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La Legge, legalità e repressione penale
Il sorgere di una comunità comporta dei prezzi che l'uomo paga a livello di potere e a livello emotivo, la sua solitaria indipendenza viene scambiata con la reciproca dipendenza verso il prossimo ed ogni uomo in diversa misura a seconda della sua individualità, della sua specifica unicità , acquisisce i limiti e le direttive entro le quali si potrà muovere, impara i modelli appropriati di condotta, i metodi di relazione accettati e quelli rifiutati o stigmatizzati: questa fitta trama di modelli è prodotta socialmente e comunicata tramite segni linguistici e segni non linguistici.
Vorrei soffermarmi adesso, su come la società una volta costituitasi legittimi la propria esistenza formalizzando le regole che ne governano la costituzione.
Le società hanno le proprie leggi ed i propri codici, le proprie consuetudini ed i propri costumi; nelle società antecedenti alla nascita dello Stato moderno le agenzie sociali che promulgavano tali usi e costumi erano differenti e spesso in contrasto fra loro, ad esempio il diritto ecclesiastico concorreva con il diritto civile, questo sovrapporsi creava inevitabilmente dei vuoti di potere proprio a causa del convergere di differenti posizioni socialmente accettate sulla medesima situazione, "la giustizia penale è irregolare prima di tutto per la molteplicità delle istanze che sono incaricate di assicurarla, senza mai costituire una piramide unica e continua" ( Foucault, 1975, p. 86).
Lo Stato moderno sviluppatosi nell'Ottocento è considerato l'artefice di una nuova tecnica gestionale del potere, il potere statale diventa l'unica e sola autorità alla quale si è chiamati a sottostare, nell'esecuzione di tale potere acquista un' importanza fondamentale la centralizzazione statale delle informazioni riguardanti gli individui amministrati e soprattutto le regole comportamentali vengono formalizzate in un codice generale al di sotto del quale tutti siamo sottomessi, questo codice che uniforma diversi sorgenti di diritto è la legge dello Stato al quale apparteniamo. A differenza della pratica penale feudale che si basava ampiamente su fonti di diritto consuetudinario e tradizione orale, la legge penale moderna descrive con meticolosità le azioni classificate come reati e ne attribuisce altrettanto meticolosamente la punizione corrispettiva, essa deve essere " il monumento stabile del patto sociale" ( Foucault, 1975, p. 104), regolando il potere della società nei confronti dell'individuo ed i diritti dell'individuo nei confronti della società.
In contrapposizione al potere dispotico e arbitrario proprio di un sistema monarchico, la soluzione democratica vincola il proprio utilizzo del potere, della forza atta al mantenimento dell'ordine, a un complesso altamente formalizzato di regole, il sistema legale, stabilisce i confini entro il quale il potere può operare. Il sistema legale, declinato nel codice penale, può esigere un prezzo da ogni cittadino in base alla gravità della violazione da esso commessa, si trova a dover erogare sofferenza tramite un complesso sistema di pratiche altamente formali, "la legge impone che le pene siano eseguite nel rispetto delle garanzie legali, secondo schemi prefissati" ( Garland, 1990, p. 226). Il sistema legale è dunque una tutela per il cittadino rispetto alla divina sentenza pronunciata da un sovrano in uno stato monarchico, è un'organizzazione diversa della gestione del potere, basata più sull'efficienza nel punire che sulla spettacolarità della punizione stessa.
Lo Stato moderno, "nel linguaggio punitivo del XIX secolo lo Stato è rappresentato come l'incarnazione del contratto sociale, il detentore socialmente autorizzato di diritti e l'esecutore rispettoso di doveri in ottemperanza della legge" ( Garland, 1990, p. 309) nella sua configurazione post-industriale dunque, basato sulla democrazia capitalista e rappresentativa, ha il suo sistema legale e trae da esso la propria natura e giustificazione: lo Stato di Diritto, il sistema legale è la cristallizzazione dei rapporti di potere che si sono sviluppati, intrecciati e combattuti fino a trovare appunto una formalizzazione nel codice scritto, dalla concessione di Hammurabi al sistema legale odierno si nota come il modo di amministrare una società si sia evoluto e differenziato a mano a mano che diversi strati della popolazione hanno acquisito o perduto potere.
La parte penale del sistema legale definisce quali comportamenti non sono accettati e quali sanzioni intercedano nel caso avvengano delle violazioni, stabilisce delle pratiche in base alle quali questi comportamenti giudicati devianti dalla norma saranno trattati e come e chi giudicherà tali infrazioni applicando il codice; potenzialmente chi giudica potrebbe avere un ruolo secondario rispetto al codice che applica se non fosse che proprio per evitare abusi di potere il codice è altamente formale, descrive casi astratti e non situazioni reali, dunque è necessario un giudice che interpreti e regoli l'irrogazione delle pene secondo i canoni concreti della vita.
Il problema è che il codice penale non rappresenta le necessità di tutti i gruppi sociali e tanto meno rappresenta le opinioni di tutti i gruppi sociali in merito a come debba essere amministrata la società, esso rappresenta l'interpretazione che le élite dominanti (nel caso contemporaneo l'ideologia borghese) hanno dato della realtà, rappresenta inevitabilmente la loro realtà e ad essa il resto della società è chiamata a conformarsi. Questa precisazione per chiarire che il diritto di punire e le modalità tramite le quali questo diritto è espresso non debba essere inteso come scontato e statico ma come prodotto sociale costituitosi nella storia. La formalità della legge infatti si riserva una propria dimensione egalitaria e democratica in riferimento agli individui dei quali regola le azioni, questa formalità viene però applicata ad una società dove i rapporti di potere, e la disuguaglianza economica si riservano un'influenza fondamentale sulle sorti degli individui, a titolo di esempio vorrei citare le parole di Pavarini e Melossi in merito alla comparazione effettuata tra la penalità moderna e l'ideologia borghese su cui si basa: " nella pena carceraria - quale microcosmo- ritroviamo, quindi, riflessa la contraddizione centrale dell'universo borghese: la forma giuridica generale che garantisce un sistema di diritti egualitari viene neutralizzata da uno spesso reticolo di poteri non egualitari, capaci di riproporre quelle dissimmetrie politico- socio- economiche negatrici degli stessi rapporti formalmente paritetici sorti dalla natura ( contrattuale) del diritto."( Pavarini e Melossi, 1982, p. 244).
Il fatto che la società necessiti di un campo di applicazioni penali può essere interpretato sotto due ottiche differenti, infatti le istanze punitive agiscono direttamente sulle persone che violano le norme sociali formalizzate nel codice imprigionandole, o tenendole sotto controllo e agiscono indirettamente sul restante corpo sociale, sulle persone libere alle quali tramite i suoi simboli la società chiede di conformarsi, nel senso di agire sotto l'ottica proposta dalla voce ufficiale del potere[3].
Siccome la nostra conoscenza della realtà deriva dalle nostre esperienze quotidiane, dal flusso ininterrotto di interazioni fra pratiche discorsive e testuali e fra pratiche intertestuali rispetto alle quali ci conformiamo, la Legge si pone come il discorso ufficiale e supremo, come l'interpretazione gerarchicamente più importante e tende in questo modo data la sua indiscussa superiorità normativa a convogliare le nostre azioni al suo riguardo, "la retorica ( penale) rappresenta sempre un tentativo di persuadere, di creare modelli di identificazione e di incidere sugli atteggiamenti e sulle azioni di coloro ai quali si rivolge" ( Garland, 1990, p. 303). In una parola la Legge emana un potere conformista, esprimendo statuariamente la normalità sanziona chi non si adegua, il potere normalizzatore è uno degli strumenti principali che la società adopera per rafforzare il suo predominio agendo come una forza centripeta per livellare i conflitti sulle proprie forme e strutture.
" In ognuna delle nostre coscienze vi sono due coscienze: l'una comune a noi e a tutto il gruppo al quale apparteniamo, non si identifica quindi con noi stessi, ma è la società in quanto vive ed agisce in noi; l'altra non rappresenta invece che noi in ciò che abbiamo di personale e di distinto, in ciò che fa di noi un individuo." Durkheim, 1902, p. 144.
" La punizione cessa a poco a poco di essere uno spettacolo. E tutto ciò che poteva comportare di esibizione si troverà ormai ad essere segnato da un indice negativo[ .] la punizione tenderà a divenire la parte più nascosta del processo penale[.] essa lascia il campo della percezione quotidiana, per entrare in quello della coscienza astratta: la sua efficacia deve derivare dalla sua fatalità, non dalla sua intensità visibile." Foucault "Sorvegliare e punire", 1975, p.11.
"i segni e i simboli penali sono una componente di quel discorso autoritativo e istituzionale che tenta di organizzare i nostri giudizi morali e politici e di educare i nostri affetti e le nostre sensibilità
.[ .].Attraverso i giudizi, le condanne e le classificazioni, insegnano(persuadendoci) come giudicare, condannare e classificare e offrono linguaggi e terminologie grazie ai quali possiamo svolgere tali attività Garland. " Pena e società moderna. Uno studio di teoria sociale." , 1990, p. 310.
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