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Gli inca costituivano originariamente una tribù guerriera che abitava le regioni degli altipiani nel sud della cordigliera peruviana. Secondo la leggenda, il primo imperatore, Manco Capac, era stato mandato sulla Terra dal padre, il Sole, intorno al XII secolo dell'era cristiana e si era stabilito a nord del lago Titicaca (dove sorge Cuzco): qui per circa trecento anni gli inca si scontrarono con le tribù vicine - i chanca, i colla, i lupaca e altri - imponendo e subendo razzie e tributi, ma senza dar vita a un vero e proprio regno. La nascita dell'impero inca, sulla spinta di una notevole espansione del territorio controllato dai suoi guerrieri, iniziò durante il regno dell'ottavo sovrano, Viracocha, vissuto all'inizio del XV secolo e fu proseguita sotto suo figlio Pachacuti fino alla conquista dell'intero bacino del Titicaca.
Attorno al 1437 i possedimenti inca si estendevano per quaranta chilometri oltre l'area di Cuzco, inglobando i territori dei mochica, dei nazca, degli huari, popolazioni assoggettate dalle quali gli inca assorbirono pratiche agricole, cultura e religione. Il figlio di Pachacuti, Topa, arrivò a sottomettere, a nord, il potente regno costiero dei chimú, ancor prima di salire al trono nel 1471, quando cominciò a spingersi invece lungo le Ande meridionali. Nel 1525, sotto il regno di Huayna Cápac, succeduto a Topa nel 1493, l'impero comprendeva le terre dall'attuale Colombia meridionale, attraverso gli odierni Ecuador, Perú e Bolivia, fino a Cile e Argentina: 300 chilometri in longitudine e 3000 in latitudine, con oltre dieci milioni di sudditi.
Alla morte di Huayna Cápac, nel 1527, si scatenò una durissima lotta per la successione tra i suoi figli, Huáscar e Atahualpa, padroni l'uno del sud dell'impero, con capitale Cuzco, e l'altro del nord, con capitale Quito, fondata dal padre proprio per far fronte alle difficoltà di amministrare gli ampi domini settentrionali. Ne uscì vincitore Atahualpa, che fece uccidere il fratello, ma non riuscì neppure a farsi riconoscere imperatore. La guerra civile aveva infatti indebolito fortemente l'impero, che diventò facile preda dei conquistadores spagnoli giunti nel 1532 sotto il comando di Francisco Pizarro. Di fatto gli inca non opposero grande resistenza, convinti della natura divina degli invasori e vittime della struttura fortemente centralizzata dell'impero, per cui Pizarro poté ottenerne il pieno controllo semplicemente catturando Atahualpa: questi offrì una stanza piena d'oro come prezzo del proprio riscatto, ma nonostante ciò nel 1533 venne fatto strangolare.
La struttura dell'impero inca sopravvisse tuttavia ancora per qualche tempo in coabitazione conflittuale con la struttura amministrativa creata dagli spagnoli in Perù fin dal 1535. Sul trono si succedettero gli inca Manco Capac II (1536-1545), suo figlio Sayri Tupac (1545-1560) e Titu Cusi (1560-1571). Il successore di quest'ultimo, Tupac Amaru, quando ormai lo splendore e la potenza d'un tempo erano un ricordo, effettuò un estremo tentativo di ribellione contro gli stranieri oppressori, ma, catturato, venne impiccato nel 1572. Privo ormai di un capo, l'impero si sgretolò rapidamente, benché numerosi continuassero a essere i tentativi di insurrezione nei confronti dei conquistatori, che tuttora, pur in forme nuove, contrappongono in America latina indios a creoli, non a caso talvolta ancora in nome di Tupac Amaru.
Gli incas svilupparono un sistema politico e amministrativo che non ebbe uguali tra le civiltà precolombiane del continente americano. L'impero si reggeva su un sistema di potere rigidamente gerarchico, basato a sua volta sull'attività militare dell'aristocrazia e sullo sfruttamento delle masse agricole sottomesse. Il sovrano era ritenuto l'incarnazione del dio supremo, il Sole (Inti), ed era signore di ogni cosa; nella gerarchia, sotto di lui erano i membri della sua famiglia e quelli dell'aristocrazia militare, gli amministratori imperiali, la piccola nobiltà locale, e infine la grande massa di artigiani e contadini, spesso soggetta a trasferimenti forzati per recidere ogni legame con i luoghi d'origine e ridurre al minimo la possibilità di rivolte organizzate.
Dal punto di vista amministrativo, l'intero dominio era diviso in quattro grandi regioni (il nome dell'impero in lingua quechua era Tahuantinsuyu, letteralmente 'terra dei quattro quartieri'), a loro volta ripartite in province, e in un sistema decrescente di unità socioeconomiche, sino alla proprietà familiare conosciuta come ayllu, che costituiva l'unità terriera di base minima. Lo sfruttamento degli ayllu avveniva sotto lo stretto controllo dell'autorità centrale; esperti incaricati dal governo supervisionavano la selezione e la semina delle messi, e insegnavano ai contadini le tecniche di drenaggio, fertilizzazione, irrigazione e terrazzamento. Gran parte del raccolto veniva requisita per le esigenze della famiglia imperiale o immagazzinata in vista di distribuzioni pubbliche in casi di emergenza o di bisogno.
I prodotti principali erano patate e mais; i lama erano utilizzati come bestie da soma, mentre gli alpaca venivano addomesticati e allevati principalmente per ricavare la lana. Gli artigiani inca producevano ceramiche, tessuti, ornamenti di metallo, utensili in bronzo e armi con belle decorazioni (vedi Arte inca).
La civiltà inca non conobbe né l'uso della scrittura né quello della ruota; per mantenere i contatti tra le diverse parti dell'impero le autorità si affidavano a una fitta ed efficientissima rete di strade in pietra, costantemente percorse da squadre di corrieri capaci di coprire quotidianamente anche più di 400 km. La registrazione di truppe, forniture, dati sulla popolazione, inventari diversi era tenuta dai funzionari imperiali (quipu-kamaya, ossia 'maestri delle cordicelle') sui quipu, gruppi di cordicelle di differenti colori legate tra loro con speciali nodi.
Nonostante l'arretratezza tecnologica, gli inca eccellevano nella costruzione di imponenti edifici in pietra: templi, palazzi, fortezze (ad esempio il complesso di Machu Picchu o il Tempio del Sole a Cuzco), ponti sospesi di corda (alcuni di oltre 100 metri di lunghezza), canali di irrigazione e acquedotti.
La religione incaica era il frutto della fusione di tre matrici culturali diverse: la civiltà di Tiahuanaco, quella propriamente inca e quella delle tribù costiere mochica e chimú. Vi convivevano quindi tre divinità supreme: una era il dio-bambino Viracocha ('schiuma del mare'), inconoscibile, creatore e sovrano di tutti gli esseri viventi, del sole, della luna e delle stelle; un altro dio era Pachacamac, dio della Luna, in tutto simile all'uomo. Il terzo era Inti, il Sole, creatore degli incas, sposo di mama Quilla (mamma Luna) e padre, oltre che di Manco Capac (l'uomo potente), anche di mama Oello (mamma Uovo), sua sorella e moglie. La leggenda narra che Manco Capac e mama Oello erano partiti dal Titicaca e con una bacchetta d'oro consegnata loro dal padre Inti avevano fissato il punto in cui si sarebbero stabiliti, e lì sorse Cuzco; gli inca-sovrani erano perciò ritenuti discendenti del Sole e divinità a loro volta.
Ma il pantheon comprendeva anche molte altre divinità particolari, di tipo animista, che ricorda da vicino l'antica religione latina, in quanto attribuiva un dio (huaca) a ogni singolo elemento della natura, a ogni villaggio, clan e famiglia. Cerimonie e rituali erano numerosi e molto elaborati, connessi primariamente con i cicli agricoli e la cura della salute; nel corso del loro svolgimento venivano sacrificati animali vivi (i sacrifici umani erano meno frequenti). Le feste più grandi cadevano ai due solstizi: le Intip Raymi, in onore di Inti, si protraevano per otto giorni. Del ricco insieme di usanze, narrazioni e musiche inca, sopravvivono oggi solo scarsi frammenti.
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