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Fino a poco tempo, fa gli psicologi dell'età evolutiva non erano interessati alle modifiche che si verificano negli anni della maturità e della vecchiaia.
Questo perché il concetto di sviluppo era prevalentemente legato alle trasformazioni che si verificano dalla I infanzia sino alla fine dell'adolescenza.
Recentemente gli psicologi hanno cominciato a guardare a tutto l'arco vitale, in termini di processi evolutivi poiché ogni età ha degli avvenimenti che rappresentano delle tappe fondamentali della vita umana, per es. l'unione con un partner, il matrimonio, la nascita di figli, il lavoro, il lutto, ecc.
Con il passare del tempo, il significato stesso di vita, sviluppo, personalità, memoria ed emozioni è cambiato, questo perché la vita umana si è allungata, cosicché a differenza del passato, oggi gli anni della maturità e della vecchiaia coprono la maggior parte del ciclo vitale.
Questo cambiamento ha attratto l'attenzione degli psicologi.
Vi sono 2 correnti:
Le teorie più note sul ciclo vitale sono quelle di Bühler, Jung, Erikson e White.
La Bühler, è stata forse la prima ricercatrice a studiare le varie caratteristiche dell'arco vitale, attraverso la raccolta di centinaia di biografie e autobiografie nella Vienna degli anni '30 e '40.
La sua teoria sottolinea le aspirazioni e i traguardi che un individuo si pone nell'arco vitale.
La "crisi dell'età matura", una vecchiaia serena o frustrata dipenderebbero da un bilancio positivo o negativo a livello sociale.
Dal materiale biografico emergevano 5 diverse fasi (biologiche) alle quali corrispondono 5 stadi della vita:
FASE BIOLOGICA |
STADIO VITALE |
I fase: sino ai 15 anni, fase di crescita progressiva |
I stadio: il bambino non è ancora in grado di determinare da solo quali saranno le sue aspirazioni |
II: 15-25 anni, caratterizzata dalla continuazione della crescita e dalla maturità riproduttiva |
II: preparazione all'espansione e tentativi per definire quali saranno i propri traguardi e interessi |
III: 25-45 anni, caratterizzata dall'assenza di crescita |
III: le aspirazioni prendono una forma decisiva |
IV: 45-65 anni, caratterizzata dal venir meno della capacità riproduttiva |
IV: l'individuo tira le somme dei risultati che ha raggiunto nel corso della sua esistenza |
V: caratterizzata da avvenimenti regressivi e dal declino biologico |
V: si può provare un senso di compiutezza o insuccesso, così che gli anni che passano possono essere spesi nel ricercare quelle aspirazioni che uno ritiene di aver già realizzato in maniera positiva o in uno stato di regressione, un ritorno infantile rivolto al soddisfacimento delle necessità di base |
Jung al contrario della Bühler, ha guardato all'arco vitale in termini prevalentemente clinici.
Secondo lui un cambiamento significativo si manifesta verso i 35-40 anni, attraverso un lento cambiamento nel carattere di una persona, possono affiorare alcuni tratti che erano scomparsi sin dall'infanzia o svanire inclinazioni o interessi manifestati sino allora.
Con l'età adulta (50 anni ca.) si rinforzano e s'irrigidiscono le convinzioni e i principi cui un individuo è affezionato, cosicché si può spesso divenire intolleranti.
Per Jung il disadattamento in un dato stadio dell'arco vitale è legato all'incapacità di un individuo a adattarsi alla sua nuova situazione.
Sostiene anche che la società contemporanea tende a restare aggrappata alla prima metà della vita, a ricercare la giovinezza anziché guardare al futuro; infatti, per l'anziano il maggior errore è rappresentato dall'estraniarsi dal presente, rimuginare il passato, colpevolizzarsi per i traguardi mancati.
L'individuo può raggiungere il senso di compiutezza e d'appagamento, che può dare senso alla sua esistenza e rendergli accettabile anche la morte, attraverso l'introspezione.
Secondo Erikson il comportamento di un dato stadio vitale dipende essenzialmente dalle esperienze che si sono verificate negli anni precedenti e rappresentano le basi per il raggiungimento, positivo o negativo, della tappa seguente.
Con l'allungarsi dell'età matura sono nate delle teorie centrate soprattutto sui giovani adulti.
White considera 5 stadi:
Il lavoro in particolare, aiuta a mantenere il proprio senso d'identità nel tempo.
Duberman ha identificato 3 fondamentali tipologie matrimoniali:
Con il matrimonio, le persone subiscono dei cambiamenti in termini di "dominanza" e "accettazione di se stessi".
In genere sono le donne che finiscono per adattarsi di più, spesso sacrificano la carriera, ciò può portarle ad essere meno soddisfatte del matrimonio rispetto agli uomini.
Questo spiega perché le donne, spesso abbiano un maggior numero di problemi psicologici negli anni della maturità rispetto agli uomini che, invece, traggono numerosi benefici dal matrimonio (es. gli uomini sposati vivono più degli scapoli).
I ruoli sessuali si sono notevolmente modificati negli ultimi anni.
Mariti e mogli realizzano la loro convivenza in base alle loro specifiche e concrete esigenze, che possono variare da una coppi all'altra (es. uomini che si occupano delle faccende di casa e della cura dei bambini).
Bisogna anche tener conto che, un numero crescente di matrimoni si conclude in un divorzio e che la maggior parte dei divorzi si verifica nei primi 7 anni di matrimonio.
I matrimoni precoci al disotto dei 20 anni finiscono nel divorzio in un numero 2 volte doppio rispetto a quelli più tardivi.
Spesso un divorzio precoce, è legato al fatto che uno o entrambe i partner non hanno ancora un'identità stabile, e si sentono più figli che possibili genitori o partner di una coppia fissa, e così non riescono a superare la prima fase d'aggiustamento reciproco.
Una famiglia si può definire come due o più persone legate tra loro da vincoli di sangue, di matrimonio o d'adozione, che spesso vivono nello stesso nucleo domestico.
Vi sono due diverse correnti di pensiero che analizzano e interpretano la famiglia: la teoria funzionalistica e quella del conflitto.
Funzionalisti: la famiglia è analizzata in rapporto ai bisogni sociali che essa soddisfa.
I. Funzione: esercita un indirizzo e un controllo della sessualità; in pratica tutte le società prevedono delle formule di regolamentazione dell'attività sessuale, nella nostra società ad esempio vi sono prescrizioni legali e religiose che proibiscono rapporti sessuali fuori dal matrimonio.
II. Funzione: è quella di "riprodurre" i nuovi membri della società.
Nessuna società potrebbe sopravvivere a lungo se ciascuna generazione non sostituisse se stessa, e la famiglia serve da contesto per tale riproduzione, definisce inoltre i ruoli del padre e della madre.
III. Funzione: è quella della socializzazione, esigenza fondamentale della società, che è quella di trasmettere la cultura da una generazione a quella successiva.
La famiglia fornisce, infatti, il contesto in cui i bambini per la prima volta incontrano altre persone; in quest'ambito essi imparano regole di comportamento, ruoli, linguaggio e gli altri aspetti della cultura, nozioni e capacità necessarie per svolgere i ruoli adulti.
Vi sono naturalmente altre istituzioni e gruppi (gruppo dei pari e scuole) che socializzano i bambini, ma la famiglia, per la particolare continuità e intensità di rapporti che la costituiscono, rappresenta il principale agente di socializzazione di quasi tutte le società.
IV. Funzione: d'estrema importanza è la funzione economica della famiglia, è al suo interno che si prendono le decisioni su come si debba spendere il denaro.
Un esempio sono le famiglie contadine o artigianali che costituiscono un'unità di lavoro cooperativo.
Teoria del conflitto: vede la famiglia come un'unità in cui sono continuamente in gioco
varie tensioni.
-Il matrimonio può diventare un'area in cui ciascun partner cerca di controllare l'altro.
-La nascita dei figli può provocare lotte di potere all'interno della famiglia o liti per l'eredità.
-Sul piano economico, i rapporti tra maschio e femmina possono risolversi in una lotta per il controllo delle risorse o dei diritti di proprietà.
-Secondo questi teorici la famiglia è una delle unità sociali all'interno delle quali più che in ogni altra si consuma la lotta quotidiana del conflitto di potere tra uomo e donna, tra marito e moglie, tra genitore e figli, tra fratelli.
Ritengono che l'origine di questa lotta stia nel fatto che gli uomini hanno statura e forza fisica maggiore rispetto alle donne; gli uomini avanzano diritti sessuali sulle donne, che diventano in questo modo una loro proprietà sessuale.
Il matrimonio è un contratto che serve a far rispettare questo rapporto.
Forme di Famiglia
La parentela è un insieme di relazioni sociali basate su fattori quali i legami biologici, il matrimonio, l'adozione, la tutela.
Nell'ambito generico della parentela vi sono due principali tipi di struttura: la famiglia nucleare e la famiglia estesa.
LA FAMIGLIA NUCLEARE: corrisponde ad una sorta di famiglia ideale, un modello ottimale di convivenza (soprattutto in Europa e in America), è composta dai genitori adulti e dalla prole che dipende da loro.
LA FAMIGLIA ESTESA: include la famiglia nucleare e molti dei suoi parenti biologici e legali (nonni, zii, nipoti, cugini.).
La maggior parte delle società riconosce la famiglia nucleare come un'unità importante, se non addirittura fondamentale; l'atteggiamento verso la famiglia estesa come base delle relazioni sociali e fonte d'aiuto e sostegno reciproco, varia nelle diverse società.
Gli studi sul tipo di personalità che caratterizza i diversi stadi dell'arco vitale mostrano due diverse tendenze, negli anni della giovinezza e della prima maturità e della vecchiaia.
La prima tendenza, spinge l'individuo più verso il mondo esterno e i rapporti sociali che verso l'analisi di se stesso, in quanto per un giovane è necessario acquisire nuovi ruoli e adattarsi a relazioni sociali in continua espansione.
Durante gli anni della media e tarda maturità, quando il ruolo e la situazione sociale di una persona si sono stabilizzati, si arriva ad una specie d'equilibrio tra gli aspetti costanti della personalità e quelli in espansione.
In questo periodo una persona dovrebbe aver sviluppato uno stile di vita ideale che gli consente d'integrarsi in maniera soddisfacente nel suo ambiente.
Gli anni della tarda maturità e della vecchiaia, sono caratterizzati da tendenze centripete, che spingono a considerare meno importanti quegli aspetti della personalità che sono condizionati dai ruoli, dalle aspettative e dalle pressioni sociali, vi è l'impressione che la vita scorra e che sia quindi importante spostare propria attenzione dal mondo esterno a se stessi (come ha indicato Jung).
Per quanto riguarda le emozioni, nel corso della vita le reazioni emotive subiscono delle trasformazioni, con il passare del tempo si acquisisce una sorta di maggiore padronanza delle emozioni, in linea di massima si arriva a controllarle e ad indirizzarle meglio.
Studi hanno evidenziato come, rispetto agli anni giovanili, nella maturità (50 anni ca.) aumenti molto la capacità di esercitare un controllo sulle proprie emozioni, di combinare gli aspetti razionali con quelli emotivi, di ridurre l'uso di meccanismi di difesa basati sulla proiezione e sull'attacco degli altri.
Uno dei periodi più studiati è la cosiddetta mezza età, che si pone al centro dell'età matura e che viene spesso percepita come un momento di crisi e di conflitti.
Spesso si parla di "crisi di mezza età", per indicare che molte persone, intorno ai 50 anni, diventano consce dei cambiamenti che si verificano, sia a livello fisico sia psicologico, all'allontanarsi dei figli da casa e spesso alla morte dei genitori anziani.
Le reazioni delle persone mature al procedere degli anni dipendono in gran parte dal modo con cui essi si percepiscono.
Gli psicologi ritengono che, anche se alcuni aspetti della personalità possono restare relativamente stabili dall'adolescenza alla tarda maturità, vi siano degli adattamenti psicologici intorno ai 50 anni.
Peck indica 4 punti principali:
Le statistiche indicano che le malattie della vecchiaia (es. Alzheimer) colpiscono maggiormente chi è senza stimoli.
La mezza età si presenta quindi come una fase di turbolenza e di sfide, in cui le persone devono trovare un modo per adattarsi ai propri cambiamenti interni e spesso, a quelli che si verificano nel mondo che li circonda.
La tarda maturità rappresenta la transizione verso gli anni della vecchiaia, un età che un tempo veniva definita genericamente terza età, oggi invece è l'età che va dai 60-65 anni fino a 75 anni ca.
Con l'allungarsi della vita media, è stato introdotto il termine quarta età o senescenza, per indicare la fase dell'arco vitale che va dai 70-75 anni e che può durare ancora 10-15 anni.
Appunti su: etC3A0 adulta fisico 25-45 anni, invecchiamento e modifiche della personalitC3A0, |
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