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L'Europa tra i due Secoli




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L'Europa tra i due Secoli


1 NUOVE ALLEANZE: dopo le dimissioni di Bismark (1890), due fattori determineranno il cambiamento dell'assetto delle potenze europee. Eletto Guglielmo II come imperatore tedesco, che era per una politica ad ampio respiro e più dinamica e aggressiva, la Germania aveva difficoltà a tenere unite le sue due alleanze (Austria e Russia). Convinta che la Russia non si sarebbe alleata con la Francia, quindi, la Germania decide di non rinnovare quell'alleanza. Russia e Francia invece fanno un accordo (entrambe avevano bisogno di un alleato) che poi diventa alleanza militare.

Tra Inghilterra e Germania c'è un inasprimento dei rapporti, in quanto la Germania, per incutere rispetto, riarma le sue flotte sul Mare del Nord, e l'Inghilterra per mantenere la propria superiorità comincia una corsa all'armamento navale. Nel frattempo quest'ultima si avvicina gradualmente alla Francia e le due fanno un'Intesa Cordiale, che diventerà Triplice Intesa, quando la Russia regolerà i suoi contrasti in Asia con gli inglesi.

A questa Triplice Intesa (Russia, Francia e Inghilterra) si contrappose quindi il blocco più omogeneo ma meno potente della Triplice alleanza (Germania, Austria e Italia). In Germania cresce il nazionalismo e la paura di una sorta di "accerchiamento".


2 BELLE EPOQUE E CONTRADDIZIONI: Sebbene in quest'epoca siano aumentate le spese militari, bisogna ricordare che aumentarono anche le spese sociali. In quella che fu definita la "Belle Epoque", vi era una forte corrente ottimistica nella borghesia, e numerosi movimenti pacifisti e democratici, che, sebbene spesso contrastati dai conservatori, decisamente portarono a un miglioramento delle condizioni generali, dopo lotte aspre e prolungate.


5 GERMANIA GUGLIELMINA:

POLITICA INTERNA: Dopo le dimissioni di Bismark, divenne imperatore Guglielmo II, il quale criticò apertamente le leggi contro i socialisti, che infatti non vennero più rinnovate. Nonostante la speranza di un governo più liberale, però, Guglielmo si dimostrò più incline a soluzioni autoritarie ed all'esercizio personale del potere, più che ad aperture democratiche, dunque non vi furono grandi mutamenti in politica interna, se non che nessun altro cancelliere si dimostrò avere le capacità di Bismark. Così i cancellieri rimasero a governare "al di sopra" dei partiti, a rendere conto all'Imperatore più che al Parlamento, e dunque non vi fu nessun mutamento sostanziale nel gruppo di potere dominante.

POLITICA ESTERA: Anche i nuovi orientamenti di politica estera affermatisi soprattutto a partire dagli ultimi dell'800, quando la Germania diede inizio alla Weltpolitik e al riarmo navale,  contribuirono a rinsaldare l'alleanza fra la casta agraria e militare degli Junker e gli ambienti della grande indutria. Un'industria che era sempre più dominata dai cartelli o dalle imprese giganti e che vantava ritmi di sviluppo tecnologico e crescita produttiva altissimi. Questo tipo di superiorità accrebbe le tensioni nazionaliste e imperialiste.

Siccome la Germania, poi, non possedeva tante materie prime, essa pensò di modificare a proprio vantaggio la distribuzione mondiale delle risorse.

SOCIALDEMOCRAZIA: L'unica forza di opposizione ai movimenti nazionalisti e imperialisti, fu quella della socialdemocrazia, che però restò piuttosto isolata sebbene accrebbe il numero dei suoi iscritti in maniera vertiginosa. Essa finì poi con l'alleggerire i toni adattandosi e facendo a patti con le ideologie nazional-imperialistiche. La SPD voleva uscire dall'isolamento e non prestarsi alle manovre dei gruppi conservatori. Questa fu un'integrazione negativa nel senso che si esauriva in una limitata partecipazione della classe operaia.


6 CONFLITTI NAZIONALITA' AUSTRO-UNGARICA:

L'Austria era ancora un paese essenzialmente agricolo e poco più ricco dell'Italia. All'interno di essa, all'eccezionale vitalità culturale di quegli anni e allo sviluppo di grandi partiti di massa, si contrapponeva l'immobilismo del sistema politico e la persistenza delle strutture sociali tradizionali nella provincia contadina. All'interno del paese, dunque, vi erano forti conflitti nazionali, essendo esso formato da diversi gruppi etnici, e ciò provocava logoramento e disgregazione. Si rispose alla ricerca di un governo che accontentasse entrambe le parti, con una soluzione dualistica in cui vi erano due monarchi, uno magiaro e uno austriaco. Ciò nonostante, sebbene all'inizio si riuscì a controllare la situazione con piccole concessioni alle masse contadine, aumentarono i movimenti nazionali e la tendenza alla radicalizzazione, in particolare dei popoli slavi. Alcuni (i giovani cechi) si battevano contro la politica di "germanizzazione" del governo di Vienna. Gli Slavi del Sud subivano l'attrazione della Serbia. Persino i magiari rivendicavano l'autonomia dall'Austria.

Si pensò di passare da una monarchia dualistica ad una trialistica, ma gli ungheresi e i nazionalisti serbi e croati si opposero, poiché miravano alla fondazione di un unico Stato slavo indipendente.


9 VERSO LA PRIMA GUERRA MONDIALE:

Le tensioni in Europa aumentano, aggiungendo ai soliti motivi di contrasto come le rivalità tra Francia e Germania oltre che tra Austria e Russia, anche la politica tedesca più aggressiva e il riarmo attuato da Germania e Inghilterra. Vi furono degli scontri per il controllo del Marocco, da sempre aspirato dalla Francia, e proprio per questo scelto dalla Germania come ultimo possibile terreno di scontro per contrastare lo strapotere delle potenze rivali in campo coloniale.

Alla fine la Francia, grazie agli alleati, riesce a spuntarla a sfavore della Germania, vedendo riconosciuto il protettorato sul territorio conteso. La Germania ottiene in cambio una striscia di Congo francese di cui ovviamente non si accontenta.

CRISI IMPERO OTTOMANO: Nel frattempo, l'Impero Ottomano è in crisi. C'è la "rivoluzione dei giovani turchi", un movimento composto in prevalenza da intellettuali e ufficiali, che si proponevano la trasformazione dell'Impero in una moderna monarchia costituzionale. Nel 1908 un gruppo di ufficiali con le proprie truppe marcia sulla capitale, costringendo il sultano ad accettare una costituzione. La modernizzazione dello Stato però non riesce, non si rimedia al problema dei rapporti con i paesi europei, e si accelera la dissoluzione dell'Impero Ottomano.

L'Austria si annette la Bosnia e questo non piace alla Serbia che mirava ad annetterla, e dunque anche alla Russia, sua protettrice. Alla fine l'Autria riesce a fare accettare il suo gesto, ma si radicalizza il movimento del nazionalismo slavo.

PRIMA GUERRA BALCANICA: 1912, l'Italia, occupata la Tripolitania, provoca una guerra con la Turchia che viene sconfitta. Tale sconfitta stimola le mire dei piccoli stati Balcanici che si alleano (Grecia, Montenegro, Serbia e Bulgaria) e muovono guerra all'Impero Ottomano sconfiggendolo. Al momento della spartizione del bottino, però la Bulgaria non si accontenta, muove guerra alla Grecia e la Serbia, ma viene battuta da una nuova coalizione a cui si aggiunge la Romania.



LA PRIMA GUERRA MONDIALE:


6.1 L'ATTENTATO E LA MOBILITAZIONE RUSSO FRANCESE: Uno studente bosniaco uccise a Sarajevo l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria. L'attentatore faceva parte di un'organizzazione irredentista che aveva la sua base operativa in Serbia, quindi l'Austria, la quale si trovava già in tensione con la Serbia, approfittò dell'accaduto per inviare un durissimo ultimatum alla Serbia. Essa lo accettò solo in parte, rifiutando la clausola in cui l'Austria chiedeva che i suoi funzionari partecipassero alle indagini sui mandanti dell'attentato. Quindi l'Austria, giudicando la risposta insufficiente, dichiara guerra alla Serbia. Il governo russo, protettore della Serbia, mobilita le truppe e la Germania, che interpreta quella come una mossa di ostilità, invia alla Russia un ultimatum. Non ottenendo risposta, le dichiara guerra ottenendo che la Francia, alleata alla regione zarista con un patto militare, mobiliti le sue forze armate. La Germania invia un ultimatum anche a lei e poi le dichiara guerra.

INGHILTERRA: Il piano della Germania era di attaccare prima la Francia in maniera più rapida possibile, e poi dedicare tutte le proprie forze contro la Russia, potente ma lenta a mobilitarsi. Ciò comprendeva però di invadere il Belgio, dichiaratosi neutrale. Alla manifestazione di tale atto, l'Inghilterra, indignata, dichiara guerra alla Germania. Nessuno si aspettava che lo scontro arrivasse fino a diventare tanto grave, e tutto il paese, spinto da un impeto patriottistico, era d'accordo con la guerra. Persino i partiti socialisti votano in Parlamento in favore di essa.


6.2 ARMAMENTI: Gli eserciti, facilitati dai nuovi mezzi di trasporto adatti allo spostamento veloce, si misero in campo rapidamente. Essi erano differenti dagli eserciti visti fino ad allora, infatti non solo raggiungevano un numero enorme (oltre il milione di uomini) ma avevano armi innovative quale il fucile a ripetizione o la mitragliatrice. Ciò nonostante le strategie di guerra restavano circa le stesse degli anni precedenti.

SUCCESSI TEDESCHI: inizialmente la Germania ottiene vari successi, costringendo gli eserciti francesi a retrocedere fino a costringerli ad evacuare Parigi, una volta attestatisi lungo il corso della Marna. Anche sul fronte orientale le truppe tedesche fermarono i russi che tentavano di entrare in Prussia orientale, ma, messi in difficoltà dalle truppe russe, i tedeschi tolsero 100.000 uomini dal fronte occidentale per metterli in quello orientale.

LA BATTAGLIA DI MARNA: I francesi lanciano un improvviso attacco alle truppe tedesche, cogliendoli di sorpresa, e gli invasori sono costretti a ripiegare fino ai fiumi Aisne e Somme. Ora gli eserciti erano fermi in trincee improvvisate e nessuno dei due schieramenti era riuscito a conseguire risultati decisivi. Si trovavano immobili, spostandosi di pochissimo di volta in volta, e affrontandosi in sterili combattimenti inframmezzati da lunghi periodi di stasi.

L'ALLARGAMENTO DEL CONFLITTO: i paesi non ancora coinvolti o temevano di diventare tra i paesi da spartire tra i vincitori, oppure approfittavano della guerra per soddisfare le proprie ambizioni territoriali. Lentamente il conflitto si trasformava in uno scontro di dimensioni planetarie.  Il Giappone, per esempio, richiamandosi ad un trattato che lo legava alla Gran Bretagna, dichiara Guerra alla Germania, approfittando per impadronirsi dei possedimenti tedeschi in estremo oriente. La Turchia, legata da un patto segreto con la Germania, interviene in suo favore, e l'Italia va in guerra contro l'Austria.


6.3 NEUTRALITA' ITALIANA: Antonio Salandra dichiarò la neutralità dell'Italia nel 1914, trovando concordi in un primo tempo tutte le principali forze politiche, e giustificando tale neutralità con il carattere difensivo della Triplice Alleanza (?) in quanto, per esempio, l'Italia non era stata consultata per l'intervento contro la Serbia. Viene però ad affacciarsi la possibilità di scontrarsi contro la stessa Austria.

INTERVENTISMO ITALIANO: portavoce di queste correnti interventiste, i gruppi e i partiti della sinistra democratica di tradizione garibaldina, i radicali, i social riformisti e le associazioni irredentiste. Nelle speranze di molti, la guerra sarebbe stata "rivoluzionaria" che avrebbe rovesciato anche gli assetti sociali all'interno dei paesi coinvolti. I nazionalisti erano favorevoli all'entrata in guerra, così che l'Italia potesse riaffermarsi come grande potenza. I liberal-conservatori, quali Sonnino e Salandra, temevano che una mancata partecipazione al conflitto avrebbe compromesso la posizione internazionale italiana. Giolitti era fortemente neutrale, perché intuiva che la guerra sarebbe stata lunga e logorante e non riteneva l'Italia un paese in grado di sostenerla. I cattolici si mantengono pacifisti, preoccupandosi inoltre di scontrarsi con un Austria cattolica al fianco dei francesi anticlericali. Psi e Cgl condannano la guerra e Mussolini, da una posizione assolutamente neutrale, improvvisamente decide di schierarsi a favore dell'intervento. Cacciato dall' "avanti!" di cui era direttore, fonda un nuovo quotidiano, il "popolo d'Italia".

LA DECISIONE DI INTERVENTO: gli schieramenti neutralisti erano in chiara maggioranza, ma non erano omogenei. Gli interventisti erano invece uniti da un obiettivo preciso, la guerra contro l'Austria e l'ostilità al governo giolittiano. Dimostrarono inoltre una forte capacità di mobilitazione, contando in particolare sui settori più giovani ed una media borghesia colta, tra cui D'Annunzio. Salandra e Sonnino allacciarono patti segretissimi con l'Intesa, firmando nel 1915 il Patto di Londra, nel quale si affermava che in caso di vittoria all'Italia sarebbe spettato il Trentino, il Sud Tirolo, la Venezia Giulia e una parte della Dalmazia. Restava però l'opposizione della neutralità parlamentare, con a capo Giolitti, non al corrente del Patto di Londra, che si pronunciò per la continuazione delle trattative con l'Austria. Salandra fa per dimettersi ma il re, schierandosi dalla parte degli interventisti, non glie lo permette. Inoltre avvengono diverse manifestazioni di piazza. Il Parlamento, quindi, dovendo scegliere tra l'adesione alla guerra e un voto contrario che sconfessasse con il governo lo stesso sovrano, aprendo così una crisi istituzionale, approva la cessione dei pieni poteri al governo.


6.4 BATTAGLIE SULL'ISONZO: L'Italia era convinta che il suo intervento in breve tempo sarebbe bastato ad aver ragione sugli avversari, invece gli austro-ungarici, retrocedendo in posizioni difensive più favorevoli, lungo il corso dell'Isonzo, opposero una strenua resistenza. Luigi Cadorna, generale, sferra quattro sanguinose offensive, nessuna delle quali terminata con successo. Anche in Francia gli schieramenti restano pressoché immobili, mentre sul fronte orientale gli austriaci riescono ad avere la meglio prima contro i russi, che retrocedono fino ad abbandonare buona parte della Polonia, e poi contro la Serbia, che fu invasa e non fu più tra i contendenti.

VERDUN: nel 1916, i tedeschi attaccarono Verdun, francese, con il proposito di dissanguare le forse della Francia. Portano uno schieramento immane di artiglieria pesante, che però risulta troppo costoso, e dunque i morti sono all'incirca gli stessi. I francesi resistono fino alla fine di Giugno, quando gli inglesi organizzano una controffensiva sulla Somme, che diventerà una nuova ed estenuante guerra di logoramento.

STRAFEXPEDITION: Sempre nel 1916, gli austriaci attaccano l'Italia, tentando di penetrare dal Trentino. Gli italiani furono colti di sorpresa, ma riuscirono ad arrestarla sugli altipiani di Asiago per poi contrattaccare. Il governo di Salandra è costretto alle dimissioni, e sostituito da un ministero di coalizione nazionale presieduto da Paolo Boselli. Questo cambio di ministero non cambio le dinamiche della guerra, e furono combattute altre cinque battaglie dell'Isonzo.

ORIENTE E ROMANIA: sul fronte orientale i russi lanciano una violenta offensiva, recuperano dei territori perduti in precedenza. Tali successi inducono la Romania ad intervenire, ma essa subisce la stessa sorte della Serbia. Nonostante questa vittoria, gli stati centrali hanno ancora il problema del blocco navale attuato sul Mare del Nord dagli inglesi. La flotta tedesca tenta un attacco contro quella inglese, ma alla fine rinunciano allo scontro definitivamente.


6.5 LE TRINCEE: poiché la nuova guerra, sebbene fosse combattuta con armi all'avanguardia, aveva strategie della vecchia dottrina militare basate sul movimento e la rottura del fronte avversario, venne a crearsi una situazione di stallo in cui i soldati, per evitare il fuoco del nemico, presero a scavare le cosiddette trincee, fossati nel terreno che inizialmente erano ripari temporanei, e che poi si allargarono divenendo la sede permanente dei combattimenti in prima linea. Essi, collegati tra loro per mezzo di camminamenti e con il tempo allestiti con filo spinato, ripari e nidi di mitragliatrici, divennero il vero simbolo della prima guerra mondiale. Erano dotati di pessime condizioni igieniche, esposti alle intemperie, ed i soldati cominciarono a sentirsi moralmente distrutti, oltre che fisicamente, subendo una sorta di apatia e torpore mentale. Gli assalti c'erano nelle prime ore del mattino, preceduti dal fuoco di preparazione che annullava l'effetto sorpresa, e se i soldati riuscivano a superare il fuoco nemico, si ammassavano nei pochi varchi aperti divenendone il facile bersaglio. Si diffuse quindi la paura, oltre che lo svanire del sentimento patriottico. Molti, in particolare i soldati semplici, combattevano per dovere, subendo la guerra con fatalistica accettazione e combattendola più per solidarietà dei compagni o costrizione, che per altro. Altri si auto lesionavano o non tornavano dalle licenze.


6.6 NUOVE TECNOLOGIE: la prima guerra mondiale fu caratterizzata per l'applicazione intensiva di nuovi messi tecnologici, a partire dalle armi da fuoco, il cui utilizzo però non era una novità assoluta, per passare alle armi chimiche, dei gas che uccidevano chiunque li respirasse e dunque erano micidiali nelle trincee. Il settore delle comunicazioni fu molto importante, ed anche i trasporti vennero incrementati. In particolare l'aviazione divenne un efficace mezzo di ricognizione, sebbene non fu fondamentale in quanto si trattava di aerei ancora troppo arretrati, e i carri armati che, sebbene vennero usati solo verso la fine del '17, ebbero un discreto successo, poiché dotati di cingoli che permettevano di oltrepassare le trincee nemiche. Ma il mezzo che ebbe maggiore rilevanza fu il sottomarino, rivelatosi efficace, che fu usato dai tedeschi per affondare a sorpresa navi mercantili o rifornimenti per l'Intesa. La guerra sottomarina indiscriminata dovette però cessare in quanto ledeva gli interessi commerciali degli Stati uniti, che si lamentarono copiosamente quando un sottomarino tedesco affondò un transatlantico inglese che trasportava anche 140 passeggeri americani.


6.7 MOBILITAZIONE INTERNA E ECONOMIA: anche i civili vennero coinvolti dalla guerra spesso con conseguenze drammatiche. Chi si trovava vicino al fronte in genere subiva gli scontri diretti, mentre chi ne era lontano vedeva gli effetti della guerra all'interno per esempio dell'economia. Le industrie di forniture belliche conobbero un vastissimo sviluppo e pagava lo stato, che contava più sulla rapidità di consegna piuttosto che sul prezzo. Così grandi settori dell'industria, tra cui anche quelli dei beni di primo consumo, furono posti sotto il controllo dei poteri pubblici e spesso la manodopera fu sottoposta a disciplina militare.

I GOVERNI: Poiché lo Stato fu investito da nuove attribuzioni, si dovette aumentare la burocrazia e il potere esecutivo si rafforzò a spese degli organismi rappresentativi. Inoltre in verità i governi erano spesso insidiati dall'invadenza dei militari, che quindi potevano pesantemente influenzare le scelte dei politici. In Germani, in cui vigeva un'effettiva dittatura militare, il fenomeno era simile alla dittatura giacobina francese instauratasi nell'ultimo anno di guerra.

PROPAGANDA: in ogni paese si cercava di fare propaganda della guerra, dall'interno, appendendo manifesti, facendo feste e manifestazioni di solidarietà ai combattenti etc. Tutto questo aumentava quanto diventava sempre più impopolare la guerra.

SOCIALISTI: in Svizzera si tennero due conferenze in cui i partiti socialisti contro la guerra la condannarono definitivamente, chiedendo una pace senza indennità e annessioni.


6.8 RIVOLUZIONE RUSSA: uno sciopero generale degli operai di Pietrogrado (capitale russa), si trasformò in un'imponente manifestazione politica contro il regime zarista, ed al rifiuto dei soldati di sparare sulla folla di civili, la sorte della monarchia fu segnata. Lo zar abdicò e giorni dopo fu arrestato, con il resto della famiglia reale. Nel frattempo gli Stati Uniti entrano in guerra contro la Germania che ha ricominciato con i suoi attacchi sottomarini. Il crollo del regime zarista ovviamente fu l'inizio della disgregazione dell'esercito, molti soldati abbandonarono il fronte per spartirsi i territori dei signori, ed il tentativo del governo provvisorio di lanciare una nuova offesa, fallì. Da allora, la Russia cessò di aiutare gli alleati.

MALESSERE DELLE TRUPPE: intanto nelle truppe dilaga il malessere, la stanchezza, ed alcuni reparti, come la fanteria francese, si ammutinano. Nel caso specifico del citato ammutinamento francese, questo fu represso ma con qualche concessione ai combattenti.


6.9 CAPORETTO: nel 1917 l'Italia provò altri attacchi sull'Isonzo, senza alcun successo e costi umani troppo pesanti. Si moltiplicavano i segni di malcontento tra le truppe e l'insubordinazione, oltre che tra i civili, che lamentavano l'aumentare dei prezzi. Le truppe austro-ungariche decisero di approfittare della disponibilità di truppe provenienti dal fronte russo (?) ed attaccarono il fronte italiano sull'Isonzo, avanzando poi con la nuova tattica dell'infiltrazione, ovvero il penetrare il più rapidamente possibile nel territorio nemico, senza preoccuparsi di consolidare le posizioni raggiunte. Questo intensificò l'effetto sorpresa, rendendo la manovra più che efficace. Le truppe italiane scapparono disgregandosi, per poi ritrovarsi dimezzati sulla nuova linea di difesa del Piave. Il comandante Cadorna diede la colpa ai soldati, per essere scappati senza nemmeno combattere, mentre in realtà ciò era stato frutto degli errori dei comandi che sull'Isonzo si erano fatti cogliere impreparati. Cadorna viene sostituito da Diaz.

Paradossalmente questa sconfitta sembra motivare le truppe italiane dandogli uno scopo per cui combattono, intensificato dalla propaganda che cominciava a diffondersi nelle trincee, attraverso giornali e promesse di "terre per i contadini". La guerra venne quindi presentata in una nuova cornice ideologica, una lotta per il giusto ordine internazionale, dunque una nuova "guerra democratica".


6.10 RIVOLUZIONE DI OTTOBRE: un'insurrezione guidata dai bolscevichi in Russia rovescia il governo provvisorio, e le redini le prende un governo rivoluzionario presieduto da Lenin, che decide immediatamente di porre fine alla guerra. Stipula una pace ai confini della Polonia, accettando con la Germania le durissime condizioni imposte, ovvero la perdita di circa un quarto dei territori europei dell'Impero russo. Lenin dimostrò, salvando così il nuovo Stato Socialista, che la trasformazione di una guerra imperialista in una rivoluzione era davvero attuabile. Anche gli stati dell'Intesa dovettero quindi accentuare il carattere ideologico della guerra, presentandola sempre di più come una "crociata per la democrazia".

WILSON E I 14 PUNTI: il presidente americano Woodrow Wilson aveva dichiarato solennemente che gli Stati Uniti non avrebbero combattuto in vista di rivendicazioni territoriali, ma per ristabilire la libertà di navigazione nei mari, violata dai sottomarini tedeschi. Stilò inoltre un programma di pace in quattordici punti, che invocavano l'abolizione della diplomazia segreta, il ripristino della libertà di navigazione, l'abbassamento della barriere doganali etc..sebbene alcune di queste proposte risultassero utopistiche, rappresentava una rivoluzione rispetto ai principi della democrazia prebellica. Sebbene i governanti dell'Intesa non condividessero questi punti, o quantomeno non tutti, questo programma fu accolto come una sorta di "nuovo vangelo" dalla gente, e non volendo rinunciare all'aiuto americano, i governi dell'Intesa dovettero far mostra di accettarlo.


6.11 ULTIMO ANNO DI GUERRA: La Germania tentò un ultimo disperato attacco in Francia con le forze rese disponibili dalla firma della pace con la Russia. I tedeschi sfondarono Saint Quentin e Arras, lasciando che l'attacco proseguisse per mesi. Mentre gli austriaci tentavano di sferrare il colpo decisivo agli italiani sul Piave, ma furono respinti, anche l'offensiva tedesca andava esaurendosi. Fermato un ultimo attacco sul Marna, le truppe francesi decisero di passare al contrattacco, facendo arretrare i tedeschi, vinti dalla stanchezza. Capirono quindi di aver perso la guerra e misero nelle mani dei governanti la preoccupazione di fare un armistizio. Ci prova un governo tedesco di coalizione democratica, ma era troppo tardi. Gli alleati si disgregavano, le truppe di nazionalità non tedesca abbandonavano il fronte, gli italiani lanciarono un'offensiva agli austriaci sul Piave. Sconfitti nella battaglia di Vittorio Veneto, gli austriaci non fecero in tempo ad organizzare una nuova resistenza e firmarono un armistizio. Le flotte tedesche si ammutinarono e la Germania alla fine firma sto benedetto armistizio, accettando le durissime condizioni tra cui la consegna dell'armamento pesante e della flotta (che si auto affondò per non essere presa) e l'annullamento dei trattati con la Russia. Bilancio? Otto milioni e mezzo di morti e venti milioni di feriti.

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