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L'inghilterra




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L'INGHILTERRA


Alla fine del XV secolo l'Inghilterra occupava una posizione importante sullo scenario politico europeo, ma niente lasciava intravedere il suo futuro destino imperiale: non possedeva flotta, nè militare nè mercantile, ma solo flottiglie di battelli da pesca e inoltre sembrò rimanere estranea, almeno in un primo momento, al grande movimento socio-culturale che stava attraversando l'Europa.


POLITICA

All' inizio del '500 l'Inghilterra era una 'monarchia assoluta nazionale'. Ciò significa che il sovrano rappresentava un solo popolo (quello inglese), ed deteneva tutti i tre poteri (legislativo, giudiziario e esecutivo).

La monarchia fu fondata da Enrico VIII, della dinastia dei Tudor che salì al trono nel 1509.

Egli ha il merito di aver superato le resistenze anarcoidi dei lord assommando sulla sua persona tutti i poteri nonché di essere riuscito a farsi rispettare dai feudatari come Re. Ma per poter veramente essere un monarca assoluto egli si rese conto della necessità di controllare anche il fenomeno religioso. Nel '500, infatti, la dipendenza nei confronti del papa di Roma non era soltanto religiosa ma anche politica e soprattutto economica. Enrico VIII fu l'ideatore della riforma anglicana con la quale si staccò da Roma; anche se dal punto di vista teologico, eccezion fatta per il rituale delle celebrazioni, non vi furono i radicali cambiamenti tipici della riforma protestante.

In un primo tempo Enrico VIII si era schierato con la chiesa di Roma, a tal punto di pubblicare delle dottrine luterane falsate, ricevendo così il titolo di "difensore della fede" da Leone X. La conversione che lo portò a scontrarsi con il papato fu di carattere profano.

Enrico VIII aveva sposato Caterina d'Aragona (parente di Carlo V) avendone una figlia femmina, ma non un erede maschio; allora aveva chiesto al papa di annullare il matrimonio; ma il papa, premuto dall'imperatore, aveva risolto la questione a favore di Carlo V, così iniziò una rottura tra il papato e il re d'Inghilterra. I preparativi per una riforma furono creati da due erasmiani, che avevano denunciato la corruzione del papato; il re intuì l'opportunità di convocare il Parlamento perché lo appoggiasse nella lotta contro il papato. Il Parlamento approvò una legislazione (Atto di Supremazia), che attribuiva al sovrano la suprema autorità in campo religioso. Il re eliminò il culto dei Santi, le offerte, e tutta la pratica religiosa condannata da Lutero, sostituì l'inglese al latino nelle cerimonie religiose. La chiesa anglicana fu caratterizzata da un forte potere riconosciuto ai vescovi. Il re poi confiscò i beni del papato, soppresse i monasteri e fece vendere il resto a bassi costi.

Sorse così la chiesa anglicana alle dirette dipendenze del sovrano. La monarchia divenne assoluta sotto tutti i punti di vista perchè gli anglicani riconobbero il sovrano anche come guida spituale e i ministri della chiesa furono costretti a giurare nelle mani del sovrano.

Enrico VIII muore nel 1557.

Interprete della politica inglese nel corso della seconda metà del XVI secolo fu la regina Elisabetta I, figlia di Enrico VIII Tudor e chiamata a succedere nel 1558 al breve regno della sorellastra Maria Stuart.

Maria, figlia di Giacomo di Scozia e considerata dal papato la vera erede al trono aveva tentato di ripristinare in Inghilterra il cattolicesimo approfittando di una delle tante congiure promosse dai fedeli di Roma.

Il tentativo fallì e Maria fu presto giustiziata da Elisabetta che salì al trono.

La nuova sovrana respinse il cattolicesimo offrendo la sua protezione alla Chiesa anglicana.

La persecuzione contro i cattolici culminò in uno spietato editto del 1592, con cui si ordinava loro di allontanarsi di qualche miglio da ogni città, come appestati.

Anche nei confronti del moto puritano o dei congregazionalisti, la Chiesa inglese assunse un atteggiamento sempre più intollerante.

Inoltre volle utilizzare ogni prerogativa consentitale per tutelare la stabilità del suo potere e per favorire le tendenze più moderne che agivano all'interno della società inglese.

Seguendo la linea del padre Elisabetta fu decisa a rafforzare l'assolutismo monarchico e per fare ciò lasciò il minimo spazio ai diritti del parlamento e non esitò a potenziare tribunali speciali, tra cui la Camera Stellata, un'alta corte di giustizia posta alle sue dirette dipendenze.

Elisabetta fondò il suo regno sul compromesso politico, sul compromesso religioso e sul compromesso sociale.

Fornì allo stato inglese un apparato burocratico : se nel medioevo l'amministrazione del paese si basava sul controllo del territorio da parte di vassalli, valvassori, valvassini strettamente legati al feudatario, dal '500 il re pagò uno stipendio a dei cittadini che svolgevano funzioni pubblica. Elisabetta affidò i vari settori dello stato (fiscali e amministrativi) ai ministri, alti funzionari competenti per il loro incarico.

La sovrana riorganizzò anche il sistema fiscale regolando le tasse, mentre nel medioevo era il vassallo che doveva fornire direttamente al sovrano determinati beni, come ad esempio le truppe. Redisse inoltre il bilancio dello stato, nel quale venivano confrontate le entrate con le spese (infrastrutture, guerre etc.).

Per alimentare la propria espansione economica e commerciale, L'Inghilterra dovette per forza scontrarsi con la pretesa spagnola dell'assoluto monopolio dei traffici con le colonie americane.

Lo scontro culminò nel 1588 quando la Invincibile Armada spagnola lanciata da Filippo II fu battuta dalla flotta Inglese nel Canale della Manica.

Comunque la guerra tra le due potenze potè concludersi solo nel 1603, quando Filippo III riconobbe numerosi privilegi commerciali agli Inglesi.

La regina aveva deciso di rimanere vergine e così alla sua morte la dinastia dei sovrani cambiò, non più Tudor ma Stewart. Il primo sovrano fu Giacomo I.

La dinastia dei Tudor è riuscita a consolidare in maniera definitiva l'unita di questo paese.

L'unità nazionale dell'Inghilterra era fondata, anziché sulla potenza militare, sulle capacità della dinastia ad incarnare il bisogno di pace del paese, voglioso di sanare le ferite della guerra delle Due Rose e di evitare il ripetersi di quelle avventure militari che, sul cadere del Medioevo, ne avevano consumate le forze dietro alla chimera della conquista della Francia.

Restando fuori delle guerre, inoltre, il regno inglese non aveva avuto bisogno di crearsi un imponente e costoso apparato militare, come quello della Francia ed era venuto a mancare in Inghilterra un ceto di professionisti della guerra.

Quantunque asservito alla corona, il Parlamento inglese (assemblea consultiva con i rappresentanti della borghesia riuniti nella Camera dei Comuni e dei nobili riuniti nella Camera dei Lord con funzione di controllo nei confronti del sovrano in virtù della costituzione -Magna Charta del 1215- di cui gli inglesi godevano)  non aveva fatto la stessa fine degli Stati Generali di Francia a continuava a fissare col proprio voto, all'atto dell'avvento al trono del re, la misura dei contributi che questi poteva esigere dai propri sudditi e venne consultato ogni volta che il sovrano aveva bisogno di ulteriori mezzi finanziari.

Nonostante la Star Chamber, il temuto tribunale speciale alle dirette dipendenze del re con il quale egli poteva stroncare ogni resistenza al suo potere, la legalità che la corona costituì, fondata su giurie popolari e auto-governo, non aveva pari nell'Europa dell'epoca.

Sotto il regno di Elisabetta la monarchia era riuscita a mantenere unita il paese senza penalizzare le forze progressiste, pur salvaguardando nel contempo il proprio prestigio.

Ciò invece non fu possibile al successore Giacomo la cui politica di accentramento del potere non corrispondeva alle esigenze dei ceti borghesi e mercantili.

Non andava in tal senso neppure la sua pratica di aumentare le entrate fiscali ricorrendo sempre più alla vendita delle investiture nobiliari e alla concessione di monopoli che determinavano il peggioramento della qualità dei prodotti e la lievitazione dei prezzi.

Nè infine appariva accettabile il suo comportamento accomodante nei confronti della Spagna e privo di aggressività espansionistica in America.

C'è da aggiungere che l'unificazione nelle mani di Giacomo I delle tre corone di Scozia, Inghilterra e Irlanda introdusse nelle mani del sovrano un ulteriore motivo di contrasto di carattere religioso: l'Irlanda cattolica infatti si opponeva all'Anglicanesimo e a sua volta la Scozia calvinista non accettava la rigida struttura gerarchica della Chiesa di stato inglese, posta sotto il controllo dei vescovi (episcopalismo).

Nella stessa Inghilterra la richiesta di rendere più pura in senso calvinista la riforma anglicana (puritanesimo) acquistò connotati maggiormente radicali, con la rivendicazione della libertà per tutte le confessioni religiose dell'ala protestante.

Un'altra ala più moderata si limitava invece a propugnare l'abolizione dei vescovi e la loro sostituzione con il consiglio degli anziani.

Alla morte del sovrano gli successe il figlio Carlo I che riprese con decisione la politica assolutistica del padre, imponendo d'autorità ministri sgraditi al parlamento, aumentando le imposte, facendo arrestare i magistrati che si rifiutavano di dare applicazioni ai suoi editti.

Così, appena si apprestò a richiedere ulteriori tasse per far fronte all'impegno inglese nella guerra dei trent'anni, la camera dei comuni colse l'occasione per invitare il re a ratificare 'la petizione dei diritti' (1628)

La carta si può riassumere in 5 punti:

1) controllo da parte del parlamento del potere esecutivo del re;

2) gradimento (non approvazione) dei ministri del re da parte del parlamento;

3) riduzione dell'episcopalismo monarchico, ossia di una eccessiva anglicalizzazione dello stato;

4) ribellione agli arresti arbitrari ordinati del sovrano senza autorizzazione giudiziaria;

5) approvazione delle tasse da parte del parlamento.

Pur accettando formalmente la Petizione dei diritti, Carlo I tentò di riprendere con la forza il controllo della situazione: sciolse la Camera dei Comuni (1629), imprigionò i suoi capi e per un decennio fronteggiò le necessità finanziarie dello stato mediante nuovi dazi doganali, vendita di monopoli regi e di cariche nobiliari.

Tuttavia, quando scoppiò una rivolta in Scozia contro l'imposizione dell'anglicanesimo (1638) Carlo I non poté fare a meno di riconvocare il parlamento (1640) per provvedere al reclutamento dell'esercito. Scontratosi ancora una volta con l'opposizione, lo sciolse dopo 3 settimane (corto Parlamento).

La rivoluzione inglese iniziò con una rivolta dei nobili. Persino la classe dirigente era insoddisfatta del modo in cui Carlo I dominava il paese.

Nel settembre del 1640 un'assemblea di pari costrinse Carlo I a convocare un altro parlamento (lungo Parlamento). Questo significava per il re arrendersi, dopo che solo in maggio aveva sciolto il Corto P. perchè avanzava delle richieste per lui intollerabili.

A novembre , quando finalmente autorizzò il parlamento a riunirsi il re sperava ancora di potersi opporre all'assemblea.

Le forze parlamentari invece, decise più che mai a far valere le loro prerogative, misero sotto accusa alcuni dei più stretti collaboratori del re scatenando una inevitabile guerra civile.

All'esercito regio si contrappose prontamente quello parlamentare, sostenuto dai ceti economicamente più attivi, dai puritani e dagli scozzesi loro alleati. e basato su adesioni volontarie. Le truppe parlamentari passarono al comando del puritano Oliver Cromwell e presto riuscirono a sopraffare le forze monarchiche.

Catturato Carlo I nel 1648 dopo la sua fuga in Scozia, si aprì un'intensa fase legislativa nel corso della quale si procedette allo smantellamento delle istituzioni feudali su cui si fondava il potere monarchico e dentro e fuori dal parlamento si sviluppò un dibattito sul destino della monarchia.

L'anno dopo Cromwell fece processare e condannare a morte il re sotto l'accusa di alto tradimento proclamando la libera repubblica (free commonwealth).

Sintesi degli ideali politico-morali del calvinismo ed espressione degli interessi dei piccoli e medi imprenditori terrieri, dei ceti mercantili e della finanza, il nuovo stato inglese si pose sotto la tutela militare di Cromwell.

Fu cancellato ogni residuo del feudalesimo, soppressa la Camera dei Lords, annullate le decime destinate al clero e avviato uno sviluppo economico senza precedenti.

Cromwell inoltre sconfisse l'Olanda che si sentiva minacciata dalla politica marinara dell'Inghilterra

Intervenne con decisione anche contro l'autonomismo scozzese e ancor più duramente contro l'Irlanda cattolica che fu trattata alla stregua di una colonia.

Favorì tra l'altro l'espansione coloniale in Giamaica e in America settentrionale dove furono fondate nuove colonie.

Infine si alleò col re francese e si fece dare la città di Dunkerk sulla Manica, avamposto che però verrà venduto poco tempo dopo da Carlo II privando così l' Inghilterra della sua unica testa di ponte in suolo continentale.

Alla morte di Cromwell si fece avanti il generale Geroge Monk, il quale con la forza delle armi e il consenso del parlamento operò la restaurazione della monarchia nella persona di Carlo II, figlio del re decapitato

Gli anni 1640-60 segnarono la fine dell'Inghilterra del Medioevo.

Il parlamento controllava la tassazione e in ultima analisi anche tutte le iniziative politiche venivano controllate dal parlamento.

Anche se in Inghilterra tornerà ad esserci un re, sarà ben lungi da essere una monarchi così come veniva intesa in quel periodo

Carlo II dimostra di non aver compreso la rivoluzione e riprese il programma assolutistico contro il programma liberale della borghesia. La più importante caratteristica della restaurazione fu il suo carattere antidemocratico.

I lord tornarono a rafforzare lo snobbismo sociale, i vescovi a consolidare l'ineguaglianza religiosa, la Chiesa Anglicana fu di nuovo considerata con tutti i benefici 'Chiesa di Stato', la Camera dei Lords venne ripristinata e l'esercito rivoluzionario sciolto

Nel 1673 il parlamento lo costrinse a firmare l' 'Atto di Prova', ossia il giuramento di tutti i funzionari pubblici all'Inghilterra e del re alla chiesa Anglicana, perchè si temeva che questo sovrano tentasse un ritorno al cattolicesimo.

Nel 1679 il Parlamento lo costrinse a firmare l' 'Abeas Corpus' che impediva l'arbitrio del re nel campo della giustizia.

Morì nel 1685 e gli successe Giacomo II

Quando costui salì al trono, entrambi i partiti (Tories e Weights) del parlamento accomunati dalle preoccupazioni per le simpatie cattoliche del nuovo sovrano offrirono la corona a Guglielmo III d'Orange, protestante sovrano d'Olanda e marito della figlia di Maria Stuart.

Giacomo II fuggì in Francia, mentre Guglielmo III diventò re d'Inghilterra senza combattere, presentandosi come difensore della libertà religiosa e come garante di una centralizzazione del potere nelle mani del Parlamento.

La nuova rivoluzione ebbe la sua ratifica nel 1689 con la dichiarazione dei diritti che confermava l'autorità del Parlamento nel decidere sui tributi, difendeva la libertà di parola e negava al sovrano la possibilità di avere una propria forza armata.

Tuttavia sebbene la monarchia fosse tutt'altro che assoluta, era ancora impensabile una completa e autentica democrazia.

Dal 1688 in poi l'Inghilterra fu, per le classi ricche, una società eccezionalmente libera rispetto agli standard europei contemporanei.


ECONOMIA

Carlo VIII, a differenza del predecessore, nutrì speranze di entrare con un ruolo di primo piano nella grande politica europea.

I mezzi per sostenere queste aspirazioni gliele fornì il tumultuoso sviluppo della società inglese: la necessità di risorse economiche era sempre maggiore e l'erario era perennemente affamato.

Solo una veloce crescita economica avrebbe potuto garantire le risorse economiche per una politica all'altezza dei suoi progetti ambiziosi.

La corona allora continuò la sua politica di riduzione di ciò che rischiava di ostacolare l'espansione economico-commerciale del paese.

Gli anni di Elisabetta I furono per l'Inghilterra quelli in cui si registrò un considerevole passo avanti dell'economia nazionale in senso borghese.

Caratteristica peculiare di questo periodo furono le cosiddette recinzioni (enclosures).

Infatti i proprietari terrieri, attratti dai grandi profitti che si ricavano dalla vendita della lana, decisero di recintare le proprie proprietà per adibirle a pascolo. Sia le terre coltivate (una volta proprietà comuni del villaggio, ora proprietà private) che le case, vennero distrutte per lasciare spazio ai pascoli.

Tuttavia la confisca delle proprietà latifondistiche semi incolte possedute dai monasteri si tradusse in una valorizzazione della terra.

A farne le spese furono le masse dei contadini che rese nullatenenti diventarono una folla miserabile costretta al vagabondaggio.

Proprio utilizzando tali forze lavoro a basso costo poterono essere valorizzate le notevoli risorse minerarie del paese e contemporaneamente ricevettero un forte impulso le attività artigianali e manifatturiere.

L'intraprendenza del nascente capitalismo si accompagnò con l'opera dello Stato, intesa a stimolare e proteggere dalla concorrenza straniera la produzione nazionale.

Inoltre con la riforma monetaria del 1561 volta a combattere l'inflazione, l'Inghilterra potè godere di una moneta stabile.

Si riconobbe inoltre a chi era inabile al lavoro il diritto di essere mantenuto a spese del pubblico, e si sancì che il povero abile al lavoro ricevesse i mezzi per sostentarsi con l'opera delle sue mani.

L'ozio era in Inghilterra considerato il massimo delle colpe.

Contemporaneamente si assistette allo sviluppo di un ceto di marinai avventurieri, talvolta pescatori, talvolta mercanti, fondatori di grandi compagnie commerciali come la 'Compagnia delle Indie orientali' fondata nel 1600

Le compagnie erano costituite da imprenditori, mercanti, banchieri e nobili che si assumevano le spese e i rischi dell'impresa in cambio della possibilità di promuovere e dirigere i commerci nelle terre d'oltremare.

Nel giro di pochi decenni i trafficanti inglesi, che assicuravano sui mercati d'acquisto condizioni più favorevoli, si sostituirono a quelli lusitani.

Inoltre gli inglesi furono avvantaggiati dal sultano di Costantinopoli che preferiva trattare con gli eretici inglesi piuttosto che con altri paesi cattolici.

Un altro importante ruolo fu ricoperto dai corsari che, godendo dell'appoggio della regina Elisabetta, saccheggiavano le grandi navi commerciali spagnole cariche d'oro.  

Senza nulla togliere alle sovrana che seppe interpretare le esigenze profonde del proprio popolo, furono gli artigiani, i mercanti e i banchieri i veri protagonisti di quella stagione così economicamente florida che fu il regno di Elisabetta.

L'Inghilterra si avviò a diventare il primo paese europeo per la manifattura delle stoffe di ottima lana e per lo sfruttamento delle risorse minerarie.

Secondo alcuni storici, non sarebbe illegittimo parlare di una prima rivoluzione industriale inglese in questo periodo.

Importante è però considerare che decisivo ai fini dell'espansione economica fu proprio il fatto che nel tollerante regno inglese trovarono rifugio operai ed artigiani, commercianti e industriali perseguitati in Francia e nei Paesi Bassi per la loro fede religiosa.

Con la fine della dinastia dei Tudor e l'avvento della guerra civile la monarchia non ebbe più la possibilità di proteggere le compagnie, e ne seguì un periodo di relativo libero commercio.


SOCIETA' E CULTURA

L'Inghilterra del XV secolo era caratterizzata da una cultura insulare, fondamentalmente autoctona e xenofila.

Durante il regno di Enrico VIII la società inglese era sostanzialmente divisa in tre classi : aristocrazia (Lord), borghesia e popolo.

L'aristocrazia inglese possedeva un'etica del lavoro e non era parassita come quella europea, la borghesia era molto produttiva e il popolo fungeva da forza lavoro.

Il clero era stato ricondotto all'autorità e si riduceva a svolgere un servizio statale.   

Durante il regno di Elisabetta I la società si modificò parzialmente grazie alla nuova economia che si era venuta a delineare.

In particolar modo la borghesia era composta da tre sotto-classi: i medi proprietari fondiari (gentry), i piccoli proprietari agrari che pur lavorando con le loro mani erano anche in un certo senso imprenditori (yeomanry), i commercianti e i proprietari e comandanti di vascelli corsari (privateer) che erano provvisti di una concessione del governo che li autorizzava ad assalire i navigli dei paesi avversari.

Il popolo non era più formato prevalentemente di agricoltori dediti ad un economia di sussistenza ma da braccianti dipendenti.

Sussisteva ancora anche in Parlamento una suddivisione tra aristocrazia e borghesia ma se i pari spirituali erano stati decimati dalla scomparsa delle abbazie anche i pari temporali erano stati ridotti di numero e incatenati dalla politica livellatrice dei Tudor.

L'Inghilterra instaurò l'eguaglianza dei cittadini davanti al fisco ed alla legge ed il privilegio ecclesiastico fu abolito.

Sparita o quasi la servitù della gleba non esisteva l'esercito permanente nè di conseguenza una casta di guerrieri.

La sola forza armata di cui si disponeva all'interno del paese è la milizia locale di cui la 'yeomanry' forniva la truppa e 'la gentry' i comandanti.

Se il cattolicesimo costituì sempre una minaccia per la stabilità del regime elisabettiano, anche il calvinismo diede filo da torcere al governo.

Fin dal primo momento infatti si rivelò nel paese una corrente di più intransigente protestantesimo, ugualmente insoddisfatta del compromesso col passato cattolico e dello spirito moderno e paganeggiante, prevalente nella società elisabettiana.

Questi puritani, dunque, che avrebbero voluto purificare la Chiesa d'Inghilterra da ogni residuo cattolico ed imporre alla nazione un'intransigente disciplina morale, aborrivano ogni ritualismo cattolicheggiante ed insorsero contro l'episcopato, in nome di una rigida aderenza alla Bibbia, come unica fonte di autorità.

Quando, durante il governo di Cromwell, questa corrente politica divenne quella dominante, si fece avanti lo scontento per il rigorismo morale impresso dalla repubblica puritana alla vita del paese con la proibizione delle feste e la chiusura dei luoghi di divertimento.

I decenni rivoluzionari completarono l'unificazione dell'Inghilterra. La politica dei Tudor volta all'eliminazione delle franchigie locali venne completata.

La camera dei Lord venne abolita e i privilegi dei pari vennero sospesi, essi divennero passibili di normali condanne legali.

Nel 1653 la Camera dei Comuni divenne finalmente rappresentativa di tutta l'Inghilterra.

Restaurata la monarchia, la subordinazione di Carlo II alla politica francese innescò nuove tensioni tra Tories e Wights.

I primi erano sostenitori del re, della Chiesa anglicana e dell'aristocrazia terriera, e dunque di orientamento conservatore; i secondi erano invece espressione dei ceti mercantili urbani, favorevoli alla tolleranza religiosa e fondamentalmente progressisti.




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