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PRODUTTIVITÀ E PRODUZIONE
1) Produttività
La produttività è il rapporto che determina la quantità e qualità del prodotto data la quantità e qualità degli inputs (i fattori di produzione).
La produzione può aumentare o perché aumentano gli inputs, o perché aumenta la produttività o per tutte e due le cose insieme.
Nei secoli del Medioevo e del Rinascimento vi fu un notevole progresso tecnologico e senza dubbio i livelli di produttività prevalenti in Europa alla fine del Seicento erano notevolmente più alti di quanto fossero seicento anni prima. Ma rimanevano pur sempre livelli molto bassi. Bisogna considerare che
a) si era partiti da livelli disperatamente bassi;
b) mancò fino al Seicento un criterio sistematico di sperimentazione e ricerca per cui ogni innovazione continuò a dipendere da un faticoso e rozzo empirismo.
La produttività del fattore lavoro fu negativamente influenzata dall'assenza di disponibilità qualitativa e quantitativa di capitale e dai bassi livelli di istruzione della stessa massa lavoratrice. La produttività del fattore capitale rimase depressa per via dei bassi livelli tecnologici e della limitata disponibilità di fonti di energia. Le risorse naturali disponibili erano fondamentalmente limitate al fattore terra, che aveva una redditività molto bassa.
In relazione a differenze di terreni e di clima si verificarono sensibili variazioni nelle rese agricole sia nel tempo sia nello spazio. C'è da dire che l'agricoltura è sempre stata un'attività rischiosa per via delle variazioni del clima e della frequente comparsa di parassiti.
Prima del secolo XVIII la terra rendeva poco perché le piante non erano selezionate, perché mancava il concime, gli attrezzi erano rozzi, gli antiparassitari sconosciuti. Anche le bestie rendevano poco perché non erano selezionate e non erano adeguatamente nutrite. L'uomo stesso, poco istruito, mal nutrito e mal curato, dava in media rendimenti molto bassi.
PRODUTTIVITÀ NEL SETTORE SECONDARIO
Per quanto riguarda la produttività nei settori non agricoli, possiamo dire che nelle città dell'Italia settentrionale tra il Quattro e il Seicento un tessitore di seta produceva mediamente meno di un metro di velluto per giornata lavorativa; che nel Quattrocento in Inghilterra un minatore poteva estrarre un massimo di 30-40 libbre di minerale di piombo, che nel Seicento in Svezia una fornace produceva tra le 100 e le 150 tonnellate all'anno di cannoni in ferro fuso.
I dati su cui ci si fonda normalmente per misurare la produttività del passato danno esclusivamente peso al fatto quantitativo e ignorano il fatto qualità. Se si riuscisse a tenere conto del fatto qualitativo in maniera adeguata, la produttività di certi artigiani risulterebbe addirittura stupefacente; ovviamente però tale produttività di carattere essenzialmente qualitativo andava a scapito della quantità e favoriva l'accentramento dei beni prodotti nelle mani di ristrette cerchie di persone.
2) Produzione positiva
La quantità dei fattori produttivi impiegati e l'efficienza che risulta dalla loro combinazione determinano la produzione.
La distribuzione della ricchezza era così poco ugualitaria da rendere possibili sostanziose quote di risparmi. Il fatto che la formazione di risparmio fosse frutto di una forte concentrazione della ricchezza favoriva la destinazione del risparmio stesso verso investimenti a carattere militare (torri, bastioni, castelli), religioso (cattedrali, chiese, monasteri) e di lusso (palazzi, opere d'arte) a scapito degli investimenti di carattere produttivistico.
In relazione alla struttura della domanda, la maggior parte della produzione nell'Europa pre-industriale si concentrava nei settori degli alimentari, dei tessili, dei materiali da costruzione e dei servizi domestici.
Vi erano alcuni centri specializzati nella produzione di cose che altri non sapevano produrre, ma per la maggior parte dei prodotti di consumo corrente non vi era divisione geografica del lavoro. Anche in agricoltura le monocolture erano raramente conosciute. I contadini cercavano di produrre nei loro poderi la maggior varietà possibile di prodotti, e tutto ciò andava ovviamente a scapito della produttività.
3) Produzione negativa
Vi sono essenzialmente due tipi di produzione negativa, e cioè:
a) la distruzione volontaria di uomini e di ricchezza;
b) l'inquinamento e la distruzione dell'ambiente.
La produzione negativa di maggior rilevanza è quella connessa con la guerra, che è sostanzialmente organizzazione di <<lavoro>> (esercito) e <<capitale>> (armi ed equipaggiamento) allo scopo dichiarato di distruggere la massima quantità possibile di lavoro e <<capitale>> del cosiddetto <<nemico>>.
La capacità produttiva dell'uomo è funzione della quantità e qualità di capitale disponibile, della tecnologia e di un dato clima di psicologia collettiva. Lo stesso può dirsi della capacità distruttiva dell'uomo. Il capitale, la tecnologia, la capacità organizzativa, che lo assistono nella sua attività produttiva, lo aiutano nella sua attività distruttrice.
Se le guerre di quei tempi furono raramente causa diretta di alta mortalità, riuscirono però spesso a causare gravi distruzioni di capitale fisico e a provocare indirettamente gravi morie disseminando fame e malattie. Gli eserciti di passaggio uccidevano o sequestravano il bestiame, prelevavano le scorte e sovente col fuoco distruggevano gli impianti fissi. I peggiori danni gli eserciti del passato li fecero sempre alle campagne, e poiché le società in questione erano essenzialmente agricole, esse venivano ad essere colpite alla base della loro struttura economica.
Altre forme di produzione negativa rilevante erano la distruzione delle risorse naturali e l'inquinamento dell'ambiente con rifiuti del consumo o con sotto-prodotti indesiderabili delle attività produttive. Inoltre molte attività produttive danneggiarono non solo l'ambiente ma anche gli uomini che praticavano le attività stesse.
Bisogna dire infine che, su tutti i punti, la capacità di produzione negativa delle società europee pre-industriali fu infinitamente inferiore alla capacità di produzione negativa delle società industriali: la popolazione era scarsa, la produzione pro capite limitata; la prevalente povertà costringeva la gente a eliminare lo sciupio, per cui molti beni di consumo durevoli venivano di continuo riusati riducendo così notevolmente la cumulazione dei rifiuti; infine era sconosciuto il largo impiego di molti prodotti, quali il petrolio e il carbon fossile, che sono tra i maggiori responsabili dell'inquinamento dell'ambiente del mondo contemporaneo.
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