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L'italia dalla ricostruzione agli anni del terrorismo




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L'ITALIA DALLA RICOSTRUZIONE AGLI ANNI DEL TERRORISMO



Le profonde trasformazioni politiche nell'Italia del dopoguerra

Alla fine della guerra la situazione politica ed economica italiana era gravissima:le maggiori distruzioni avevano colpito le città, specialmente quelle che erano state obiettivo di grandi bombardamenti (Torino, Milano e Genova fra tutte); i porti erano ridotti ad un cumulo di macerie e la rete stradale era pressoché impraticabile;l'agricoltura mancava di concimi, macchine, opere di irrigazione, ma soprattutto risentiva delle massicce requisizioni di prodotti e bestiame operate dai Tedeschi; una tremenda inflazione, dovuta ad una sconsiderata emissione di biglietti bancari stampati negli Stati Uniti e messi in circolazione dalle forze alleate oltre ogni tollerabile rapporto con le riserve dello Stato, faceva continuamente lievitare i prezzi, portando alla miseria la quasi totalità della nazione. Il problema della ricostruzione e della ripresa economica era di estrema gravità: su di esso si concentrano gli sforzi dei primi governi del dopoguerra. Alla ripresa economica, sostenuta dagli aiuti Usa (interessati ad una rapida ripresa dell'Europa occidentale sia per l'importanza che aveva per la loro economia, sia per la convinzione che i problemi del dopoguerra rendessero poco solidi i governi considerati amici e creassero le condizioni favorevoli ad un'espansione dei movimenti di ispirazione comunista) tramite gli aiuti in generi alimentari, materie prime e soprattutto il piano Marshall, si affiancò un risveglio politico, avviato prima dal governo di unità nazionale e poi dal governo Bonomi, che dovette affrontare il problema di rimettere in funzione le strutture dello Stato. Esso riuscì a rendere meno pesante l'occupazione alleata, ma fu paralizzato da gravi dissidi interni, riguardanti soprattutto due questioni: ●l'epurazione del personale compromesso con il fascismo dai pubblici uffici e ●la funzione da attribuire ai Cln: la prima questione venne risolta sulla base di metodi e criteri ispirati a moderazione, secondo l'impostazione dei democristiani e dei liberali; sulla seconda questione c'erano opinioni contrapposte: i democristiani e i liberali tendevano a ridimensionare il ruolo dei Cln e puntavano ad un ritorno alla normalità politica e amministrativa, mentre le sinistre miravano a trasformare i Cln in organi di controllo diretto di tutte le attività politiche e sociali, cercando così di attuare una partecipazione più attiva delle masse popolari alla gestione della cosa pubblica. Il secondo governo Bonomi fu affiancato da una Consulta nazionale, nominata su designazione del Cln e chiamata a collaborare in merito ai problemi di carattere istituzionale fino alla convocazione di un Parlamento democraticamente eletto. Quello che si aprì all'indomani della Liberazione fu dunque un periodo di grandi contrasti politici, ma anche di grande tensione ideale. I problemi più immediati erano quelli della scelta istituzionale fra monarchia e repubblica, della necessità di una nuova Costituzione e dell'avvio di una politica di ricostruzione materiale, morale ed economica del Paese. La complessa situazione trovò un punto di equilibrio con la formazione di un governo rappresentativo dei vari partiti e presieduto da Ferruccio Parri, uno dei massimi esponenti del Partito d'Azione: i contrasti sui grandi temi della ricostruzione economica e politica, le agitazioni sociali e un tentativi separatista in Sicilia, misero in difficoltà il primo governo dell'Italia libera. Il ministero Parri venne ritenuto troppo sbilanciato a sinistra e quindi costretto a dimettersi alla fine del 1945.

Il quadro politico vedeva la forte presenza delle sinistre, che aspiravano a modificare radicalmente la struttura del Paese. Un tentativo di governo di coalizione venne effettuato da Alcide De Gasperi, leader della Democrazia cristiana. Nel 1946 si svolsero le prime elezioni amministrative, che videro l'affermazione della Democrazia cristiana e un discreto successo di socialisti e comunisti. Il referendum del 2 giugno 1946, che permise di realizzare per la prima volta un autentico suffragio universale in quanto furono chiamate alle urne anche le donne, decretò la fine della monarchia e la vittoria della repubblica (monarchia soprattutto al Sud). Subito dopo la pubblicazione dei risultati ufficiali, il re Umberto di Savoia rinunciò al trono rifugiandosi in esilio in Portogallo: il suo regno era durato poco più di un mese, per questo egli venne soprannominato "re di maggio". Venne quindi eletta l'Assemblea Costituente, per redigere la Costituzione del nuovo Stato italiano e nominare il capo provvisorio dello Stato (che venne scelto nella persona dell'uomo politico napoletano Enrico De Nicola): essa era stata privata di ogni potere di legislazione ordinaria e risultò formata dai rappresentanti di numerosi partiti, tra i quali ●la Democrazia cristiana guidata da Alcide De Gasperi;● il partito socialista, il cui leader era Pietro Nenni;● il partito comunista, capeggiato da Palmiro Togliatti;e il partito repubblicano sotto la guida di Randolfo Pacciardi. Notevole successo ebbe anche un nuovo partito, detto dell'Uomo qualunque. Sfruttando la diseducazione politica di molti Italiani,il partito il partito sosteneva una linea reazionaria e decisamente anticomunista, diventando il centro di aggregazione degli scontenti e nostalgici del passato regime; questi ultimi avrebbero poi trovato la loro organizzazione politica nel Movimento sociale italiano, caratterizzato da due opposte correnti: ●quella "intransigente", che si rifaceva al programma rivoluzionario del fascismo delle origini, in seguito parzialmente ripreso dalla repubblica di Salò e ● quella di indirizzo più moderato, che si ispirava all'esperienza del regime.  Al secondo governo De Gasperi aderirono anche comunisti, socialisti e repubblicani. Nel 1947, nel corso di congresso straordinario del Psi, un gruppo di socialisti dissidenti guidati da Giuseppe Saragat, lasciò i lavori congressuali per fondare un nuovo partito di orientamento socialdemocratico, il Partito socialista dei lavoratori italiani, divenuto nel 1951 Partito socialista democratico italiano: esso rivendicava una decisa collocazione nella democrazia parlamentare e quindi un inserimento diretto nella vita politica della nazione, nel pieno rispetto delle libertà civili e in piena autonomia nei confronti del Partito comunista. Il clima politico della "guerra fredda" ebbe inevitabili riflessi anche in Italia, dove si precisarono due schieramenti contrapposti: quello di centro (caratterizzato da un deciso anticomunismo) e quello di sinistra (schierato sulle scelte di Stalin), fortemente combattuto dalla Chiesa (Pio XI scrisse l'enciclica Divini Redemptoris che condannava il comunismo e in seguito Pio XII arrivò a scomunicare gli iscritti al Partito comunista e coloro che ad esso avessero dato appoggio). Con il voto favorevole dato dal Partito comunista all'inizio del terzo governo De Gasperi, i Patti lateranensi vennero inseriti nella Costituzione, in segno di buona volontà politica per giungere ad una reale pacificazione religiosa.


I primi problematici passi della Repubblica

Nel 1947 venne firmato a Parigi dalle potenze vincitrici il trattato di pace con cui l'Italia dovette cedere importanti territori alla Francia, alla Jugoslavia (parte della Venezia Giulia, eccetto Trieste dichiarata libera), alla Grecia (isole del Dodecaneso) e concedere l'indipendenza all'Albania. Anche le colonie furono proclamate libere: Libia e Somalia divennero indipendenti, e Eritrea venne unita all'impero etiopico.

De Gasperi, approfittando di una crisi di governo, formò  nel 1947 un nuovo governo monocolore, cioè formato da un solo partito democristiano, appoggiato all'esterno da partiti minori; estromise inoltre socialisti e comunisti, verso cui adottò una politica repressiva, facendo così terminare il periodo di collaborazione governativa. In questa difficile situazione, De Gasperi avviò un deciso risanamento economico con la lotta all'inflazione, appoggiando la politica economica di Einaudi (politica liberistica, diminuzione prezzi, soprattutto alimentari, incremento imprenditorialità privata ma anche restrizioni creditizie e contenimento salari). Inoltre, x evitare che l'opposizione di sinistra ostacolasse l'azione governativa con dimostrazioni popolari, in ministro degli interni Mario Scelba impose una politica di ordine pubblico molto dura e repressiva, aumentando e potenziando la polizia. La politica liberistica del governo diede stabilità al Paese: tanto che anche socialisti e repubblicani accattarono di entrare a far parte della compagine governativa. Inoltre, entrò in vigore la Costituzione repubblicana (1948)e si tennero le prime elezioni politiche della repubblica che confermarono la linea moderata di De Gasperi (borghesia imprenditoriale, cattolici) e sancirono la pesante sconfitta di socialisti e comunisti, presentatisi alle elezioni uniti nel Fronte Nazionale Popolare. Tutto questo fu anche favorito da alcuni avvenimenti in campo internazionale: ●il Piano Marshall→ invio di aiuto all'Europa occidentale in cambio dell'aumento dell'influenza statunitense e di un conseguente indebolimento dei partiti di sinistra, ●tensione x la guerra fredda e l'aumento della pressione sovietica ai confini dei paesi occ, che facevano apparire i voti alla Democrazia Cristiana cm in favore all'Occidente. Luigi Einaudi divenne presidente della repubblica, mentre veniva formata un'alleanza quadripartita (Socialdemocratici, liberali e repubblicani), al fine di dare stabilità al Paese di fronte al crescere del rischio insurrezionale, che si concretizzò nello sciopero generale in seguito all'attentato contro il leader comunista Palmiro Togliatti. La conseguenza diretta di questo fu la rottura dell'Unità sindacale tra i tre partiti di massa, i cui lavoratori avevano fatto parte di un'unica organizzazione: la Cgil (Confederazione generale italiana del lavoro): i cattolici dettero origine alla Cisl, mentre repubblicani e socialdemocratici fondarono la Uil. La coalizione centrista rimase fedele all'Occidente anticomunista (partecipazione al Patto Atlantico, alla Nato e all'Onu) e si adoperò per la ricostruzione del Paese, riuscendo ad avviarne il decollo industriale. Questo anche grazie alle Riforma Agraria, nonostante venne applicata solo in alcuni luoghi del territorio Italiano, metà di quelli previsti. Il governo si concentrò comunque sulla questione meridionale, dando vita alla Cassa per il Mezzogiorno, volta a sostenere lo sviluppo delle zone depresse grazie soprattutto a consistenti sovvenzioni americane. Furono fatte opere di bonifica, costruite strade, acquedotti, dighe, concessi finanziamenti a basso interesse e dato impulso a fabbriche e centri culturali, anche grazie ad un consistente intervento del governo. La linea liberista favorì la ripresa, ma ebbe anche effetti negativi: le fabbriche erano concentrate soprattutto al nord dove maggiore era la rete stradale e ferroviaria e + efficiente era il complesso delle infrastrutture, inoltre a sud solo le industrie forti vennero rilanciate, aumentò la disoccupazione e i salari diminuirono. Questo acuì il divario fra il Nord e il Sud e aggravò la condizione della classi più deboli, che scesero in piazza per manifestare il loro malcontento.

Per dare maggiore stabilità al governo venne varata nel 1953 la cosiddetta legge truffa (n c'è + una divisione dei seggi secondo un criterio proporzionale rispetti agli effettivi voti raggiunti, bensì un'assegnazione del 65% dei seggi al partito che avrebbe avuto la maggioranza assoluta), che però non ebbe alcun esito in quanto nelle elezioni del 1953 nessun partito ottenne la maggioranza assoluta. L'instabilità si protrasse così per tutti i sei governi successivi della seconda legislatura (1953-1958), che determinarono la fine di De Gasperi. I governi successivi però si impegnarono soprattutto in ambito economico con il Piano decennale di incremento e di sviluppo ("Piano Vanoni" dal nome del Ministro dei Bilanci) che stabiliva intervanti razionalizzati dello Stato capaci di ripartire gli investimento in diversi settori selezionati e agevolare una ridistribuzione della ricchezza nazionale in favore dei meno abbienti. Cosa che comunque finì x restare per lo + inattuata. Un'altra iniziativa importante fu la soluzione al problema di Trieste, divisa dagli alleati in 2 zone (1 abitata da italiane e l'altra da sloveni): il governo, operando con decisione e autonomia rispetto alle potenze vincitrici, riuscì a riportare Trieste sotto la sovranità dell'Itala. Tra il 1953 e il 1958 avvenne una netta trasformazione dell'economia: lo sfrenato liberismo permise di perseguire con facilità la via del "massimo profitto" anche grazie alla ●presenza in abbondanza di manodopera, ●debolezza dei sindacati, ●afflusso di capitali stranieri, attirati soprattutto dalla stabilità monetaria e dalle facilitazioni governative x chi avesse impiantato stabilimenti industriali nelle zone depresse e ●annessione nel 1957 alla Cee e varo della Corte Costituzionale.


I governi di centro-sinistra

I rapporti di forza tra gli schieramenti di centro e di sinistra si mantennero anche nel corso della terza legislatura (elezioni 1958), durante la quale però si attenuò il rigore delle rispettive posizioni. La Democrazia cristiana, sotto la direzione di Amintore Fanfani e di Aldo Moro, si avvicinò al Partito socialista, al duplice scopo di isolare i comunisti e di accogliere le esigenze delle masse popolari con un moderato programma di riforme. Questo creò un'anomalia nel sistema politico italiano: un "bipartitismo imperfetto": un  partito (la Dc) era destinato a governare, scegliendo nelle varie fasi i suoi alleati nell'arco delle forze politiche minori, mentre l'altro (il Pci) doveva rimanere immobilizzato nell'opposizione, escluso da qualunque ipotesi di gestione del potere centrale. Per questo, all'interno del Pci, Togliatti iniziava a riconoscere come negativi molti aspetti dell'autoritarismo sovietico e teorizzava una nuova via x il comunismo, che n fosse basata su un modello precostituito ma adattata alle condizioni economiche e culturali dell'Italia. Il Psi, invece, guidato dal segretario politico Nenni, desideroso di riprendere spazi e autonomia politica, condannò fortemente l'aggressione sovietica e maturò definitivamente il distacco dal Pci, suo alleato dalla Resistenza, intraprendendo una Linea Autonoma. Così ci furono le premesse per un mutamento di indirizzo politico dell'Italia, che ormai si orientava su uno schieramento di centro-sinistra, il solo considerato capace di garantire ai cittadini un concreto progresso socioeconomico e culturale. Ma nel 1960, quando ormai si parlava con insistenza dell'apertura a sinistra, fu formato il governo Tambroni, inizialmente con lo scopo di un "governo di transizione"ma che, contro ogni previsione, si appoggiò ai voti dei neofascisti del Msi (Movimento sociale italiano). Ciò suscitò un'ondata di protesta e scontri violenti da parte di coloro che non erano disposti ad aprire un nuovo dialogo con il passato regime, che costrinsero Tambroni a dimettersi (luglio 1960) e consentirono a Fanfani di governare con l'appoggio esterno dei socialisti (1962-1963). Questo definì la definitiva apertura della Dc al Psi e l'isolamento del Pci. I punti su cui democratici e socialisti fondarono l'impresa furono: ●la nazionalizzazione dell'energia elettrica (nascita dell'Enel), permettendo la diminuzione delle tariffe e una è capillare diffusione del servizio, ●l'istituzione della scuola media dell'obbligo fino a 14 anni, ●la creazione delle regioni a statuto ordinario con un forte decentramento che permetteva una + agevole soluzione dei problemi locali e ●gli aiuti all'agricoltura e alle campagne, colpite da crisi di spopolamento a causa dell'industrializzazione. Il carattere innovativo del programma spaventò l'elettorato conservatore di destra, che alle elezioni politiche per la quarta legislatura (1963-1968) non appoggiò la Dc, che perse quasi il 5% dei voti. Il nuovo presidente della repubblica Antonio Segni, tuttavia, affidò la consultazione x la formazione di un nuovo governo a Aldo Moro che non abbandonò la politica di apertura a sinistra introducendo la diretta partecipazione dei socialisti (governo di centro-sinistra), mantenuto anche dal successivo presidente Saragat. Nonostante tutto ciò, però, il "miracolo economica" sembrava volto al termine a causa di numerose difficoltà, tra le quali la questione altoatesina. Si diffuse una campagna di protesta nazionalistica, sfociata in una serie di azioni terroristiche, basata sull'accusa di un mancato rispetto degli accordi di Parigi del '46, che garantivano i diritti alle minoranze di lingua tedesca in Alto Adige.


Il "miracolo economico"

Durante i governi di centro-sinistra si registrò un notevole sviluppo economico che determinò anche in Italia la nascita di una società di massa, favorita dall'aumento dei consumi e dall'omologazione dei comportamenti: ●straordinario incremento dell'industria, ●creazione e modernizzazione dei centri siderurgici, ●calo della disoccupazione e ●aumento del lavoro femminile furono alla base del cosiddetto miracolo economico che fece diventare l'Italia uno dei Paesi più avanzati del mondo. Tutto questo ebbe più cause come l'abbondanza di manodopera che contribuirono a far abbassare i salari che permisero l'accumulo di grossi profitti degli imprenditori, così stimolati ad ammodernare gli impianti e moltiplicare gli investimenti. Gli elevati profitti portarono anche ad un contenuto costo dell'energia e, soprattutto alla creazione di un mercato internazionale per le esportazioni di merci italiane, molto ricercate per la loro qualità a basso costo. Non mancarono, però, aspetti negativi dello sviluppo, che crearono squilibri come ●lo spopolamento delle campagne e la migrazione verso le città (che determinò una crisi agricola, prezzi in rialzo e pesanti importazioni alimentari dall'estero) e ●l'emigrazione della manodopera dal Sud verso il Nord; questo provocò lo spopolamento e il degrado di vaste aree del sud e il sovraffollamento dei centri urbani. La massiccia richiesta di alloggi in affitto, determinò un'eccessiva valorizzazione delle aree fabbricabili e una sfrontata speculazione edilizia con l'aumento dei canoni di affitto; le persone furono costrette a vivere in alloggi precari, malsani e insufficienti e la loro possibilità di acquisto divenne limitata. I governi furono quindi costretti a rivitalizzare l'economia a causa dell'innalzamento dei prezzi, attraverso un programma di finanziamenti, un deciso rilancio della libera iniziativa individuale e la rinuncia all'intervento nel settore economico.


Gli anni della contestazione

Come era avvenuto negli Stati Uniti, anche in Europa e in Italia si affermò la contestazione studentesca, alimentata dall'esigenza di una maggiore partecipazione all'attività politica, dalla necessità di riforme sociali ed economiche, da un generale cambiamento di mentalità che non rendeva più tollerabili gli aspetti autoritari, discriminatori e ipocriti della società borghese e del capitalismo industriale avanzato.

Manifestazioni spontanee si diffusero nelle scuole e nelle università; si formarono gruppi extraparlamentari detti della "nuova sinistra", come Lotta continua, Potere operaio, e Democrazia Proletaria (che nel 1976 sarebbe entrata a far parte del Parlamento), le quali rifiutavano il riformismo del Pci (ed erano perciò dette "estremiste") in nome di una drastica soluzione rivoluzionaria.

Al movimento del Sessantotto (cosiddetto perché ebbe nel 1968 la sua espressione più autentica) aderì anche il mondo operaio, che dette vita nel 1969 all'autunno caldo, cosiddetto per il clima incandescente creato dalla dura contestazione dei lavoratori, determinati ad ottenere miglioramenti salariali e contrattuali e un maggior peso nella vita politica del Paese.

La forte domanda di rinnovamento si manifestò anche nelle elezioni politiche del 1968, che determinarono l'avanzata del Pci e la crisi del centro-sinistra.

Benché il pacifismo e la libertà fossero valori di fondo del Sessantotto, nel movimento cominciarono ad emergere comportamenti violenti (espropri proletari, distruzioni e atti di vandalismo). In seguito, la radicalizzazione dello scontro con il sistema dominante degenerò in forme esasperate di terrorismo, sia di destra sia di sinistra. Accanto a tali estremismi si precisarono, però, anche movimenti tesi a un cambiamento sociale su basi democratiche, come quello femminista ed ecologista.


La crisi del centro-sinistra

All'inizio degli anni '70, il governo di centro-sinistra entrò in crisi a causa delle ●spinte progressiste delle correnti di centro-destre della Dc e delle ●perplessità negli ambienti laici di fronte alle pieghe poco democraticamente rassicuranti della contestazione giovanile, studentesca e operaia. Le elezioni del 1972 segnarono una sconfitta dell'estrema sinistra e una prevedibile avanzata della destra che portò in breve alla formazione di un governo di centro-destra presieduto da Giulio Andreotti. Nel frattempo si manifestavano i primi segni di una pesante crisi economica, determinata dall'aumento del prezzo del petrolio praticato dall'Opec in seguito alla guerra in medio oriente (del Kippur), e dall'iniziale stagnazione economica, dovuta agli aumenti salariali ottenuti nell' "autunno caldo". Ci fu quindi una brusca impennata del costo del lavoro e una conseguente arretratezza tecnologica e organizzativa delle aziende→ inflazione. Per ovviare all'aumento del debito pubblico, vennero emessi "buoni del Tesoro" (Bot) ad alti tassi di interesse. Per far fronte all' "inflazione galoppante" venne praticata una politica deflativa, basata sulla diminuzione della moneta circolante e che provocò l'aumento dei tassi bancari (costo del denaro) e rese difficile l'accesso al credito. Di qui fallimenti, licenziamenti, contrazione dell'orario di lavoro e la creazione della Cassa integrazione guadagni allo scopo di difendere i lavoratori, colpiti dalla crisi, mediante la concessione, per un determinato periodo di tempo, di una somma calcolata sulla retribuzione ricevuta. Aumentò inoltre il lavoro nero, cioè prestazioni straordinarie liberamente contratte al di fuori delle regole previste dalla legislazione in vigore e pertanto mal ricompensate e tutelate. Sempre più acuta divenne la tensione sociale a causa dell'offensiva terroristica soprattutto ad opera delle Brigate Rosse (neofascisti) e di Ordine Nuovo, che attuarono numerose stragi, assassini e rapimenti: nel 1974 si verificarono la strage di Piazza della Loggia a Brescia e l'attentato al treno "Italicus" a San Benedetto Val di Sambro (1974).

Nonostante ciò il governo di centro-sinistra riuscì ad attuare numerose innovazioni:

●il decentramento regionale, mediante una legge elettorale ed una finanziaria (nel 1970 creazione regioni a statuto ordinario).

●la riforma universitaria,  che da a tutti gli studenti, diplomati in qualsiasi indirizzo, l'accesso a tutte le università.

●lo statuto dei diritti dei lavoratori, che garantiva il rispetto delle regole democratiche nei luoghi di lavoro, tutelava le libertà politiche e sindacali e poneva limiti al potere del padronato (licenziamenti).

●la valorizzazione dei sindacati nella vita economica del paese, con una serie di progetti di riforma soprattutto nell'ambito dei servizi sociali (edilizia popolare, sanità, trasporti pubblici).

●l'abbassamento dell'età necessaria per la votazione (da 21 a 18).

●la riforma del diritto di famiglia, che introdusse la parità fra i coniugi.

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