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Mononucleosi infettiva
E' una malattia contagiosa a decorso generalmente acuto, di eziologia virale, caratterizzata da febbre, angina, linfoadenopatie, splenomegalia, leucocitosi e presenza in circolo di mononucleati atipici.
Eziologia. La malattia è causata dal Epstein-Barr Virusa (EBV), a DNA a doppia elica lineare.
Patogenesi ed anatomia patologica. La via d'infezione è orofaringea. Il bersaglio virale è rappresentato dai linfociti B del tessuto linfoide orofaringeo, che vengono infettati contemporaneamente all'epitelio o poco dopo. EBV raggiunge poi i linfonodi collettori e quindi il sangue. Nel periodo di incubazione il virus si replica attivamente e si distribuisce attraverso il sistema linforeticolare. La principale sede di replicazione è costituita dai linfociti B che possiedono un recettore per EBV. Detto recettore è una glicoproteina di 145 kD denominata recettore di tipo 2 del complemento (CR2), specifica per la componente C3d/C3dg della cascata complementare.
I mononucleati atipici caratteristici della malattia (cellule di Downey o virociti) sono elementi linfocitari, o meglio linfociti T attivati la cui funzione sembra essere quella di distruggere i linfociti B infetti.
Rapporti virus-ospite. L'antigene nucleare del virus (EBNA) è dimostrabile nel nucleo dei linfociti B, 18-24 ore dopo l'ingresso di EBV nel nucleo di tali elementi. Altri antigeni virali sono l'antigene capsidica (VCA) e l'antigene precoce (EA). Questi antigeni ed i corrispondenti anticorpi costituiscono i marcatori dell'infezione nelle sue diverse fasi e vengono valorizzati nella diagnosi sierologica. Il superamento della fase acuta prevede la comparsa dell'immunita umorale e cellulare. Quest'ultima si attua attraverso l'aumento dei linfociti T CD8+ ed è il mezzo più efficace per limitare la proliferazione di cellule B infettate. EBV rimane latente in una piccola quantità di cellule B e nell'epitelio faringeo per tutta la vita.
Sintomatologia. Il periodo di incubazione è di 30-60 gg per gli adulti, più breve per i bambini (10-15gg). Nei casi conclamati l'esordio è brusco con febbre elevata, cefalea e malessere. A ciò si aggiungono i sintomi di faringotonsillite che può andare da una semplice faringite eritematosa ad un'angina pseudomembranosa che simula la difterite. A carico del cavo orale possono essere presenti delle petecchie alla giunzione tra palato molle e duro.
La tumefazione linfoghiandolare è comunque il segno clinico più frequente nella malattia, con interessamento dei linfonodi laterocervicali anteriori e posteriori. Nella metà dei casi si riscontra splenomegalia con consistenza molle dell'organo, particolarmente friabile e suscettibile di rottura (complicanza fortunatamente rara).
La mononucleosi infettiva è una malattia ad esito favorevole. Eccezionalmente si può giungere all'exitus per abnorme proliferazione e disseminazione di EBV (soprattutto nell'immunodeficienza tipo Duncan) per rottura splenica, complicanze neurologiche o anche difficoltà respiratorie per ostacolo al flusso aereo.
Un'infezione cronico-persistente può essere responsabile della "sindrome da affaticamento cronico".
Quadro ematologico. Leucocitosi di entità variabile, compresa di solito tra i 10.000 e i 20.000 globuli bianchi/microL, ma può raggiungere anche i 50.000. Evidentissime le alterazioni della formula leucocitaria: diminuzione dei neutrofili, aumento spiccato di monoliti e linfociti (fino al 50-60% ed oltre) e presenza in circolo dei mononucleati atipici (10-20%). Le alterazioni ematologiche persistono a lungo, anche 4-8 settimana dopo la malattia.
Reperti sierologici. L'immunofluorescenza indiretta e il test immunoenzimatico permettono di evidenziare gli Ab diretti contro diverse componenti di EBV a partire dal terimine della 1 settimana: anticorpi contro EB-VCA tipo IgM ed IgG, anticorpi contro EBNA e anticorpi diretti contro la componente diffusa (D) di EBV-EA. Tipici della fase acuta di infezione e dunque valorizzabili per la diagnosi di mononucleosi infettiva sono di anticorpi anti-EB-VCA IgM e gli anti EB-EA (che compaiono nel 70% dei pz per scomparire della fase di guarigione clinica). Anticorpi anti-EB-VCA IgG raggiungono il picco in terza-quarta settimana e possono persistere per tutta la vita.
Qualora la sierodiagnosi per EBV risultasse problematica è possibile effettuare PCR.
Le transaminasi aumentano in più dell'80% dei casi.
Complicanze. Rottura splenica ed anemia emolitica, porpora, sovrainfezione batterica.
Diagnosi. Nei casi tipici si fonda su elementi clinici quali angina, linfoadenopatia e splenomegalia e su dati di laboratorio (reperti ematologici, positività per la reazione di Paul-Bunnell, anti-EB-VCA IgM, aumento transaminasi).
Prognosi. La guarigione avviene in 2-4 settimane, ma la convalescenza è più lunga.
Terapia. Sintomatica per lo più. Nei casi particolarmente impegnativi (febbre elevate, essudato faringo-tonsillare molto spiccato, tumefazioni linfoghiandolari evidenti) si può ricorrere ad prednisone (utile soprattutto nel caso di ostruzione delle vie respiratorie).
Appunti su: sindrome di klinefelter e mononucleosi, riassunto mononucleosi, |
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