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La situazione europea nel primo dopoguerra




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LA SITUAZIONE EUROPEA NEL PRIMO DOPOGUERRA       



Le conseguenze dopo la prima guerra mondiale furono meno disastrose in Gran Bretagna e Francia che in paesi come la Russia, la Germania e l'Italia.


In GRAN BRETAGNA la stabilizzazione economica del paese fu attuata dai conservatori che governarono per lungo tempo (1918-1929).

Il problema principale era costituito dalla necessità di conversione dell'economia di guerra e quindi delle industrie che fino a quel momento avevano prodotto armi da guerra.

Ma l'enorme costo che portava quest'azione doveva essere compensato in qualche modo e, infatti, furono ridotti i salari degli operai che si ribellarono creando numerosi conflitti sociali. Nel 1920 sorse una forza sociale rappresentata dal partito LABURISTA che nel 1924 fu votato, con uno dei primi sistemi di suffragio pressoché universale, che, per un breve periodo, portò l'esponente laburista James Ramsay MacDonald, appoggiato dai liberali, al governo. Ma durò solo pochi mesi perché non riuscirono ad imporsi stabilmente. Quindi, tornarono a governare i conservatori; solo nel 1929 i laburisti sarebbero tornati ad avere il controllo del governo in una nuova coalizione con i liberali.

I conservatori applicarono una politica economica 'deflazionista' cioè puntavano al pareggiamento del bilancio statale attraverso la riduzione della spesa pubblica e difendendo la sterlina che godeva della convertibilità. Ma in questo modo contribuirono nuovamente a creare disoccupazione e malessere.


Nel 1929 ci fu un'imponente crisi che partì dagli Stati Uniti ed investì progressivamente tutti i paesi europei e che provocò una recessione produttiva, disoccupazione di massa e squilibri sociali.

In Gran Bretagna la conseguenza economica più rilevante fu la sospensione della convertibilità della sterlina (gold standard) e la sua svalutazione: infatti, la sterlina era la moneta più imponente del mercato economico e, perdendo la sua convertibilità in oro, perdeva simbolicamente, anche il ruolo di banchiere del mondo. Il nuovo asse si spostò verso gli Stati Uniti con la sua moneta: il dollaro.


Sul piano politico l'Inghilterra fu caratterizzata da una crisi del partito laburista e del movimento sindacale. Nel 1931 si formò un nuovo governo di coalizione formato da conservatori e liberali sotto la direzione dei 'laburisti nazionali', cioè i laburisti moderati che furono espulsi dal partito laburista, e che vinsero le elezioni. La scissione del partito laburista era il segno più evidente della crisi del movimento operaio.


Nella metà degli anni '30 il dibattito si spostò dai temi sociali a quelli di politica estera. Infatti, l'espansionismo fascista di Hitler portò l'Inghilterra a condurre una politica della pacificazione che trovò il suo leader nel conservatore Arthur Chamberlain. Alla base c'era la convinzione che i fascismi e i nazismi potessero contrastare l'espansionismo del comunismo. Chamberlain fu il protagonista del Patto di Monaco nel 1938 con il quale, di fatto, diede via libera a Hitler per occupare la Cecoslovacchia. Ma fra i conservatori emergeva la figura di Winston Churchill che, schierato in posizioni d'intransigenza nei confronti del nazismo, portò ad una soluzione per il 2° conflitto mondiale.



In FRANCIA dopo la 1° guerra mondiale si formò una maggioranza di centro-destra che governò fino al 1924.

Il paese aveva subito grandi distruzioni durante la guerra e quindi era necessario ricostruire gran parte del suo apparato industriale e paradossalmente questo rappresentò un vantaggio, infatti, la ricostruzione dovette essere necessariamente innovativa e molto meno dispendiosa della conversione attuata in Inghilterra anche se, come nella maggior parte dei paesi europei lo sviluppo fu ottenuto riducendo i salari dei lavoratori.

Nel 1924 si interruppe il predominio della destra e si formò una coalizione elettorale che univa socialisti e radicali di sinistra che formarono un governo delle sinistra presieduto dal radicale Edouard Herriot, ma anche questo fu un esperimento di breve durata, infatti, non riuscirono a realizzare il loro programma di riforme sociali e di sviluppo economico. Così tornò al governo la destra con l'ex presidente della repubblica Raymond Poincarè che portò ad un vero e proprio boom economico.


Anche la Francia fu investita dalla grande crisi mondiale ma con un leggero ritardo.

Sul piano politico si accentuò fortemente lo scontro fra destra e sinistra: nel '36 tornò un governo di sinistra con un'elezione popolare, ma questo governo diretto da Lèon Blum portò ad un'ondata di scioperi e occupazioni delle fabbriche.

Furono attuate alcune riforme sociali come la riduzione della settimana lavorativa a 40 ore, il riconoscimento dei contratti collettivi, l'istituzione dei delegati di reparto nelle fabbriche e i salari aumentarono.


Intanto, però, il controllo della situazione economica sfuggiva di mano al governo, infatti, si ebbe una grande fuga di capitali verso l'estero e il franco perse valore sui mercati monetari internazionali.


In politica estera importante fu l'atteggiamento che la Francia tenne nei confronti della guerra civile spagnola iniziata nell'estate del '36.


I conflitti interni e le contraddizioni nel fronte ebbero buon esito dopo il patto di monaco, infatti, nell'aprile di quell'anno il governo Blum fu portato alle dimissioni, costretto dalle divergenze tra radicali e socialisti e l'asse politica si spostò verso destra.





Fino alla grande crisi del '29, Gran Bretagna, Francia e altri paesi analoghi videro quindi, pur fra conflitti sociali e politici, un graduale evolversi dello stato democratico liberale.

Proprio negli anni '20 una democrazia avanzata in senso sociale cominciò a svilupparsi nei paesi scandinavi. In Danimarca, per esempio, dal '24, al governo ci furono sempre i socialisti che realizzarono importanti riforme sociali a favore delle classi popolari. In Svezia i socialdemocratici divennero il partito al governo già nel 1920. Anche in Norvegia il partito laburista divenne forza di governo a partire dal '20.

Nello sviluppo della moderna democrazia di massa il mondo scandinavo appariva sempre più, nei decenni fra le due guerre, come 'punto avanzato' dell'Europa.

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