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Leggi anche appunti:La domandaLA DOMANDA 1) Tipo di analisi Un qualsiasi sistema Analisi dello stato attuale - territorio e viabilitàANALISI DELLO STATO ATTUALE Territorio e viabilità 1.1 |
Tipo di analisi
Un qualsiasi sistema economico può venir osservato nel suo operare da due punti di vista: dal punto di vista della domanda e dal punto di vista dell'offerta. I due aspetti si influenzano e si determinano reciprocamente, e sono due aspetti della stessa realtà.
La popolazione
Prima del secolo XVIII la popolazione europea rimase relativamente scarsa. Per lunghi periodi non crebbe e quando crebbe il tasso di aumento fu sempre molto basso. Quanto alle città, ben poche riuscirono mai a superare i 100.000 abitanti. Quando una città raggiungeva i 50.000 abitanti era considerata una metropoli.
Se una popolazione non aumenta o aumenta di poco, in mancanza di notevoli movimenti migratori, la cosa può dipendere o da una bassa fertilità o da un'alta mortalità.
Se nel periodo 1000-1700 i totali di popolazione europea restarono bassi, ciò fu dovuto non tanto a una bassa fertilità quanto al prevalere di un'alta mortalità.
Bisogna distinguere tra mortalità ordinaria e mortalità catastrofica, ovvero la mortalità prevalente in anni normali, privi cioè di eventi calamitosi quali guerre, carestie, epidemie e disastri del genere, e la mortalità degli anni calamitosi, che di regola superava di gran lunga i correnti livelli di natalità. Negli anni di mortalità ordinaria il bilancio naturale della popolazione era frequentemente positivo, mentre negli anni di mortalità catastrofica il bilancio naturale della popolazione era sempre e largamente negativo.
Bisogni e desideri
La quantità e la qualità dei bisogni di una società dipendono:
a) dal totale della popolazione;
b) dalla struttura di tale popolazione per età, sesso e professione;
c) da fattori geo-fisici;
d) da fattori socio-culturali.
Bisogna distinguere tra bisogni effettivi e desideri. Gli economisti anglosassoni nell'analisi della domanda fanno sempre riferimento ai <<wants>> e ai <<needs>>. Per il mercato quel che conta non è il <<bisogno>> obiettivo - che del resto nessuno è in grado di precisare se non ai livelli minimi di sussistenza - quanto il <<desiderio>> così come viene espresso.
Praticamente i nostri <<bisogni>> (desideri) sono illimitati, e dobbiamo quindi dare un ordine di priorità ai nostri desideri e decidere quali cercare di soddisfare e quali sacrificare.
La scelta viene fatta da società e da individui non solo in base a considerazioni economiche, ma anche in base ad elementi politici, religiosi, etici, sociali e di costume.
Domanda effettiva
I <<bisogni>> sono una cosa. La domanda effettiva è un'altra.
Per contare sul mercato, il <<bisogno>> deve essere sorretto da potere di acquisto, che è fornito dal reddito corrente e dal reddito cumulato (patrimonio).
Il livello e la struttura della domanda effettiva sono determinati da:
a) livello del reddito corrente e cumulato;
b) sua distribuzione;
c) livello e struttura dei prezzi.
La massa di redditi viene normalmente distinta in tre grosse categorie e cioè:
a) salari;
b) profitti e interessi;
c) rendite.
Salari, rendite, interessi e profitti sono redditi che forniscono potere d'acquisto ai percettori dei redditi stessi i quali possono così esprimere sul mercato sotto forma di domanda effettiva i propri <<bisogni>>. Chi percepisce il reddito lo spende non solo per sé ma anche per coloro che egli mantiene. Il suo reddito serve quindi ad esprimere sotto forma di domanda effettiva non solo i suoi <<bisogni>> ma anche quelli dei suoi familiari. In termini macro-economici ciò significa che il reddito della <<popolazione attiva>> serve a tradurre in domanda effettiva i <<bisogni>> della popolazione totale (popolazione attiva + popolazione dipendente).
Nell'Europa pre-industriale, la distribuzione del reddito e della ricchezza era sempre fortemente inegualitaria.
La partecipazione di una persona e/o del suo capitale al processo produttivo dà luogo a una formazione di reddito. Ma il reddito non solo può essere formato: può anche essere trasferito. Possiamo distinguere i trasferimenti in due grandi categorie:
a) trasferimenti volontari;
b) trasferimenti coatti.
I casi più comuni di trasferimento volontario di reddito (o di ricchezza) sono la carità e la donazione, ma nell'Europa pre-industriale ebbero notevole importanza anche le costituzioni di dote e il gioco. Una forma comune di trasferimento coatto di reddito è l'imposizione fiscale, ma sono trasferimenti coatti anche il saccheggio, il bottino di guerra, il riscatto imposto per la liberazione di prigionieri e il comune latrocinio.
I trasferimenti di reddito o ricchezza, volontari o coatti che siano, significano ridistribuzione.
La carità opera in genere nel senso di favorire una distribuzione meno inegualitaria del reddito e/o della ricchezza. Nell'Europa del Medioevo e della Rinascenza però ogni donativo alla Chiesa era considerato carità; nella misura in cui tale donativo veniva trattenuto dalla Chiesa e non distribuito tra i poveri, la <<carità>> favoriva la concentrazione della ricchezza e del reddito (in tal caso nelle mani della Chiesa) anziché una più egualitaria ridistribuzione degli stessi.
Similmente l'imposizione fiscale, nella misura in cui i proventi di essa erano usati per mantenere ospedali cittadini, per pagare maestri comunali o medici, per finanziare distribuzioni gratuite di alimenti ai poveri, produceva una distribuzione più egualitaria del reddito; ma se era usata per concentrare nelle mani del principe una più larga quota delle risorse disponibili, il prelievo agiva nel senso di una maggior concentrazione della ricchezza anziché nel senso di una distribuzione più egualitaria.
Tipi di domanda
La domanda globale effettiva può essere distinta in:
a) domanda di beni di consumo;
b) domanda di servizi;
c) domanda di beni capitali.
Ciascun gruppo a, b, c, può essere suddiviso nei tre seguenti sottogruppi:
I. domanda interna privata;
II. domanda interna pubblica;
III. domanda estera.
Domanda privata
Più basso è il reddito disponibile, più è alta la percentuale di esso che viene assorbita dai consumi di cosiddetta <<prima necessità>>.
Secondo la legge di Engel, la percentuale della spesa in conto alimentazione sul totale della spesa aumenta quando il reddito diminuisce e diminuisce quando il reddito aumenta.
Nell'Europa pre-industriale la gente comune spendeva per il vitto circa l'80% del reddito familiare, mentre ai contadini non bastava il 100% del loro reddito per alimentarsi e per questo il contadino doveva mettere al lavoro anche moglie e figli.
Se una miserabile alimentazione assorbiva l'80% del reddito, ciò vuol dire che alla massa della gente poco restava da spendere per il resto: comprarsi un abito o un panno per farsi un abito rimase un lusso che la gente comune poteva permettersi poche volte nel corso di una vita.
Per quanto riguarda le classi agiate invece, per il Cinque e Seicento, un'ipotesi non assurda potrebbe essere quella di una spesa per il vitto che rappresentasse per i ricchi dal 20 al 30% e per i benestanti dal 30 al 50%. Ma il 20-50% speso per l'alimentazione dai ricchi e dai benestanti si riferisce solo al totale di spesa in conto consumi, mentre per la massa della gente reddito e consumo quasi coincidevano (rappresentando il risparmio ben poca cosa).
La domanda dei servizi delle classi agiate era quanto mai varia e includeva:
a) domanda di servizi legali e notarili;
b) domanda di istruzione per i figli;
c) domanda di servizi religiosi;
d) domanda di servizi vari per la manutenzione o l'abbellimento artistico degli edifici d'abitazione;
e) nel caso dei ceti nobiliari, domanda di servizi in relazione a vari tipi di divertimento (musici, poeti, buffoni.);
f) domanda di servizi medici.
Comunque, dato che le condizioni tecnologiche di base non permettevano di offrire al consumatore tutta quella varietà di beni e servizi cui siamo abituati oggi nelle società industriali, anche per i ricchi dell'Europa pre-industriale cibo, vestiario e abitazione rappresentavano i maggiori capitoli di spesa. La differenza tra il ricco e il povero consisteva nel fatto che il ricco poteva spendere liberamente per tutti e tre i capitoli di spesa, mentre l'uomo comune aveva appena di che mangiare.
Il reddito che non viene impiegato nell'acquisto di beni di consumo e servizi è risparmiato. Il risparmio è funzione:
a) di un complesso di elementi psicologici e socio-culturali;
b) del livello del reddito;
c) della distribuzione del reddito.
Per quanto riguarda quest'ultima, bisogna dire che in una società essenzialmente povera dove manchino strumenti correttivi adeguati (imposizione fiscale e/o razionamento), una forte concentrazione della ricchezza è in effetti la condizione indispensabile per la formazione del risparmio. Se il reddito fosse stato suddiviso in maniera egualitaria, nessuna famiglia sarebbe stata in grado di risparmiare e il risparmio nazionale si sarebbe praticamente ridotto a zero.
Il reddito viene speso per l'acquisto di beni e servizi; a sua volta la spesa viene a formare il nuovo reddito sotto forma di salari, profitti, rendite e interessi di coloro che producono i beni e i servizi venduti, e vi è quindi un circolo formato da un flusso reddito-spesa-reddito.
Per evitare che questo flusso subisca una contrazione, il risparmio deve trasformarsi in investimento, garantendo così che la spesa globale non si contragga e non si contragga quindi il reddito da esso determinato.
Questo concetto viene normalmente espresso con le equazioni:
Y = C + S
S = I
C + I = Y
in cui Y sta per reddito, C per consumo, S per risparmio e I per investimenti.
La fragilità del sistema consiste nel fatto che
a) non esiste ragione a priori per cui il risparmio S debba necessariamente trasformarsi in investimento I;
b) la qual cosa è soprattutto aggravata dal fatto che mentre chi spende C sono le stesse persone che percepiscono Y, le persone che producono e dispongono del risparmio S (cioè i risparmiatori) non sono necessariamente le stesse persone che usano del risparmio S per operare gli investimenti I (cioè gli imprenditori).
Il risparmio tesoreggiato, cioè non investito, può essere paragonato a una perdita o fuga che, nel flusso del reddito, causa una contrazione del flusso stesso. Il processo di tesoreggiamento non può durare a lungo in quanto deprimendo il reddito tende a ridurlo al punto in cui C = Y, dove cioè non è più possibile formazione di risparmio alcuno.
Il buon funzionamento di una economia richiede che vi sia a livello dei flussi di reddito una sufficiente formazione di risparmio che non rimanga tesoreggiato ma venga tradotto in beni capitali.
Domanda pubblica
Il livello e la struttura della domanda pubblica dipendono:
a) dal reddito del potere pubblico;
b) dai <<bisogni>> (desideri) del potere stesso e/o della comunità che esso controlla o rappresenta;
c) dalla struttura dei prezzi.
Per quanto riguarda il punto a, c'è da osservare che il potere pubblico può derivare il suo reddito
I. dal trasferimento coatto di reddito del settore privato mediante l'imposizione fiscale;
II. dal trasferimento di reddito e/o ricchezza mediante prestito pubblico (spesso coatto);
III. dall'eventuale sfruttamento economico di un eventuale patrimonio demaniale;
IV. dal <<signoraggio>> (prelievo fatto sulla monetazione).
Per quanto riguarda il punto b, i <<bisogni>> del potere pubblico erano determinati da:
a) guerra e difesa;
b) amministrazione civile;
c) la vita di corte;
d) la festività.
Nei Comuni dell'Italia e delle Fiandre, si riconobbe presto che taluni di quei bisogni che non potevano essere soddisfatti perché la gente non aveva il reddito necessario per tradurli in domanda effettiva erano indispensabili e non potevano essere ignorati. Per questo si giunse a stipendiare medici, chirurghi e maestri con il <<denaro del pubblico>> affinché qualsiasi malato, anche se povero, potesse ricevere le cure ritenute necessarie e affinché anche i figli della gente comune potessero andare a scuola.
Come nel settore privato, anche in quello pubblico una quota delle risorse disponibili era sempre impiegata nella costituzione e nel mantenimento di scorte alimentari; inoltre bisogna dire che la spesa pubblica si esprimeva anche in domanda di beni capitali, cioè in investimenti, come costruzioni di carattere militare o civile, o anche cannoni e navi da guerra.
Nell'Europa pre-industriale il grosso della spesa pubblica fu sempre assorbito da faccende militari.
Domanda della Chiesa
Il reddito della Chiesa derivava in parte dall'amministrazione del suo patrimonio e in parte da continui trasferimenti di ricchezza a suo favore. Tali trasferimenti erano in parte volontari, ma in parte anche coatti (decima).
La domanda globale effettiva della Chiesa era l'insieme di una particolare gamma di particolari domande del tipo più diverso. La domanda delle unità più povere era rivolta soprattutto al vitto e al vestiario e ripeteva il tipo di domanda dei ceti più umili; la domanda di vescovi, cardinali, monasteri ripeteva invece la struttura della domanda dei ceti laici benestanti. Il papato, infine, aveva una sua domanda che in tutto e per tutto ripeteva il classico tipo della domanda di una corte principesca.
Domanda estera
Ogni sistema economico ha una rete di scambi con altri sistemi economici. Gli scambi vertono su:
a) beni e servizi;
b) trasferimenti gratuiti di ricchezza;
c) movimento di capitali e di metalli preziosi.
Lo scambio dei beni e dei servizi è rappresentato dalle esportazioni che riflettono la domanda estera e dalle importazioni che sono determinate dalla domanda interna
Un modo per misurare l'importanza del commercio estero in una data economia è quello di sommare insieme i valori delle importazioni (M) e delle esportazioni (E) e rapportare il totale al prodotto lordo nazionale.
r = (E + M) / Y *
La percentuale risultante è influenzata dal volume e dal valore dell'import-export, ma anche dall'ampiezza geografica del Paese e dell'ammontare di popolazione del Paese stesso il cui peso si fa sentire nel denominatore (Y) del rapporto in questione.
Ad esempio, in questi ultimi anni il rapporto r fu di circa il 12% per gli USA e di circa il 160% per il Lussemburgo.
Verso la fine del Seicento, in Inghilterra, il totale delle esportazioni più le importazioni rapportato al prodotto nazionale rappresentava circa il 20%. Per <<Stati>> territorialmente più ridotti (es. Comune di Firenze, di Genova, o la Repubblica di Venezia) nei secoli XIII e XIV, il rapporto del commercio estero sul prodotto nazionale deve essersi avvicinato più al livello del Lussemburgo di oggi che a quello dell'Inghilterra della fine del Seicento.
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