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Sono i maggiori poeti dell'età imperiale. Riprendono il modo di fare satira di Orazio per ciò che riguarda la forma metrica, scrivono infatti in versi esametri. Il tono però è diverso. Le satire di Orazio erano Sermones ossia chiacchierate amichevoli mentre questi due poeti hanno un giudizio severo sulla società corrotta del tempo che secondo loro non ha nessun margine di miglioramento. Usano un tono amaro, aggressivo ed è presente il realismo puro soprattutto in Giovenale. Persio si serve di artifici nel linguaggio e viene considerato un poeta oscuro.
Persio nasce nel 34 d.C. in Etruria da una famiglia equestre. Muore nel 62 d.C. Studia a Roma grammatica e retorica, voleva infatti fare l'oratore. Frequenta poi le lezioni dello stoico Cornuto, un liberto. Si dimostra così che anche gli schiavi hanno una dignità perché se il padrone vede nello schiavo una persona di valore, gli affida incarichi importanti. Persio impara la filosofia stoica, secondo cui il saggio deve avere una condotta di vita perfetta. Era amico di un senatore che aveva sposato sua cugina. Quest'ultimo era contro Nerone, come la maggior parte degli amici di Seneca ed insieme avevano preso parte alla congiura dei Pisoni. Persio si salva dalla congiura perché muore prima per un tumore allo stomaco. Dopo la sua morte le donne della sua famiglia si arricchiscono notevolmente e anche Cornuto eredita una bella biblioteca. La vita di Persio è serena, non aveva problemi economici e si circondava di molti amici. Tra le sue opere ricordiamo un libro di 6 satire in esametri, si pensa sia un opera incompiuta. Vengono pubblicate dopo la sua morte grazie a Cornuto che aveva affidato questo compito ad un amico comune. A noi sono giunti 650 versi, preceduti da un prologo scritto in versi diversi. Si pensa che il prologo fosse una satira incompiuta o l'ultimo componimento della raccolta. Sappiamo da Valerio Probo, che aveva scritto "Vita di Persio", che Persio aveva deciso di scrivere satire dopo aver letto le satire di Lucilio, il primo scrittore del genere. Persio si definisce "mezzo rustico", un poeta a metà perché il suo stile è diverso dallo stile ricercato dei poeti di Nerone e dai temi di poco conto. I suoi sono invece temi importanti. Parte da una critica rivolta nei confronti dei poeti della corte di Nerone che lui non considera letterati ma pensa che vogliano solo accontentare l'imperatore. Lui scrive satire per un motivo letterario, di risposta alla tendenza del tempo. Anche la filosofia stoica è un elemento importante che da maggiore profondità e gli permette di colpire la corruzione del tempo. Lo stoicismo è una norma di vita. La sua finalità è acquisire la saggezza e conquistare la virtus ma ciò avviene solo se si dominano le passioni. Questo è il fine di Persio, su cui basa la sua vita. Per questo lui considera la corruzione con sdegno e si serve della satira perché è il mezzo migliore contro il degrado morale.
Temi principali: il bisogno di riflettere per fare il punto sulla propria situazione personale. E' presente inoltre una polemica contro il vizio e la decadenza dei costumi. Questa sua purezza gli fa rifiutare le persone ipocrite e disoneste. Ama le cose pulite. E' talmente colpito dalla decadenza che spesso prevale, durante la narrazione, la descrizione dei vizi di Roma, rispetto all'insegnamento morale che in realtà vorrebbe dare. Si vede un attacco nei confronti di Nerone: quando parla dei suoi poeti dice che sono vuoti per quanto riguarda l'ispirazione e i contenuti. Altri vedono in lui un maestro che vuole educare i lettori dal punto di vista morale.
La 1° satira si scaglia contro il cattivo gusto imperante, va contro chi dice di essere un letterato, perché per lui sono troppi quelli che scrivono e si sentono artisti. Fare parte della corte di Nerone infatti, fa comodo ma per Persio le loro opere non nascono dalla cultura. Per lui quest'impreparazione e superficialità è un segno di decadenza. A lui non importa avere un grande pubblico, gli interessa solo esprimere le sue opinioni.
La 5°satira è la più lunga e si parla del fatto che bisogna superare se stessi e le passioni. Per lui la vera libertà si conquista con la saggezza.
La 6°satira la dedica ad un suo amico che aveva deciso di lasciare Roma e di trasferirsi in campagna, perché la città è troppo caotica. Il tema del caos a Roma sarà affrontato anche da Giovenale. Per Persio questo è uno spunto per parlare della necessità di accontentarsi di ciò che si ha. Lui si dichiara contento di quello che ha.
Ha un pubblico ristretto, elitario. I suoi amici sono i letterati che si rendono conto della corruzione della corte di Nerone e che abbracciano lo stoicismo. Sono persone colte a cui si rivolge con un linguaggio difficile e non comprensibile da tutti. Anche i temi sono difficili e solo chi ha una formazione stoica li può capire. La plebe per lui non ha spessore morale e la chiama plebecula. Disprezza i mercanti e i soldati e li definisce razza caprina. Secondo Persio per vivere dignitosamente ci si deve ritirare in campagna e dedicarsi all'otium. Viene definito un moralista letterato perché esprime la sua indignazione attraverso uno stile impegnato. Il suo stile di espressione non è spontaneo, ma al contrario costruito e impegnato perché si rivolge ai suoi amici impegnati. Per i critici, se avesse vissuto più a lungo, avrebbe potuto migliorare il suo lavoro. La sua caratteristica è l'obscuritas. E' il poeta più oscuro, originale poiché non si rende comprensibile a tutti. Usa neologismi, costruzioni complicate, retorica. Questo ci fa capire che trova difficoltà ad esprimere una materia che lo tormenta. E' molto turbato dalla situazione in cui vive.
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