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I VIRUS
I virus sono organizzazioni sub-cellulari al confine tra essere biologico vivente e non. Le dimensioni nei deossiribovirus vanno dai 15 ai 300x300 mm; nei ribovirus dai 30 ai 300 nm.
La particella virale che si libera da una cellula infetta viene definita virione, costituita dal genoma virale e dal capside, cui si da il nome di nucleo-capside; questo può essere avvolto dal peplos, ovvero uno strato bifosfolipidico di appartenenza della cellula di origine. Lo spazio compreso tra il peplos e il capside prende il nome di tegumento e può essere occupato da proteine virus-specifiche (Herpesviridae). Il peplos può presentare, inoltre, dei prolungamenti detti peplomeri cui sono legati i determinanti antigenici, che possono essere legati, per i virus sprovvisti di peplos, a capside e prendono, così, il nome di fibre. Il capside è formato da pochi peptidi ripetuti molte volte e può essere diviso mediante la sua simmetria: elicoidale o isometrico (sferico). Quello elicoidale si sviluppa attorno ad un asse ideale (passante per i vertici, per il centro delle facce etc.), mentre quello isometrico ha più spesso la struttura e la simmetria di un icosaedro. Le diverse subunità del capside, tenute insieme da legami covalenti, hanno la stessa struttura che si ripete e sono detti capsomeri. Eccezione va fatta per i batteriofagi, che presentano strutture diverse:
Tipo uno: un capside esagonale che presenta una lunga appendice cui è legato un manicotto di subunità proteiche alla parte prossimale;
Tipo due: come sopra senza il manicotto;
Tipo tre: come sopra ma con l'appendice molto breve;
Tipo quattro-cinque: solo il capside, ma nel 4° tipo molto più simmetrico;
Tipo sei: una lunga appendice senza capside.
La porzione proteica costituisce la parte più cospicua di un virus, potendo raggiungere anche il 90% del peso; questa è rappresentata dalle proteine del capside e dalle proteine immerse nel peplos, per i virus che ne sono provvisti. La componente lipidica può variare dal 15-18% (negli Orthomyxovirus) al 30-35% (per alcuni Togavirus); da ciò deriva la sensibilità dei virus ai solventi lipidici. Dato che il peplos deriva dalla cellula di partenza, ne consegue che le proteine presenti possano essere glicosilate.
Il genoma virale, a differenza delle cellule procariote ed eucariote, può essere a base di DNA (deossiribovirus) o RNA (ribovirus). La conformazione ideale è di solito una doppia catena di nucleotidi, con l'eccezione del Papovavirus con catena DNA circolare, e dei Parvovirus con una singola catena nucleotidica. Il RNA ha, di solito, conformazione monocatenaria, eccezion fatta per i Reovirus con doppia catena. Nei ribovirus, il cui rapporto di codificazione è di tre nucleotidi per aminoacido, e non tre coppie di nucleotidi per aminoacido, il peso del genoma virale, indica un numero doppio d'aminoacidi codificati rispetto ai normali deossiribovirus.
I virus presentano ottimi antigeni, sia sui peplomeri, sia sulle fibre. Gli antigeni peplos-specifici sono sempre accessibili, mentre gli antigeni nucleo-capside-specifici possono essere accessibili sono dopo detersione del peplos; i virus con peplos possono presentare anche antigeni propri delle cellule ospiti.
All'interno del capside il genoma è legato ad un numero variabile (nei diversi gruppi di virus) di proteine:
Enzima lisozimico: alcuni batterifagi;
RNA polimerasi (trascriptasi): ribovirus.
Sono utili antigeni virus-specifici.
I virus sono, inoltre, sensibili alle temperature superiori ai 55-60° C, ma resistono intatti ai -70°, -80° C. Sono sensibili alle radiazioni ionizzanti e sensibili ai solventi lipidici.
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