Le Origini 1926
- 1945
Dalle leggi del '26 al Colpo di Stato del 25
Luglio. Il fascismo, con le leggi del
1926, aveva in pratica messo fuori legge tutti i partiti costringendoli ad
operare clandestinamente sul territorio italiano e prendere le direttive dai
capi antifascisti esiliati all'estero. Chi, in questo clima, si trova in una
posizione più vantaggiosa è la Chiesa che, con i Patti Lateranensi del '29,
vede risolvere da Mussolini molti punti rimasti in sospeso con la questione romana. Ufficialmente il
Vaticano appoggia il fascismo, e questo rapporto privilegiato permette il
mantenimento delle associazioni e delle organizzazioni esterne, ACLI e Azione
Cattolica, che diventeranno fondamentali per crescere il consenso antifascista
nella nazione. Il resto dei partiti, come si è detto, si organizzano
clandestinamente, con sporadiche presenze sul territorio italiano. Unica
distinzione è l'azione clandestina del PCI e di GL, che sono attivissimi nel
mantenere il fermento agitativo nei confronti del regime.
La guerra, protrattasi per
troppo tempo e sotto in pratica l'egemonia tedesca di Hitler, quasi a
sconfessare l'illusione di potenza intravista e propagandata da Mussolini,
getta ormai gli italiani in una situazione di estrema crisi della fiducia nel
regime fascista. Quando le sorti della guerra sono ormai definitivamente
compromesse, si fa largo un progetto, nella monarchia, di succedere alla
dittatura fascista, attraverso magari un colpo di stato. Quello che preme su
questa ipotesi sono le enormi responsabilità della monarchia nell'aver avallato
negli anni il fascismo, legittimandolo e permettendo la sua involuzione
totalitaria e poi fiancheggiatrice dei nazisti. Dal '38, anno della svolta
totalitaria, la Chiesa prende le distanze da Mussolini, il re prende coraggio
e, il primo bombardamento su Roma del 19 Luglio da parte delle forze
angloamericane e lo sbarco in Sicilia, infondono a Vittorio Emanuele III il
coraggio necessario per il Colpo di Stato del 25 Luglio 1943. Mussolini
viene arrestato. La popolazione scende nelle piazze in festa. E' finito
l'incubo fascista.
Alla base del re c'era
l'intenzione di instaurare un governo monarchico conservatore che approfittasse
dell'iniezione fascista sulla nazione ormai messa all'ordine, e mantenere lo
status quo. Il sogno degli italiani su una fine della guerra all'indomani del
25 Luglio svanisce però grazie all'ennesima codardia e irresolutezza della
monarchia savoiarda. Vittorio Emanuele III temendo l'ira di Hitler, continua la
guerra al fianco dell'alleato tedesco ma , in segreto, apre le trattative per
la resa agli alleati. La folla è
esasperata dalla fame e dalla disperazione provocata dalla guerra. I capi
antifascisti usciti dalle prigioni e rientrati in Italia pungolano l'opinione
pubblica. Badoglio, in questa nuova situazione di fermento, non esita ad usare
la forza per reprimere la folla manifestante. E' l'ennesimo colpo che gli
italiani subiscono. Ormai anche la monarchia è apertamente contestata.
Fallisce il piano
di successione monarchico al fascismo. Badoglio, di fronte, all'evolversi dei
moti popolari, è costretto ad aprire il dialogo con gli antifascisti.
L'8 Settembre e la Repubblica di Salò. Il re continua però ad accumulare errori, tanto
che, non ostante la guerra si avvii sempre più verso la fine con la sconfitta
dei tedeschi, Vittorio Emanuele III mantiene inalterata la politica di alleanza
con Hitler e trascina le relazioni con gli alleati in un doppio gioco
estremamente irritante per gli angloamericani. Hitler, stanco
dell'irresolutezza e dell'affidabilità del re, decide di imporsi a man bassa
occupando militarmente tutto il territorio italiano. Terrorizzati dagli
avvenimenti, l'8 Settembre 1943 la famiglia reale di Savoia, il governo e
tutto lo stato maggiore militare fuggono da Roma e riparano al Sud, dove gli
eserciti inglesi e americani hanno già liberato alcune zone. L'Italia
intera è stata abbandonata dal suo re. Mai pagina più nera venne scritta nella
storia italiana. La monarchia, negli italiani, ha perso tutte le sue chance di
sopravvivenza.
Nell'Italia
abbandonata però, sono i partiti antifascisti a tenere alta la bandiera
dell'orgoglio nazionale. Comunisti, socialisti, democristiani, repubblicani,
azionisti si riuniscono nel Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) che
impegna gli italiani nella lotta armata contro i nazisti e organizza la
Resistenza che, dal '43 al '45, è l'impegno prioritario degli italiani e la
strada della liberazione nazionale.
All'indomani
dell'8 Settembre, Mussolini viene liberato dalla milizia nazista dal carcere
del Gran Sasso. Risalito al Nord, l'ex-duce viene investito da Hitler nel
compito di fondare uno Stato fascista - la Repubblica Sociale Italiana (RSI) -
con capitale a Salò col compito di garantire l'ordine nell' Italia
Settentrionale, ormai diventata, con l'impegno partigiano, tetro diretto degli
scontri tra i nazisti e le forze partigiane della Resistenza.
Nazione vinta e co-belligerante. La viltà manifestata dal re segna indelebilmente il
futuro dell'Italia nel dopoguerra, come dimostra subito l'atteggiamento degli
angloamericani di fronte all'inettitudine monarchica. All'indomani
dell'occupazione tedesca, sebbene il re, terrorizzato, prima di darsi alla vile
fuga, dichiari guerra alla Germania - come se potesse servire a riparare gli
enormi errori commessi - le forze alleate, inglesi e americani, non
concederanno lo status di alleato all'Italia che è indicata significativamente
come paese cobelligerante,
sottolineando la condizione subalterna rispetto alle altre nazioni. L'Italia è
ormai una nazione vinta, campo di battaglia nel quale si risolverà la II Guerra
Mondiale. Inesorabilmente, il comportamento italiano durante il fascismo prima,
e attraverso l'inetto re poi, ha segnato indelebilmente l'autonomia italiana. I
principi di autodeterminazione dei popoli, sbandierati dagli alleati, come
orizzonte verso il quale indirizzare il dopoguerra, rimane ovviamente una pure
bandiera, tanto che proprio sul finire della guerra, con gli accordi di Yalta,
Stati Uniti e Unione Sovietica, applicando il principio del cuius regio et religio si spartiranno
l'Europa sulla base delle conquiste dei rispettivi eserciti. L'Italia, liberata
dagli americani, subirà questa divisione che influenzerà per cinquant'anni
tutta la politica interna italiana. Nell'immediato, gli accordi di Yalta
avranno come conseguenza una prima rottura nel CLN nel cui interno si
scontreranno le forze che si richiamano ai principi socialisti - PCI, PSI - e
quelle filoamericane - Dc su tutte.
CLN. IL Comitato di Liberazione Nazionale è
composto da sei partiti : PCI, PSIUP, da, Dc, Democrazia del Lavoro, PLI. Già
dal governo Badoglio erano forti le tensioni tra la monarchia - che pretendeva
di gestire quanto rimane della nazione all'indomani della caduta del fascismo -
e i partiti antifascisti che, portatori legittimi di una opposizione ventennale
al regime cui la monarchia aveva permesso l'instaurazione, rifiutavano la
presenza monarchica.
L'8 Settembre
contribuisce a delegittimare definitivamente la monarchia agli occhi del CLN
che di principio rifiuta il giuramento di fedeltà al re. Il re della marcia su
Roma, del delitto Matteotti, della guerra fascista. Ma non tutti i partiti
ciellenisti attribuiscono lo stesso significato. L'estrema destra, PLI e
Democrazia del Lavoro, è per una successione dinastica a Vittorio Emanuele III
che salvi l'istituto monarchico, pilastro dell'ordine tradizionale. Comunisti,
socialisti e azionisti vogliono invece la caduta della monarchia, da sempre
antidemocratica e coagulo di forze reazionarie. I democristiani sembrano avere
una posizione neutra. Per quanto diviso a suo interno dalle notevoli
differenze di natura ideologica, la necessità di far fronte al comune nemico
nazista permette un percorso unitario.
La prima vera
verifica della politica unitaria degli antifascisti , si presenta però nel
momento in cui si tenta di affrontare la questione monarchica. Il
patteggiamento tra il re e il CLN si trascina fino al '44. E' l'intervento
risolutore di Togliatti che permette di uscire dall'empasse, riuscendo a
tessere un accordo mediante il quale la questione si risolverà nel dopoguerra -
con il referendum appunto.
Il primo governo antifascista. Con
l'accordo del '44 si realizza il primo governo antifascista, non ancora
legittimato dal popolo con vere e proprie elezioni, ma con il compito di
preparare il dopoguerra e la nascita della futura Repubblica Italiana.
Democrazia Cristiana.
(Alcide De Gasperi)
Destra DC: Fautori della continuità col prefascismo e coi
principi autoritari basati sul trinomio Dio, Patria, Famiglia. Spera
inizialmente nella soluzione autoritaria del re ma, caduta questa, accetta la
trasformazione democratica e la nuova società basata sull'egemonia cattolica,
guida degli italiani.
Centro DC: Stretto intorno a De Gasperi, è il ventre molle del partito, quello che
guida la DC. Antifascista e democratico, vede nei partiti la realizzazione
della democrazia. Netta è la volontà di rottura col passato fascista, e
prontamente raccoglie la sfida democratica lanciata dai partiti marxisti che
stanno allargando il loro consenso.
Sinistra DC: Cristiano-sociali e sindacalisti cattolici,
condividono l'impostazione di fondo di De Gasperi ( coi quali si alleano) ma
sono diverse le premesse culturali. La fede religiosa non innalza barricate.
Osteggiano quindi l'autoritarismo sostenuto dalla destra, il processo di ascesa
delle masse, che provengono da situazioni sociali di ingiustizia, miseria,
ignoranza, non può essere frenato. E' giusto che i cattolici si confrontino
apertamente con le sinistre marxiste su questo aspetto.
Alleanza Centro-Sinistra DC, in nome della rottura col
fascismo.
Partito pigliatutto (Catch-All
Party), connaturato interclassismo, denota l'assenza di un vero partito
borghese di massa.
Ricerca l'unità politica di tutti i cattolici. La Dc
E' il Partito Cattolico,mentre il PPI era un partito di cattolici.
A questo progetto però è necessaria la macchina della
Chiesa, che fornisce l'imprimatur alla DC che è preclusivo alla formazione di
altri partiti cattolici.
Partito Socialista Italiano.
(Pietro Nenni)
Si ricostruisce in Italia col nome di PSIUP nel '42,
fonde in sé tutte le attività clandestine disperse ai tempi delle leggi
speciali.
Si divide in tre aree: Riformisti, massimalisti e
fusionisti.
Riformisti. (Destra PSI). Guidata da Saragat, erede del
riformismo di Turati, vedono il patto d'unità coi comunisti come una
costrizione dovuta all'emergenza. L'ancoraggio all'Occidente democratico è
un presupposto intoccabile.
Massimalisti (Centro PSI). Guidato da
Nenni, ha come bagaglio dottrinario la democrazia, per i quali è diventata un
vincolo fondamentale dopo la parentesi fascista. Criticano il comunismo,
unanime a Stalin ma, diversamente dai riformisti non esasperano la critica al
comunismo. Il mito della Rivoluzione D'Ottobre, lo Stato della rivoluzione
proletaria baluardo contro il nazismo. L'alleanza coi comunisti è quindi
fisiologica.
Fusionisti (Sinistra PSI). Vogliono la fusione coi
comunisti per riparare alla Scissione di Livorno del '21, nel nome dell'Unità
della Sinistra.
Partito Comunista Italiano
(Palmiro Togliatti)
Prima col nome Partito Comunista d'Italia, nel 1944, con
la svolta di Salerno, Togliatti dà
l'avvio ad una profonda trasformazione della linea strategica del partito ed il
cambio del nome è significativo. Guardando già all'imminente dopoguerra e alla
divisione del mondo sancita a Yalta, Togliatti vuole trasformare il partito da
avanguardia rivoluzionaria a partito di integrazione di massa. Strategia della
democrazia progressiva e del Partito Nuovo, di fronte alla futura Italia
capitalista e occidentale.
Non esistono divisioni. Il centralismo democratico lo
vieta.