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Luigi Pirandello
Luigi Pirandello è il più grande autore di teatro del Novecento italiano: per la consapevolezza della crisi di identità dell'uomo nella società moderna, per la novità della sua opera che sconvolge le tradizionali tecniche espressive nel teatro. La sua visione tragica della vita deriva dalla percezione che nella società borghese si è consumata la definitiva frattura tra l'io e la realtà, fra individuo e società
-La vita-
Pirandello nacque il 28 Giugno del 1867 ad Agrigento da famiglia agiata (il padre era proprietario di una miniera di zolfo) e di cultura laica. Trascorse infanzia e adolescenza in Sicilia. Dopo aver frequentato l'università a Palermo e a Roma, si laureò nel 1891 in Germania, a Bonn, in filologia romanza con una tesi sul dialetto di Girgenti.
Tornato a Roma nel 1893, si dedicò alla narrativa, incoraggiato da Capuana. Nel 1894 sposò Antonietta Portulano dalla quale ebbe 3 figli Stefano, Lietta e Fausto.
Il 1897 segnò per Pirandello l'inizio di una profonda crisi familiare, a causa del fallimento della miniera del padre che rovinò il patrimonio suo e quello della moglie. La donna, che già aveva dato segni di fragilità nervosa, ebbe da quest'ultima vicenda un trauma che la portò alla pazzia.
Pirandello si diede dunque all'insegnamento presso l'Istituto Superiore di Magistero di Roma, dove insegno' fino al 1922.
Continuò intanto la sua produzione di saggi, romanzi, novelle e nel 1910 esordì come autore teatrale dialettale (riducendo per il teatro la sua novella "Lumìe di Sicilia").
Dal 1916 si dedicò quasi esclusivamente al teatro e nel 1921 ottenne, proprio dopo un clamoroso insuccesso, la fama grazie al dramma "Sei personaggi in cerca d'autore".
Nel 1924, dopo il delitto Matteotti, s'iscrisse al partito fascista, anche se i suoi rapporti con il regime furono poco cordiali.
Raggiunta una celebrità mondiale, fondò nel 1926 la compagnia del Teatro d'arte di Roma di cui fu direttore e regista, per la messa in scena del suo repertorio. Si legò affettivamente a Marta Abba, attrice di spicco della compagnia. Nel 1934 gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura. Morì a Roma il 10 Dicembre del 1936.
-La formazione-
Appartenente ad una famiglia della borghesia siciliana antiborbonica che si era distinta nelle lotte garibaldine, Pirandello sentì fin dalla giovinezza una profonda delusione per il fallimento degli ideali risorgimentali e una avversione per la classe dirigente liberale che ne era responsabile.
Avversione che si tradusse in un atteggiamento di estraneità alla politica (e forse la clamorosa adesione al fascismo di Pirandello ne è la provocatoria testimonianza), così come, fu estraneo all'interventismo della cultura italiana del primo Novecento.
Coltivò in appartata solitudine il suo lavoro intellettuale, che lo portò a spostare la sua riflessione sulla crisi contemporanea dal piano storico al piano esistenziale: per Pirandello è l'uomo che è malato, al di là dalla configurazione politica della società.
Conseguente alla sua visione del mondo è la sua poetica: così come l'arte tradizionale si è ispirata al principio dell'equilibrio per rappresentare una vita e un mondo logicamente ordinati, l'arte nuova deve rappresentare con altre forme il caos di una realtà frantumata, l'intreccio di tragico e di comico che costituisce la vita moderna.
Mentre l'arte tradizionale tende alla coerenza e alla compostezza, l'arte umoristica di Pirandello ama la discordanza, la contraddizione, indugia in divagazioni, predilige il grottesco, l'incongruente.
Arte espressa all'interno del Saggio sull'umorismo, composto nel 1908 in occasione del concorso a professore ordinario di stilistica presso il Magistero di Roma e dedicato alla buon'anima di Mattia Pascal bibliotecario.
L'autore definisce comico "l'avvertimento del contrario": l'avvertimento della dissonanza tra la sostanza e le forme provoca il riso. Ma se riusciamo a passare dall'avvertimento al "sentimento del contrario"ovvero all'umorismo, se riusciamo cioè a riflettere oltre l'apparenza per guardare nell'interiorità dell'uomo allora il riso si trasforma in pianto.
Celebre è l'esempio della vecchia signora "goffamente imbellettata e parata di abiti giovanili" che muove il riso del lettore, il quale avverte in lei il contrario di come dovrebbe acconciarsi una vecchia signora. Ma se egli riflette sul perché ella inganni così pietosamente se stessa, nel tentativo magari di trattenere un marito più giovane di lei,ecco che il riso cederà il posto alla pietà.
Esempio emblematico della poetica pirandelliana dell'umorismo è il romanzo del 1904 il "Fu Mattia Pascal".
Mattia Pascal vive un'esistenza quotidiana opprimente e senza sbocchi a causa soprattutto del suo matrimonio mal riuscito, finchè un giorno trova la forza di fuggire dal suo "inferno famigliare".
A Montecarlo vince una grossa somma, poi legge sul giornale la notizia della sua morte: un cadavere trovato in una roggia viene riconosciuto come il suo dalla moglie e dalla suocera.Il caso gli offre dunque l'occasione per rifarsi una nuova vita, muta così il proprio nome in Adriano Meis e va a vivere a Roma.
Tuttavia il senso di liberazione dura poco."uomo inventato", privo di stato anagrafico, cioè di forma, il Meis non riuscirà a ricostruirsi una vita. Gli ostacoli gli si presentano ovunque: viene derubato e non può denunciare il furto, non può possedere un cane perché dovrebbe pagare l'apposita tassa, ama una ragazza e non può sposarla.
Non gli rimane che inscenare il suicidio di Adriano Meis e di ritornare alla vita precedente e anche questo gli sarà impossibile: la moglie si è risposata. Confinato ad una condizione di morto vivente non gli rimane che essere il fu Mattia Pascal e recarsi ogni tanto a pregare sulla tomba dello sconosciuto che porta il suo nome.
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