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Immaginate di collocarvi in una precisa epoca storica (del Medioevo) e in una località da voi scelta e di inviare una corrispondenza ad un giornale, per la pubblicazione di un servizio speciale.
FEDERICO II
La scomunica di una grande personalità
Nell'anno di grazia 1245, nel mese di luglio, di mercoledì, alla vigilia degli apostoli Pietro e Paolo, nella chiesa maggiore di Lione si è celebrato il consiglio nel quale il papa Innocenzo IV ha scomunicato l'imperatore Federico II.
Il dissidio tra i due è culminato proprio in questa drastica decisione del pontefice, nonostante l'appassionata difesa del giudice della corte imperiale, Taddeo di Sessa.
La scomunica comporta, infatti, per l'imperatore la perdita della dignità imperiale, è privato quindi di tutti gli onori in quanto ripudiato da Dio e i suoi sudditi sono sciolti dall'obbligo dell'obbedienza. Questa dura sentenza rappresenta solamente l'apogeo di un contrasto tra Federico II e il pontefice: già Gregorio IX, infatti, aveva proceduto a scomunicare l'imperatore. In quel caso però la decisione era partita dal rifiuto di guidare la crociata da parte di Federico. Solamente dopo pressione del pontefice, il sovrano era partito alla volta di Gerusalemme, ottenendo che questa fosse restituita ai Cristiani senza l'uso della forza, ma tramite un accordo diplomatico con il sultano d'Egitto. Accordo che venne visto come un tradimento da papa Gregorio IX, che vedeva inoltre di cattivo occhio le simpatie del re nei confronti dell'Islam.
Alcune fonti di buona attendibilità dichiarano addirittura che l'imperatore porti invidia ai sovrani orientali, che dominano senza contrasto nei loro Stati senza l'incomodo controllo del potere sacerdotale. Analizzando, infatti, la struttura politica ed amministrativa del regno di Sicilia, territorio maggiormente sottoposto all'autorità di Federico, si può giungere alla conclusione che il suo operato si richiami non solo ad un modello di re cristiano, ma anche arabo e normanno. Particolarmente il modello arabo si riflette nel corpo di leggi che ha emanato nel regno di Sicilia nel 1231, le Costituzioni Melfitane o Liber Augustalis.
Queste leggi esprimono la necessità per Federico II di istituire un potere coercitivo per dare ordine alla società, vale a dire creare un'autorità, l'imperatore appunto, dotato di un potere che gli viene direttamente da Dio, quindi senza un'autorità spirituale che si contrapponga al re. Da questi provvedimenti deriva un'idea di forte accentramento, che subisce in questa l'influenza normanna.
L'amministrazione statale siciliana è affidata ad una burocrazia fedele al sovrano e la sua corte brulica di vita intellettuale. Attorno a sé, infatti, Federico ha raccolto uomini di cultura di diversa provenienza e religione. In concorrenza a Bologna, per evitare la migrazione intellettuale verso questa città, Federico ha fondato l'università di Napoli, nella quale vengono istruiti gli uomini a cui avrebbe affidato l'amministrazione pubblica. I funzionari della sua corte (Pier delle Vigne, Iacopo da Lentini, Guido delle Colonne.), quindi, sono anche intellettuali e lo stesso sovrano, uomo colto e studioso, li incita a scrivere poesie. Lo scrivere in versi si configura come un elemento di raffinatezza e prestigio, un esercizio di virtuosismo formale, per questo esprime, attraverso un linguaggio elaborato, denso di artifici retorici e metrici, unicamente il tema dell'amore cortese. I funzionari della corte di Federico II dunque cercano nella poesia una forma di nobilitazione, che diventi espressione di una ristretta cerchia di intellettuali. Anche la lingua da loro utilizzata, il volgare siciliano, risponde a questa esigenza ed è quindi elaborata, depurata delle espressioni colloquiali.
Bisogna riconoscere, dunque, a Federico questi grandi meriti e il coraggio di essersi contrapposto all'autorità papale nel bene e nel male. L'imperatore si è rivelato un uomo ambizioso dalla personalità forte e carismatica e oltre a questo anche un intellettuale, studioso e poeta lui stesso.
Sarà questa l'immagine che avranno di lui i posteri, che sicuramente riconosceranno il grande contributo che ha dato alla storia alla luce del suo operato. La scomunica costituisce unicamente un tassello inevitabile per completare il suo progetto di creazione di uno Stato assoluto e accentrato.
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