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L'Europa e la Prima Guerra Mondiale
La prima guerra mondiale scoppiò dopo anni di una relativa pace, durante i quali però le potenze ebbero modo di rafforzarsi e quindi alimentare un antagonismo (tensioni diplomatiche, rivalità economiche, il nazionalismo) che poi sarà la causa del conflitto.
Tra le potenze che emersero ci fu la Germania che, prima con Bismark e poi con Guglielmo II, aveva attuato un processo per rendersi competitiva sul piano economico, con una tardiva ricerca di colonie per soddisfare le esigenze delle sue imprese, e sul piano militare, con la corsa agli armamenti. Per affermarsi sul piano internazionale era importante avere un esercito e una marina forti quanto e di più di quelli inglesi. Infatti la Germania rappresentò una minaccia per la Gran Bretagna e per la Russia.
Anche le altre potenze europee si concentrarono per rafforzare le forze armate.
Il clima culturale che si era diffuso affermava che l'ordine politico imposto dai liberale era fragile, i politici dell'epoca non erano stati in grado di arginare le tensioni sociali. E i Nazionalisti avevano sempre più peso nelle decisioni dei governi.
In questo clima di nuova tensione si andarono schierando le potenze in due blocchi di alleanze militari. che ruppero il vecchio equilibrio internazionale. Da una parte la Triplice Alleanza tra Germania, Austria e Italia, già firmata nel 1882, e una serie di alleanze bilaterali tra Russia, Francia e Inghilterra, importante l'intesa cordiale franco-inglese.
Precedenti allo scoppio ufficiale del conflitto mondiale, in diverse parti in Europa e nel Nord Africa, troviamo dei focolai di tensione che alimenteranno l'antagonismo.
In Marocco si consumano due crisi che vedono come nemiche la Francia e la Germania. Quest'ultima in quest'area aveva importanti interessi economici ma si dovette fermare di fronte alla Francia che non concedeva l'indipendenza al Marocco. Lo scontro si concluse a favore dei francesi. Una successiva crisi fu poi scatenata dalla richiesta d'aiuto marocchina verso la Francia per sedare delle rivolte, questo rappresentò un smacco per la Germania, che ritrovò fuori dalla questione che si risolse per via diplomatica, ma compensò con l'ottenimento di un controllo parziale del Congo.
Altra zona calda furono i Balcani, dove si giocavano gli interessi di molte potenze e dei nazionalisti balcanici. L'impero Ottomano entrò in crisi con una rivolta dei Giovani Turchi che chiedevano di trovare una soluzione all'arretratezza e questo consentì all'Austria di approfittare della situazione dichiarando l'annessione della Bosnia-Erzegovina, provocando l'inasprimento delle tensioni con la Serbia che invece mirava all'unificazione dei territori per l'indipendenza e con la Russia che aveva mire espansionistiche in nome del Panslavismo. Ad acuire la situazione fu la sconfitta dell'impero nella guerra di Libia, che consentirono agli stati balcanici di muovere guerra contro la Turchi a cui vennero sottratti i territori. Proprio per questi scoppiò un'altra crisi per la spartizione delle terre. Il conflitto si concluse con la spartizione dei territori ed un nuovo assetto.
Altre regioni contese furono l'Alsazia e la Lorena tra Francia e Germania. E le terre irridente per l'Italia che le rivendicava all'impero Austro-Ungarico.
L'Italia si sorprese allo scoppio della guerra, perché come partecipante ad un'alleanza doveva essere informata prima di ogni azione e in quel momento dichiarò la propria neutralità, per prendere tempo e valutare la situazione, le possibili alleanze soprattutto in merito alle terre irridente. Se si alleava con l'Austria o con le potenze dell'Intesa il suo obbiettivo era la ricerca del miglior offerente per ottenere i territori mancanti per l'unità. Anche l'opinione pubblica era divisa in merito. I neutralisti, giolittiani, cattolici e socialisti, ritenevano impreparata l'Italia e rifiutavano la guerra perché frutto del capitalismo e dell'imperialismo, ma non riuscirono ad imporsi per il loro atteggiamento troppo cauto e prudente. Tra gli interventisti troviamo diversi gruppi, tra cui di spicco i nazionalisti, che vedevano nella guerra una grande occasione per dimostrare la propria forza e compiere l'Unità, i socialisti riformisti per il compimento del risorgimento, gli imprenditori e gli industriali per le possibilità di profitto e la classe politica dirigente e conservatrice per sopire le tensioni sociali e rafforzare il consenso per le istituzioni. Questo gruppo attuò una forte propaganda che coinvolse la maggior parte dell'opinione pubblica che poi spinse e convinse il governo ad intervenire. Così il 24 maggio 1915 l'Italia interviene in guerra.
L'evento scatenante fu l'assassinio a Sarajevo dell'erede al trono austriaco da parte di uno studente bosniaco il 28 giugno 1914. a questo seguì una dura reazione dell'Austria che si allea con la Germania contro la Serbia che invece si unisce alla Russia. Dopo un ultimatum austriaco rifiutato la guerra scoppiò un mese dopo. Quando la Russia mobilita il suo esercito sul confine occidentale provocò una dura reazione tedesca che dichiarò guerra. Sempre la Germania dichiarò guerra anche alla Francia perché quest'ultima aveva mobilitato l'esercito. Il piano tedesco consisteva nell'occupazione del Belgio, neutrale, per raggiungere e colpire la Francia. Violata la neutralità belga la Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania.
Questo conflitto venne definito mondiale perché ad esso, successivamente, parteciparono potenze come il Giappone, la Cina e gli Stati Uniti, per la novità degli armamenti e per le dimensioni degli eserciti. Ad essa si opposero i movimenti socialisti di un po' tutti paesi definendola come capitalista. Ma questo disaccordo non impedì ai governi di ottenere i finanziamenti.
Le potenze partecipanti avevano pensato a questa guerra come breve e di movimento ma ben presto i loro propositi caddero, in realtà fu un conflitto molto più lungo e con costi umani ed economici più alti del previsto. Fu una guerra di trincea e di posizione e questi furono motivi che scatenarono le ire delle popolazioni ma soprattutto dei soldati. La Germania pensava di poter passare per il Belgio, invadere e sconfiggere la Francia e poi passare alla Russia. Ma questo piano non si attuò.
Furono aperti tre fronti di guerra. Quello occidentale dove si scontrarono i tedeschi con i francesi, con un iniziale vantaggio della Germania e la sua successiva sconfitta. La Francia ebbe la meglio grazie anche alla partecipazione delle potenze dell'Intesa. Un altro fu quello orientale, dove si scontrarono la Germania e l'Impero Austro-Ungarico contro la Russia. Il terzo fronte terrestre fu quello meridionale, dove troviamo l'Italia contro l'Austria, dove l'esercito austriaco sfonda le linee italiane definitivamente e Caporetto.
Questo conflitto fu una novità perché le battaglie oltre a svolgersi sul suolo si svolsero anche per mare e per aria, anche se rimase comunque una guerra di trincia ma l'aspetto marittimo fu fondamentale e decisivo per lo andamento della guerra. Le battaglie videro come protagoniste la Gran Bretagna con gli Stati Uniti contro la Germania, che combattero nel Mare del Nord e nell'oceano Atlantico. Nella prima fase c'è un vantaggio tedesco e poi una rimonta inglese che blocca l'arrivo dei rifornimenti dalle colonie per la Germania. Nel 1919, ci fu una nuova iniziativa tedesca, caratterizzata dall'utilizzo dei sottomarini ma non fu risolutiva perché gli Stati Uniti entrarono in guerra.
Il prolungarsi inaspettato del conflitto provoca forti malumori e delusione presso le truppe. A questo si sommò l'atteggiamento autoritario dei governi e degli stati maggiori dell'esercito che aumentano la loro importanza e il loro potere decisionale.
Per provvedere al disagio i governi attuarono dei provvedimenti, come la creazione di centri di propaganda con i loro giornali, comitati, e promisero che alla fine della guerra avrebbero ottenuto privilegi e riconoscimenti. Questi sistemi non furono molto efficaci per la gravità della situazione. Aumentavano sempre di più i casi di autolesionismo e renitenza, per ottenere permessi o congedi. A questi atteggiamenti gli eserciti furono particolarmente repressivi, senza ottenere però una diminuzione dei casi. Questi cedimenti fisici e psichici sono da attribuirsi all'impreparazione delle reclute, esse poi non sentivano propria la causa e soffrivano per la mancanza della loro vita quotidiana.
Nel caso italiano, ad esempio, le truppe erano esauste e non più motivate e nel momento decisivo ebbero una caduta. Per questo furono severamente punite dal generale Cadorna che le ritenne responsabili della sconfitta. Ma proprio per questo egli fu rimosso e sostituito da Diaz, più sensibile.
Oltre alle truppe anche la popolazione civile era assai insofferente per la situazione. Le loro condizioni di vita peggiorarono e la loro esasperazione esplose, nel caso della Germania, a Berlino con un grande sciopero di operai che chiedevano la fine della guerra e delle stragi.
Presso tutte le forze socialiste maturano contrasti e spaccature.
La Germania dimostrò infatti la volontà di porre fine al conflitto, proponendo una pace senza vincitori ne vinti. Questa richiesta però non fu ben accolta dalle antagoniste dell'intesa che invece si sentivano rafforzate dall'entrata in guerra statunitense, speravano in una vittoria prossima e definitiva e non diedero neppure peso all'invito di Benedetto XV di porre fine ad un'inutile strage. Dello stesso avviso è anche il presidente degli Usa, Wilson, che nei suoi 14 punti presentati a Parigi getta le basi per la pace e delle concrete proposte per l'assetto territoriale.
Dopo che la Germania venne ripetutamente bloccata dall'esercito anglofrancese sul fronte occidentale e al suo interno era presente una grave crisi, venne proclamato un nuovo governo che aprì le trattative di pace. Guglielmo II allora scappò in Olanda e rese possibile la proclamazione della Repubblica di Weimar e di un consiglio di commissari del popolo. Il clima sociale comunque era assai teso ma non scoppiò una rivoluzione perché le forze socialdemocratiche vollero affrontare con forza gli estremisti.
L'8 gennaio 1919 iniziarono i lavori della conferenza di Parigi per definire le condizioni di pace e il nuovo assetto territoriale. I rappresentanti delle potenze vincitrici riunite erano divisi a proposito delle sanzioni da dare alla Germania. Il rappresentante francese pensava ad una pace punitiva che annientasse la Germania, mentre di altro avviso erano quello inglese e americano che ritenevano che un eccessivo indebolimento tedesco avrebbe eccessivamente rafforzato i francesi. Anche nei riguardi dell'Italia e della questione delle terre irridente ci furono dei contrasti sulla cessione della città di Fiume, non prevista dal patto di Londra. Parte dell'opinione pubblica affermò che quella dell'Italia era una vittoria mutilata, un gruppo di nazionalisti guidati da D'Annunzio occuparono temporaneamente la città. Poi venne stipulato un accordo con l'Jugolsavia che stabiliva l'annessione di Trieste e Fiume città libera.
Nel testo dei trattati fu inserito il patto della società delle nazioni, per il quale veniva istituita un'organizzazione internazionale che doveva cercare una soluzione pacifica alle controversie e una collaborazione per mantenere la pace. Quest'istituzione poi però si rivelò inefficace e inadeguata ai compiti assegnateli, come le sanzioni stabilite. Ad essa poi non facevano parte la Russia e la Germania e nemmeno gli Usa. I trattati non risolsero questioni nazionalistiche importanti che poi alimenteranno altri conflitti.
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