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Il funzionamento




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IL FUNZIONAMENTO


La corte e i suoi servizi rappresentano una popolazione stimata a 10.000 unità alla fine d'Ancien Regine. Questo numero non comprende che un migliaio di cortigiani. 5.000 persone sono alloggiate nel castello stesso. Nel 1789, vi si contano 288 alloggi, ossia 1.252 stanze dotate di camino e più di 600 prive di camino: a queste occorre aggiungere le 152 stanze occupate dal re, dalla regina e dai principi. La maggior parte dei servizi ha dovuto essere dislocata in città. In grand Commun, costruito da Mansart dietro l'ala sinistra dei Ministri, comprende da solo 1.000 stanze e per lo meno 1.500 abitanti. Sotto l'autorità del Primo Gran Maggiordomo e del controllatore generale del servizio di Bocca, responsabile degli approvvigionamenti e degli incarichi, funzionano parecchi servizi: la panetteria che non solo fornisce il pane ma che anche il compito di provvedere alle stoviglie e alla biancheria di camera; il coppiere, incaricato delle bevande; la cucina; la frutteria che, oltre ai frutti, assicura l'illuminazione; infine i furieri incaricati del riscaldamento. Tutto ciò ad uso esclusivo della famiglia reale. I cortigiani non hanno una propria mensa nel grand Commun!

Nel complesso costruito da Mansart sulla zampa d'oca, si distinguono la scuderie grandi (a nord) per i cavalli da sella e le scuderie piccole (a sud)per i cavalli da tiro. Esse ospitano in totale circa 700 cavalli alla fine del regno di Luigi XIV. Questo numero non fa che aumentare sino a superare i 2.000 cavalli al tempo di Luigi XVI. E non si tratta che dei cavalli del re. La regina ed i principi hanno le loro scuderie altrove. Le scuderie della zampa d'oca comprendono ogni sorta di servizi più o meno direttamente collegati alla funzione principale, e in particolare ciò che viene denominato dalle scuderie del re, una banda musicale costituita da trombe, oboi e tamburi del re.

L'amministrazione dei Menus Plaisirs (intrattenimenti), situata in avenue de Paris, dietro le scuderie, è incaricata dell'organizzazione delle feste e delle cerimonie. Balli, balletti, cene, fuochi d'artificio, concerti, rappresentazioni teatrali animano la vita a Versailles. Questi intrattenimenti, ripartiti su parecchi giorni, diventano feste. La prima festa porta data del settembre del 1663; vi si rappresenta L'immpromptu de Versailles di Moliere. Le feste che hanno maggiormente lasciato il segno per la loro magnificenza sono quelle del 1664, 1668 e 1674. I piaceri dell'isola incantata sono stati rappresentati nel 1664 per mademoiselle de la Valliere e il grande divertimento reale nel 1668 per Madame de Montespan. Per la conquista della Francia Contea venne organizzata la festa del 1674, la cui apoteosi fu la consegna a Luigi XIV dei vessilli strappati dal nemico da Condè.

Poichè nulla a ciò che attiene alla gloria del re viene abbandonato all'oblio, le feste di Versailles sono ricordate da incisioni e pubblicazioni.

Queste feste occupano un posto importante nella storia dell'arte francese. I corpi di fabbrica provvisori, gli scenari, le decorazioni, le sale da banchetto, le architetture che i razzi degli spettacoli pirotecnici illuminano, servono a collaudare gli effetti che i corpi i fabbrica dei giardini perpetueranno. Il regista degli spettacoli è Carlo Vigarani. L'arte di Moliere e quella di Lulli sono presenti in tutte le feste. Il fatto è che i re hanno per il teatro e la musica un gusto che non è di maniera. Luigi XIII componeva la musica. Luigi XIV suonava chitarra e il clavicembalo; il suo orecchio era eccellente: il giorno successivo alla prima rappresentazione, lo si sentiva canticchiare le grandi arie dell'Atys di Lulli. I mottetti di Delalande e di Couperin le Grand sono stati composti per la cappella reale. Rameau ha ricevuto il titolo di compositore della musica da camera. E' Versailles che la querelle des Bouffons ha imperversato, con il clan del re schierato a favore dell'opera francese, di cui Rameau era il principale esponente, e il clan della regina sostenitore dell'opera buffa italiana. Alcuni strumenti, fortunatamente conservati nei suppellettili di Versailles, testimoniano del gusto che ebbero per la musica le figli di Luigi XV e Maria Antonietta. Tutto ciò appare banale. Quante donne del bel mondo facevano musica a quei tempi? I fasti stessi di Versailles non sorprendono più, tanto essi sembrano indissociabili dalla vita di corte.


Significa dimenticare che vi sono state pure corti senza arti di corte . Il prestigio di Versailles era unico. Esso si impose nel XVIII secolo non solo alle altre corti europee, ma anche a quei filosofi che combattevano l'assolutismo, in particolare a Voltaire per il quale il grande punto di riferimento artistico era Le siecle de Louis XIV (1751). Di

Fra le feste periodiche e le cacce quotidiane, la corte si dedica ai giochi di società. Luigi XIV lancia la moda del biliardo. Nei giochi d'azzardo si punta denaro; si possono perdere grosse somme i giorni in cui si ritiene ricevimento o appartement. 'Ciò che si chiamava appartement era la riunione di tutta la corte, dalle sette di sera alle dieci, ora a cui il re si metteva a tavola, nel Grand Appartament" (Saint Simon). È interessante notare che i termini corte e appartement sono stati tratti dal vocabolario dell'architettura per descrivere la vita di palazzo. Dal 1682 gli appartements si tenevano i lunedì, mercoledì e giovedì di ogni settimana.

La rigida codificazione degli usi e dell'impiego del tempo non è esclusiva di Versailles. Ma ciò che distingue la corte francese da tutte le altre è il pubblico: esso ha libero accesso al castello. Nella tradizione della monarchia francese, la vita del re appartiene alla nazione, e questo sorprende alquanto gli stranieri. Era uno spettacolo divertente vedere le teste di vagabondi che passeggiavano, senza alcuna sorveglianza, nel palazzo e addirittura nella camera da letto del re, di uomini i cui cenci dimostravano che erano ridotti all'infimo grado dell'indigenza, scrive Athur Young, e io ero la sola persona a chiedersi con stupore come diavolo potessero trovarsi lì. È impossibile amare questa spensieratezza, questa noncuranza, questa assenza di sospetto". Per la soddisfazione del pubblico e lo spettacolo comprende 2 momenti culminanti: i pasti del re e i parti della regina. Naturalmente la storia di Versailles e piena di aneddoti a questo proposito. Ci limitiamo soltanto a riportare la stupefacente descrizione di un parto di Maria Antonietta, riferita da Madame Campan, testimone diretta. 'Nell'istante in cui l'ostetrico Vermond disse ad alta voce che la regina sta per partorire, le frotte di curiosi che si precipitarono nella camera furono talmente numerose e tumultuose che questo assembramento rischiò di provocare la morte della regina. Il re aveva avuto nella notte l'accortezza di far fissare con delle corde gli immessi arazzi che facevano da paraventro al letto di sua maestà: senza questa precauzione, essi le sarebbero senza dubbio caduti addosso. Non fu più possibile muoversi nella stanza che traboccava di una folla così eterogenea da far pensare a una piazza pubblica. Due savoiardi saliranno sopra i mobili per vedere più comodamente la regina".

La presenza del pubblico era ovviamente causa di sporcizia e di mancanza di sicurezza. Gli odori di Versailles hanno fatto dubitare dell'igiene della famiglia reale e della corte. Essa era migliore di quanto non si creda: la trasformazione del castello in museo ha fatto sparire, con un gran numero di stanzette, i gabinetti e le latrine. I misfatti dei visitatori e sono particolarmente evidenti nei giardini n cui si notano periodicamente il furto della rubinetteria e la mutilazione delle statue. Nel 1730, è stata presa la decisione di chiudere i boschetti con cancellate di ferro.

La vita stessa del re non è al sicuro . L'attentato di Damien contro Luigi XV avviene nel castello e fra la folla. Nel luglio del 1789 si scopre che le serrature delle cancellate del castello sono fuori uso e che la chiave è andata persa: si fanno montare in tutta fretta dei lucchetti. Essi non resisteranno alla folla dei parigini, venuti a Versailles in ottobre per l'ultima invasione di pubblico.



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