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Arthur Schopenhauer
La vita
Schopenhauer, Arthur (Danzica 1788-Francoforte sul Meno 1860), filosofo
tedesco, noto per la sua filosofia pessimistica. Schopenhauer studiò presso le
università di Gottinga, Berlino e Jena. Si stabilì quindi a Francoforte sul
Meno, dove condusse una vita solitaria, studiando approfonditamente le
filosofie buddhista e induista e il misticismo. Venne anche influenzato dalle
concezioni del teologo domenicano, mistico e filosofo eclettico Meister Eckhart,
del mistico Jakob Böhme e dagli eruditi del Rinascimento e dell'Illuminismo.
Nella sua opera principale, Il mondo come volontà e rappresentazione
(1819), considerò fondamentali per la sua filosofia atea e pessimista elementi
etici e metafisici. La sua metafisica fu marcatamente influenzata dal
buddhismo, che egli unì felicemente alle idee cristiane nelle sue dottrine
etiche. Si può riscontrare l'influenza della filosofia di Schopenhauer nelle
prime opere del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, nei drammi musicali del
compositore tedesco Richard Wagner e in molte opere filosofiche e artistiche
del XX secolo.
La volontà
Schopenhauer non condivideva le posizioni dell'idealismo e si oppose alle idee
del filosofo tedesco G.W.F. Hegel, che identificava realtà e razionalità.
Schopenhauer accettava invece, pur con alcune differenze, la concezione del
filosofo tedesco Immanuel Kant secondo la quale i fenomeni esistono solo in
quanto oggetti della percezione, dissentendo invece da Kant sul fatto che la
'cosa-in-sé' fosse un limite irraggiungibile, posto oltre
l'esperienza; egli la identificò invece con la volontà. Secondo Schopenhauer,
tuttavia, la volontà non si limita all'azione consapevole; l'esperienza del sé,
comprese le inconsapevoli funzioni fisiologiche, è volontà. Partendo dal
principio che la volontà è l'intima natura del proprio corpo, che è 'rappresentazione',
apparenza fenomenica nel tempo e nello spazio, Schopenhauer concluse che
l'essenza del mondo materiale è un'unica volontà universale.
Il velo di Maya
Schopenhauer afferma che l'uomo può solamente percepire i fenomeni nel mondo e
non la 'cosa in sé', ovvero come il mondo realmente è (differenza fra
essere e essere percepito), a causa del velo di Maya, il velo dell'illusione
che ottenebra le pupille dei mortali a fa vedere loro un mondo di cui non si
può dire che esista né che non esista.
Sofferenza universale
Sollevato il velo di Maya dei sensi ingannatori, ciò che si rivela allo
sguardo, dietro l'apparenza razionale del fenomeno, cioè del mondo come
rappresentazione, è lo spettacolo di una volontà cieca e irrazionale, che non
si propone altro scopo che la propria autoaffermazione. La volontà vuole se
stessa: è una volontà di vivere cieca e astuta, che sfrutta ogni occasione per
affermarsi, senza avere di mira uno scopo razionale. È questo per Schopenhauer
il volto vero e demoniaco del mondo, il mondo come volontà.
Noluntas
Per Schopenhauer il tragico dell'esistenza scaturisce dalla caratteristica
della volontà di vita di spingere l'individuo al raggiungimento di mete
successive, senza potersi mai placare, poiché la volontà è infinita. Essa
conduce pertanto l'individuo al dolore, alla sofferenza e alla morte e in un
ciclo infinito di nascita, morte e rinascita; l'attività della volontà può solo
essere portata alla cessazione mediante un atteggiamento rassegnato, nel quale
la ragione governa la volontà cercando di placare la lotta (ascesi). Questo
atteggiamento viene definito noluntas, termine che sta proprio ad
indicare la condizione della volontà liberata, non più cieca volontà di vivere,
ma sua catarsi definitiva, non più propriamente 'volontà', ma
'non volontà' e proprio questo atteggiamento si deve avere per
rispondere alla domanda se affermare o negare il mondo.
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