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Da un lato vi è la comunità dove i legami sociali sono molto forti, la conoscenza reciproca profonda e le relazioni interpersonali agiscono all'interno di un contesto condiviso di modelli comportamentali e pratiche sociali accettate come unitarie e non problematiche, dall'altro lato troviamo la società intesa come una congregazione più eterogenea dove la condivisione di significati è più problematica proprio per la differenziazione sociale presente fra i consociati che vivono all'interno di un contesto di dipendenza reciproca e di relativa superficialità relazionale.
Come Tonnies anche Durkheim si sofferma nella descrizione del diverso tipo di integrazione che sottende a diverse tipi sociali, da un lato la solidarietà meccanica delle società più primitive dove il livello di autonomia dell'individuo nei confronti della comunità è minimo e vige un alto livello di uniformità, e dall'altro la solidarietà organica delle società più differenziate, nelle quali il singolo gode di maggiore autonomia rispetto al tutto, "il giogo che subiamo è ben meno pesante di quello che la società ci impone quando grava tutta intera su di noi e lascia un margine ben più grande al libero gioco della nostra iniziativa" ( Durkheim, 1902, p. 145).
A seconda della tipologia sociale con la quale ci si confronta si capisce che i meccanismi che regolano le esperienze sociali nella vita comunitaria siano differenti in base al grado di integrazione che devono supportare e al grado di integrazione effettivo, dove per integrazione intendo condivisione e assunzione di valori, significati e pratiche rituali .
Per quel che riguarda il controllo sociale come meccanismo regolatore delle condotte dei consociati, esso viene appreso e prodotto in differenti situazioni, viene accettato dall'individuo con differenti modalità e agisce tramite differenti istanze sociali, a volte si tratta di regolazione spontanea e informale, a volte i meccanismi sono più formalizzati e provengono dalle sfere direttive della società, comunque sia, il processo tramite il quale la società socializza, indottrina e irreggimenta gli individui in modo che essi acquisiscano conoscenza, abilità e disposizioni che gli permettano di partecipare nella vita sociale come membri effettivi può essere considerato un continuum pervasivo di pratiche e narrazioni istituzionali, formali ed informali.10
La prima forma di controllo sociale è dunque quella che l'uomo introietta dentro se stesso, "obbedienza o conformità nascono da una morale internalizzata che trascende i sentimenti personali dell'individuo." (Gresham Sykes, in " Society of captives", 1958, p. 47, traduzione mia), è il limite che egli si pone a prescindere dal suo agire, sono le regole principali della convivenza sociale che egli apprende nei primi passi all'interno del campo sociale a lui più prossimo, il campo familiare. Ricordo che è l'autorità paterna spesso sentita come oppressiva ed arbitraria che formula i primi divieti, delinea le condotte considerate degradanti e sconsigliate o quelle considerate degne e meritevoli di gratificazione, queste ultime che vengano assunte come un punto di partenza, come chiave di successo e identificazione nel gruppo o come cuneo di dissenso e distanza. L'auto inibizione e il primo freno all'agire, è la morale sociale introiettata e resa propria, morale che sarà riprodotta in seguito nei termini personali che acquista ogniqualvolta l'individuo negozia le proprie tendenze individualistiche con le ingerenze uniformanti della società.
A seguito di questo primo meccanismo regolatore appreso all'interno della famiglia e che potrebbe essere definito un freno a prescindere che regola all'interno dell'individuo la programmazione della condotta entro certi limiti ben definiti, vi sono altri meccanismi di regolazione e controllo successivi all'autoregolazione.
La socializzazione del periodo scolastico è un'altra istanza che aiuta a corroborare le imposizioni acquisite dall'autorità familiare a renderle più coscienti e lineari e a inserirle in un sistema più complesso di pratiche sociali, durante l'interazione con individui a lui pari l'individuo attinge da altre esperienze della realtà sociale, confronta la propria condotta con quella altrui seleziona esperienze e interpretazioni della realtà a scapito di altre e sotto l'autorità scolastica prosegue il suo cammino verso la consapevolezza del proprio rapporto con la società, di quel che la società si aspetta da lui e di ciò che gli offre di conseguenza.
A differenza del nucleo familiare che provvede a fornire le direttive basilari minime per raccapezzarsi nella società attraverso un processo protettivo e educativo atto a inscrivere le azioni dell'individuo entro un sistema di segni che prima di essere accettato deve essere individuato, la scuola crea con le sue gerarchie, regole, orari, punizioni, minacce e ricatti un surrogato della società in generale ed insegna al bambino cosa la società si aspetta da lui, come si deve relazionarsi ai propri simili e superiori, competitività rispetto ai primi instillata dal sistema di votazione e dalla classificazione meritoria che insegna al bambino a misurarsi in base a canoni esterni ed estranei fino a quel momento differenziandosi dai suoi compagni in base al merito individuale e subordinazione totale rispetto ai secondi portatori di un sapere necessario e indiscutibile.
Scuola e famiglia sono i primi gradini che mettono gli individui al corrente di ciò che li circonda, a seconda di come la persona accoglie i comandamenti della società troverà diverse strade da percorre alcune saranno facilitate e altre precluse, in questo senso queste due istituzioni costituiscono il primo nucleo fra tutte le istituzioni volte al controllo sociale infatti formano la base, l'essenza sopra la quale si innestano altri meccanismi più specificamente intrusivi della sfera delle libertà personali dell'individuo, sono il sine qua non delle successive tecniche di controllo.
Vorrei inoltre soffermarmi sul carattere pervasivo e coercitivo delle istituzioni che procrastinano il controllo sociale instillando negli individui il senso della disciplina, il rispetto per il superiore e tutti i modelli di condotta propri della società tardo capitalista. Infatti sin dal momento in cui il bambino si distacca dalla famiglia è obbligato a frequentare le istituzioni statali scolastiche che insegnano l'educazione su due differenti livelli, quello esplicito della lezione per il giorno dopo e quello più sotterraneo che mira a perseverare i valori della società, a diffondere il valore della competizione e la subordinazione passiva verso i delegati del potere.
Il controllo sociale è esercitato dunque in due modi, il controllo informale fornito dall'autocontrollo comunitario somma delle regole interiorizzate da ogni componente del gruppo ed il controllo formale, la Legge, ed i suoi apparati ancillari: l'apparato poliziesco e le istituzioni assistenziali che monitorano le persone che assistono. Vorrei sottolineare come questi controlli informali, lo spirito comunitario, la scuola e la famiglia si siano comunque notevolmente indeboliti a causa delle tendenze disgreganti della società contemporanea che analizzerò più dettagliatamente nel prossimo paragrafo, e ad essi ed alle situazioni prodotte dall'avvento della tarda modernità (Garland, 2001, p. 160), si sia venuta ad affiancare una legislazione penale più severa e repressiva verso certe categorie di criminali diventate capro espiatorio.
Lo Stato e la sua legge dirigono dall'alto la vita dei cittadini, mentre al consorzio civile resta la possibilità di autogestire i propri conflitti prima che essi entrino in contatto con le istituzioni statali.
La realtà sociale è dunque costituita da una serie di discorsi e narrazioni interrelate gerarchicamente tra loro, alla base vi è la coscienza individuale che tutti gli stimoli negozia e interpreta mentre all'estremo troviamo le narrazioni ufficiali prodotte e confezionate unilateralmente dagli apparati statali, a partire dalla scuola, dal complesso sistema mass- mediatico e dalla sfera legislativa che regola le condotte dei cittadini indirizzandole verso ciò che è ritenuto e formalizzato come accettabile e punendo chi non si conforma a questa sovrana interpretazione.
"Sia la socializzazione primaria che secondaria hanno luogo in un contesto sociale, ma la prima ha luogo maggiormente nella famiglia e la seconda nelle organizzazioni formali. L'industrializzazione non ha portato solo alla creazione di organizzazioni che producono beni,(.), ma anche all'emergere di organizzazioni per " produrre esseri umani" (istituzioni per il cambiamento dell'individuo), come le scuole, le università, gli ospedali e le prigioni". Ulla Bondeson, Prisoners in prison societies ,1989, p.19
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