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Epilessia




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Epilessia



Cosa si intende con il termine Epilessia?

Il termine Epèilessia, derivato dal greco 'Epilambanein', che significa 'esser colti di sorpresa', sta ad indicare una modalità di reagire del SNC (Sistema Nervoso Centrale) a stimoli che possono essere tra i più svariati. Tale reazione si traduce sotto il profilo clinico con delle crisi, di cui si conoscono oltre 40 tipèi diversi. Si dovrebbe pertanto parlare di Epilessie, al plurale.

Qual'è il ruolo dell'elettroencefalografia nella diagnostica delle Epilessie?

L'elettroencefalogramma (EEG) registra l'attività elettrica cerebrale, che presenta determinate caratteristiche durante la veglia, il sonno o in particolari sitiuazioni di malattia. In soggetti con Epilessia si possono registrare, tra una crisi e l'altra, attività specifiche di tipo epilettico, le quali tuttavia possono essere presenti anche in soggetti che mai abbiano presentato una crisi epilettica. L'esame EEG pertanto rappresenta un sussidio diagnostico chrisulta determinante ai fini diagnostici esclusivamente nei casi in cui si registri una attività specifica in 'fase critica', ovvero durante una crisi.

Epilessia: dimensione e incidenza.

Nei paesi cosiddetti industrializzati si calcola che l'ammontare di soggetti epilettici sia pari a 1% della popolazione (questa percentuale prende il nome di prevalenza). Ciò significa che in Italia vivono oltre 500.000 persone con Epilessia, di cui oltre 90.000 nella sola Lombardia. Tale prevalenza aumenta nelle paesi in via di sviluppo, dove non esistono condizioni di adeguata assistenza al momento della nascita. Il numero di nuovi casi che si verificano in Italia ogni anno è stimato attorno a 25/30 mila.

Esistono persone che presentano una sola crisi nel corso della vita?

Circa il 5% della popolazione presenta, in particolari circostanze, una sola crisi nel corso della vita. Una crisi, tuttavia, non configura una Epilessia, e pertanto l'instaurazione di una terapia antiepilettica è in questi casi raramente giustificata.

Quali sono le cause che possono sottendere un'Epilessia?

Alcune forme (idiopatiche) sono legate ad una predisposizione genetica. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, le Epilessie sono secondarie ad una causa non determinabile (criptogenetiche), oppure ad una causa ben precisa occorsa in epoca pre, peri, postnatale (sintomatiche). Fra le numerose cause postnatali, vanno ricordati i traumi cranio-cerebrali, i processi infiammatori del SNC (meningiti, encefaliti), le vasculopatie cerebrali, i tumori cerebrali, i disturbi metabolici, le intossicazioni alcooliche, ecc.

Esistono momenti particolari che possono scatenare una crisi?

Vi sono situazioni che possono facilitare l'insorgenza di crisi eoilettiche, tipo l'osservazione di uno schermo televisivo posto a breve distanza, o di fonti luminose intermittenti (luci psichedeliche), oppure stimoli sonori improvvisi, momenti decisionali particolari (videogamens, gioco delle carte o scacchi), veglie prolungate (sesso a oltranza, 'raves'), risvegli precoci, situazioni di stress, ecc

Quali sono i meccanismi che determinano la crisi epilettica?

La crisi è sottesa da un abnorme ed improvviso corto circuito a livello dei neuroni. Il tipo di crisi dipende perciò dalla sede in cui ha origine la scarica, dal numero di neuroni coinvolti nella scarica e in alcuni soggetti dal grado di maturazione del soggetto stesso.

Quali sono i criteri sulla base dei quali vengono classificate le varie forme di Epilessia?

Nei casi in cui la scrica rimane circoscritta ad una popolazione più o meno vasta di neuroni, si parla di epilessia parziale. In questi casi, in genere, l'Epilessia non è età dipendente, e può presentarsi a qualsiasi età. Nei casi invece in cui la scarica interessa d'emblée, sin dall'inizio, tutto il SNC, si parla di Epilessia generalizzata. In questo caso il tipo di Epilessia è età dipendente, ovvero modulato dal grado di marturazione cerebrale raggiunto dal soggetto a quella determinata età.

Quali sono i tipi di crisi nell'ambito delle Epilessie parziali?

Nell'ambito delle 'Epilessie parziali', i cui aspetti (patterns) elettroclinici sono in genere età dipendenti, si distinguono crisi parziali elementari, in cui non si ha perdita di coscienza, e crisi parziali complesse, in cui tale perdita si verifica.

Come si traducono clinicamente le crisi parziali elementari?

Le crisi parziali elementari possono estrinsecarsi con una fenomenologia motoria, vale a dire con clonie (o scosse) circoscritte , ritmiche, che in genere iniziano all'emifaccia o all'arto superiore, distalmente (dalle dita). Le clonie possono successivamente interessare zone adiacenti, con una progressione ('marcia jacksoniana') che può coinvolgere tutto l'emicorpo. Oppure possono estrinsecarsi con una fenomenologia sensoriale (illusioni o allucinazioni visive elementari, uditive, olfattive o gustative), o somato-sensoriale, con la comparsa di parestesie (formicolii, ad esempio), la cui localizzazione e propagazione è del tutto sovrapponibile alla marcia motoria sopra descritta. Esistono infine crisi parziali elementari che si estrinsecano come crisi afasiche, ovvero con un improvviso arresto del linguaggio, parlato od udito (incapacità di capire ciò che viene detto o di parlare).

Come si traducono clinicamente le crisi parziali complesse?

Durante la Prima Fase che precede la perdita di contatto con l'ambiente, il soggetto avverte l'inizio della crisi: si possono verificare i sintomi sensoriali già descritti, più frequentemente vengono avvertite sensazioni (definite 'aure') del tutto caratteristiche , come oppressione in corrispondenza della stomaco, oppure fenomeni cosiddetti psicosensoriali spesso accompagnati da una compartecipazione affettiva a sfondo ansioso ('stati sognanti'). Essi sono rappresentati da illusioni (micropsie, macropsie, metamorfopsie, ovvero visione rimpicciolita, ingrandita o deformata degli oggetti visti), da allucinazioni complesse, sentimenti di estraneità (déja vu, déja veçu), da visioni panoramiche (scene di vita vissuta del tutto dimenticate), o da pensieri coatti (idee che si affacciano alla memoria contro la volontà del soggetto). Caratteristica peculiare di queste crisi è che i soggetti non sono in grado di raccontare poi i loro stati sognanti, che in genere sono sempre gli stessi e immediatamente riconosciuti dal soggetto. L'aura, che non dura più di un minuto, può rimanere isolata oppure si entra nella Seconda Fase, caratterizzata da una oerdita di contatto con l'ambiente. In questo caso compaiono automatismi (cosiddetti psicomotori), semplici o complessi, di tipo orale (suzione, masticazione, deglutizione), di tipo gestuale (atto di vestirsi, svestirsi), di tipo deambulatorio (camminare nella stanza, tentativo di 'fuga'), di tipo vocalizzatorio o verbale. Durante questo nucleo della crisi possono comparire sintomi vegetativi (rossore/pallore del volto e delle labbra, sudorazione, aumentata salivazione, perdita di urine). La Terza Fase della crisi, detta riorientamento, è rappresentata da uno stato confusionale, durante il quale il soggetto riprende gradualmente il normale stato di coscienza.

Cosa bisogna fare in presenza di una crisi di Grande Male?

Sebbene l'arresto del respiro e la cianosi che si osservano all'inizio della crisi possono spaventare l'osservatore, non sono mai pericolosi. In presenza di una crisi di Grande Male, bisogna mettere qualcosa di morbido sotto la testa del soggetto in modo che non si verifichino traumi cranio-cerebrali, ed allontanare eventuali oggetti pericolosi che si trovano nelle immediate vicinanze. Non si deve MAI mettere qualcosa in bocca al soggetto nell'inutile tentativo di evitargli una morsicatura della lingua: se doveva verificarsi, sarebbe avvenuta all'inizio della crisi, prima della caduta. Non si deve MAI cercare di afferrare la lingua, per evitare che il soggetto soffochi: contrariamente a quanto molti sostengono, la lingua non cade MAI all'indietro impedendo una corretta respirazione. Inoltre non si deve MAI trattenere gli arti del soggetto, onde evitare che si fratturino. Al termine della crisi il soggetto va posto su un fianco per favorire la fuoriuscita di un eventuale eccesso di saliva e quindi una corretta respirazione.

E' necessario chiamare un'ambulanza in presenza di una crisi di Grande Male?

Assolutamente NO. L'ambulanza va chiamata soltanto nei casi in cui la crisi si pro.unghi nel tempo, oppure quando ad una crisi ne seguono delle altre (cosa molto rara). Ovviamente l'autoambulanza va chiamata nei casi in cui cadendo il soggetto abbia ripèortato ferite o contusioni che richiedano un intervento medico. In genere è sifficiente che, al termine della crisi, l'osservatore si accerti che il soggetto abbia ripreso conoscenza, sia orientato nei parametri di spazio e tempo, e lo aiuti ad alzarsi e lo tranquillizzi. Altri interventi sono del tutto superflui.

L'epilessia

Che cos'è?

È una situazione patologica caratterizzata dal ripetersi nel tempo di crisi convulsive, a loro volta scatenate da un'improvvisa iperattività delle cellule cerebrali. È sintomo ed espressione di un danno o di una disfunzione celebrale. Essa è considerata una 'malattia sociale' a causa della sua elevata incidenza.

Quali sono le cause?

L'80% circa di tutte le forme epilettiche si manifesta entro i 20 anni di età.
Nel 60% dei casi non è possibile individuare i fattori che ne hanno determinato l'insorgenza, al di là di una generica predisposizione ad avere convulsioni, ma la natura ereditaria non è sicuramente accertata.
Nel restante 40% dei casi l'epilessia è acquisita, secondaria a lesioni cerebrali intervenute al momento del parto, processi infiammatori del sistema nervoso centrale (encefaliti e meningiti), affezioni vascolari quali l'arteriosclerosi, disturbi del metabolismo, traumi cranio-encefalici.

Tipi di crisi

Le manifestazioni epilettiche sono di diversi tipi:

crisi parziali: espressione di una scarica epilettica circoscritta ad una o poche zone del cervello. Il disturbo della coscienza, se presente, è solo parziale.

crisi generalizzate: la scarica interessa in modo simultaneo quasi tutta la corteccia cerebrale e provoca la perdita più o meno prolungata della coscienza.

Sia nell'uno che nell'altro caso la frequenza è variabile, da accessi sporadici ad accessi pluriquotidiani.


Come si cura?

La sua cura è tanto più efficace quanto più la sua diagnosi è precoce. In 8 casi su 10 è possibile la scomparsa delle crisi: il ricorso ai farmaci è capace di sedare, senza grossi effetti collaterali, l'iperattività delle cellule cerebrali. Inoltre, generalmente, per i forti pregiudizi che riguardano ancora oggi l'epilessia (e segni di questo si trovano anche sedimentati nel linguaggio: 'male sacro', 'male del diavolo') chi vive il problema direttamente e i famigliari si trovano ad elaborare un disagio così intenso che richiede la presenza di un supporto psicologico specialistico.
Per avere una diagnosi corretta e quindi anche una terapia farmacologica adeguata è importante una valutazione neurologica basata sui dati emersi dalla visita neurologica, integrati dalla storia personale del paziente e dalle caratteristiche del tracciato elettroencefalografico. L'esame al quale più spesso si fa ricorso, per la ricchezza di dati che può fornire e per la sua natura incruenta, è la TAC.

Qual è l'incidenza dell'epilessia sulla popolazione?

Le statistiche fissano la percentuale dei casi di epilessia conclamata intorno all'1% della popolazione, cioè oltre 500.000 persone in Italia, delle quali 50.000 in Piemonte. Se si considerano anche i casi 'nascosti' la percentuale potrebbe salire fino al 2% della popolazione.

Quali problemi incontra la persona malata?

L'epilessia è una malattia in cui la sofferenza è aggravata più dall'atteggiamento della società che non dalla malattia stessa. Il malato si trova esposto, per una manifestazione morbosa che dura pochi attimi, ai rischi ambientali legati a una improvvisa sospensione della coscienza e alla esibizione pubblica della sua infermità. È essenziale che medico e psicologo agiscano congiuntamente sin dall'inizio della patologia epilettica. Un risultato terapeutico brillante è inutile se non si accompagna alla riabilitazione relazionale e sociale del paziente e al sostegno psicologico della famiglia.




L'epilessia è una malattia che colpisce oltre l'1% della popolazione, almeno 50.000 persone in Piemonte e oltre 500.000 in Italia. Per orientarci nella comprensione di essa distinguiamo due aspetti fondamentali: il momento specifico in cui viene meno una situazione di funzionalità organica, la cosiddetta crisi epilettica, e lo status di epilettico della persona soggetta alle crisi per l'influenza dei significati che ad esse sono socialmente attribuiti, una sorta di pregiudizio sociale.

Cosa fare di fronte a una crisi

Crisi parziali complesse (temporali o psicomotorie)

Durante la crisi: la persona può avere sguardo fisso, non rispondere o dare risposte inadeguate se interrogata, sedersi, alzarsi od aggirarsi senza alcuna finalità, muovere le labbra o compiere movimenti di deglutizione o masticazione.
Può dare l'impressione di essere ubriaco, oppure drogato.

Non cercate di fermare o di trattenere il soggetto

Allontanatelo da oggetti o situazioni pericolose, oppure cercate di evitare che si avvicini

Non scuotetelo

Se siete soli, non avvicinate coloro che vi appaiono molto inquieti o aggressivi.

Dopo la crisi: la persona, dopo aver ripreso coscienza, potrà trovarsi in uno stato di confusione o di disorientamento.

È opportuno non lasciarla sola fino a quando non si sarà del tutto ripresa.

Crisi generalizzata tonico-clonica (grande male)

Durante la crisi: la persona può cadere a terra, irrigidirsi e compiere bruschi movimenti, a scatti. A causa di difficoltà respiratorie, può inoltre presentare un colorito cianotico o pallido.

Aiutate la persona con crisi ad assumere la posizione sdraiata, ponendole inoltre qualcosa di morbido sotto il capo

Allontanate oggetti duri o taglienti che si trovassero nelle circostanze

Slacciate capi di vestiario troppo stretti

Non introducete nulla fra i denti

Non cercate di bloccare i movimenti degli arti, in quanto non è possibile fermare la crisi in atto.

Dopo la crisi: la persona può essere confusa e disorientata.

Girate il soggetto su di un fianco per consentire la fuoriuscita della saliva dalla bocca

Non date nulla da bere o da mangiare, prima che la persona non si sia del tutto riavuta

Qualcuno vigili sul soggetto sino alla completa ripresa della conoscenza

Chiamare un'autoambulanza : raramente è necessario, a meno che:

Al termine della crisi la persona non riprenda a respirare (in questo caso iniziare una 'respirazione bocca a bocca')

la persona presenti più crisi, una dopo l'altra

La persona sia ferita, oppure richieda espressamente l'intervento di un'autoambulanza

Crisi Grande Male

E' la crisi epilettica classica, di supponibile genesi 'centrenfalica', che si presenta di solito senza nessun preavviso. L'accesso di distingue in due fasi distinte: fase tonica, caratterizzata da un irrigidimento della muscolatura di tutto il corpo, e in seguito da una fase clonica, caratterizzata da scosse ritmiche violente del capo e degli arti. . Alla fine della fase clonica il soggetto presenta uno stato comatoso, con il rilassamento di tutta la muscolatura, trasformandosi spesso in un sonno profondo. Al risveglio il soggetto non ha alcun ricordo della crisi.

Crisi Piccolo Male

a)Crisi di piccolo mare puro
Il piccolo mare puro è una forma di epilessia propria dell'età scolare , e consiste in brevissimi episodi di perdita di coscienza (5, 20 secondi) chiamati 'assenza'. In questo tipo di crisi, nella maggior parte dei casi, non vi è caduta al suolo, ma una immobilità quasi statuaria.

b)Crisi di piccolo male mioclonico
Colpisce, genericamente, bambini in età scolare. Consiste in una brevissima (uno-tre secondi) perdita di conoscenza accompagnata da una brusca e violenta grande mioclonia (movimento involontario degli arti superiori e della testa), per cui il bambino può cadere a terra o urtare oggetti vicini, come spinto da una forza esterna.
Di solito, la mioclonia si manifesta più frequentemente al mattino nel momento del risveglio, in momenti di pieno stress emotivo o nei momenti di stanchezza.


L'epilessia parziale, (semplice e complessa) a differenza della 'generalizzata centrenfalica,' è quasi sempre una epilessia lesionale.

a)Crisi parziali semplici
Le crisi parziali semplici in genere vengono caratterizzate dalla mancanza di perdita di coscienza, da crisi motorie in genere focali o versivi e talvolta anche somatosensoriali e visive.

b)Crisi parziali complesse
Le crisi parziali complesse si differenziano da quelle semplici principalmente per la perdita di coscienza, per l'eventuale presenza di crisi psicomotorie e la manifestazione di automatismo motori o 'ambulatoriali' (il soggetto, privo di coscienza, si mette a camminare o a correre senza meta), fenomeni deambulatori e di caduta seguiti, qualche volta, anche da crisi grande male.

L'1% della popolazione italiana ha problemi d'epilessia (circa 500.000 persone) ma addirittura il 16% degli italiani intervistati non è a conoscenza di questa sindrome.

Ciò sta ad indicare che la disinformazione, molto diffusa, non fa che aggravare i pregiudizi verso chi soffre d'epilessia.

Anche le brutalità delle crisi suscitano, nella maggior parte dei casi ai soggetti 'sani', quel sentimento di paura e di rifiuto. Molti sono i soggetti epilettici che, a causa di una ignoranza ben radicata, reagiscono a questi continui rifiuti provando sensi di vergogna, di colpa, di incomprensione.

Uno dei problemi principali di un epilettico, oltre all'aver perso la propria autonomia e indipendenza, è la non
capacità ad avere un rapporto razionale con la realtà, e il dover imporsi per affermare un sua identità nella vita di relazione, nei rapporti sociali, soprattutto in quelli sentimentali e negli ambienti sociali, lavorativi.

Naturalmente l'epilessia non sconvolge solo il soggetto che ne soffre, ma anche il suo ambiente familiare, che vive il problema in una maniera a dir poco esasperata, quasi come una tragedia.

Queste problematiche dovrebbero essere affrontate con un equilibrio diverso, tentando a volte anche di sdrammatizzare, proprio per creare più serenità e sicurezza.
I familiari devono sempre essere tranquillizzati al massimo di fronte a crisi epilettiche, e per la reale potenza farmacologica che abbiamo oggi in nostro possesso, vi deve essere una serena collaborazione necessaria fra il paziente, famiglia e medico.
 
 L'epilessia è una sindrome caratterizzata da frequenti crisi convulsive o da altre frequenti
manifestazioni critiche motorie, sensitive, psichiche, neurovegetative, che
hanno come carattere distintivo ( comune a tutte le forme) l'accessualità, ovvero il
presentarsi improvvisamente, e la tendenza a ripetersi.


In poche parole l'epilessia ha origine da una anomalia del nostro sistema nervoso, causata
da un'alterazione dell'attività elettrica cerebrale, detta 'ipereccitabilità'.
 

 L'accesso epilettico è un particolare modo di reagire del cervello ad uno stimolo, e
 ciascuno di noi ha una propria 'soglia convulsiva' che può essere occasionalmente
 superata, avendo in tal modo una crisi convulsiva.

Un esempio tipico è la crisi convulsiva da elettroshock, una vera e propria crisi di Grande
Male provocata da una brevissima erogazione di una corrente a 120 volt , oppure una crisi
convulsiva della prima età, da febbre elevata, da non considerarsi 'epilettica'.

Sono tante le persone che hanno avuto nella loro vita una, due o tre crisi epilettiche: non si
può certo affermare che queste persone siano 'epilettiche'.
Perché vi sia epilessia occorre infatti l'accertamento clinico-elettroencefalografico (EEG,
accertamento in grado di rilevare anomalie dell'attività elettrica cerebrale), di numerosi
accessi ed è sempre meglio parlare di 'crisi epilettiche' e non di epilessia che, ripetiamo,
non è una malattia, ma una sindrome.
 




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