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VENTI DI GUERRA
La Belle èpoque: 1890/1914 pag. 39
L'Europa borghese volle celebrare la nascita del Novecento con un'Esposizione universale, una mostra con tutte le meraviglie tecnologiche create dalla Seconda rivoluzione industriale, senza dimenticare i prodotti esotici. Il tapis roulant, le cento varietà di tè indiano, il fonografo e le prime confezioni di carne congelata. Nel 1896 ebbero luogo le prime Olimpiadi. Questo periodo, caratterizzato dall'atmosfera di frivolezza ed euforia è definito Belle èpoque, i bei tempi.
Il movimento operaio: pag. 39/40
La Belle èpoque fu veramente bella solo per una minoranza alto-borghese, una decina di nazioni sviluppate. Per la classe operaia rappresentò una fase di lotte durissime. Nel 1875 venne fondato il Partito socialdemocratico tedesco ispirato alla dottrina di Karl Marx. Nel 1889 nacque una nuova associazione, la Seconda Internazionale che era contro i nazionalismi e si proclamò pacifista. Essa diede ai partiti socialisti un programma minimo riassunto in 3 richieste: giornata lavorativa di 8 ore, suffragio universale maschile e istituzione della festa del Primo maggio.
La questione femminile: pag. 40/41
Tra Ottocento e Novecento si presentò la questione della lotta per la parità delle donne. Già dalla fine del settecento le donne avevano preso parte alle lotte politico-sociali. Ancora nell'Ottocento la disuguaglianza tra uomini e donne era evidente dato che queste ultime erano pressoché prive di diritti nella società. Il processo di industrializzazione contribuì a rimettere sul tappeto questo problema. In Italia le lotte ebbero come leader la dirigente socialista Anna Kuliscioff ma la questione femminile si impose a fatica. Sulle prime anche nei partiti socialisti vi furono difficoltà e incomprensioni verso le donne. Tra queste ultime gli obiettivi erano opposti: le donne borghesi aspiravano ad avere un'attività che le integrasse nel mondo esterno mentre le donne lavoratrici aspiravano al "ritorno nella casa" dedicandosi così ai figli e alle attività domestiche. I temi unificanti erano invece la tutela della maternità, abolire le barriere nel settore dell'istruzione e il diritto al voto.
Lo "spettro rosso" della Germania: pag. 41/42
In Germania l'industrializzazione era decollata, la produzione di carbone era aumentata e quella dell'acciaio era pari alla produzione di Gran Bretagna, Russia e Francia messe insieme.
Industriali, Junker e militari alla guida della Germania: pag. 42/43
Nell'impero tedesco si contrapponevano 2 gruppi d'interesse: gli Junker (grandi proprietari terrieri e gli industriali) e l'esercito che non era controllato dal parlamento. Il militarismo era divenuto una caratteristica nella nazione. Entrambi i gruppi sostenevano il colonialismo, la corsa agli armamenti e il razzismo che si stava diffondendo in Europa. Fino al 1890 le aspirazioni dei militari e del blocco junker-industriali erano state tenute sotto controllo da Bismarck ma in quell'anno però, il nuovo kaiser Guglielmo II licenziò il vecchio ministro ritenendolo troppo prudente. Da quel momento i due gruppi ebbero mano libera per svolgere una politica di potenza.
L'impero asburgico: un mosaico di nazioni: pag. 43
L'impero asburgico era lo stato più esteso ma anche più debole del continente. Quest'Impero non era una "nazione" ma un mosaico di nazioni con 9 etnie, 9 lingue principali e 5 religioni. L'imperatore Francesco Giuseppe aveva cercato di governarlo sperimentando tutti i possibili sistemi ma non era riuscito a far funzionare lo Stato. Nell'esercito era stato necessario codificare in un manuale il linguaggio da usare. Erano state distinte: la "lingue del comando" con parole chiave in tedesco per i comandi in battaglia; la "lingua di servizio" cioè un vocabolario misto di base da usare per i servizi quotidiani; la "lingua del reggimento" cioè la lingua madre o i dialetti. Colui che teneva unito l'impero era l'imperatore stesso.
Un impero vicino al collasso: pag. 44
Tra il 1861 e il 1870 l'impero asburgico aveva dovuto rinunciare al possesso del Lombardo-Veneto e al controllo sulla Confederazione germanica. Era stata costretta anche a concedere l'autonomia agli Ungheresi che restavano legati all'Austria. C'era anche il problema della Questione balcanica. Lungo le pendici dei Balcani, la catena montuosa che scende dall'Europa centro-orientale al Mare Mediterraneo attraversando la Grecia, si avevano le terre che avevano fatto parte dell'Impero turco che si erano poi liberate attraverso sanguinose rivolte che i Turchi avevano tentato di reprimere. In questa zona si era formato un mosaico di Stati e staterelli sottoposti ai Turchi ma amministrativamente all'Austria. Fra questi emergeva la Serbia che odiava l'Austria ed era legata alla Russia e aspirava a diventare "il Piemonte degli slavi del sud" cioè a unificare sotto di sé tutti i paesi balcanica con l'aiuto dei Russi. Questa aspirazione è chiamata panslavismo.
Una brutta situazione internazionale: pag. 44/45
Si iniziò il progetto di una "Grande Germania" che mise in stato d'allarme la Francia che viveva nel terrore di una nuova invasione. Le dichiarazioni di Guglielmo II diffusero tra i Francesi risentimento, odio e desiderio di vendetta. Ciò che preoccupava la Gran Bretagna era il potenziamento della flotta. Tensioni attraversarono tutta l'Europa: c'era rivalità commerciale; il liberismo era stato sostituito dal protezionismo; ognuno aveva rivendicazioni territoriali (la Francia pretendeva dalla Germania l'Alsazia-Lorena e l'Italia voleva strappare Trento e Trieste all'Austria); le guerre coloniali avevano creato una piccola assuefazione alla guerra. Le nazioni si divisero in due campi: da una parte Germania, Austria e Italia con la Triplice Alleanza e dall'altra parte Gran Bretagna, Francia e Russia con la Triplice Intesa. Questi due schieramenti aumentarono il clima di preoccupazione.
I piani di guerra: pag. 45/46
Gli Stati maggiori preparavano piani di guerra e tutti li basavano sulla formula di "guerra-lampo".
LA PRIMA GUERRA MONDIALE: pag. 47-59
Lo scoppio della guerra: pag. 47
Il 28 giugno 1914 uno studente serbo membro della "Mano nera", una società terroristica serba, sparò 2 colpi di pistola uccidendo l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria, e sua moglie a Sarajevo, capitale della Bosnia. Alla notizia l'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe si rifiutò di distinguere le responsabilità della società terroristica e quelle del governo serbo che ritenne responsabile a tutti gli effetti. Il kaiser Guglielmo II dichiarò guerra alla Serbia. Lo zar si sentì coinvolto ed ordinò la mobilitazione generale, cioè la chiamata alle armi. Anche il kaiser mobilitò le truppe, seguito dal presidente della Repubblica francese, che non poteva permettersi di avere un esercito in armi vicino ai propri confini. Il 2 agosto la Germania dichiarò guerra alla Russia e il 3 agosto alla Francia e al Belgio anche se quest'ultimo era neutrale. Il 4 agosto l'Inghilterra proclamò guerra alla Germania. Il 5 agosto 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale tra la Triplice Intesa (gli Alleati) e la Triplice Alleanza (gli Imperi Centrali). L'Italia si dichiarò neutrale.
L'illusione di una "guerra-lampo": pag. 47/48
Un'ondata di patriottismo stava invadendo l'Europa. Erano tutti convinti che questa sarebbe stata una guerra-lampo che di certo non è, è piuttosto una guerra di logoramento. A Natale la pace appariva sempre più lontana soprattutto sul fiume Marna dove si la battaglia tra Francia e Inghilterra contro Germania durò 6 giorni.
Il fronte occidentale: la guerra di trincea: pag. 49
Gli eserciti scavarono centinaia di chilometri di fossati nei quali si ripararono. In poche settimane il confine Francia-Germania fu solcato da questi scavi nei quali si andava all'assalto senza arrivare ad uno scontro finale. La guerra-lampo si trasformò in una guerra di trincea, una guerra difensiva. I giornali trasmettevano le notizie ai civili rimasti nelle città. Il numero quotidiano dei morti era altissimo.
Le nuove armi e l'uso dei gas alle origini del "grande macello": pag. 50
Gli eserciti iniziarono a dotarsi di armi sempre più letali: furono messe a punto le mitragliatrici e i primi carri armati. Nacque l'aviazione da guerra. La Germania aveva i primi sottomarini. L'introduzione di nuove armi avvenne in una guerra basata sulla fanteria. La Germania cominciò ad usare i gas. Uno di essi venne chiamato yprìte perché fece strage degli abitanti della città di Ypres, in Belgio dove lo aveva trasportato un vento che soffiò da ovest a est , dalle trincee tedesche a quelle anglo-francesi. Questo era un gas asfissiante, urticante e bruciava la pelle rendendo anche cieche le persone colpite. Morirono tutti. Anche gli anglo-francesi adottarono i gas e le maschere antigas. Tra i soldati del kaiser colpiti dal gas vi fu Adolf Hitler.
Il Fronte turco: pag. 51
Nell'autunno del 1914 era entrato in guerra anche l'impero turco-ottomano che si era schierato con Austria e Germania, perché nemico storico della Russia e perché tentava un'ultima azione per conservare i suoi territori medio-orientali, sui quali avevano messo gli occhi Francia e Gran Bretagna. Questi ultimi grazie al colonnello Lawrence d'Arabia riuscirono a sollevare contro i Turchi le tribù arabe. A esse promisero di creare una "Grande Arabia" che comprendesse tutti gli ex territori ottomani governata dalla dinastia hashemita. Gli arabi accettarono. Nel 1916 strinsero un patto segreto nel quale concordavano di spartirsi quei territori e di disporli a loro piacimento.
Il Fronte orientale: pag. 51
Il Fronte orientale si estendeva dal Mar Baltico alla Romania e opponeva l'esercito austro-ungarico, aiutato da quello tedesco, all'esercito russo. Qui si svolsero battaglie furiose: dopo aver invaso Polonia e Romania e facendo fallire il Blitzkrieg tedesco contro Parigi, toccò ai russi subire la controffensiva austro-tedesca. Alla fine del 1914 lo zar aveva sacrificato uomini e inflitto perdite al nemico. Dal 1915 finirono le armi e le munizioni , le industrie non riuscivano a far arrivare rifornimenti sufficienti. Tedeschi e Austriaci scatenarono una nuova offensiva. I soldati Russi si ridussero a procurarsi le armi sottraendole ai morti rimasti sul campo di battaglia. Caddero migliaia di soldati. Dal 1916 la situazione migliorò. Gli Alleati dell'Intesa inviarono armi dalla Scandinavia e dal Giappone e le industrie russe cominciarono a rifornire l'esercito. Il numero dei caduti però aveva raggiunto proporzioni apocalittiche.
L'Italia della neutralità al Patto segreto di Londra: pag. 52
Lo scoppio della guerra colse di sorpresa l'Italia la quale si dichiarò neutrale. L'intenzione era prendere tempo per valutare se entrare in guerra o no ed eventualmente con chi. Il re Vittorio Emanuele III, il presidente del Consiglio Salandra e il ministro degli esteri Sonnino erano decisi a prendere quest'occasione per completare l'Unità d'Italia. Le mancavano infatti il Trentino, l'Alto Adige, il Friuli, la Venezia Giulia con Trieste, la Dalmazia e l'Istria. Bisognava tener conto dell'opinione pubblica, della preparazione militare e delle concessioni che Austria e Germania erano disposte a fare. Le trattative con Berlino e Vienna iniziarono e furono lunghe. Il kaiser Guglielmo II premeva sull'imperatore Francesco Giuseppe perché assecondasse le richieste dell'Italia, ma lui concedeva Trieste e prometteva soltanto Trento e parte del Trentino. L'Austria riteneva irrilevante l'apporto del nostro esercito e lo accusava di volerla ricattare. Salandra e Sonnino si rivolsero allora a Londra e Parigi ottenendo così soddisfazione a tutte le loro richieste. Il 26 aprile 1915 siglarono il Patto di Londra, un patto segreto di cui il Parlamento venne tenuto all'oscuro perché formato da neutralisti.
Il dibattito tra neutralisti e interventisti e l'entrata in guerra: pag. 53/54
Tra i neutralisti c'erano: Giolitti e giolittiani perché giudicavano l'Italia ancora impreparata economicamente e militarmente; i cattolici perché invocavano i valori della pace; i socialisti che condannarono la guerra perché frutto del capitalismo e dell'imperialismo.
Tra gli interventisti c'erano: la stampa; Molti intellettuali; i futuristi amanti della "guerra purificatrice"; i nazionalisti; un gruppo di democratici; Benito Mussolini; gli industriali; i conservatori che vedevano nella guerra la possibilità di bloccare scioperi e disordini sociali.
Quando il Patto di Londra fu reso noto i deputati si trovarono in un dilemma: se votavano no facevano cadere il governo, se votavano si, dichiaravano di passare sopra la scorrettezza di Salandra e Sonnino. Presero la decisione peggiore: conferirono pieni poteri al governo e al re. Il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò guerra all'Austria.
Il Fronte italiano: pag. 54/55
L'esercito italiano fu posto agli ordini del generale Luigi Cadorna che ricevette il compito di entrare il più profondamente possibile in territorio austriaco. Cadorna aveva della guerra una visione arcaica ed elitaria. Le truppe furono schierate sul Fronte del Carso che si estendeva lungo le Alpi fino al Monte Grappa. Le truppe attestate lungo il fiume Isonzo e l'altopiano del Carso furono lanciate più volte contro gli austro-tedeschi ma non riuscirono ad avanzare. Anche il Fronte italiano si trasformò in una guerra di trincea. L'unico successo fu la conquista di Gorizia.
I Fronti interni e la pace separata della Russia: pag. 55/56
Sui fronti aumentavano le diserzioni e le automutilazioni per essere rimandati a casa. Dopo la battaglia di Verdun si ammutinarono 40000 soldati. La battaglia era durata 4 mesi e prese il nome dalla cittadina francese che ne uscì distrutta. Si risolse con la più tremenda carneficina cui si fosse assistito in uno spazio così limitato. Cadorna ordinò la decimazione di coloro che non volevano più combattere, fece fucilare un uomo ogni dieci a sorte. Nella città, gli operai, soffrivano perché tutto scarseggiava. I partiti socialisti tornarono a condannare la guerra e nel 1917 scoppiarono scioperi a Torino dove morirono 50 operai. In Italia una gravissima frattura divise le masse contadine, arruolati a forza, e il proletariato urbano, che non erano mandati al fronte. Nell'ottobre del 1917, sul Fronte interno russo, scoppiò una rivoluzione che portò all'uscita della Russia dal conflitto iniziando così le trattative di pace.
L'intervento degli Stati Uniti: pag. 56/57
I Tedeschi commisero alcuni errori politici tra i quali, accerchiare la Gran Bretagna con i loro sommergibili, per affondare le navi degli Stati Uniti che le portavano rifornimenti. Tra il 1914 e il 1917, nella Battaglia dell'Atlantico, i sommergibili mandarono a picco migliaia di navi, tra queste il Lusitania, mettendo l'Inghilterra in ginocchio, ma firmando anche la condanna della Germania. Gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Germania e nel 1918 sbarcarono in Europa. L'entrata in guerra degli S.U. fu dovuta anche alla necessità di ripristinare la libera circolazione delle merci tra America ed Europa, e quella di tipo morale, di far rispettare il diritto all'autodeterminazine dei popoli. Con l'intervento degli S.U. la guerra si estese al fronte del Pacifico, dove il Giappone aveva attaccato la Cina. Si trasformò definitivamente in guerra mondiale. Le grandi potenze colonialiste dovettero rimpiazzare i caduti arruolando truppe nelle colonie.
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