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L Italia del primo dopoguerra: dal caos istituzionale (1919-22) all'ascesa del Fascismo (1922-24)
Nel primo dopoguerra la situazione politica, sociale ed economica italiana è la seguente:
nel novembre 1918 finisce la guerra, i sol- dati tornano a casa dal fronte e non trovano lavoro;
il governo liberale è debole e non riesce a risolvere i problemi (disoccupazione, ricon- versione delle fabbriche da una economia di guerra ad una economia di pace, creazione di posti di lavoro, blocco dell'inflazione);
gli industriali devono riconvertire la pro- duzione e passare ad una economia di pace, perciò sono costretti a licenziare gli operai e a fare investimenti;
i sindacati organizzano le proteste degli operai e dei braccianti, che hanno salari insuf- ficienti, erosi dall'inflazione;
l'inflazione danneggia i soggetti a reddito fisso, che sono la stragrande maggioranza del- la popolazione, e non colpisce i soggetti (come i commercianti) che riescono a scaricarla su altri; ma fa gli interessi dello Stato, che vede calare rapidamente il debito pubblico.
I conflitti sono perciò gravissimi e di difficile soluzione. Una situazione così caotica costi- tuisce un invito a pescare nel torbido" o (il che è lo stesso) a fare rischiosi colpi di mano.
Le parti sociali coinvolte sono:
1. Il sovrano è il capo dello Stato e ha la pre- rogativa di indicare il capo del governo.
2. Il partito liberale è al governo, ma non rie- sce a governare con efficacia, perché in Par- lamento ha una maggioranza risicata; ed è im- pegnato a non perdere il potere a favore dei partiti di massa (socialisti e cattolici) piuttosto che a governare.
3. Gli altri partiti - quello socialista e quello cattolico - sono divisi e non riescono ad anda- re da soli al governo. Non riescono nemmeno a coalizzarsi in una maggioranza forte che li
porti al governo: i socialisti sono anticlericali e i cattolici sono anticomunisti.
4. Gli industriali devono riconvertire le indu- strie e intanto licenziano.
I latifondisti vedono di malocchio l'esistenza di leghe rosse e bianche nelle campagne: le le- ghe aumentano il potere contrattuale dei lavo- ratori e impongono salari più alti.
5. I soldati tornano a casa e non trovano lavo- ro, trovano anzi le famiglie indebitate.
Gli operai sono licenziati e diventano disoc- cupati, perché le fabbriche devono riconvertir- si, cioè passare da una economia di guerra a una economia di pace.
I braccianti hanno i salari erosi dall'inflazio- ne.
I sindacati (socialisti e cattolici) organizzano operai e braccianti per avere contratti migliori.
6. Le classi medie sono danneggiate dall'in- flazione e dai disordini sociali.
7. La Chiesa non permette ancora una totale partecipazione dei cattolici alla vita politica, poiché i governi laici che sono spesso anticle- ricali) si sono ben guardati dal risolvere la questione romana.
8. Benito Mussolini è un ex socialista, passato nel 1914 dal non intervento all intervento del- l Italia nella guerra. È un giornalista che segue la guerra come direttore de Il giornale d I- talia". Finita la guerra, cerca di sfruttare il ca- os sociale e i conflitti istituzionali che scon- volgono l Italia.
La situazione è in stallo e senza vie d'uscita.
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