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La Rivoluzione Russa
Mentre le grandi potenze europee si spartivano l'Africa durante gli anni del colonialismo, la Russia riversava i suoi interessi al di là degli Urali procedendo al graduale assorbimento dei territori asiatici. Giunta alle soglie dell'Oceano Pacifico aveva fondato il porto di Vladivostok ed aveva iniziato la costruzione della Transiberiana (1891-1905), la ferrovia che avrebbe agevolato il controllo dei vasti territori annessi ed avrebbe accentuato la pressione russa sulle regioni settentrionali della Cina. Ma su queste regioni aveva mire espansionistiche anche il Giappone. Di qui l'urto fra le due potenze, che sfociò in aperto conflitto (1904-1905) e che vide la vittoria del Giappone ed il suo insediamento in Corea.
La sconfitta russa ebbe gravi contraccolpi nel Paese, dominato dalla monarchia zarista e da un ristretto numero di aristocratici padroni di immense proprietà terriere. Così, il 9 gennaio del 1905, gli operai di Pietroburgo avanzarono fino al Palazzo d'Inverno, la residenza dello zar, in segno di protesta contro i grandi proprietari terrieri. Questi, nella persona di Nicola II fece sparare ai dimostranti, i quali per rappresaglia uccisero lo zio dello zar, il Granduca Sergio. Nicola II fu così costretto a promettere l'istituzione di un'assemblea costituente.
A giugno, sul Mar Nero, si ammutinò la corazzata Potemkin. Il 13 ottobre si formò a Pietroburgo il primo soviet, un organismo rappresentativo composto da 500 delegati eletti dagli operai delle maggiori fabbriche della città. Di fronte a questa situazione lo zar riconobbe le libertà civili e concesse un'assemblea legislativa, la duma, che però ebbe poteri molto limitati. Il governo zarista, guidato da Stolypin, decise quindi di attuare la riforma agraria per favorire la nascita di una classe di piccoli possidenti, i kulaki legati al regime e disposti a schierarsi dalla parte dello zar contro la massa dei contadini poveri, i mugiki. Stolypin fu assassinato nel 1911 ed, a partire da quel momento, le decisioni ripresero ad essere completo appannaggio di Corte, dove Nicola II, assolutamente inetto ed incapace, era influenzato dalla zarina, a sua volta plagiata da Rasputin, uno stregone siberiano.
Ripresero così gli scioperi operai; durante uno di questi, nel 1912 in Siberia, la polizia mitragliò sulla folla uccidendo molti dimostranti. Questa situazione pre-rivoluzionaria si accelerò quando la Russia decise di prendere parte alla prima guerra mondiale. La miseria della classe contadina si acuì e le sconfitte subite crearono malcontento popolare. Così l'incapacità del governo portò alla rovina della monarchia dei Romanov.
Il 23 febbraio 1917 scoppiò la Rivoluzione di Febbraio a Pietrogrado (così fu chiamata la capitale Pietroburgo dal 1914). Nicola II fece reprimere il moto da una pur riluttante guarnigione. Quattro giorni dopo si ammutinarono le guarnigioni di Pietrogrado, su segnale del reggimento valinski. lo zar sciolse la duma e abdicò in favore del fratello, il granduca Michail, che però rifiutò. Si formò quindi un governo provvisorio guidato da un menscevico (cioè da un socialista moderato), Kerenskij, che causò disagio e malcontento ovunque.
Menscevichi e bolscevichi altro non erano che le due anime del Partito Socialdemocratico Russo, costituitosi nel 1898: mentre i primi credevano che il partito dovesse essere aperto ad ogni simpatizzante, i secondi dissentivano affermando che la caratteristica principale del partito dovesse essere proprio la sua costituzione di un ristretto manipolo di quadri rivoluzionari fortemente centralizzato. A capo dei bolscevichi era Lenin, mentre la fazione opposta faceva capo a Plechanov. Inoltre il dissenso verteva anche sulla valutazione delle possibilità concrete della rivoluzione in Russia, che per il leader bolscevico andavano maturando rapidamente, mentre per l'avversario menscevico era piuttosto remote. In realtà il termine «bolscevico» in russo significa maggioranza, mentre «menscevico» indica la minoranza: sono termini risalenti al Congresso dei fondazione del Partito socialdemocratico, nel 1903, in cui il gruppo leninista ottenne la maggioranza, in seguito perduta.
In questa situazione si inserì il soviet, che assunse una posizione di grande rilievo dopo il ritorno di Lenin dall'esilio in Svizzera. Lenin, capo della rivoluzione russa, era il propugnatore di una politica che concentrasse tutto il potere nelle mani del soviet. Allorché questo successe, egli fu costretto a rifugiarsi in Finlandia. Seppur confinato, Lenin sollecitava l'insurrezione armata. Tornato di nascosto a Pietrogrado enunciò le famose tesi di aprile e favorì il sorgere del futuro partito dei bolscevichi, il partito comunista.
Il 10 ottobre 1917 fu fondato il comitato militare rivoluzionario sotto la presidenza di Lev Trockij. Quattordici giorni dopo fu occupato il palazzo d'inverno, mentre il congresso dei Soviet approvava il decreto sulla pace, sulla terra e sulla formazione di un governo provvisorio di operai e contadini, con un consiglio dei commissari del popolo, di cui Lenin assunse la direzione. Si concludeva così la rivoluzione di ottobre.
Se da un lato il governo rivoluzionario aveva il compito di ristabilire la pace, dall'altro si trovò a fronteggiare gravissimi problemi; uno di questi era rappresentato dalle forze reazionarie che intendevano ristabilire l'antico regime. I controrivoluzionari, che formavano le «armate bianche», erano finanziati dai governi occidentali, che organizzarono un blocco economico che mise in seria difficoltà la Russia. Per arginare le forze controrivoluzionarie, entrarono così in campo l'Armata Rossa, sotto la guida dello stesso Trockij, e la Ceka.
Le varie guerre avevano messo in crisi anche l'agricoltura del Paese a tutto vantaggio della nascita del famoso fenomeno del brigantaggio. Fu per questo motivo che Lenin si trovò costretto a varare la Nuova politica Economica, meglio nota come NEP, attraverso la quale i contadini venivano tutelati nelle loro libertà civili, l'autonomia delle piccole imprese con meno di 20 operai ripristinata, la rete stradale, ferroviaria e fluviale ampliata. Il problema della coabitazione e desiderio di indipendenza delle diverse etnie venne risolto con la creazione di uno stato federale: è la nascita dell'unione delle repubbliche socialiste sovietiche (urss). Alla morte di Lenin i due uomini più accreditati a succedergli erano due: Lev Trockij e Josif 'Stalin' (in russo «Uomo d'Acciaio»). Quest'ultimo fu abile nel liberarsi dell'avversario e di quanti gli erano contrari, ed attuò in breve tempo una spietata dittatura.
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