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FOTOMEDICINA
Studia gli effetti cutanei delle radiazioni. Il sole irradia sulla terra radiazioni elettromagnetiche: raggi ultravioletti, raggi nella banda del visibile e raggi infrarossi.
I raggi ultravioletti sono divisi in UVA (maggior lunghezza d'onda), UVB e UVC (minor lunghezza d'onda). Minore è la lunghezza d'onda maggiore è l'energia.
Gli UV sono in grado di causare danno a tutte le strutture della cellula (strutture esposte all'esterno, membrana cellulare, citoplasma, organuli, nucleo e DNA, con formazione di dimeri di timina e perossidazione dei lipidi). La penetranza cutanea è minore per gli UVC e maggiore per gli UVA.
Gli UVC non arrivano sulla Terra; sono utilizzati come sterilizzanti in medicina, però, avendo bassa penetranza, non si spingono oltre lo strato corneo. Solo l'occhio può essere fortemente danneggiato dagli UVC, in quanto non ha lo strato corneo.
Gli UVB hanno penetranza per tutta la cute, e non si spingono oltre la membrana basale. In soggetti a fototipo chiaro causano eritema (raggi eritematogeni) per la liberazione, da parte dei cheratinociti (fotoreazione), di citochine proinfiammatorie; si può arrivare fino all'ustione solare. La melanina conferisce protezione, in quanto forma un cappello sopra la cellula, che però non evita del tutto i danni (assorbe notevolmente UVA e UVB, e in parte anche gli infrarossi). La melanina viene prodotta dai melanociti (cellule dendritiche) e immagazzinata in granuli, sotto lo stimolo del sole (i cheratinociti dei follicoli piliferi non sono protetti da melanina!). La melanina è un componente fondamentale del fototipo (determinato geneticamente): a seconda del colore di pelle, occhi e capelli ci sono individui che si abbronzano di più o di meno. Se ne distinguono sei tipi: il tipo I è caratteristico di persone che non si abbronzano mai (si scottano sempre), mentre il tipo VI è proprio della razza nera; comunque anche il fototipo alto, se esagera, può andare incontro a carcinogenesi. In Italia i fototipi sono quasi tutti di tipo II e III (raro il IV).
Gli UVA hanno una minor carica energetica, ma una maggior penetranza (si spingono fino al derma medio, dove incontrano vasi, fibroblasti, mastociti. Sono detti raggi non eritematogeni in quanto richiedono un tempo molto più lungo di esposizione (rispetto agli UVB) per dare eritema: il soggetto non se ne accorge e quindi ne prende di più perché resta di più al sole. Non esistono ancora filtri per gli UVA. Sono dannosi in quanto:
danneggiano il derma, dove distruggono il collagene e soprattutto le fibre elastiche (attività elastolitica), portando a danno cutaneo precoce e a vasodilatazione (per il danno alle fibre elastiche delle arteriole);
sono immunodepressivi: le cellule di Langherans scompaiono dopo irradiazione con UVA, con perdita temporanea dell'immunosorveglianza. Anche le cellule dendritiche epidermiche vengono danneggiate dagli UVA.
I raggi infrarossi attivano le cellule, oltre a provocare ustioni.
Ad ogni esposizione al sole, muoiono per apoptosi milioni di cellule (morte cellulare da UV); può però capitare che alcune di queste cellule, danneggiate, non muoiano, e portino allo sviluppo di neoplasie. Tutte le radiazioni elettromagnetiche hanno un effetto cumulativo! I danni si stratificano!
A 40-50 anni si hanno i primi carcinomi epiteliali, che si formano sempre nelle zone fotoesposte, e sono rari in corrispondenza dei nevi. Alle radiazioni si associano gli idrocarburi inquinanti, che reagiscono con la luce, accelerando e favorendo il processo.
Un altro danno da esposizione agli UV è il fotoinvecchiamento: non è legato all'invecchiamento cronologico, e consiste nell'elastosi cutanea. I raggi UV danneggiano l'elastina che dà elasticità alla cute: la cute diventa secca, fragile, cade secondo la gravità e si formano le rughe. Sono danneggiati anche i vasi sanguigni, con conseguente diminuzione di flusso sanguigno e nutrimento.
La cosa
importante è la prevenzione.
filtri solari: sostanze che assorbono i raggi UV;
schermi solari: sostanze che riflettono i raggi.
Gli schermi proteggono di più, ma i filtri sono più cosmetici (perché sono più leggeri, ben assorbibili e non si vedono), ma hanno una durata limitata.
Da alcuni studi è però emerso che i filtri possono essere in realtà induttori di carcinogenesi, e non ritardatori, in quanto permettono una maggior esposizione al sole, con conseguente maggior assorbimento di UVA. Si allunga quindi il periodo di immunodepressione a livello cutaneo e si ha liberazione di citochine immunodepressive in circolo. Attualmente le creme solari non contengono più filtri, ma schermanti. In pediatria si usano creme con schermi fisici.
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