L'Inghilterra tra il 1870 e la Grande guerra

Nella seconda metà del secolo l'Inghilterra, divenuta centro del commercio e della finanza mondiali, conobbe il periodo più prospero della sua storia.

Molte le componenti di questa prosperità:
1) elevatissimo grado d'industrializzazione, agricoltura capitalistica e moderna;

2) politica economica liberistica, che diede impulso al commercio;

3) direzione del movimento operaio assunta dalle Trade Unions;

4) consolidamento del sistema parlamentare.

Le riforme elettorali di Disraeli (1867) e Gladstone (1884) portarono ad una maggiore partecipazione delle masse alla vita politica.

Il socialismo inglese era prevalentemente riformista e non rivoluzionario: questo perché esisteva una classe dirigente che, grazie alla potenza economica, poté aprirsi al dialogo e attuare riforme elettorali e sociali.

Dal 1886 al 1906 si succedettero governi di coalizione formati da conservatori e liberali "unionisti", che si trovarono ad affrontare le conseguenze della concorrenza industriale della Germania e degli Stati Uniti, e della diffusione della politica protezionistica negli altri paesi. Fu attuata una spregiudicata politica imperialistica a sfondo razzistico e furono sostenuti progetti protezionistici (Chamberlain), ma la politica economica inglese rimase caratterizzata dal liberismo.

Dal 1906 al 1914 furono al governo i liberali; nel 1906 entrò in Parlamento il Partito Labourista. I governi liberali: 1) attuarono una politica coloniale meno aggressiva (alle colonie furono gradualmente concesse delle autonomie amministrative dominions); 2) ruppero la politica dello <<splendido isolamento>>: 1907: Triplice Intesa anglo-franco-russa; 3) attuarono delle riforme sociali e una politica fiscale progressiva; 4) tentarono invano di risolvere la questione irlandese attraverso un progetto di Home Rule (autonomia).

L'Impero asburgico tra il 1870 e la Grande guerra

Nei decenni che precedettero la prima guerra mondiale, l'Impero asburgico vide aggravarsi il declino dovuto, oltre che al ritardo nello sviluppo dell'economia, ai sempre più forti contrasti fra le diverse nazionalità. L'Impero era uno Stato assoluto, caratterizzato da un potere accentrato e da un'amministrazione efficiente. Ma l'Austria era un paese essenzialmente agricolo, caratterizzato da un immobilismo del sistema politico e da strutture sociali tradizionali in cui la provincia contadina era dominata dalla Chiesa e dai grandi proprietari terrieri.

Il principale fattore di disgregazione era costituito dalle tensioni tra i diversi gruppi etnici: slavi, magiari, cechi, slovacchi, italiani.

Una parte della classe dirigente si orientò verso un progetto trialistico (staccare gli slavi del sud dall'Ungheria); questo progetto si scontrava però sia con gli ungheresi, sia con i nazionalisti serbi e croati, che miravano alla fondazione di un unico Stato slavo indipendente (panslavismo) ed erano palesemente appoggiati dalla Serbia, a sua volta appoggiata dalla Russia.

In politica estera, l'Austria aderì nel 1882 alla Triplice Alleanza con Germania e Italia e si astenne dalla gara coloniale, mirando all'espansione nei Balcani.

Elementi comuni agli altri Stati in questo periodo furono:

il contrasto tra forze conservatrici e democratiche;

la diffusione del suffragio universale e di riforme nel campo dell'istruzione.