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Ripartire dalla realizzazione dell'individuo
Giunti a questa conclusione ci si potrebbe sentire frustrati, in quanto si propone di cominciare il processo di istituzionalizzazione etica nell'impresa ridefinendo la stessa concezione d'impresa, gli stessi ruoli del management, insomma tutte le certezze che si potevano presumere assodate. Occorre cominciare ridefinendo proprio queste certezze alla luce di quella che è semplicemente definita la "realizzazione dell'individuo" ma che nel concreto è ben difficilmente comprensibile di cosa si tratti.
Ci si sottrae dal ruolo di spiegare personalmente il significato di tale espressione, non per convenienza ma in quanto non ci si reputa capaci di poter addivenire a nulla di diverso da quanto è già stato raggiunto da secoli di filosofia e studi teologici, inoltre si concorderà certo sul fatto che questo non è il compito che può assumere uno studio di economia aziendale, anche se con ciò non si esclude che questo, da tali insegnamenti possa trarne vantaggio.
Cerare di definire il senso dell'espressione "realizzazione dell'individuo" significa dare spiegazione ad un "dilemma etico"[1] che comporta l'inevitabile enunciazione di norme morali, le quali, come ci aiuta ad approfondire la concezione non cognitivista della morale << per essere accettate debbono prima passare al vaglio di un'attenta analisi >> .
Poiché si è pienamente convinti che in ogni caso un'accurata analisi dei giudizi morali resti fondamentale per non mascherare di razionalità e di verità ciò che magari è solo il frutto di un atteggiamento mentale, di pressioni psicologiche o peggio ancora, di utilità personale più o meno razionalizzata, a questa non ci si intende nel più assoluto dei modi sottrarre.
Tale analisi però, come annota Rusconi, può attuarsi in vari modi.
Ci si può ricondurre a principi religiosi riconosciuti validi : procedimento sul piano logico tutt'altro che immediato in molti casi come sta a dimostrare l'esistenza della teologia morale e del magistero dei rappresentanti religiosi, senza contare il lavoro degli esperti multidisciplinari
Ci si può riferire a principi filosofici puri o a situazioni (ipotetiche o reali) di accettazione comune.
Si reputa più consono con l'intento programmatico di oggettività che vuole assumere il presente elaborato ricondursi ai principi religiosi, (molto dibattuti, studiati e sovente anche contrastati, ma che ciononostante permangono duraturi nel tempo) come categoria principale e basilare, senza peraltro disdegnare di fare qualche accenno, ove possibile pure ai punti di contatto con i principi filosofici puri.
Il significato che si intende attribuire alla realizzazione dell'essere e dell'individuo in particolare consiste << nel suo ascendere ulteriore e continuo verso le forme che lo realizzano in sé, con ciò esteriorizzandolo e universalizzandolo, per incardinarlo nell'evoluzione dello Spirito o per compierlo - cattolicamente - nei gradi di perfezione ai quali lo chiama il Mistero del Cristo >>[3].
Se si accetta tale spiegazione si può ora procedere ad analizzare, alla luce di questo, quali debbano essere i doveri di ogni singolo soggetto, e massimamente del management vista l'importanza del ruolo direttivo svolto da tali soggetti.
Si accenna ora solo ad una delle categorie di doveri proposte da Canziani come fondamentali, in quanto "costitutivi di tutti gli altri ossia i "doveri nei confronti dell'Essere che ci ha creati".
Come lo stesso Autore spiega "con animo sereno ma avvertito - dunque critico - il punto è chiaro in tutte le religioni e le filosofie conscie dell'Assoluto, e in particolare nelle religioni monoteiste (che sopravvivono) in quanto fondate su premesse e valori imperibili, e per conseguenza veramente educatrici - nella costrizione apparente - all'unica vera libertà che è la realizzazione integrale dell'uomo secondo premesse metafisiche."
A
fondamento di ciò poi l'Autore cita alcuni passi in tema di doveri, (ai quali
si rinvia per avere una visione più completa del problema) dai quali si sono
ripresi solo quelli di più facile interpretazione. Uno di questi è già stato
sinteticamente ripreso in precedenza[4], un secondo che si
riporta, in quanto il più vicino alla conoscenza di chi scrive, è quello
cristiano - cattolico tratto dagli insegnamenti di San Paolo significativi in
quanto
"connettono la libertà ai doveri e l'una e gli altri alla Redenzione :
Voi, o fratelli, siete stati chiamati certamente alla libertà; tuttavia non vogliate fare di questa libertà
un'occasione per vivere secondo la carne; ma anzi procurate, per mezzo della carità,
di essere servi gli uni dagli altri. Tutta la legge, infatti, si compendia in
questo solo comandamento: "Ama il prossimo tuo come te stesso". (Galati 5, 13 e
14). "La carità sia senza finzione: odiate il male, dedicatevi al bene. Con
amor fraterno, vogliatevi bene gli uni con gli altri; nell'onore, prevenitevi a
vicenda. Nello zelo non sia pigri ma servite il Signore con fervore di
spirito." (Romani 12, 9 - 12). "la grazio di Dio si è manifestata col
portare la salvezza a tutti gli uomini, insegnandoci a vivere, in mezzo al
secolo presente, con moderazione, giustizia e pietà, rinnegando l'empietà e le
cupidigie mondane." (Tito 2, 11 - 12) ; (enfasi aggiunta).
Espressione usata da Gianfranco Rusconi nel suo libro intitolato Etica e impresa Un analisi economico - aziendale. 1997.
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