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PLINIO IL GIOVANE
Dopo Tacito viene considerato il maggiore prosatore dell'età dei Flavi (Traiano). Viene tramandata l'immagine di un uomo colto, raffinato, generoso, che si era sposato 3 volte, rimanendo sempre vedovo e non ebbe mai figli, e si dedicò alle opere di beneficenza; fu avvocato e oratore. Fu ammiratore di Cicerone, il quale aveva scritto delle lettere per mettere in evidenza la situazione del tempo, mentre quelle di Plinio riguardavano un periodo molto tranquillo. Plinio è apparso come un uomo felice di vivere nella sua epoca: la società che descrive nelle sue lettere, è la stessa di Giovenale e Tacito. Sembra sia vissuto in un'età dell'oro. Gli studiosi pensarono infatti che Plinio fosse chiuso nella sua fama di uomo ricco, appagato dalla vita e quindi pensava che tutta la società fosse positiva, non rendendosi conto della decadenza. Alcuni critici, pur trovando le sue opere gradevoli, le considerano superficiali, come il loro autore, che si limita ad osservare l'aspetto più evidente della realtà.
VITA: nasce con il nome di Cecilio II intorno al 61 - 62 d.C. a Cano, nella Gallia Cisalpina, da una famiglia ricca. Si chiamerà Plinio perché, orfano di padre, verrà adottato dallo zio Plinio il Vecchio, prendendone il nome. Durante l'eruzione del Vesuvio, i due si trovavano a Capo Miseno dove, a seguito dell'eruzione, morì lo zio e Plinio racconta la morte di questo. Plinio il Giovane studiò a Roma e conobbe molti personaggi. Al tempo di Domiziano percorse in breve tempo il cursus honorum, trovando tempo anche per l'otium. Tra Domiziano e Plinio non scorreva buon sangue infatti, alla morte di Domiziano, Plinio denunciò la sua antipatia. Nel 100 con Traiano, Plinio ricoprì il consolato: questo per lui fu motivo di soddisfazione. Nel 111 lo ritroviamo in Bitinia, famosa poiché difficile da governare: siccome Plinio venne scelto per governare questo luogo, egli godeva di grande prestigio. Morì proprio in Bitinia nel 113; scrisse molte orazioni, ma prima di preannunciarle, era sua abitudine leggerle e rileggerle, assillando anche gli amici. Ci è arrivata solo un orazione "Il Panegirico": era un elegia nei confronti di Traiano che Plinio aveva scritto, per ringraziarlo del consolato. Questa venne usata come modello per tutta la produzione del periodo imperiale e la lesse davanti al senato.
TEMA: "Optimum princeps": Traiano viene ricoperto di lodi, secondo Plinio era il principe migliore del tempo. Non viene detto che era di origine spagnola, perché il 1° imperatore provinciale viene messo a confronto con Domiziano, visto come un personaggio negativo. E' vero che alla corte di Domiziano aveva ricoperto cariche importanti, ma si sentiva sempre indipendente. Traiano aveva molte virtù: moderatio - clementia. Fa riferimento al "De Clementia" di Seneca ma anche a Cicerone con il "Pro Marcello". Plinio dice che solo se il principe dimostra di meritare la fiducia e dimostra autorevolezza può governare bene uno Stato. Parla di Traiano, ne presenta già le virtù e il messaggio è rivolto a tutti i princeps che seguiranno Traiano e fa riferimento al vero principe per eccellenza: Ottaviano
I caratteri di Ottaviano sono:
Accordo tra il principe e il senato (infatti Ottaviano si era messo d'accordo con il senato)
Non si sottraeva mai alle leggi
Manteneva il principio dell'adozione (cioè al potere doveva salire solo il personaggio meritevole, adottato dal principe, perciò non era un discendente)
Gli studiosi hanno rivelato che nonostante tutto il suo ottimismo, si nota la sua paura, la sua preoccupazione, che possa spuntare un nuovo Domiziano (incertezza per l'epoca futura e nuova).
STILE: mette in luce i virtuosismi, è ricercato, prezioso. Probabilmente quando Plinio lodava Traiano, non era spontaneo, forse lo faceva per ottenere qualcosa in cambio.
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