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Le donne e il Periodo fascista




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Le donne e il Periodo fascista

In Italia durante il periodo fascista la questione demografica e l'emancipazione femminile sono tra i problemi principali per la politica italiana.

Per salvare la potenza statale messa in difficoltà dalla crisi demografica, il regime cercò in tutti i modi di assicurare il controllo sulle popolazioni interne.

Di fronte a un'agricoltura inefficiente e a un settore industriale concentrato, che offriva bassi salari agli operai, le donne dovevano comportarsi come consumatrici avvedute e amministratici domestiche efficienti lavorando anche nell'economia nera per arrotondare le entrate familiari.(RURALIZZAZIONE)

Allo scopo di limitare l'impiego di manodopera femminile sottopagata, in presenza di un'elevata disoccupazione maschile, il regime escogitò un elaborato sistema di tutele e divieti teso a regolare il lavoro delle donne. (Documento 1)

La politica fascista tendeva all'incremento demografico , all'aumento delle nascite trattando l'aborto come un crimine contro lo stato, censurando anche l'educazione sessuale e lasciando le donne in una profonda ignoranza.

Con l'accentuarsi dell'aspetto pubblico dell'istituzione familiare la dittatura fascista consolidava involontariamente quei comportamenti familistici e privati che comunemente sono associati alla cultura civica italiana. ( Documento 2 )

Man mano che la dittatura assegnò maggior peso alla famiglia le donne cominciarono ad acquisire una maggior consapevolezza della cosa pubblica, assumendo nuovi ruoli nella società: donne di ceto sociale elevato ottennero un ruolo importante nella preparazione della normativa sulla condotta familiare e nel farle apprendere anche alla donne di condizione inferiore . La donna, infatti, era considerata mal preparata alla maternit¦, debole e imperfetta nel ruolo di mamma.

L'educazione familiare veniva trasmessa attraverso corsi per casalinghe, lezioni sull'allevamento dei figli e riunioni guidate dai gruppi femminili fascisti .

Le donne perciò si occupavano della riproduzione e del governo della casa ( Documento 3 ) e solo il 25% di esse possedeva un'occupazione. (LEGGE SACCHI , 1919, le donne vennero riconosciute idonee alla maggior parte degli impieghi statali ).

Per non creare competizione tra uomini e donne sul mercato del lavoro, il fascismo sviluppò la legislazione anche per evitare che il lavoro fosse da quest'ultime considerato un punto di slancio verso l'emancipazione: (Documento 4 ) all'interno dei gruppi sindacali gli uomini costituivano una base da rappresentare e avevano un rapporto attivo, al contrario delle donne, il cui ruolo era estremamente passivo ed erano delle assistite, incapaci di potersi sostenere da sole ( LEGGI DI ESCLUSIONE) .

Durante il congedo per la gravidanza venivano retribuite solo nei primi due mesi e una volta ripreso il lavoro avevano due sole pause giornaliere per l'allattamento , finché il bimbo non avesse compiuto un anno di vita.

La mobilitazione femminile di massa cominciò solo negli anni '30, quando il partito nazionale fascista (PNF) promosse uno svariato numero di organizzazioni femminili, le quali rimasero comunque incapaci di dar voce ai problemi delle donne, in quanto strettamente controllati dal segretario del PNF.

Sebbene venisse riconosciuto alle donne il diritto di cittadinanza, il fascismo non le portò mai all'emancipazione , all'autonomia, ma soltanto a nuovi doveri nei confronti della famiglia e dello stato e all'obbedienza.

RURALIZZAZIONE


DATO CHE L'AGRICOLTURA ERA LA BASE  ECONOMICA DELLA FAMIGLIA SI CERCAVA DI RIDURRE LA DIPENDENZA DALLE IMPORTAZIONI DI PRODOTTI ESTERI (GRANO) E DI FERMARE IL FLUSSO VERSO LA CITTA' DA PARTE DEI CONTADINI CHE AUMENTAVANO IL NUMERO DEI DISOCCUPATI

DOCUMENTO 1


L'inferiorità intellettuale delle donne

'Il lavoro femminile crea nel contempo due danni: la 'mascolinizzazione' della donna e l'aumento della disoccupazione maschile. La donna che lavora si avvia alla sterilità; perde la fiducia nell'uomo; [] considera la maternità come un impedimento, un ostacolo, una catena; se sposa, difficilmente riesce ad andare d'accordo col marito; [] concorre alla corruzione dei costumi; in sintesi, inquina la vita della stirpe.'

Ferdinando Loffredo, Politica della famiglia,  1938



DOCUMENTO 2


L'inferiorità intellettuale delle donne

'La indiscutibile minore intelligenza della donna ha impedito di comprendere che la maggiore soddisfazione può essere da essa provata solo nella famiglia, quanto più onestamente intesa, cioè quanto maggiore sia la serietà del marito. []'

Ferdinando Loffredo, Politica della famiglia, 1938




Documento 3


L'inferiorità intellettuale delle donne

'Deve diventare oggetto di disapprovazione la donna che lascia le pareti domestiche per recarsi al lavoro, che in promiscuità con l'uomo gira per le strade, sui tram, sugli autobus, vive nelle officine e negli uffici. [] '

Ferdinando Loffredo, Politica della famiglia, 1938


DOCUMENTO 4


Programma-statuto del Gruppo femminile romano dei Fasci femminili

4 dicembre 1921

'La donna fascista - pur preparandosi per ogni eventualità a dare al Fascismo tutto quanto è nei limiti delle sue possibilità femminili e anche più eviterà, quando non sia richiesto da una assoluta necessità, di assumere atteggiamenti maschili e di invadere il campo dell'azione maschile, perchÈ sa che la donna può molto giovare all'ideale per cui lavora se cerca di sviluppare in bene le sue attitudini femminili, anziché cimentarsi nel campo dell'azione maschile, dove riuscirebbe sempre imperfetta e non riscuoterebbe la fiducia necessaria allo svolgimento della sua propaganda.'



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