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Rivoluzioni del 1848
Il 1848 fu l'anno delle rivoluzioni in gran parte d'Europa. La contemporaneità dei moti li fece apparire già allora come movimenti diversi di un unico grande processo rivoluzionario. In realtà le rivoluzioni ebbero svolgimenti ed obbiettivi diversi, ma alla loro origine ci fu una comune aspirazione al cambiamento.
In Francia vi era un forte scontento. Luigi Filippo d'Orleans aveva favorito l'ascesa della borghesia ed era stato sostenuto soprattutto dal suo nucleo dirigente, composto da banchieri ed industriali. Erano invece all'apparizione i movimenti democratico e repubblicano, che interpretarono le ispirazioni del popolo e della piccola e media borghesia. Esisteva anche un'opposizione di destra, formata dai legittimisti (che si richiamavano ai Borbone, considerati i legittimi sovrani di Francia) e i Bonapartisti, guidati da Luigi Bonaparte, nipote di Napoleone. Il 22 Febbraio 1848 a Parigi scoppiò l'insurrezione che diede vita al movimento rivoluzionario europeo. Si combatté per le strade fino al 24 Febbraio quando Luigi Filippo fu costretto ad abdicare. Subito dopo fu proclamata la II Repubblica e si formò un governo provvisorio: furono varati numerosi provvedimenti di carattere democratico, tra cui l'adozione della pena di morte per i reati politici, l'eliminazione dei titoli nobiliari, la riduzione a 10 ore della giornata lavorativa. Nel Dicembre 1848 si tennero le elezioni: divenne presidente il candidato Bonapartista Luigi Napoleone che sembrava offrire garanzie di libertà (aveva partecipato ai moti in Romagna nel 1831), ma che nel Dicembre 1851, un colpo di stato sciolse il parlamento e riuscì a legittimare la propria politica con due plebisciti: il secondo, nel 1852, diede a lui il titolo di Imperatore che egli assunse con il nome di Napoleone III.
Dopo Parigi fu la volta di Vienna il 27 Febbraio , appena si diffuse la notizia di ciò che era avvenuto nella capitale francese, iniziarono le agitazioni. Il 13 Marzo una imponente manifestazione studentesca coinvolse l'intera popolazione, Metterich fu costretto a lasciare il governo. Il 2 Dicembre l'Imperatore Ferdinando I abdicò in favore del nipote Francesco Giuseppe (che regnò dal 1848 al 1916). La notizia dell'allontanamento di Metterich raggiunse Milano, dove da tempo covava l'insofferenza antiaustriaca. La città insorse e dopo 5 giorni di combattimenti per le strade (18/22 Marzo) le truppe austriache dovettero abbandonare Milano; fu costituito un governo provvisorio formato da moderati, anche se a condurre la lotta erano stati soprattutto artigiani, operai e piccola borghesia sotto la direzione del democratico Carlo Cattaneo.
Il 17 Marzo era insorta anche Venezia dove fu ripristinata la Repubblica sotto la direzione dei democratici Nicolò Tommaseo e Daniele Manin.
Governi provvisori liberali si erano costituiti anche nei ducati di Modena e Parma.
Incalzati da ogni parte, gli austriaci ripiegarono nel quadrilatero di fortezze costituito da Peschiera, Verona, Mantova e Legnano, dove il maresciallo Radetzky attendeva rinforzi da Vienna per scatenare la controffensiva.
Il governo provvisorio milanese si rivolse allora a Carlo Alberto perché assumesse la direzione di quella che si incominciava a chiamare "guerra di indipendenza". Il 23 Marzo Carlo Alberto apre le ostilità contro l'Austria che avrebbero dovuto coinvolgere tutti gli altri stati Italiani, compreso quello Pontificio, ma l'apporto di toscani, romani e napoletani si ridusse a ben poca cosa.
Il 29 Aprile Pio IX dichiarava che Roma doveva mantenersi estranea al conflitto, seguita in questo dai sovrani di Toscana e del napoletano. Nonostante questo, Carlo Alberto ottenne alcuni successi militari, ma in seguito (25 Luglio) fu irrimediabilmente sconfitto a Custoza e costretto a firmare un armistizio.
La direzione della lotta per l'indipendenza passò allora in mano ai democratici; nel 1849 vi furono iniziative tese a spodestare i sovrani dei vari stati: a Firenze si formò un governo provvisorio diretto da un Triumvirato mentre il granduca Leopoldo II prendeva la via dell'esilio; a Roma le manifestazioni dei liberali costrinsero Pio IX a rifugiarsi nel Regno delle due Sicilie: anche qui si costituì un Triumvirato di cui fece parte anche Giuseppe Mazzini.
I moderali, preoccupati, riuscirono a convincere Carlo Alberto a riprendere la lotta contro l'Austria, ma questi, sconfitto nuovamente, fu costretto ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II.
A Napoli Ferdinando II revocò la costituzione, in Toscana gli austriaci riportarono sul trono Leopoldo II; contro la Repubblica Romana si mobilitò Luigi Napoleone.
Giuseppe Garibaldi, venuto in Italia dall'America Latina in occasione dei Moti, raccolse degli uomini per andare in aiuto di Venezia assediata dagli austriaci, ma non riuscì a raggiungere la città che resistette finché un'epidemia di colera e la fame la costrinsero alla resa (Agosto 1849).
Si chiudeva così un ciclo di lotte che aveva mobilitato grandi masse e suscitato enormi speranze. Ancora una volta uscì vincitrice la borghesia moderna che aveva ripiegato su posizioni di compromesso con le forze conservatrici.
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