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Protezionismo
Politica adottata da un governo per contrastare la concorrenza estera a sostegno dell'intera produzione nazionale o, più spesso, di particolari settori di essa, scoraggiando le importazioni e incoraggiando le importazioni. A tal scopo, le misure praticate possono essere di vario tipo: dall'applicazione di severe tariffe doganali, all'incentivazione fiscale, dal conferimento di premi alle esportazioni fino all'assorbimento, da parte dello stato, degli oneri derivanti alle imprese da una politica di prezzi particolarmente aggressiva sui mercati esteri.
Origini e storia
Il protezionismo è strettamente legato alla storia degli stati nazionali. Le sue origini possono essere ricondotte sia al mercantilismo, che, finalizzato alla potenza militare, accompagnò la nascita e il rafforzamento delle monarchie nazionali europee tra XVII e XVIII secolo, sia al colonialismo, che contemporaneamente consentì ad alcune grandi potenze di costituire dei mercati talmente ampi da essere potenzialmente autosufficienti. Ottenuto con la rivoluzione industriale un sicuro vantaggio su tutte le altre economie, in Francia e, soprattutto, in Gran Bretagna si fece luce una teoria opposta al protezionismo, che esaltò il valore del libero scambio.
Una moderna teoria protezionista venne invece dall'economista tedesco Friedrich List (1789-1846), che, nel saggio Il sistema nazionale di economia politica (1841), sostenne la necessità di barriere doganali per lo sviluppo di industrie nazionali là dove esse non esistevano. Il protezionismo trovò la prima forte applicazione negli ultimi decenni dell'Ottocento nella Germania di Bismarck, seguita dall'Italia di Depretis e Crispi, paesi allora privi di impero coloniale e di uno sviluppato sistema industriale. Questa svolta provocò la reazione politica ed economica degli altri paesi avanzati, con l'apertura di vere e proprie 'guerre commerciali', tra le quali molto grave per l'agricoltura italiana, soprattutto del Sud, fu la 'guerra delle tariffe' che contrappose Francia e Italia tra il 1888 e il 1892, in seguito all'adozione italiana di tariffe protezionistiche. Ciò accentuò la ricerca di vie tendenti all'autarchia, non ultima tra le cause delle due guerre mondiali e della cosiddetta Grande Depressione degli anni Trenta del XX secolo. In precedenza, negli Stati Uniti, alle cui origini stava una rivolta contro i dazi doganali di stampo mercantilista imposti dalla Gran Bretagna colonialista, una delle cause della guerra di secessione era stata proprio la contrapposizione tra le industrie nascenti del Nord, che volevano protezione doganale contro le importazioni industriali, e i piantatori del Sud, che temevano le ritorsioni estere contro le loro esportazioni ed erano quindi a favore del libero scambio.
XX secolo
Se si prescinde dall'isolamento dell'URSS, della Cina popolare e degli altri paesi socialisti, dopo la seconda guerra mondiale nel resto del mondo hanno prevalso complessivamente le politiche liberiste, pur molto contaminate da correttivi di protezione di singoli settori o prodotti. Anche dopo il crollo della convertibilità del dollaro, negli anni Settanta, il freno alle tariffe doganali nazionali è stato favorito dalla presenza, o dalla nascita, di grandi aree omogenee di libero scambio regolato, quali la UE, il GATT, il NAFTA, all'interno delle quali le singole economie nazionali si orientano rispetto al commercio internazionale mediante le politiche monetarie (vedi Monetarismo).
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