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Un crimine senza punizione: la tratta degli schiavi




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UN CRIMINE SENZA PUNIZIONE: LA TRATTA DEGLI SCHIAVI




CHE COS'E' LA SCHIAVITU':



Il lavoro forzato è esistito, sotto forme diverse, in tutta l'antichità. Ma l'istituzione schiavista che fa dello schiavo una mercanzia è stata inventata dalle città-stato greche.

La schiavitù consiste essenzialmente in un rapporto in cui una persona domina l'altra. Si basa sulla autorità di un padrone che impone la sua volontà con la forza o le minacce. Il sistema schiavista è stato creato e mantenuto con la violenza. Frustare gli schiavi non serviva solamente a infliggere loro una punizione ma era anche un modo per dominarli, impressionarli e ricordare la loro condizione di schiavitù. Essi erano tenuti isolati, senza alcuna alternativa se non una sottomissione, la fuga o la ribellione. Privato di qualsiasi diritto o titolo egli non possedeva più una famiglia né un nome.


Gli schiavi dell'Antichità, come quelli dei tempi moderni dovevano sottomettersi alle esigenze sessuali dei propri padroni. La prostituzione era soltanto uno degli aspetti di questi rapporti. Varie torture (cambiamento del nome, castighi corporali..) tendevano a degradare gli schiavi, a privarli della loro personalità e renderli diversi dagli altri esseri umani che non erano proprietà di nessuno. L'uomo libero è diverso dallo schiavo, osserva Demostene, per il fatto che quest'ultimo deve rispondere con il proprio corpo dei crimini commessi. Ciò che si ignora, tuttavia, è che la schiavitù dell'Antichità fu, di sicuro, meno crudele di quella dei piantatori delle Americhe, sulla quale hanno alimentato una vasta letteratura.








LE FASI STORICHE DELLA TRATTA DEGLI SCHIAVI:



La prima fase è quella delle razzie effettuate dai pirati. Mercanti, navigatori o pirati provenienti dall'Europa praticarono di propria iniziativa e a proprio rischio la caccia ai neri senza che le autorità governative dei loro paesi se ne immischiassero. In questo modo iniziò nel secolo XV la tratta degli schiavi e tale si mantenne durante tutta la sua prima fase di attuazione, cioè fino al 1580-90.


A partire dagli anni '80 del secolo XVI, con la comparsa di compagnie che monopolizzarono il commercio degli schiavi, comincio' una seconda fase che vide la nascita vera e propria della tratta. Da traffico semilegale, questa diventò attività onorevole e ufficialmente riconosciuta da re e governi. I metodi primitivi e rozzi dei pirati e degli avventurieri lasciarono il posto a sistemi di razzia perfettamente organizzati. Si crearono appositi eserciti e nacque una vera e propria rete di centri per gli scambi di schiavi.

Quanti uomini, donne e bambini lasciarono l'Africa nelle stive delle navi negriere?

Quanti prigionieri africani furono venduti nei mercati dei Caraibi e dell'America? Probabilmente decine e decine di milioni, noi comunque non potremo mai sapere il numero esatto.
























GLI ORRORI DELLA TRATTA DEGLI SCHIAVI:



Le disgraziate vittime della tratta degli schiavi passavano attraverso una catena di supplizi. Innanzitutto venivano catturate come bestie selvagge. Sfuggivano agli orrori di questa caccia solo gli Africani venduti come schiavi da un'altra tribù che li aveva presi in guerra. Dopo la catture, dovevano affrontare le sofferenze del lungo tragitto dall'interno del continente alla costa. Seguiva l'attesa del compratore nella "casa degli schiavi" del sensale, o della nave da trasporto; l'attesa durava settimane o anche mesi. La tappa seguente, la traversata sulle navi negriere verso la destinazione (in America, nelle isole della Giamaica o altrove), era quella più teribile. Dopo lo sbarco, seguiva generalmente l'attesa del giorno della vendita, poi la vendita stessa che, molto spesso, significava la divisione delle famiglie. Infine, dopo l'arrivo nella piantagione o nella casa del "proprietario", cominciava per lo sventurato schiavo un vita senza speranza: lavoro forzato, fame costante, percosse, umiliazioni, eterna paura del domani.


Harry Johnston, un "illuminato" colonizzatore e storico coloniale inglese, descrivendo le prime tappe di questo tragico "viaggio" ci racconta in A History of African by Alien Races:

"Durante il tragitto verso la costa, al collo degli schiavi venivano appese pesanti catene che si conficcavano nelle carni provocando piaghe purulenti. Gli schiavi marciavano stanchi per la fame e la fatica, non ricevevano acqua a sufficienza e rischiavano di morire per insolazione. Se si sdraiavano a terra per un breve riposo o se crollavano esausti, venivano fucilati sul posto, oppure uccisi a colpi di lancia (.) Ai bambini che la madre non riusciva a portare o che non erano in grado di seguire il loro lavoro veniva fracassata la testa. Numerosi schiavi, non potendo sopportare la separazione dal loro focolare e dai loro bambini, si suicidavano. Gli schiavi venivano bollati con un marchio, percossi e frustati senza ricevere ovviamente nessuna cura medica.

Tali erano le condizioni della marcia fino alle "case degli schiavi" o alle agenzie dei mercanti europei. Venivano poi gli orrori del viaggio per mare: va detto che le descrizioni più note dei trasporti si riferiscono quasi tutte a navi appartenenti a Inghilterra, Olanda, Spagna."

La descrizione di Johnston è tanto cruda quanto veritiera.








CARATTERE DELL'ATTIVITA' COLONIALE DEGLI EUROPEI:



Gli invasori europei si curarono solo di accumulare, saccheggiare ed esportare prodotti e manodopera. Per tre secoli l'attività "economica" dei capitalisti europei e americani in Africa si ridusse quasi esclusivamente al commercio, e in particolare a quello degli schiavi. Gli africani ridotti in schiavitù venivano sfruttati non nel loro paese, bensì nelle piantagioni coloniali di altre parti del mondo, in primo luogo delle Americhe. Fece eccezione a tale riguardo solo quella regione dell'Africa del sud (costa del Capo di Buona Speranza) dove già nella seconda metà del secolo XVII la compagnia olandese delle Indie Orientali aveva introdotto sistemi agricoli europei.

Il "commercio africano" nei secoli XVI-XVIII aveva il carattere di saccheggio diretto e indiretto. I commercianti europei e i loro agenti si impadronivano delle enormi ricchezze dei paesi da poco scoperti, mediante il  brigantaggio o attraverso il baratto.

In quest'epoca la spinta all'espansione verso l'interno del continente africano era ancora molto debole. I colonizzatori europei cercavano soltanto di stabilirsi saldamente sulle coste per organizzare da li il commercio degli schiavi. Fino al termine del secolo XVIII gli europei si limitarono così a occupare alcune piccole regioni del litorale per fondarvi le loro agenzie commerciali e le loro basi militari. Ciò spiega le scarse esplorazioni, in questo periodo, delle regioni interne del continente. Fino alla fine del secolo XVIII i viaggi verso il cuore dell'Africa furono molto rari.
























RAPPORTI TRA GLI OCCUPANTI E GLI AFRICANI:



I primi occupanti delle regioni costiere decimarono, catturarono, vendettero come schiavi o respinsero all'interno del continente le tribù africane incontrate sul loro cammino. Talvolta cercarono di mascherare le loro invasioni sotto forma di "trattati di pace" conclusi con i capitribù mediante regali insignificanti o servendosi dell'influenza dei missionari che aiutavano gli indigeni.

Un esempio significativo dei metodi impiegati dai primi occupanti europei per accaparrarsi i territori africani mediante trattati di pace si ha nell' "acquisto" della colonia del Capo da parte degli olandesi.

Tre secoli di saccheggio e di frodi da parte degli occupanti europei suscitarono tra le masse africane un odio profondo per gli aggressori stranieri, dando vita a un acceso spirito di ribellione e all'aspirazione a liberarsi da ogni legame con i colonizzatori.

Tali sentimenti si espressero sia in eroiche guerre di difesa che in violente azioni di protesta e di resistenza.




IL DECLINO DELLA TRATTA DEGLI SCHIAVI:



Un certo declino nella tratta degli schiavi si manifestò nella seconda metà del secolo XVIII. Con la nascita del capitalismo industriale, Inghilterra e poi negli stati dell'America del nord, cominciò a maturare l'idea di eliminare la tratta e la schiavitù nel suo insieme. La celebre decisioni sul caso del nero Somerset (nel 1772 una corte inghlese dichiarò che ogni schiavo giunto in territorio inglese diveniva libero) e la prima proposta per la soppressione della tratta, presentata al Parlamento inglese nel 1776, gettarono le basi del movimento abolizionista.

In America, la scarsa produttività del lavoro schiavistico, che frenava lo sviluppo del lavoro indusse alcuni stati ad adottare leggi che proibivano l'importazione di schiavi o addirittura abolivano la schiavitù (il Vermont nel 1777, la Virginia nel 1782), ma fino al 1789 questa svolta non ebbe conseguenze pratiche.










EMANCIPAZIONE O FUGA: solo così era possibile sfuggire alla schiavitù



L'emancipazione significava che gli schiavi non costituivano più una proprietà. Già nell'antica Grecia gli schiavi divennero residenti liberi senza obblighi politici, mentre a Roma acquistavano automaticamente la cittadinanza romana. Passavano così "dalla condizione di oggetto a quella di soggetto di diritto". Gli schiavi emancipati dell'Antichità potevano fondersi con il resto della popolazione nello spazio di una o due generazioni.

Non fu così per gli schiavi dei Caraibi e delle Americhe, per i quali il colore della pelle rappresentava il marchio della loro origine servile. Hilliard Auberteuil scriveva nel 1776: "A Santo Domingo, per la salvaguardia dei nostri interessi e per la sicurezza, mostriamo verso la razza negra un così grande disprezzo che chiunque discenda da essa resta segnato da un marchio indelebile".

La schiavitù nei Caraibi fu, infatti, qualcosa di più di un istituzione con le proprie leggi, i propri usi e i propri metodi di mantenere l'ordine. In realtà costituì un sistema assolutamente totalitario di sfruttamento economico, politico, sociale e sessuale, basato sulla forza, la violenza e il razzismo. Il rituale con cui gli schiavi erano integrati nel sistema doveva cancellare il loro passato, la loro cultura e distruggere la loro condizione di uomini liberi e membri della società. Solo il tentativo di fuga permetteva allo schiavo fuggiasco di riappropriarsi della sua identità di uomo, riprendendo il suo nome africano. Quale era la sorte degli schiavi fuggiaschi? Potevano imboscarsi e formare piccole bande che vivevano di brigantaggio. Nel corso della storia soltanto quattro rivolte di schiavi hanno assunto le proporzioni di vere e proprie guerre con la partecipazione di migliaia di uomini armati.



















SVILUPPO DEI POPOLI AFRICANI TRA IL XVI E IL XVIII SECOLO:



La fine del secolo XVIII segna la conclusione dell'epoca del commercio degli schiavi. I capitalisti europei e americani, i mercanti di schiavi inglesi, francesi, portoghesi, olandesi e altri accumularono ricchezze inestimabili grazie alle razzie, alla tratta e allo sfruttamento di milioni di africani. A quell'epoca tuttavia le colonie africane non rivestivano ancora alcun ruolo come fonti di prodotti alimentari e di materie prime industriali. Esse fornivano solo merci pregiate (avorio, spezie) e mezzi di arricchimento (oro, schiavi).


Per i popoli africani, il periodo della tratta degli schiavi significò, per alcuni lo sterminio, per altri l'allontanamento dalle loro terre, per altri ancora la perdita degli elementi migliori, per i rimanenti la degradazione dell'economia. La drastica riduzione di mano d'opera e l'obbligo diretto o indiretto di produrre merci richieste dai commercianti stranieri distolsero in grande misura le massi lavoratrici dell'Africa dalla produzione di quanto era loro necessario.


Tre secoli di continue sofferenze e incessanti lotte difensive contro gli occupanti stranieri svilupparono nelle tribù della costa africana spirito combattivo e una certa esperienza militare. Alla fine di questo periodo, agli insistenti tentativi di occupazione corrisposero l'odio dei popoli africani nei confronti degli usurpatori europei e l'intensificarsi della resistenza armata.

Nel corso di tre secoli e mezzo, gli africani conobbero nei bianchi solo predoni e sfruttatori. Non incontrarono mai un bianco che vivesse come loro del proprio lavoro. Salvo rarissime eccezioni i neri ricevettero dai nuovi venuti bianchi solo morte, violenze, rovine e miseria. A causa delle proprie arretrate condizioni economiche e culturali le aspirazioni degli africani alla liberazione dal giogo straniero ebbero uno sviluppo razzista: aumentò sempre di più il loro odio verso i bianchi. Nell'uomo bianco, che si presentava esclusivamente come il nemico dell'uomo nero, gli africani cominciarono a vedere la fonte di tutte le loro miserie e sofferenze.

Tutti gli eroici tentativi di resistenza dei popoli africani contro gli occupanti capitalisti, tutte le loro guerre difensive e le loro rivolte in quest'epoca si svolsero sotto la parola d'ordine di "lotta contro i bianchi". Tale ideologia mise radici profondi e influenzò lo sviluppo dei movimenti di massa in Africa nelle epoche successive. Tuttavia, nelle prime tappe del risveglio africano, essa fu semplicemente l'espressione della volontà di acquistare la libertà e l'indipendenza. E come tale diede uno slancio importante ai movimenti di liberazione.


Perciò tutte le guerre e i movimenti antieuropei dei popoli africani di quell'epoca ebbero una funzione positiva. Questi movimenti prepararono ed educarono le masse popolari africane alle future lotte di liberazione nazionale e alla lotta di classe.


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