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'Il cammino fatale' dell'umanità verso il progresso
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Alla base del pensiero di Verga c'è la concezione secondo la quale gli uomini sono sottoposti ad un destino impietoso e crudele, che li condanna non solo all'infelicità e al dolore, ma anche ad una condizione di immobilismo nell'ambiente familiare, sociale ed economico in cui sono trovati nascendo. Chi cerca di uscire dalla condizione in cui il destino lo ha posto, non trova la felicità sognata, anzi va immancabilmente incontro a sofferenze maggiori, come succede a 'Ntoni Malavoglia e a Mastro don Gesualdo. |
Quindi all'uomo non rimane che una vita immobile e rassegnata come lo stesso Verga sottolinea con l' 'ideale dell'ostrica' secondo il quale al gente è abituata come l'ostrica che vive fino a quando è attaccata allo scoglio e quando si stacca il mare come un pesce vorace la ingoia. Nella prefazione ai 'Malavoglia', lo scrittore siciliano mette in evidenza ancor più la condizione dolorosa e tragica della vita: |
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'Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola vissuta sino allora relativamente felice, la vaga bramosia dell'ignoto, l'accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio. Il cammino fatale incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l'umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell'insieme da lontano. In questa immane forza che è la luce del progresso scompaiono le miserie, le sofferenze, gli interessi individuali; l'umanità in effetti progredisce per la forza stessa di questa molla meccanica e incessante della vita; ma per l'individuo è negato il progresso. Anzi proprio perché questo progresso della società umana si compie a spese delle sofferenze degli uomini, i quali travolti dalla fiumana, restano per via, si lasciano sorpassare dall'onda per finire più presto, o vinti levano le braccia disperate, o piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d'oggi anch'essi avidi di arrivare, e che saranno sorpassati domani.'
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La nostra vita ha quindi, in questa stessa corsa del progresso universale degli uomini, la necessaria e fatale legge del dolore e della sofferenza, che si rivela appunto quando qualcuno tende ad uscire dalla fiumana immensa, in cui la vita lo aveva inchiodato. Uscire dalla fiumana immensa è la ribellione alla vita, e la stessa vita ricaccerà nell'ignoto e nel pentimento coloro che tenteranno il progresso individuale. Un esempio è dato dal giovane 'Ntoni che per aver rifiutato le regole della vita paesana è costretto a fare il contrabbando finendo in galera e rimanendo per sempre escluso dalla casa del nespolo o da Mastro don Gesualdo che per ascendere al mondo borghese accetta un matrimonio disonorante. |
L'arte narrativa del Verga consiste appunto nel cogliere questa legge eterna del progresso universale della vita e la lotta individuale di alcuni che si ribellano ad essa. E' indubbiamente questa una concezione pessimistica, ma niente affatto provinciale, perché gli episodi del suo piccolo paese siciliano sono uno degli infiniti aspetti del grandioso vivere e soffrire di tutta l'umanità; e sono narrati con l'atteggiamento oggettivo di chi tiene sempre l'occhio rivolto a tutta l'umanità. |
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Comunque è evidente che la molla del progresso e spiegata materialisticamente secondo i criteri del determinismo naturalistico. L'evoluzione della specie umana si realizza attraverso la lotta della selezione naturale, secondo gli insegnamenti di Darwin e di Spencer. Quindi dalla lezione del positivismo deriva la massima su cui Verga fa numerose volte leva: 'Gli uomini sono fatti come le dita della mano: il dito grosso deve fare il dito grosso, e il dito piccolo deve fare il dito piccolo'. Anche se chi vince è il più forte e il più spietato, ma non necessariamente il più giusto. |
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