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L'Offerta Musicale'
BACH E L'OFFERTA MUSICALE PER IL RE FEDERICO II IL GRANDE
L'Offerta Musicale fu una delle ultime opere di Bach, ed è tradizionalmente inserita nel gruppo delle 'opere teoriche', composte negli ultimi anni di vita. E' un' opera che Bach dedicò al re Federico II di Prussia dopo essere andato a trovarlo nella sua corte di Postdam nel 1747, uno dei grandi centri della vita intellettuale del settecento dove il re vantava di possedere i nuovi "forte piano" Silberman che considerava la grande novità in campo musicale. In quell'occasione il re chiese a Bach di improvvisare un canone che sviluppasse un tema proposto da lui stesso (detto tema regio), e tornato a Lipsia Bach riprese il lavoro e pubblicò quest'opera composta da una fuga a tre voci, una a sei, dieci canoni e un trio, che dedicò al re.
L'opera racchiude molti interrogativi e piccoli misteri.
Anzitutto c'è il problema del tema; il tema su cui si basa
tutta l'opera era davvero di re Federico? Come si sa, non è affatto possibile fare quel che si vuole con qualsiasi tema, al punto che nella musica antica esistevano procedimenti in base ai quali si poteva decidere 'a priori' cosa si voleva fare (che so, un canone inverso) e ricavare da essi i vincoli armonici e intervallari a cui doveva sottostare il tema. Considerata la complessità dei procedimenti contrappuntistici dell'Offerta Musicale, è difficile dire se sia stato più geniale Federico nell'intuire le possibilità di sviluppo del tema o Bach nel riuscire ad adattare al suo piano di lavoro un tema che forse adatto non era.
Fra i canoni dell'offerta Musicale ce n'è uno particolarmente curioso, che pur aprendosi in do minore si chiude in re minore, e nonostante questo il finale si lega perfettamente con l'inizio, per cui il processo può essere ripetuto salendo ogni volta di una tonalità. Ci si potrebbe aspettare di trovarsi sempre più lontani dalla tonalità di partenza, e invece dopo sei modulazioni ci si ritrova alla tonalità originale! Ci troviamo evidentemente di nuovo di fronte ad uno strano anello. Senza dubbio a Bach piaceva l'idea che questo processo potrebbe andare avanti all'infinito, e infatti scrisse come dedica "Possa la gloria del re ascendere come ascende la modulazione".
Nel canone di Bach, a differenza che negli altri strani anelli che abbiamo visto, il cerchio non si chiude perfettamente, perché alla fine ci si trova un'ottava sopra a quella di partenza, un po' come in Cascata di Escher si ha l'impressione di procedere sempre in piano e all'improvviso ci si ritrova più in alto rispetto al punto di partenza. Tuttavia, anche se può sembrare strano, è possibile tornare alla nota originaria grazie alle note di Shepard, che prendono il nome dallo psicologo che ne ebbe l'idea. In pratica si suonano diverse scale parallele su ottave differenti e man mano che la scala procede diminuisce l'intensità delle note: così via via la scala superiore si affievolisce e subentra quella inferiore, e quando ci si aspetta l'ottava più alta si è ancora fermi a quella di partenza. Così si può salire all'infinito restando sempre fermi allo stesso punto e si può suonare il canone eternamente ascendente in modo che, dopo essere salito di un'ottava, si ricongiunga con se stesso. Anche se si ha l'impressione di trovarsi sempre più lontani dal punto di partenza alla fine si scopre che si sta tornando proprio a quella situazione, come in Metamorfosi.
Sulla prima pagina dello spartito Bach scrisse l'acrostico RICERCAR, che sta per Regis Iussu Cantio Et Reliqua Canonica Arte Resoluta (per ordine del re, il canto e il rimanente risolto con arte canonica) e senza dubbio nell'Offerta Musicale c'è moltissimo da ricercare: anzitutto Bach presentò tutti i brani sotto forma d'indovinelli, cioè li lasciò incompleti, e furono altri musicisti a scoprirne la conclusione.
Ma un'altra questione che ha dato molto da pensare agli esperti, riguarda l'ordine dei brani dell'Offerta Musicale, infatti, siccome il manoscritto originale è andato perduto bisogna fare riferimento alla prima edizione in cui, però le pagine non sono rilegate ne'numerate. Negli anni sono state presentate moltissime soluzioni diverse, e qualcuno è anche arrivato a pensare che si tratti di una curiosa conglomerazione di pezzi, mancante sia di ordine tipografico sia di coerenza musicale. Tuttavia questo appare strano visto che si tratta di un'opera matura, per di più dedicata ad un re. Un'interpretazione particolarmente interessante è stata avanzata da Ursula Kirkendale, che sostiene che la composizione corrisponde esattamente a un'orazione scritta secondo i dettami dell'Istitutio Oratoria di Quintiliano.
Quintiliano parla di EXORDIUM, NARRATIO, ARGUMENTATIO e PERORATIO. Nell'umanesimo accadeva spesso che il ricercare iniziale di una composizione musicale fosse paragonato o anche si identificasse con l'exordium, ma l'offerta musicale ricalca l'Institutio Oratoria in modo concreto e sistematico, anche nei più piccoli dettagli ( si fa riferimento al libro IV). Per esempio il ricercar a 3 corrisponde all'exordium. In realtà ci sono 2 tipi de exordium: il principium che somiglia a un'improvvisazione, deve docere, delectare e movere e si trove prima della narratio, e l'insinuatio, che precede l'argumentatio. Entrambe gli exordia devono rendere l'ascoltatore benevolum, attentum, docilem. Il delectare è espresso dalle terzine che rompono l'andamento ritmico producendo piacere. Oltretutto questo ritmo introduce il pirricchio o piede di guerra, spesso usato per descrivere episodi bellici, che qui fa riferimento all'abilità militare di Federico II. Il movere è introdotto grazie alla figura retorica del sospiro.
La narratio può essere brevis o longa (repetita narratio). La narratio brevis, il canon perpetuus super thema regium, che precede la longa, 5 anoni diversi, deve essere elegante, breve, con un sommario dei temi trattati nell'orazione. Questo canone è il più breve dell'Offerta e ha uno stile elegante e serio. La grande varietà di ritmi, anomala in un brano così breve, è dovuta proprio alla funzione di "sommario", infatti gli elementi qui accennati saranno le caratteristiche portanti dei 5 canoni successivi che sono la repetita narratio.
Quintiliano dice che la suddivisione allevia la noia, e che la narratio longa deve esprimere le 5 virtù forensi, naturalezza, imitazione, semplicità, magnificenza ed evidenza, e le virtù epidittiche che sono forza, bellezza, debolezza, dignità e gloria. Il canon per tonos, il quinto della serie, dovrebbe rappresentare la V virtù forense, l'evidenza, e la V virtù epidittica, la gloria. Secondo la kirkendale l'evidenza è rappresentata facendo salire il tema regio di chiave in chiave come i rilievi su una colonna trionfale che possono essere visti da qualsiasi parte fino a quando la loro immagine trascende i limiti della vista umana, e lo stesso Bach paragona il canone alla gloria del re.
Alla fine aggiunge l'epigramma che, dice Quintiliano, a volte può risolvere in modo brillante una situazione enigmatica.
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