o nascosta) entrino nel processo politico. È proprio questa la ragione dell'inadeguatezza degli studi di Bachrach e Baratz sulla povertà, sulle tematiche razziali e sulla politica di Baltimora→questo studio è poco più di un resoconto delle decisioni prese dal sindaco e dai vari leader de settore privato per evitare che le richieste della popolazione nera di Baltimora si trasformassero in questioni politicamente rischiose. La loro analisi rimane superficiale proprio perché si limita a studiare decisioni individuali prese per evitare che alcune richieste potenzialmente minacciose diventassero pericolose dal punto di vista politico→ Un analisi più approfondita avrebbe dovuto includere tutti i complessi e ingegnosi modi tramite i quali l'inattività dei leader e la pesantezza delle istituzioni politiche, industriali ed educative sono servite ad escludere i neri dalla vita di Baltimora.
Lukes, nella trattazione di questi temi, si è avvalso delle trattazioni di Matthew Crenson, il cui approccio teorico si situa al confine tra la visione bi-dimensionale e quella tri-dimensionale.→ Egli tenta di spiegarci la natura dio questi "non-eventi" partendo dal presupposto che il vero oggetto dell'indagine non è l'attività politica, ma l'inattività politica.
Crenson per elaborare la sua teoria,
condusse un indagine sul perché il problema dell'inquinamento
atmosferico è stato sollevato meno tempestivamente ed efficacemente in alcune
città americane rispetto ad altre, ovvero sul perché alcune città statunitensi
non hanno reso il problema dell'inquinamento atmosferico una questione di
natura politica.→ la sua
indagine lo ha condotto a notare come in alcune città, le azioni
concretamente finalizzate al bene collettivo, come questa di fare
dell'inquinamento atmosferico una questione politica, vengano spesso
soppresse in quanto controproducenti per quelle élite che esercitano una enorme
influenza sul paese e sul partito al potere. →
Sempre Crenson, sostiene una tesi molto interessante, che va contro quella dei pluralisti→le questioni politiche tendono ad essere connesse tra di loro.
Per concludere l'analisi del pensiero di Crenson, la sua tesi generale è che la politica impone una serie di limiti sull'attività decisionale al punto tale che questa viene diretta da processi non-decisionali. → le istituzioni influenti a livello locale e i leader possono esercitare un notevole controllo sui temi a cui i cittadini scelgono di dare importanza e sulla fornza con la quale essi danno voce alle loro preoccupazioni.
A questo punto Lukes intende analizzare alcune difficoltà proprie della visione tri-dimensionale :
difficoltà nel giustificare il controfattuale (ipotesi ricostruttive) specifico: giustificare il controfattuale non è sempre facile ed evidente come nel caso dell'inquinamento atmosferico a Gary, nell'Indiana(la possibilità empirica che i cittadini, se avessero avuto la possibilità di scelta e accesso a informazioni più complete, avrebbero preferito non essere avvelenati, è evidente). Talvolta può risultare molto difficile. La questione poggia sul delicato terreno della relatività culturale dei valori. Bisogna evitare i rischi dell'etnocentrismo, ed abbracciare l'idea che l'accettazione di un sistema di valori che "noi"(occidentali) rifiutiamo,(un esempio lampante ci viene proprio dal sistema di caste indiano)
possa essere un caso di consenso autentico per altri, e non di mera sottomissione
Appunti su: steven lukes le tre dimensioni del potere, lukes dimensioni del potere riassunto, bachrach e baratz, https:wwwappuntimaniacomuniversitaricercheil-potere-una-visione-radicale93php, |
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