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Sviluppo e disuguaglianza




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Sviluppo e disuguaglianza


Parola chiave: Debito estero
Le grandi trasformazioni ebbero l'effetto di abbattere molte frontiere, di rendere il mondo più unito dal punto di vista delle informazioni, degli scambi commerciali, delle transizioni finnziarie. Non lo resero però più omogeneo sotto l'aspetto delle culture, né sotto quello della distribuzione della ricchezza in rapporto alla popolazione.
1995: secondo le statistiche dell'Onu, il prodotto annuo pro-capitedello Stato più ricco (la Svizzera) era di circa cinquecento volte superiore a quello del più povero (il Mozambico). In molti paesi ancora alla metà degli anni '90, si riscontravano indici di analfabetismo largamente superiori al 50%(con punte dell'80% in Niger e Burkina Faso) e tassi di mortalità infantile ancora elevati (15% in Sierra Leone e in Liberia). Il problema della fame nel mondo. Ma il problema del debito estero rimaneva tra i principali ostacoli => Sono state avviate numerose campagne, fra cui quella sostenuta dalla Chiesa (Jubilee 2000), o quella promossa dal vertice del G8 del 2003.
Asia
Fra l'85 e il '95: quasi tutti i paesi asiatici fecero registrare tassi di crescita annua del prodotto interno largamente superiori a quelli dell'Occidente industrializzato.
Il Giappone. vide progressivamente venir meno i fattori di un «miracolo» in atto ormai da mezzo secolo. dopo aver subito una brusca battuta d'arresto a metà degli anni '90. A partire dal '98, vera e propria recessione, determinata soprattutto dalle difficoltà delsistema bancario, vero motore dell'intero sistema. Nonostante le difficoltà il Giappone mantenne la sua posizione di seconda potenza economica mondiale
La Cina dopo Deng. 1997: la Cina ristabilì la propria sovranità sull'antica colonia inglese di Hong Kong. 1999: fu la volta di Macao, ultimo residuo dell'Impero portoghese d'oltremare e ultima traccia della presenza coloniale europea sul continente asiatico. 2001: la Cina fu ammessa nella Wto ( l'organismo dell'Onu che dal 1995 ha sostituito il Gatt).
Le potenze occidentali assecondarono l'evoluzione della Cina, chiudendo un occhio sulla repressione del dissenso politico, sulle ricorrenti violazioni dei diritti umani, sulla larga applicazione della pena dimorte, nonchè sulla dura dominazione imposta fin dai primi anni '50 a un paese di grandi tradizioni culturali e religiose come il Tibet. Lo fecero soprattutto nel timore che una rapida democratizzazione potesse innescare un processo di disgregazione dell'immenso e composito paese, simile a quello già vissuto dall'Urss, con conseguenze dirompenti sugli equilibri continentali.
In tutta l'Asia, del resto, lo sviluppo economico non si accompagnò a un significativo processo di democrazia. A parte i casi dei regimi comunisti (Cina,Vietnam, Laos, Corea del Nord) e delle dittature militari più o meno mascherate, anche i paesi retti da sistemi formalmente democratici continuavano a essere caratterizzati da forme di governo in vario grado autoritarie.
L'India. L'eccezione più rilevante era costituita dall'India, la più grande democrazia del mondo dal punto di vista numerico => conosceva un intenso sviluppo industriale, sia nei settori tradizionali, sia in quelli più avanzati legati alla tecnologia informatica.
Il Pakistan. Vi erano presenti forti correnti di integralismo islamico; da tempo governi regolarmente eletti si altrenavano a regimi militari.
1998: fu un colpo di Stato militare quello che portò al potere il generale Parvez Musharraf: ufficialmente alleato degli Stati Uniti, si sarebbe trovato a svolgere un ruolo particolarmente delicato e ambiguo all'epoca dell'intervento militare americano nel vicino Afghanistan. Fra India e Pakistan restava oltretutto aperta l'antica vertenza per il Kashmir.
L'Indonesia. 1998: cadde la trentennale dittatura e si avviò un processo di democratizzazione. 1999: successo del Partito democratico, guidato da Megawatim Sukarnoputri (figlia di Sukarno, primo capo dell'Indonesia indipendente) che divenne presidente dal 2001.
Le Filippine. La maggiornaza cattolica era costretta a fronteggiare la guerriglia separatista di gruppi islamici e la caduta della dittatura, nell'86, non valse a dare stabilità alla democrazia.
Il modelllo asiatico era fondato sulla flessibilità e sui bassi salari, sull'elevata produttività e sulla repressione dei conflitti sociali. => questo modello fu in parte incrinato dalla grave crisi finanziaria che, fra il '97 e '98, colpì, con crolli borsistici e pesanti svalutazioni delle monete, tutti i principali protagonisti del boom degli anni precedenti (soprattutto i meno forti, come l'Indonesia e le Filippine). La crisi, originata da un eccesso di produzione e da un'incontrollata euforia speculativa, suscitò forti preoccupazioni anche nei paesi occidentali.
Africa
L'Africa nera vide i suoi mali aggravati da una lunga serie di colpi di Stato e di guerre civili che, anche nei paesi in apparenza più solidi, come la Nigeria, il più popoloso paese africano e uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio, eppure afflitto da una endemica povertà e attraversato da continui conflitti interni.
- Sud Africa: da qui vennero invece note incoraggianti dove si concluse la lunga stagione dell'apartheid. 1994: si svolsero pacificamente le prime elezioni a suffragio universale, vinte dall'Anc, e Mandela divenne capo dello Stato.
- Mozambico: fu fra i conflitti che trovarono soluzione 1992: le diverse fazioni firmarono un accordo a Roma, presso la comunità di Sant'Egidio, anche con la mediazione dell'Italia.
- Eritrea: fu fra i conflitti che trovarono soluzione, quello che per decenni aveva opposto gli indipendentisti eritrei allo Stato etiopico. 1991: nascita di un'Eritrea indipendente. Fra il 1998 e il 2000: dopo una fase di pacifica convivenza, però, i due paesi si scontrrono in un conflitto originato da questioni di confine.
- Somalia: altra ex colonia italiana. => la crisi. Il paese diventava teatro di una spietata guerra fra clan e bande rivali. 1992: le Nazioni Unite decidevano l'invio di un forte contingente multinazionale (di cui facevano parte anche reparti italiani), mentre gli Stati Uniti, nel quadro della stessa operazione facevano sbarcare proprie truppe a Mogadiscio. Ma l'operazione fallì tutti i suoi obiettivi e fu interrotta all'inizio del '95. Da allora la Somalia restò teatro degli scontri fra i signori della guerra, e si sviluppò un movimento a base religiosa, che , traendo aiuto e ispirazione da analoghji movimenti fondamentalisti attivi in Medio Oriente e in Africa, intendevano imporre l'applicazione della legge coranica. 2006: fulminea controffensiva sferrata dalla vicina Etiopia, paese in maggioranza cristiano, preoccupato per la diffusione dell'islamismo integralista.
- Sudan: il più vasto (e uno dei più poveri) fra gli Stati africani., fu sconvolto fin dagli anni '80 da carestie e sconri armati, ai dani soprattutto della popolazione cristiana, da gruppi di predoni con la sospetta complicità del governo centrale musulmano. 2003: epicentro delle violenze si concentrò nella regione del Darfur, che divenne teatro di una tragica mergenza umanitaria.
- Ruanda: piccolo e poverissimo, nel 1994 attraversò il conflitto più sanguinoso, fatto di massacri spaventosi e diederoluogo a un gigantesco flusso di profughi nei paesi vicini.
- Zaire: qui si ripercossero i conflitti del vicino Ruanda. 1997: lo Zaire riassumeva il vecchio nome di Repubblica del Congo. Lo scontro coinvolse anche i paesi vicini e non si concluse del tutto nemmeno dopo il raggiungimento ,nel 199, di un accordo provvisorio che apriva la strada al ritiro delle truppe straniere e all'intervento di reparti dell'Onu. 2006: si riuscirono a organizzare libere elezioni che videro la conferma di Joseph Kabila.
America Latina
Creazione di aree di integrazione economica fra i paesi del continente, in parte ispirati all'esempio della Comunità europea: Mercosur (1991), Nafta (1992,ma entrato in vigore nel 1994)
I tetativi di stabilizzazione:
In Argentina. energica politica di risanamento finanziario
In Brasile. nuova moneta, il real.
In Cile. crescita già avviata sotto il regime di Pinochet
In Messico. 1994-95: grave crisi finanziaria. Nascita di un movimento di guerriglia detto zapatista, animato dalle popolazioni indie della poverissima regione del Chiapas.
Dal 1998: nuova crisi per i maggiori paesi del Sud America.
Argentina. 1999: precipitò in una gravissima crisi finanziaria, e si assistette na un ritorno del populismo a sfondo social-progressista: in buona parte dell'America Latina in generale la tendenza alla stabilizzazione democratica si consolidò, seppure in presenza di scontri per il potere e nonostante la persistente vitalità dei movimenti populisti. 2001: la crisi giunse al suo culmine quando il governo arrivò a bloccare i depositi bancari. 2003: elezioni del peronista Nestor Kirchner. La situazione finanziaria andò gradualmente stabilizzandosi e l'economia argentina riprese a svilupparsi (restava però vivo il trauma della bancarotta subita).
Brasile. 2002: elezione alla presidenza della Repubblica di Lula da Silva, ex operaio, ex sindacalista e leader del partito dei lavoratori => gli effetti della crisi furono tutto sommato contenuti.
Venezuela. 1999: fu eletto l'ex generale Hugo Chavez, coinvolto pochi anni prima in un tentativo di colpo di Stato. Rieletto nel 2006, Chavez si atteggiò a campione di un populismo dai forti contenuti sociali, cui faceva riscontro la stretta amicizia con la Cuba di Castro.
Bolivia. 2005: le elezioni presidenziali diedero la vittoria a un indio diumili origini, Evo Morales
Ecuador. 2005: si affermava l'economista progressista Rafael Correa
Nicaragua. 2006: Daniel Ortega
Le democrazie (eccezioni):
Cile. Le forze democratiche mantennero saldamente il potere nonostante l'ingombrante presenza del vecchio generale Pinochet (morto di morte naturale nel 2006) e le ricorrenti polemiche sulla sua punibilità.
Perù. 2000: si era chiusa la stagione semiautoritaria del presidente Fujimori. 2006: salì alla presidenza il socialdemocratico Alan Garcia, già presidente negli anni '80.
Messico. 2000: rivolgimento storico. Si interruppe il dominio durato settant'anni del Partito rivoluzionario istituzionale, che consegnò la presidenza a Vicente Fox, moderato, che si affermava anche nel 2006.
Mentre la Colombia era sempre devastata dalla violenza legata al narcotraffico.

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