EMBRIONI UMANI USATI PER CURARE MALATTIE NERVOSE
In un laboratorio
di Baltimora dal midollo spinale di topi affetti dal morbo di Lou Gehrig, una
malattia incurabile che paralizza le fibre nervose, germogliano masse intricate
di neuroni sani. A Boston, topi che muoiono nei primi sei mesi per la stessa
malattia sopravvivono oltre un anno e mezzo. Sempre a Boston, nel laboratorio
accanto, nuovi neuroni motori crescono in scimmie che ne hanno subito
sperimentalmente la distruzione. In tutti e tre i casi gli animali sono stati
trattati con cellule staminali embrionali, un tipo di cellule scoperto negli
embrioni e nei feti umani, che riesce a nutrire le cellule malate e a crescere
virtualmente in qualunque tessuto. Sembra che queste cellule abbiano notevoli
poteri rigenerativi, utilizzabili contro un gran numero di condizioni
patologiche, tra le quali il morbo di Parkison, il diabete e forse persino il
cancro.
È da notare la velocità con cui ricercatori finanziati da privati che portano
avanti questi e altri studi si stanno movendo per arrivare a testare le cellule
staminali sull'uomo. Gli scienziati finanziati da istituzioni pubbliche restano
intanto esclusi dal campo perché le norme federali per l'utilizzo etico della
ricerca sulle cellule staminali sono ancora bloccate dalla disputa politica
sull'aborto. La spinta propulsiva impressa dai privati sta creando grandi
aspettative in quei pazienti che sperano di poter beneficiare dei risultati di
queste ricerche mentre sono ancora in vita, ma crea preoccupazioni a chi,
studiosi di etica e altri, sostiene che gli interessi del pubblico sarebbero
maggiormente tutelati se i funzionari dell'amministrazione Clinton
completassero e pubblicassero la tanto attesa regolamentazione circa le
modalità di ottenimento e di utilizzo delle cellule embrionali.
A preoccupare è tra l'altro il fatto che i genitori degli embrioni possano non
essere informati che questi ultimi vengono utilizzati per la ricerca, che si
possano creare embrioni umani solo per derivarne cellule staminali e poi distruggerli,
e che qualcuno possa addirittura cercare di utilizzarne le cellule per clonare
esseri umani adulti.
Le norme elaborate per evitare questi e altri abusi, sarebbero vincolanti solo
per i ricercatori finanziati con fondi pubblici, ma costituirebbero lo standard
di riferimento per chiunque in questo campo. Se l'amministrazione federale non
le promulga al più presto, dicono alcuni, la ricerca sulle cellule staminali
potrebbero fare la fine della ricerca sulla fertilità, trasformatasi in un
business, un' altra area della medicina non regolamentata per via del dibattito
politico sull'aborto.
Le cellule staminali embrionali sono presenti all'interno di ogni embrione
umano e sono le cellule dalle quali si sviluppano tutti i tipi di tessuti
adulti. Nel dicembre 1988 James Thomson e colleghi dell'Università del
Wisconsin annunciarono di averle isolate da embrioni non utilizzati da una
clinica della fertilità locale.
Quel successo elettrizzò i ricercatori biomedici e alcuni scienziati finanziati
da fondi pubblici vociferarono di condurre esperimenti sulle cellule. Ma il
veto posto per cinque anni dal Congresso ai finanziamenti federali per la
ricerca sugli embrioni umani ha sbarrato il campo ai ricercatori finanziati da
istituzioni pubbliche e a una supervisione etica. La situazione ha cominciato a
cambiare lo scorso anno, quando i legali dei National Institutes of Health
(Istituti Sanitari Nazionali) decisero che il veto del Congresso alla ricerca
sugli embrioni non si applicava alla maggior parte degli studi sulle cellule
staminali. Gli Istituti affermarono che avrebbero finanziato le ricerche più
significative una volta elaborate le direttive etiche a riguardo. Ma a 15 mesi
da questa decisione le direttive non sono ancora in vigore. Una prima bozza di
direttive è stata completata il 2 dicembre e propone l'uso da parte degli
scienziati di embrioni surgelati non utilizzati per cure della fertilità,
embrioni che verrebbero in ogni caso scartati e che siano stati donati
liberamente dalle madri. Ma i funzionari degli Istituti, a loro detta sommersi
dalle critiche dell'opinione pubblica, non hanno inviato la versione definitiva
al Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani e si pensa che non lo faranno
almeno fino a giugno. Alcuni addetti ai lavori sostengono che comunque può
darsi che il Dipartimento pubblichi le direttive solo dopo la definizione degli
stanziamenti federali il prossimo autunno, o persino dopo le elezioni
presidenziali, dato che molti membri del congresso - inclusi quelli che tengono
i cordoni della borsa di quel dipartimento - sono decisamente contrari a
qualunque genere di ricerca su embrioni umani.