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FINANZA E TERRORE
Che qualcuno dei titoli colpiti dalle conseguenze dell'attentato fosse stato venduto in massa la settimana prima, pare certo e lo si può constatare con certezza. Nel grafico (in alto) raffigurante l'indice Dow Jones della borsa americana, si può notare come, nei giorni antecedenti l'11 settembre, c'è una massiccia vendita (lo si nota dalle barre che rappresentano i volumi) che si ripercuote sul prezzo (indicato dalla linea blu e come si può vedere ha un vero tracollo). La stessa cosa è avvenuta, a causa dell'effetto domino, per altri indici e nella maggior parte delle borse mondiali . Tale situazione è apparsa subito così evidente che, in un report della JPMorgan Chase pubblicato il giorno successivo all'attentato, si può leggere testualmente: "crediamo che le forti perdite subite recentemente dai titoli assicurativi abbiano già in parte scontato l'impatto degli eventi di ieri" .
È da notare che nel gergo finanziario il termine "scontare" è utilizzato per designare movimenti di titoli che anticipano eventi o situazioni che, successivamente, coinvolgeranno il titolo stesso: questi movimenti sono effettuati da qualcuno che possiede informazioni riservate ("insider trading") ed è raro che avvengano casualmente. La stessa situazione si è verificata, come nel settore assicurativo, per i titoli dell'aeronautica civile. Non sono mancate persone che hanno ipotizzato che il vero movente dell'attentato fosse proprio quello di realizzare guadagni in Borsa: lo ha fatto nientemeno che il Ministro Martino[4]. Ma chi avrebbe potuto organizzare tutto? Le ipotesi sono due: i terroristi o gli americani stessi.
Secondo la prima ipotesi i terroristi di Al-Qaeda avrebbero raggiunto due risultati in colpo solo: non soltanto hanno messo in ginocchio l'America ma, attuando l'insider trading, sarebbero riusciti anche ad effettuare redditizie speculazioni borsistiche (non dimentichiamo che Bin Laden ha la laurea in Finanza oltre ad essere ingegnere .).
Secondo l'altra ipotesi, che invece sostiene la teoria cospirazionista o complottista, la speculazione sarebbe stata attuata e voluta da alcuni "potenti" americani che, conoscendo in anticipo quello che doveva accadere (da chi?), avrebbero venduto o fatto vendere le azioni "a rischio" realizzando enormi guadagni e, di conseguenza, facendo crollare la loro quotazione. È una teoria abbastanza azzardata e della quale non abbiamo nessuna certezza. Certo, sui fatti dell'11 settembre ci sono molte incongruenze e ne abbiamo sentito parlare all'infinito dai mass media, ma pensare che alcuni "pezzi grossi" americani siano stati disposti a far morire propri connazionali solo per un tornaconto economico è una tesi che rabbrividisce.
Può anche darsi (e speriamo che sia così) che si tratti di pure fantasie ma una cosa è certa: c'è un nesso tra finanza e terrore. Ne è un palese esempio il fatto stesso che la rete organizzativa necessaria per coordinare e mettere in pratica un attentato come quello dell'11 settembre presuppone cospicui canali di finanziamento. Non a caso il principale accusato degli attentati, Osama Bin Laden, proviene da una delle famiglie più ricche dell'Arabia Saudita. Allora ci si chiede: perché, pur avendo a disposizione sofisticate tecnologie informatiche e telematiche, non gli sono stati tagliati i fondi?
In realtà la cosa non è affatto semplice. All'interno del sistema finanziario internazionale, il capitale finanziario deve avere come requisito indispensabile la velocità e quindi ogni controllo rallenterebbe i movimenti dei capitali. Inoltre, secondo il cosiddetto principio del "non olet" , il capitale deve fruttare e non importa da dove provenga ma solo dove "va'.
I cosiddetti centri off-shore, ossia i paradisi fiscali nei quali si possono riservatamente depositare i propri soldi (leciti o no.) per reinvestirli, sono uno snodo di fondamentale importanza per i flussi internazionali di capitale. Per trovare tali paradisi non è necessario recarsi ai Caraibi, basta restare tranquillamente in Europa e fare un salto in Svizzera. Il riciclaggio quindi non è un'impresa ma un gioco da ragazzi.
JPMorgan Chase & Co. è una società finanziaria con sede a New York , è leader nei servizi finanziari globali e serve più di 90 milioni di clienti.
In un'intervista a "
Deriva dal detto latino "Pecunia non olet" e significa letteralmente «Il denaro non puzza». La leggenda vuole questa frase attribuita a Vespasiano, a cui il figlio Tito aveva rimproverato di avere messo una tassa sui servizi igienici pubblici, denominati da allora vespasiani, dalla quale provenivano cospicue entrate per l'erario. È una frase che viene cinicamente usata per indicare che, qualunque sia la sua provenienza, il denaro è sempre denaro.
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