Quintilliano (35 d.C. - 96 d.C.)
Ha
scritto un'opera intitolata INSTITUTIO ORATORIA che vuol dire
"Formazione dell'oratore", scritta in breve tempo anche se frutto di molti anni
di studio e di insegnamento. Quintilliano era convinto che per il cittadino
fosse la materia più importante e a differenza di seneca per cui lo studio
dell'oratoria è liberale (per uomini liberi) però lo studio liberale per
eccellenza è la filosofia. Ai tempi di Domiziano i filosofi erano perseguitati.
E' spagnolo, il padre era un insegnante di retorica che lavorava a Roma e lui
andò lì per studiare. Finiti gli studi tornò in Spagna per fare l'avvocato e
l'oratore. A circa 33 anni tornò a Roma per fare il maestro di retorica e
l'avvocato. Sotto vespasiano (78 d.C.) nasce la prima cattedra pubblica di
retorica e viene invitato ad occuparla con uno stipendio consistente. Egli
divenne famoso ed ebbe come alunni Plinio il Giovane e Tacito; fu incaricato di
curare l'educazione dei nipoti di Domiziano. Dovette affrontare periodi brutti:
la morte della moglie e dei due figli. La sua morte probabilmente è legata alla
congiura che aveva fatto fuori Domiziano. L'opera, composta nei suoi ultimi
anni, fu pubblicata prima della morte e preceduta da una lettera che l'autore
manda all'editore, dicendo di aver lavorato per due anni a quest'opera e di
aver fatto riferimento a un grande numero di autori e fonti. L'opera è un
trattato composto da 12 libri in cui si parla di educazione, che riceve un
bambino dalla propria famiglia e dell'istruzione elementare e secondaria.
Retore = insegnante dei giovani. Grammatico = insegnante dei bambini. Si parla
dei diversi tipi di oratoria e delle diverse parti del discorso (scelta degli
argomenti, struttura del discorso), dello stile (figure retoriche) e di come
esercitare la memoria. L'argomento centrale è il tipo ideale di oratore. Dopo
l'età di Nerone si vuole tornare alla stabilità ed è importante che si formi
una classe dirigente colta e adatta a governare. Quintilliano ha avuto molto
denaro e successo ed è vissuto nella corte imperiale e raccoglie in se le
maggiori ispirazioni del periodo[ formare amministratori capaci anche
provinciali, tornare ai modelli del passato (vedi cicerone), conservare la
propria dignità anche in un epoca di congiure come quella di Domiziano]. Per entrare in politica bisognava studiare
l'oratoria anche se l'oratore non si occupa più dei grandi problemi della città
ma solo di cause private. L'oratoria è diventata semplice teoria, viene
studiata ma non messa in pratica.
Dal 1°
secolo era la disciplina con il quale i giovani ricchi completavano i loro
studi e si esercitavano nelle Declamationes (monologhi per convincere
l'uditorio della bontà delle proprie tesi) e Controversiae ( discussione tra
due persone con pareri opposti). la crisi della retorica e della scuola viene
sottolineata da molti scrittori, es. Petronio. Quintilliano ha scritto anche il
DE CAUSIS CORRUPTAE ELOQUENTIAE che è andato perduto. Viene citata nel DE
INSTITUTIO ORATORIA quando dice che la crisi della scuola è dovuta dal
fatto che gli insegnanti sono poco preparati e gli studenti sono svogliati.
Quintilliano è convinto che un cittadino può essere utile allo stato solo se ha
una cultura di base. Secondo Quintilliano l'oratore deve stabilire un buon
contatto con il principe quindi non deve occuparsi eccessivamente di politica e
pensa che ci si debba adeguare alla situazione politica e alle scelte politiche
del principe. Nella Institutio vengono trattate le varie parti che compongono
l'oratoria. C'è un elemento di novità poiché secondo lui un buon oratore deve
conoscere anche le altre discipline così come avveniva in Grecia. nei primi due
libri parla di pedagogia, analizzando la psicologia infantile. Egli si schiera
a favore della scuola pubblica poiché la ritiene più adatta allo sviluppo
dell'intelligenza grazie allo spirito di emulazione. E' contrario ai maestri
maneschi poiché non deve evocare negli allievi sentimenti di paura ma di
fiducia e ammirazione. Per lui lo stile del linguaggio dev'essere chiaro (no
arcaismi - 8°-9° libro). Gli autori che preferisce sono Sallustio, Cicerone,
Livio e non apprezza seneca che usa un linguaggio eccessivamente sentenzioso;
anche Quintilliano a volte usa sentenze, ellissi del verbo e proposizioni
asimmetriche. 10° libro: presenta un elenco di scrittori greci e latini dei
quali da un giudizio critico che però è incompleto perché riferito solo allo
stile e non al contenuto. Per lui l'oratore deve avere una cultura per svolgere
le mansioni senza occuparsi di politica. Gli scrittori che nomina devono essere
modelli per i giovani. La sua opera non ha avuto grande successo anche se viene
nominata da altri autori [Marziale che dice di considerarlo una guida per la
gioventù, anche Plinio il Giovane, Giovenale, S. Girolamo e Petrarca ( gli
indirizza una delle lettere indirizzate ai personaggi del mondo classico)]. Il
testo fu scoperto nel 1816 da Pogio. Lorenzo Valla lo aveva considerato allo
stesso livello di Cicerone.