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RECINZIONI
La varietà di forme e di strutture delle recinzioni pare quasi inesauribile. Molte sono costruzioni solide e resistenti, altre sono esilissime; altre sono fabbricate con una armatura robusta e pali poderosi, altre con fascine di giunchi e canne di bambù; e la gamma intermedia è infinita. La struttura di queste recinzioni è fatta con materiali molto diversi: tronchi massicci, tavole leggere, rami di pino rosso, bambù, canna, bacchette, fascine. In genere fascine di giunchi, ma in realtà quasi tutte le specie di arbusti che si possono affastellare, o che riescono a sostenere il proprio peso, vengono utilizzate nella composizione di queste barriere che delimitano i confini.
Le recinzioni hanno nomi particolari che derivano sia dalla loro forma, sia dal materiale di cui sono fatte. Così una piccola palizzata ornamentale che sporge dal fianco di una casa o da un muro viene detta sodegaki: sode vuol dire manica e kaki vuol dire recinto, perché la sua forma richiama per associazione le bizzarre maniche del chimono giapponese. La palizzata di bambù si chiama magaki, mentre quella fatta con il legno profumato che si adopera per gli stuzzicadenti si chiama kuromojigaki, e via dicendo.
Le recinzioni giapponesi appartengono a diverse categorie. In una di queste si possono raggruppare tutte quelle che cingono l'area su cui sorge una casa. Nelle città le recinzioni spesso sono molto alte, di solito sono composte da assi e sono sostenute da solide armature che poggiano su fondazioni di pietra. Nelle campagne le recinzioni di questo tipo si limitano quasi sempre a graticci di bambù, estremamente esili. Molte hanno la funzione puramente ornamentale: sono fragili graticci che delimitano i confini di certe aree, oppure formano piccole barriere che sporgono da un lato della casa o dal fianco di palizzate più robuste o di muri. E i loro disegni sono innumerevoli.
Esaminiamo più in dettaglio alcune delle principali recinzioni. La semplice recinzione di assi è composta, come da noi, da una traversa superiore e da una inferiore, a cui sono inchiodate le assi. Una sua efficace variante ha come traverse superiore o inferiore delle assi massicce, larghe tre o quattro pollici, che sono inchiodate lateralmente ai pali verticali. Le assi della recinzione sono inchiodate a queste traverse ora da una parte ora dall'altra. Così si crea un effetto gradevole perché le traverse si vedono a tratti, e inoltre si ottiene il risultato pratico di attenuare la pressione del vento, che molto spesso soffia con grande violenza, perché, fissando le assi in questo modo, si lasciano fra l'una e l'altra delle fessure larghe quanto lo spessore delle traverse.
Palizzate robuste vengono costruite intagliando una mortasa su ciascun palo, formato da un grosso pezzo di legno squadrato, e incastrato la traversa nelle mortase, e quindi inchiodando ogni palo al suo posto. In molte palizzate di questo tipo si trovano due traverse ravvicinate, e le estremità inferiori dei pali sono fissate ad una base, o soletta, che rimane sollevata da terra di uno o due pollici, grazie a supporti di pietra distribuiti ad intervalli. Con questo accorgimento la soletta si presenta dia dai danni arrecati dagli insetti sia dall'umidità del terreno. Questi recinti vengono rinforzati da altri pali, piantati nel terreno a una distanza di due piedi o più, e uniti con traverse.
Una recinzione resistentissima è quella formata da bambù intrecciati alle traverse. Le canne di bambù rimangono fisse per via della loro elasticità. Da notare che il pilastro che sostiene questo recinto, e che è evidentemente il montante di un cancello, reca impresso uno strano motivo. Il pilastro è un grosso tronco di legno al naturale, semplicemente scortecciato. Il motivo decorativo, di colore marrone scuro, in questo caso è a losanghe, formate da strisce elicoidali come quelle delle insegne dei negozi di barriere. Il motivo è marchiato a fuoco, e quindi, poiché il legno è carbonizzato, è indelebile e di colore inalterabile. Le recinzioni che sorgono fra aree fabbricate, e che quindi delimitano i giardini, sono costituite in vari modi decorativi.
Il disegno e la struttura del sodegaki, o barriera a forma di manica, rivelano una grandissima fantasia, e la loro varietà sembra infinita. Vi si trovano centinaia di modelli differenti: con la cima squadrata, con la cima arrotondata, con i bordi circolari o concavi, con pannelli intagliati, e con un'infinita varietà di particolari secondari. Questo tipo di barriera sporge sempre da un lato della casa oppure da una recinzione più solida o da un muro. Non supera mai la lunghezza di quattro o cinque piedi, ed è puramente ornamentale, anche se spesso serve a coprire qualche punto della casa che si preferisce nascondere.
Oltre alle recinzioni presentate, che sono in minima parte, esistono mura solide e resistenti fabbricate con tegole ed intonaco, o fango mescolato. Queste costruzioni appoggiano su fondazioni di pietra, sono larghe due o tre piedi alla base, e raggiungono un'altezza di otto piedi o più (e la loro larghezza non può superare i due piedi) e terminano con una cimasa di tegole che assomiglia a un tetto in miniatura. Queste mura sono riempite internamente di pietrisco argilloso e di tegole sbriciolate, mentre all'esterno presentano un rivestimento di piastrelle disposte ordinatamente a corsi successivi. Mura di questo tipo di solito cingono i grandi complessi residenziali, o yashiki.
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