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Societa' ed economia dell'italia unita




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SOCIETA' ED ECONOMIA DELL'ITALIA UNITA


L'ITALIA: UN PAESE PREVALENTEMENTE AGRICOLO. Al momento dell'Unità, gli italiani erano prevalentemente contadini ( ), mentre gli operai erano una ristretta minoranza (18% ).

Al Nord erano molto diffusi i braccianti. Le grandi aziende capitalistiche si servivano infatti di manodopera salariata, mal pagata e senza fissa dimora

Nel Centro Italia prevaleva la figura del mezzadro, con condizioni contrattuali più sfavorevoli rispetto al passato (più resa per i proprietari e aumento degli oneri di affitto)

Al Sud la proprietà era in mano ai latifondisti, che facevano coltivare i terreni a braccianti e giornalieri, i cui redditi a stento garantivano la sopravvivenza


IL BRIGANTAGGIO NEL MEZZOGIORNO. I contadini del Sud avevano sostenuto l'impresa dei Mille nella speranza di una riforma agraria volta alla ridistribuzione delle terre.

La realtà dopo l'Unità fu però ben diversa, in quanto la Destra Storica:

Non era interessata a una riforma agraria

Inasprì il sistema fiscale

Rese obbligatorio il servizio militare

Per reazione, migliaia di lavoratori rurali, armati di schioppo, presero la via delle montagne e si organizzarono in bande di briganti. In pochi mesi il brigantaggio si estese all'intero Mezzogiorno, finanziato dai Borboni in esilio, che speravano in un ritorno al potere.

Queste bande saccheggiavano e uccidevano, soprattutto i cosiddetti 'galantuomini', borghesi che con l'Unità si erano appropriati delle terre demaniali.

Distruggevano poi gli archivi comunali, per evitare la chiamata alle armi e i passaggi di proprietà.

Il brigantaggio era dnque una rivolta popolare, segno di un malessere profondo che doveva essere affrontato con riforme strutturali volte a migliorare le condizioni di vita delle masse contadine. Ma la soluzione scelta dal Governo di Torino fu ben diversa.

Venne inviato nel Mezzogiorno un esercito di 100.000 uomini (la metà dell'esercito nazionale) che represse duramente la guerriglia, a prezzo di 18.000 morti.


L'OBIETTIVO ECONOMICO DELLA DESTRA STORICA. All'unificazione politica della Penisola bisognava affiancare quella economica.

Secondo la Destra, sostenitrice elle dottrine liberiste, era necessario creare un unico, grande mercato nazionale, in modo che le merci potessero circolare più facilmente in tutta la penisola. Quindi:

Si abolirono quindi i dazi e le barriere doganali interne

Furono unificate le tariffe doganali verso l'estero

Vennero adottati dazi d'entrata molto bassi per le merci straniere


Tali scelte, come vedremo, esposero l'economia italana a una forte concorrenza estera.


UNA RETE FERROVIARIA NAZIONALE. Per rendere efficiente il nuovo mercato nazionale occorreva far viaggiare le merci rapidamente e a costi non troppo alti.

La ferrovia però non esisteva negli ex domini pontifici e borbonici.

Così tra i primi obiettivi del Governo vi fu la realizzazione di un'efficiente rete di comunicazioni stradali e ferrovie, a livello nazionale.

Per la costruzione di queste infrastrutture però si utilizzarono quasi solo tecnologie e materiali importati dall'estero, e non si innescò quindi un effetto di crescita industriale interna.




GLI EFFETTI DEL LIBERISMO ECONOMICO. La politica liberista della Destra, aperta agli scambi internazionali, favorì lo sviluppo delle coltivazioni specializzate dirette all'esportazione e un'agricoltura di tipo capitalistico al Nord e in Emilia Romagna; grazie alle nuove vie di comunicazione, i prodotti industriale del Nord giunsero fino alle aree più remote del Sud.

Purtroppo però il liberismo fece crollare l'industria al Sud, meno sviluppata e incapace di reggere la concorrenza. Il Sud fu, di fatto, condannato ad essere una regione agricola

Il liberismo decretò anche la fine dell'artigianato locale e dell'industria a domicilio, che con la tessitura del lino e della canepa dava lavoro a più di 300mila contadini. Con la diffusione della tecnologie e dei suoi bassi prezzi, questi contadini vennero così privati del loro tradizionale lavoro integrativo e dovettero occuparsi come operai salariati nelle fabbriche.

Ciò toccò anche la produzione dei generi alimentari: la fabbricazione di latticini e salumi e la produzione di farina, vino, olio, strumenti da lavoro agricoli e materiali da costruzione, venne a poco a poco assorbita dalle nuove industrie meccanizzate.


DEFICIT E IMPOSTE. Per costruire ferrovie, organizzare la nuova burocrazia e fornire i servizi più indispensabili, il nuovo stato unitario doveva spendere somme enormi.

Il bilancio statale era paurosamente in deficit ma il raggiungimento del pareggio di bilancio pareva fondamentale; le dottrine liberiste infatti esigevano un equilibrio fra entrate e uscite.

Per ottenere ciò non bastavano però i prestiti contratti con l'estero nè un'amministrazione oculata delle uscite: l'unica via possibile era inasprire la pressione fiscale.

La Destra scelse di aumentare non tante le imposte dirette (in base al reddito), ma quelle indirette, gravanti sulle singole merci di consumo (farina, sale, fiammiferi), che gravarono enormemente sui poveri, la maggioranza della popolazione.

Fu adottato poi il corso forzoso della moneta (cioè fu sospesa la convertibilità delle banconote in metallo prezioso), oggi normale ma nell'800 operazione scorretta. Con il corso forzoso la lira si svalutò (vantaggio per lo Stato che vide alleggerire i suoi conti), ma aumentò l'inflazione, per cui aumentò il costo della vita a danno della gente comune.


LA TASSA SUL MACINATO. Tutto ciò aggravò le misere condizioni dei contadini e degli operai, determinando una grave tensione sociale.

La situazione peggiorò quando, nel 1869, entrò il vigore una nuova imposta, la 'tassa sul macinato', da versarsi in proporzione alla farina macinata nei mulini e alla quale era impossibile sfuggire.

Nacque così un vasto moto di rivolta, soprattutto nelle campagne del centro-nord, e la risposta del Governo fu repressiva: reparti dell'esercito, guidati da Raffaele Cadorna, repressero le rivolte nel sangue.


SI ESAURISCE LA DESTRA STORICA. Nonostante queste tensioni, nel 1875 la Destra riuscì a raggiungere il pareggio di bilancio, grazie soprattutto all'ottimo ministro delle finanze Quintino Sella.


L'Italia vide accrescere il proprio prestigio internazionale, ma pagò un prezzo troppo alto:

Il popolo peggiorò il proprio tenore di vita

La gente si sentiva ignorata dal governo centrale


La politica della Destra si era rivelata deficitaria, soprattutto

Nello stimolare lo sviluppo industriale

Nel porre rimedio all'aretratezza delle campagne


Anche i borghesi erano delusi dai risultati raggiunti.


Si erano create le premesse affinchè la Destra moderata d'ispirazione cavouriana, dopo un quindicennio di governo, fosse sostituita alla guida del Paese dalla Sinistra Storica.


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