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DISTRIBUZIONE INTERNA E LE ARTI DECORATIVE
La distribuzione, cioè l'organizzazione e l'utilizzo dello spazio interno, l'arredo di questi spazi, sia quello stabile che quello mobile, sono effimeri, soggetti alle mode. La funzione di quello mobile è tanto la distribuzione che ornamento: spesso è stato previsto per occupare gli spazi vuoti; il suo uso integra e rivaleggia con quello dei locali; dallo spazio esso fornisce le divisioni minime. Sino alla fine dell'Ancien Regime, i termini mobili e arredo designano d'altronde i rivestimenti in stoffa di una stanza, rivestimenti tanto delle sedie che delle pareti, che sono mobili, anzi stagionali: si avrà un arredo estivo e uno invernale. Una delle rare informazioni di cui disponiamo sull'arredamento interno del castello di Luigi XIII riguarda il regalo fatto al re nel 1634 da sua sorella, Cristina di Francia, duchessa di Savoia: quattro stoffe da pareti di velluto sul fondo d'argento, una blue, l'altra color gridellino, la terza verde e la quarta rosso arancio.
Tuttavia le difficoltà che si incontrano nella descrizione degli interni di Versailles derivano meno da questa precarietà, di cui si possono seguire approssimativamente gli effetti grazie all'abbondanza della documentazione, quanto piuttosto della longevità di certi elementi riutilizzati. La pratica del recupero è generalizzata: un arredo è raramente omogeneo. Ci si stupisce meno della rapidità e della facilità con la quale le cose vengono fatte e disfatte che della parsimonia che risparmia e inserisce elementi vetusti in un arredamento sontuosamente realizzato all'ultima moda.
Si potrà giudicare dalle difficoltà incontrate nella ricostruzione dei mutamenti successivi del castello grazie all'esempio, involontariamente comico, di una direttiva impartita da Luigi XIV nel 1701 per la sua nuova camera e per la sala del consiglio.
L'appartamento di Saint-Simon è fra quelli che si conoscono meglio, poiché egli è stato oggetto della sollecitudine degli storici.
Il carattere collettivo della creazione, ancora più accentuato nel campo delle arti decorative, complica lo studio degli interventi. Il maestro che firma non è necessariamente quello che segue. Si sala ad esempio che una parte dell'industria del mobile si appoggiava a merciai che vendevano senza stampigliatura, o addirittura con la loro stampigliatura, mobili creati da altri. Vi sono inoltre notevoli sovrapposizioni di incombenze fra le varie amministrazioni reali appartenenti al demanio, la sovrintendenza all'edilizia, il Garde-Meuble e i Menus-Plaisir. I Menus-Plaisirs, che non gestivano che l'effimero, è senza dubbio di questa ragione, hanno svolto un ruolo importante nell'evoluzione dell'arredo di Versailles.
A causa delle dispersioni del mobilio, tanto quelle operate dalla rivoluzione che quelle che le hanno precedute (poiché vi sono state vendite rilevanti al tempo di Luigi XV) la parte essenziale dell'arredamento di Versailles non è più al suo posto: pezzo importanti si trovano oggi nelle collezioni inglesi e americane. Quelli rimasti o rientrati nelle collezioni nazionali sono stati fortunatamente ricollocati a Versailles in applicazione del decreto Debre (1962) che prescriveva questa riunificazione. Completati dalle donazioni e acquisizioni che, con il ripristino dei rivestimenti in legno rimossi da Luigi Filippo, costituiscono la parte positiva dei lavori della conservazione, gli arredi di Versailles illustrano assai bene le linee generali della storia dell'arredamento francese della metà del XVII secolo alla fine dell'Ancien Regime: le lacune più deplorevoli riguardano mobili del XVII secolo.
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