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L'incontro con Elisa Springer




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Tema


L'incontro con Elisa Springer, una sopravvissuta al campo di sterminio e la lettura di un' opera relativi a questa tematica mi hanno fatto riflettere su una delle tragedie del XX secolo, espongo le mie personali riflessioni dopo questa significativa esperienza: incontro e lettura.


Svolgimento


Nell'incontro con Elisa Springer nella ricorrenza della giornata mondiale dell'olocausto, ho potuto 'toccare con mano'la drammatica realtà dello Shoa'. Attraverso le parole della relatrice ho potuto ripercorrere il viaggio in un vagone del treno che era la prima tappa di un lungo cammino di sfruttamento, massacro e disumanizzazione di ogni ebreo catturato dalle SS.

Per oltre tre anni, dagli inizi del 1942 alla primavera del 1945, i nazisti compirono la più grande atrocità mai concepita nei confronti di un popolo: lo sterminio sistematico degli ebrei. L'agghiacciante bilancio di questo infame progetto fu di sei milioni di morti.

Come ricordare i sei milioni di morti? La questione della memoria preoccupa il mondo ebraico e attira ovunque l'attenzione di storici e commentatori.Lo sterminio avveniva attraverso un piano ben preciso: dapprima il concentramento in un luogo; poi il massacro di massa o la deportazione e l'internamento; seguiva la selezione per il gas o il lavoro; per finire con l'eliminazione.

La realtà che più mi ha colpito è come i nazisti abbiano tentato di togliere qualsiasi identità e legame a ciascun individuo e, attraverso la fame e le torture, creare inimicizia tra i loro prigionieri.

Dal racconto di Elisa Springer è emersa la mancanza di risentimento nei confronti del popolo tedesco; l' odio che questi hanno tentato di far crescere negli animi dei deportati non si è poi ritorto contro loro stessi, perché le persone come Elisa sono riuscite a individuare come colpevole delle atrocità subite non un popolo ma una somma di individui.

Questo forte sentimento d' umanità non cancella però il ricordo delle umiliazioni e torture subite, che rimane indelebile e profondo come il marchio che porta ancora impresso. Infatti in una lontana giornata interminabile nel campo di concentramento di Auschwitz, una giovane donna a lei vicina, ormai giunta allo stremo delle forze, si era accasciata ed Elisa era stata richiamata fuori dalla fila solo per aver accennato il gesto di sorreggerla, e quindi punita davanti alla fila con un marchio impresso a fuoco. Il marchio era un trattamento che veniva usato in tutti i campi, sia come punizione, ma anche soprattutto come segno di riconoscimento: tutti i prigionieri infatti venivano tatuati sul braccio sinistro per indicare il luogo di provenienza e la durata della permanenza nel lager, come Primo Levi ci racconta in "Se questo è un uomo". Egli nelle prime pagine ci spiega quanto sia importante il numero 174517, il suo numero, perché si tratta di una specie di documento per ricevere il pane e la zuppa e come pertanto sia costretto ad imparare il suo suono in tedesco per essere celere nel mostrarlo.

Questa tortura ci fa comprendere a chiare lettere quale fosse l'intento della milizia fascista: demolire l'uomo e togliergli la sua dignità, marchiandolo come se fosse un animale, un "pezzo".

Il terrore della cattura e di seguito il lungo viaggio faticoso nei vagoni che rende insofferenti e litigiosi, sono le primissime tappe verso la morte fisica ma soprattutto spirituale.

In ogni passo dell' opera di Levi emerge la desolazione e la quasi rassegnazione di un uomo solo, privato di tutto, abiti, scarpe, qualsiasi oggetto personale e ancora allontanato dalle persone care e privato delle " più piccole abitudini ". Non sopravvive nessun elemento positivo, neanche il più basilare, ad Auschwitz non cresce neppure un filo d' erba, tutto è grigio, anche il volto degli uomini, che non trovano la voglia di ribellarsi e sembrano aver perso completamente la propria identità, trasformandosi in automi, come il compagno di lavoro di Levi, Null Achtzehn, Zero Diciotto.

Credo che quanti cerchino di ignorare o addirittura negare l' esistenza di questo Olocausto non abbiano mai letto con attenzione le pagine scritte da Primo Levi e tanto meno ascoltato con il cuore i racconti di sopravvissuti come Elisa Springer.

Il tempo dei testimoni sta per scadere. Tra poco chi può ancora raccontare la Shoa' sarà scomparso. E' d' obbligo impegnarsi perché il passato non sia dimenticato.

Noi giovani dobbiamo sapere che cosa ha fatto l' uomo nella storia, per riuscire a estirpare sul nascere situazioni simili e non ripetere l' errore già commesso di lasciar crescere in sordina fenomeni come quello del nazismo, per non riuscire poi a contenerli.

Credo che l' informazione giochi un ruolo fondamentale nella lotta contro               l' antisemitismo e comunque contro qualsiasi altra forma di razzismo, poiché notizie di attentati e morti la dicono lunga sulla sete di violenza che è ancora presente in molti angoli del nostro pianeta.

Mi sembra assurdo che nei nostri libri di storia ad eventi come lo Sterminio di milioni di persone non siano riservati capitoli approfonditi e veritieri.

Sarebbe del tutto folle, dopo gli attenti studi fatti su questo argomento, tacere o peggio dimenticare,perché ho capito che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla.




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