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Tipologie di intervento per la riduzione del rischio idraulico previsti dal Piano
Nel paragrafo precedente è stato definito il concetto di rischio idraulico, adesso è utile evidenziare i caratteri generali delle tipologie di intervento previste dal Piano atte a ridurlo. Tali interventi si dividono in due grandi categorie: interventi "non strutturali" e interventi "strutturali".
I primi consistono nella stesura delle norme di attuazione riguardanti l'assetto idrogeologico e la rete idrografica, nella disciplina dell'assetto idraulico di fondovalle e negli interventi di manutenzione ordinaria della rete idrografica.
Nelle Norme d'Attuazione sono inoltre contenuti indirizzi generali finalizzati ad aumentare la capacità di ritenzione delle acque piovane, definendo i criteri di manutenzione ordinaria, le modalità di progettazione dei lavori ed affrontando infine le specifiche riguardanti il demanio, la rimozione di sedimenti da alvei ed aree inondabili.
Le norme suddette sono finalizzate a non "congelare" per tempi lunghi la possibilità di trasformazione di vasti territori oggi inondabili e che a seguito della realizzazione degli interventi previsti saranno messe in sicurezza.
Gli interventi "strutturali" si dividono invece in:
interventi di difesa che aumentano la capacità di portata dell'alveo;
interventi di difesa che attenuano la portata di piena.
Tra i primi vengono annoverati gli interventi che modificano le geometrie degli alvei in senso longitudinale (briglie e soglie) o trasversale (riprofilature delle sezioni, difese spondali e argini), mentre tra gli interventi che attenuano la portata di piena vengono annoverate le opere di laminazione. Esse consentono di invasare temporaneamente una parte del volume di piena per restituirlo successivamente, ottenendo a valle un'attenuazione e, con certe opere, anche un ritardo del valore del colmo.
Queste soluzioni, atte a contenere al massimo le interferenze con la continuità del trasporto solido e del regime delle portate in condizioni ordinarie (casse di laminazione laterale, o in linea, arginature esterne), definiscono il sistema di opere "asciutte", che possono cioè essere interessate da attività compatibili quali l'agricoltura e che tratterranno grandi volumi d'acqua solo al verificarsi di eventi di piena straordinari.
Infine è opportuno sottolineare come tutte le opere di messa in sicurezza vengano riferite a due fasi:
- una prima fase, prioritaria, riguardante la realizzazione di opere di laminazione per eventi
di piena con tempo di ritorno
Tr = 30 anni e di adeguamento di tratti non sufficienti a
smaltire portate con tempi di ritorno Tr
= 30 anni
- una seconda fase, non prioritaria riguardante la realizzazione delle opere di laminazione
per eventi di piena con tempi di ritorno
Tr = 200 anni e di adeguamento per le opere
attualmente inefficienti per tempi di ritorno Tr
= 200 anni.
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