L'attentato di Felice Orsini
La guerra di Crimea e l'intervento piemontese
a fianco delle potenze alleate avevano permesso al Cavour di consolidare il
legame fra lo Stato Sabaudo e la Francia. Non restava ora che assecondare i
sogni ambiziosi di Napoleone III, che aspirava a sostituire all'influenza
austriaca quella francese ed a fare della Francia il nuovo Stato-guida
nell'Europa continentale.
Si trattava di tessere una trama sottile ed
accurata, che lentamente avrebbe allargato le distanze fra Francia ed Austria
ed avrebbe permesso al Piemonte di inserirsi a proprio vantaggio nel dissidio
delle due grandi potenze. La politica diplomatica del Cavour subì però una
battuta d'arresto in seguito all'attentato di Felice Orsini, un mazziniano
dissidente che nel 1858 lanciò 3 bombe contro la carrozza di Napoleone III
mentre si recava a teatro. L'imperatore non fu colpito, ma ci furono 8 morti e
più di 150 feriti. I rapporti con la Francia sembrarono seriamente compromessi.
Dal carcere, però, senza chiedere la grazia,
Felice Orsini, ghigliottinato poi a marzo, scrisse questa nobile ed accorata lettera
al sovrano francese, con lo scopo dichiarato di giocare l'ultima carta per la
causa italiana:
«Sta in poter vostro di fare l'Italia
indipendente o di tenerla schiava dell'Austria e di ogni specie di stranieri.
Gli Italiani vi chiedono che la Francia non permetta che la Prussia intervenga
nelle future e forse imminenti lotte dell'Italia contro l'Austria. Io scongiuro
Vostra Maestà di ridare all'Italia quella indipendenza che i suoi figli
perdettero nel 1849, proprio per colpa dei Francesi. Rammenti la Vostra Maestà
che gli Italiani (e tra questi il mio padre stesso) accorsero a versare il
sangue per Napoleone il Grande, dovunque a questi piacque di condurli; rammenti
che sino a che l'Italia non sarà indipendente, la tranquillità dell'Europa e
quella vostra non saranno che una chimera. Vostra Maestà non respinga il voto
supremo d'un patriota sulla via del patibolo: liberi la mia patria e le
benedizioni di 25 milioni di cittadini la seguiranno dovunque e per sempre.»
Napoleone III fu favorevolmente colpito da
questa lettera e ne autorizzò la pubblicazione sulla stampa, che presentò
Felice Orsini come un eroe. Cavour colse allora l'occasione per denunziare il
pericolo di nuovi attentati di marca rivoluzionaria, se si fosse ancora
trascurata la causa italiana e convinse Napoleone III che l'Italia era una
polveriera pronta ad esplodere ed a mettere sottosopra l'equilibrio europeo.
L'imperatore, infatti, ruppe gli indugi ed invitò Cavour a recarsi segretamente
in luglio a Plombières, dove aveva deciso di fare le cure termali.