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Legislatura (1968-1972)




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Legislatura (1968-1972)                         



DISIMPEGNO DEGLI STATI UNITI DAL VIETNAM. La guerra finirà nel 1973 ma la «dottrina del multipolarismo» elaborata da Kissinger, sancendo la presa d'atto della pluralità dei soggetti che agiscono nel panorama internazionale, è il primo importante passo verso la limitazione dell'intervento diretto delle superpotenze nei paesi fino ad allora controllati.


LA LIMITAZIONE DEGLI ARMAMENTI. Nixon e Breznev sono sempre più consapevoli che la superpotenza militare non si converte automaticamente in altrettanta influenza politica. Nel 1972 a Mosca, viene firmato il trattato sui missili Salt I aprendo la strada alla politica di limitazione degli armamenti. Si apre una nuova era di pace che porta gli stati europei, pur con la comprensiva prudenza, ad elaborare il progetto di unificazione europea che, se da un lato porta ad un allentamento dei vincoli con gli Stati Uniti, dall'altra genera in questi ultimi una comprensibile opposizione al processo di unificazione. Autonomia degli stati europei.


LA «OSTPOLITIK» DI WILLY BRANDT. In Germania, nel 1969, liberali e socialdemocratici salgono al potere. Willy Brandt, segretario SPD, è protagonista di una svolta nei rapporti tra Ovest ed Est che con l'elaborazione della Ostpolitik porta al riconoscimento di entrambi gli stati tedeschi, ammessi all'ONU nel 1973. Si allenta la tensione con l'Unione Sovietica. L'ascesa al potere delle sinistre in Germania diventa un esempio per gli altri paesi europei, soprattutto in Italia, governata da venticinque anni dalla DC. L'Ostpolitik rende pertanto possibile l'esistenza di un dialogo con il mondo comunista facendo diventare anacronistica quella demonizzazione che è il baluardo per le forze cattoliche.


CRISI DELLA SINISTRA ITALIANA E IL PANSINDACALISMO. La profonda crisi che accompagna gli Stati europei occidentali sull'ondata movimentista studentesca ed operaia, non sembra però favorire la sinistra italiana che anzi, cerca con affanno di collegarsi alla società in fermento. Il movimentiamo studentesco offre alla sinistra le armi per attingere nuovi consensi - numerosi giovani e non, mai interessati alla politica, si ritrovano fianco a fianco nella contestazione di una società opulenta e in crisi - ma il ritardo di elaborazione e di comprensione del fenomeno mette la sinistra nelle condizioni di poter perdere anche i suoi consensi tradizionali.

Sono i sindacati invece che riescono a interpretare il fenomeno sociale in atto e, grazie ad un processo di rinnovamento interno, riescono a diventare protagonisti delle lotte, accanto alla mobilitazione studentesca, anche al di fuori del rivendicazionismo economico. Il Pansindacalismo è una ulteriore conferma della crisi di rappresentanza dei partiti della sinistra italiana.


INSTABILITA' DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO. L'arroccamento dei partiti di sinistra, soprattutto i comunisti, tesi ad arginare le perdite successivamente alla scissione a sinistra, e il permanere negli altri partiti di una caratterizzazione sempre di più di «forze d'ordine» di fronte al fermento sociale, i socialisti ormai identificati come forza di governo e come tale incompatibile con gli interessi di classe, mettono il sistema politico italiano in una condizione di sostanziale instabilità politica, di impotenza, soprattutto davanti all strategia della tensione che, dalla bomba di Piazza Fontana nel 1969 a quella della stazione di Bologna nel 1980, per dieci anni terrà il paese intero in uno stato di emergenza permanente.

Ad aumentare le difficoltà interviene soprattutto la mancanza di alternative al governo italiano, che rimane bloccato nella formula DC-PRI-PSU ferma la restando la conventio ad excludendum riservata al MSI sulla destra ed al PCI sulla sinistra. Questa sostanziale empasse poggia anche sulla inevitabile conflittualità tra gli alleati di governo, dove ognuno spinge per caratterizzare l'azione governativa in un senso oppure nell'altro, tanto che in poco  più di anno si sono avvicendati tre diversi esecutivi. C'è addirittura chi aspira ad una nuova legislatura, pensando la permanente contestazione sociale in atto, i movimenti terroristici, le bombe, possano in qualche modo Richiamare quei «voti d'ordine» che fanno comodo alla destra democristiana, ai socialdemocratici, ai liberali e, naturalmente al MSI.


1970: LEGGE BASLINI-FORTUNA SUL DIVORZIO E LE PRIME ELEZIONI REGIONALI.


LA «MAGGIORANZA SILENZIOSA» ED IL COLPO DI STATO DI VALERIO BORGHESE. Nel 1970 a Reggio Calabria esplode una delle più grandi e durature rivolte popolari che paiono addirittura configurarsi come attacchi diretti allo Stato. Cavalcata opportunisticamente e con successo dal MSI la protesta popolare porta notevoli consensi elettorali ai fascisti alle amministrative del'71. La protesta poi si sposta anche verso il Nord del paese dove, sull'onda del movimento della cosiddetta «maggioranza silenziosa, il MSI ottiene i più alti livelli di consenso della storia della Repubblica. E' un vero e proprio movimento d'ordine generalizzato quello che si fa spazio nel paese che poggia su comitati cittadini sorretti anche da giovani liberali, democristiani, socialdemocratici, repubblicani e ovviamente dei fascisti. L'ingigantirsi dei consensi al MSI oltre la «soglia di guardia» allerta la DC che, cercando di gettare discredito alla destra neofascista, denuncia all'opinione pubblica un tentativo golpista avvenuto qualche mese prima. Junio Valerio Borghese, comandante della X Mas durante la Repubblica di Salò, aveva occupato con un battaglione di guardie forestali alcuni locali del Ministero dell'Interno.





QUADRO TEMPORALE DEI GOVERNI DELLA V LEGISLATURA.


Giugno 1968 - Dicembre 1968

II Gov.    LEONE

monocolore DC

Dicembre 1968 - Agosto 1969

Gov.       RUMOR

DC-PSI-PSDI-PRI

Agosto 1969 - Marzo 1970

II Gov.    RUMOR

monocolore DC

Marzo 1970 - Agosto 1970

III Gov.   RUMOR

DC-PSI-PSDI-PRI

Agosto 1970 - Febbraio 1972

Gov.       COLOMBO

DC-PSI-PSDI-PRI

Febbraio 1972 - Giugno 1972

Gov.       ANDREOTTI

monocolore DC





In questi cinque anni si assiste ad un forte cambiamento nella società, una vera e propria laicizzazione della società civile che ha il suo punto più alto nella approvazione della legge sul divorzio. Certo, appare anacronistica l'immagine tradizionale di una DC baluardo degli Stati Uniti, soprattutto nel quadro delle nuove relazioni internazionali aperte con la Ostpolitik di Brandt.


Destra DC. L'estremismo dei gruppi extraparlamentari offre la sponda a quanti vogliono un governo d'ordine. Parla d'ordine è liberarsi dei socialisti che appoggiano i sindacati e i movimenti di sinistra. Spostamento dell'asse politico verso destra che, non a caso si realizza sul finire della legislatura con l'elezione di Leone a Presidente della Repubblica.


Centro DC. Per i dorotei la riedizione di una DC ai fasti del '48 appare irrealizzabile e il risultato delle elezioni del '68 (+0.8%) non è così negativo tanto più che le punte più avanzate delle richieste socialiste sono state abbondantemente smussate. Proseguire con i centrosinistra, il travaglio dei socialisti può in questa fase essere utile alla tenuta dell'egemonia democristiana. Anzi, un cambiamento di coalizione potrebbe smuovere in negative le masse popolari in agitazione.


sinistra DC. Tra la destra democristiana che cerca di spostare a destra l'asse politico italiano, il centro doroteo che invece si arrocca in una posizione già logora, la sinistra democristiana tenta invece di lanciare un progetto politico alternativo.

Il cambiamento della società civile, la laicizzazione dello stato in corso, getta crisi anche nella rappresentanza democristiana. Le organizzazioni da sempre fiancheggiatrici della DC, le ACLI, l'azione cattolica, stessa risentono della crisi in corso. Solo la CISL riesce a mantenere le fila della società civile. La DC pertanto si rende sempre più conto che come alla fine della terza legislatura, con la proposta del centrosinistra, oggi come ieri un confronto con il partito comunista è sempre più necessario. Occorre cioè una forza che sappia controllare la dinamica delle grandi masse in protesta.


San Ginesio 1969. Questo convegno è la prima tappa fondamentale di quello schema di democrazia consociativa che la DC ha iniziato a elaborare. Il centro doroteo si frantuma nelle mani del nuovo segretario Piccoli, succeduto a Rumor salito alla presidenza del consiglio. Aldo moro passa nel gruppo di sinistra Ercole, una parte dei dorotei va nella corrente di Fanfani, alla segreteria sale Forlani, fedelissimo di Fanfani. vicesegretario è nominato De Mita, fedelissimo di Moro. nella DC nasce però una nuova corrente, guidata da Andreotti e Colombo.

il problema del governo. Inizio della legislatura è caratterizzato da un primo governo Leone di transizione, monocolore DC. All'accordo con i socialisti ed i socialdemocratici del PSU si arriverà in autunno con il governo Rumor che, però, dopo cinque mesi - in corrispondenza della crisi del PSU - sarà costretto alla crisi dai socialdemocratici, costringendo Rumor a guidare un altro monocolore di transizione. Il Governo Rumor di coalizione cadrà proprio all'alba del convegno di San Ginesio in cui in pratica si sancisce un nuovo corso democristiano tanto che l'irritazione della corrente di destra e di Andreotti verso l'asse Fanfani-Moro-sinistra per un dialogo con il PCI crea notevoli problemi agli equilibri interni.

Dopo una parentesi di cinque mesi in cui la coalizione governativa è guidata da un terzo governo Rumor, sale a Palazzo Chigi un governo di centrosinistra guidato da Colombo che, insieme ad Andreotti, guidano la nuova corrente di centro della DC.

L'elezione di Leone alla Presidenza della Repubblica (1971). Candidati di partenza: Saragat per il PSDI, PRI e PLI, e Fanfani per la DC. Escluso Saragat, rifiutato da PSI e PCI, anche Fanfani non riceve consensi soprattutto dalle file del suo partito. Dopo notevoli votazioni viene eletto Leone con i voti determinanti dei missini che rientrano spudoratamente in gioco raccogliendo i frutti del movimentismo. La legislatura si chiude in anticipo.


PSU.


Il pessimo risultato elettorale acuisce gli scontri interni tanto da portare più nella frantumazione del PSU. Non riesce ad approfittare della situazione democristiana, che non è in condizioni di formare un esecutivo senza i socialisti.

All'interno del PSU i conflitti interni prevalgono sul senso di responsabilità verso il partito.

Costituito troppo a ridosso delle elezioni, il PSU paga un non sufficiente rodaggio di una macchina con molti problemi al suo interno. A cominciare dalla particolarità della fusione.

Si cerca un equilibrio interno tra le componenti:

Destra: Tanassi

Centro: Nenni - Mancini - Preti

Sinistra: De Martino - Giolitti - Lombardi.


Il centro non è in grado di governare tale disomogeneità di forze tanto che l'alleanza con la destra di Tanassi spacca a metà il partito. Le sinistre interne sono al 49%. L'abbandono della maggioranza da parte di Mancini scatena l'irreparabile.

SCIOGLIMENTO DEL PSU (1969).


PSI.


Il particolare momento, in cui la società è in fermento, sotto il movimentismo giovanile studentesco e le lotte operaie nelle fabbriche, ha un'eco positiva nel PSI che guarda con favore alla generale mobilitazione. Lombardi è sempre più persuaso da un ritorno all'opposizione, ritenendo svanite le possibilità per le riforme. Per altri invece, la situazione potrebbe alleggerire le resistenze della DC all'attuazione del programma di riforme.

Doppia strategia: Partecipazione al governo e dialogo con le opposizioni.

Lo scioglimento del PSU, lascia libere le mani al PSI di poter dialogare con PSIUP e PCI . Si gioca su due tavoli. Non cede sulle «giunte rosse» e mette in difficoltà la DC con la legge sul divorzio. Quello che il PSI vuole fare è di rendersi protagonista di una battaglia laica e progressista che attiri i consensi del ceto medio urbano, dei giovani,

Parte dei voti del PSIUP rientra.

I socialisti si trovano a metà del guado, sospesi tra opposizione e partecipazione al governo. E' rafforzata la strategia nenniana per il quale l'ingresso al governo, era finalizzato alla creazione di un «terzo polo» liberale-laico-progressista che avrebbe permesso lo sblocco dell'egemonia DC imperniata su un sistema politico bloccato.

DE MARTINO SEGRETARIO (1971). De Martino invece, sostituisce alla strategia nenniana quella degli «Nuovi e più avanzati equilibri» che, nei piani del segretario, vede a destra, la DC, forza conservatrice insieme coi suoi alleati storici e i missini; a sinistra, ci sono i socialisti, comunisti, psiuppini e le frange gruppettare. E' uno schema bipolarista.

La strategia però non sembra dare i frutti sperati. Alle elezioni del 1972 il PSI ottiene un 9,6%. I voti perduti, a fronte di un PCI stabile e di una perdita dello PSIUP, vanno a finire nelle casse del PRI.


PSDI.


La reazione alla scissione avvenuta nel '69 porta i socialdemocratici ad avere, nell'attuale, i socialisti del PSI come unico avversario. Il PSDI ritorna alla condotta che prima del PSU l'aveva sempre caratterizzato, in primis un agguerrito anticomunismo, nuova bandiera di Saragat.

L'accentuata rivalità con i socialisti, porta il PSDI ad ipotizzare persino l'esclusione dei socialisti dal governo per un ritorno al centrismo che liberali e destra democristiana ancora agognano.

Il successo alle regionali del '70 sembra dar corpo a questa strategia. La divisione delle forze premia lo PSDI. Ma a fronte un ritrovato consenso elettorale, i socialdemocratici rimangono con la solita funzione di alleato subordinato alla egemonia democristiana.

Subisce la spinta verso destra che la DC imprime con l'elezione di Leone alla Presidenza della Repubblica non appoggiando la rielezione del socialdemocratico Saragat.



PCI.


Partendo dal buon risultato delle elezioni, il PCI supera la frattura Amendola-Ingrao e, guidato da un gruppo di giovani dirigenti intorno a Berlinguer, si appresta ad affrontare il grande fermento in atto con il movimento studentesco.

Continua la revisione ideologica e dottrinaria che rimane un faro imprescindibile per Berlinguer ed il suo gruppo dirigente, che deve far fronte agli attacchi dell'estrema sinistra.

A sostegno del processo di revisione viene la socialdemocrazia tedesca di Brandt che ha appena preso il potere nella Germania capitalistica ed occidentale. E' tra l'altro una sponda preziosa per una legittimazione in Italia e in Europa.

Riprende il dialogo PCI-PSI, soprattutto grazie alla strategia dei nuovi e più avanzati equilibri prospettata dal segretario socialista De Martino. Tale strategia riporta il PSI alla destra di uno schieramento di sinistra egemonizzato dal PCI.

Con questo dialogo si attenua la conventio ad excludendum. Anzi, la DC stessa sembra richiedere al PCI alcune volte i suoi voti mediante la formula dell'«arco costituzionale», riconoscendolo come co-fondatore della Repubblica.

Il PCI affronta bene le contestazioni dell'estrema sinistra. Da un lato Amendola sconfessa il movimentismo studentesco, sovversivismo piccolo-borghese. Dall'altro Ingrao incoraggia dalla sinistra i contestatori. SI salvano capra e cavoli. Il PCI mantiene la presa nella contestazione e allo stesso tempo non impensierisce le istanze più moderate.

La nuova sinistra contestatrice però illude la componente del Manifesto di una sua possibile intercettazione e conseguente parlamentarizzazione, ignorando la sua involuzione verso l'estremizzazione ideologica. Crisi nel partito.

SCISSIONE DEL MANIFESTO (ROSSANDA, PINTOR) (1969).

Il PCI però, sebbene indirizzato verso una nuova identità riformistica e occidentalista, non intende abdicare al suo ruolo di forza di difesa del mondo del lavoro per il rinnovamento democratico. Tanto più che gli eventi internazionali, il Vietnam in testa, e gli eventi interni, la Strage di Piazza Fontana (1969) ed il tentato colpo di stato Borghese, mobilitano il popolo comunista mediante l'appello alla vigilanza democratica.

Alle elezioni del 1972 il PCI mantiene le posizioni e, per la prima volta, alla sinistra del PCI si presentano due formazioni politiche alle elezioni: Il gruppo del Manifesto che candidano Valpreda, i marxisti-leninisti di Servire il Popolo, il Movimento politico dei Lavoratori.


PSIUP.


La sconfitta alle elezioni del '68 precede lo scioglimento del PSU che, senza più la presenza socialdemocratica, spinge molti psiuppini a fare ritorno alla casa madre socialista.

Emergono contrasti interni tra le tre correnti:

DESTRA: Vuole la ricongiunzione al PSI.

CENTRO: E' per il fiancheggiamento del PCI che avanza senza freni.

SINISTRA: Guarda ai movimenti extraparlamentari.

Prevale il centro e alle amministrative del '71 si ha un nuovo disastro elettorale.

Le elezioni del '72, dove lo PSIUP raccoglie un misero 1,9% portano allo scioglimento. La destra ritorna nel PSI, il blocco di centro confluisce nel PCI.

Per la sinistra invece il risultato elettorale rappresenta un successo, riferendosi ad un consenso specifico alle istanze che lo PSIUP porta avanti e lasciate dai comunisti e dal PSI.

Il gruppo di Vittorio Foa è persuaso della possibilità di raccogliere consensi nell'area extraparlamentare.

Allo scioglimento dello PSIUP, la sinistra darà vita a DP (Democrazia Proletaria).



MSI


Alla morte di Michelini diventa ALMIRANTE SEGRETARIO (1969), il quale intende proseguire sulla linea tracciata da Michelini e trovare una collocazione del MSI che lo ponga al riparo soprattutto dai gruppuscoli eversivi che la contestazione studentesca sta facendo fiorire: Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Giovane Europa,ecc.

Almirante punta ad una destra responsabile, depurata dagli anacronismi fascisti nostalgici, aperta alla collaborazione con le altre forze nazionali, decisa a garantire l'ordine e contraria ai cedimenti verso sinistra. Il MSI intende porsi come baluardo alla lotta anticomunista a cui la DC sembra aver abdicato. Tra l'altro è sostenuto dai consensi ricevuti alle elezioni del '68 che vedono tornare l'MSI ai fasti dei primi anni cinquanta.

Trasformazione del MSI In DESTRA NAZIONALE mediante un accordo con il PDIUM.

La manifestazione della «maggioranza silenziosa» si rivela una carta importante ma, i residui squadristi dei gruppuscoli rischiano di gettare una cattiva luce sull'immagine missina. Grande successo invece, Almirante l'ottiene cavalcando il sovversivismo meridionale calabrese che, presentandosi come forza alternativa ala sistema, fanno fare il grande salto alle elezioni del '72 dove il MSI ottiene il 8,6% dei consensi.







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