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La Corte Costituzionale
La costituzione italiana è una costituzione rigida. Ciò significa che essa è posta al di sopra di tutti gli atti normativi dello stato e delle leggi del parlamento.
Per garantire che la Costituzione sia effettivamente rispettata dai massimi poteri pubblici occorre che esista un potere al loro superiore. Tale potere è affidata alla corte costituzionale.
La corte costituzionale è composta da 15 giudici costituzionali che durano in carica 9 anni e non sono rieleggibili:
Cinque giudici sono nominati dal presidente della repubblica
Cinque giudici sono eletti dal presidente in seduta comune con una maggioranza ampia allo scopo di garantire che i suoi nomi dei giudici da eleggere si realizzino un ampio consenso anche da parte dell'opposizione.
Cinque giudici sono eletti dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa: tre dalla corte della cassazione, uno dal consiglio di stato e uno dalla corte dei conti.
Il rinnovo della corte non avviene mai globalmente: quando scade il mandato di un singolo giudice, viene subito nominato il successore. Questo sistema assicura continuità all'indirizzo della corte.
La corte elegge al suo interno un presidente che resta in carica tre anni ed è rieleggibile. La corte costituzionale ha la sede a Roma pressi il "Palazzo della Consulta".
Le decisioni della corte vengono prese sotto forma di sentenze, che vengono pubblicate sulla Gazzetta ufficiale: esse non sono mai impugnabili, cioè una volta pronunciate esse sono definitive e non è possibile proporre contro di esse alcun appello né ricorso.
La funzione più importante della corte costituzionale è quella di giudicare le leggi e di annullare quelle leggi che risultino in contrasto con la Costituzione.
Possono essere sottoposte al giudizio della corte costituzionale:
Le leggi dello stato, approvate al parlamento;
Gli atti aventi forza di legge dello stato, ossia i decreti-legge e i decreti legislativi del governo;
Le leggi regionali.
La corte costituzionale non può iniziare il giudizio su una legge di propria iniziativa, ma solo in seguito a una richiesta che venga rivolta all'esterno.
La via incidentale. I cittadini non possono rivolgersi direttamente alla corte, ma soltanto quando si svolge un processo di qualsiasi tipo, in cui debba essere applicata la legge di cui si sospetta l'incostituzionalità.
Il giudice di quel processo, se ritiene, che la questione è rilevante per il processo che si sta svolgendo presso di lui, e se non è manifestamente infondata, sospende il processo e invia la richiesta alla corte costituzionale.
Questa via e chiamata incidente perché si apre nel corso di un processo. L'intervento del giudice funziona da filtro: ha cioè lo scopo do evitare che arrivino alla Corte richieste dotate di scarso fondamento. Questa scelta di procedura comporta due conseguenze:
le leggi entrano in vigore una volta approvate dal parlamento senza controllo preventivo da parte della corte.
finché non si apre un processo che abbia come oggetto una determinata legge, quella legge non può essere sottoposta al giudizio della corte.
La via principale. La possibilità di rivolgersi direttamente alla corte è riservata esclusivamente:
allo stato contro le leggi delle regioni;
alle regioni contro le leggi dello stato o di altre regioni.
Il giudizio. Una volta che la questione di costituzionalità è stata sollevata davanti alla corte si apre il giudizio presso la corte stessa. La questione viene discussa in un'udienza pubblica; quindi la corte si ritira in camera di consiglio e delibera la sentenza.
La sentenza. Nella sua decisione la corte ha due possibilità: o accoglie la richiesta di incostituzionalità sollevata (sentenza di accoglimento) oppure la respinge (sentenza di rigetto).
Con la sentenza di accoglimento la corte dichiara che la disposizione de legge è costituzionalmente illegittima. L'effetto immediato di tale sentenza è quello di annullare tale disposizione di legge: dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta ufficiale essa non può più avere applicazione.
Con la sentenza di rigetto la corte dichiara che la disposizione di legge non è contraria alla Costituzione. La disposizione di legge rimane in vigore.
Alla corte costituzionale competono altre funzioni:
Il giudizio sui conflitti
Il giudizio sull' ammissibilità dei referendum
Il giudizio selle accuse contro il presidente della repubblica.
Gli stati democratici sono basati sull'esistenza di una purità di poteri o di autorità.E' quindi del tutto prevedibile che possono aprirsi conflitti di competenza tra essi.
La corte può giudicare tre tipi di conflitti:
I conflitti tra i poteri dello stato (ossia: tra il parlamento, governo, presidente della repubblica, giudici);
Conflitti tra lo stato e le regioni;
I conflitti tra le regioni.
Ogni richiesta di referendum abrogativo, dopo la raccolta delle 500.500 firme, deve passare al vaglio della corte costituzionale la quale deve valutare se la legge, non rientri in quelle categorie di leggi che la costituzione dichiara non supponibili al referendum:
La corte costituzionale svolge un ruolo di massima importanza. E' infatti in grado di pronunciare le sue sentenze entro 6-8 mesi dalla richiesta: fornisce quindi una risposta particolarmente rapida.
Non c'è legge di una certa importanza che non venga sottoposta al giudizio di costituzionalità. La corte svolge quindi un continuo controllo sulle scelte del legislatore.
Nel compiere questa operazione la corte deve interpretare le norme costituzionali, ossia stabilire il loro significato on relazione a specifici casi.
La corte costituzionale, dopo aver preso in esame decine di casi, è giunta a una conclusione: non tutti i trattamenti differenziati sono da considerare contrari alla Costituzione, ma solo quelli irragionevoli. In questo modo la corte è giunta a formulare un principio della massima importanza: quello della ragionevolezza delle leggi.
L'insieme delle interpretazioni fornite dalla corte nelle sue sentenze costituisce la giurisprudenza della corte.
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