Il favismo
Il favismo è una gran forma d'anemia,
provocata dall'ingestione di fave; alcune sostanze contenute nelle fave
distruggono rapidamente i globuli rossi del sangue, determinando i sintomi
caratteristici della malattia: impallidimento, immissione d'urine rossastre,
astenia, nausea, vomito. L'anemia può essere tanto grave da provocare la morte;
ma per lo più, soprattutto se s'interviene con una trasfusione di sangue, il
paziente guarisce ed entro una-due settimane può riprendere la sua vita normale.
La malattia è dovuta alla mancanza di un enzima (glucosio-6-fosfatto
deidrogenasi G6PD) dei globuli rossi. La predisposizione al favismo è
ereditaria e si trasmette attraverso il cromosoma X. Il maschio è dotato di un
cromosoma X pervenutogli dalla madre e di uno Y pervenutogli dal padre; quindi
il maschio è XY. La femmina è dotata di due cromosomi X, che le sono pervenuti
uno dal padre e uno dalla madre. Indicando X* il cromosoma portatore della
predisposizione al favismo si ha che la donna può essere XX (vale a dire
esenti, con entrambi i cromosomi normali), X*X* (vale a dire predisposta, se entrambi sono
carenti), X*X (vale a dire intermadia, se uno è carente). L'uomo che ha un solo
cromosoma X, può essere esente se quest'è normale (XY), predisposto se è
carente di G6PD (X*Y). Oltre le fave anche numerosi farmaci (come il chinino,
l'aspirina, i sulfamidici; ecc.) possono avere nei soggetti carenti, lo stesso
effetto di quei legumi, determinando gravi crisi emolitiche, vale a dire una
distruzione acuta di globuli rossi. L'unica consiste nella trasfusione di
sangue. In Sardegna la percentuale dei fabici è altissima. Nel 1981 si fece una
legge che proponeva il test fabico a tutte le persone. N'è conseguita una
consistente diminuzione del numero dei ricoveri ospedalieri.