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La rivoluzione francese




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La rivoluzione francese


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LA RIVOLUZIONE FRANCESE


La situazione in Francia prima della Rivoluzione:

Nel corso degli anni Ottanta del 700 i controllori delle finanze di Luigi XVI furono costretti ad avanzare proposte di riforma, tutte volte a diminuire i privilegi fiscali di cui godevano l' aristocrazia e il clero.

Così l'inizio della rivoluzione francese, definito 'fase nobiliare', si presentò come resistenza di tutti i ceti interessati al mantenimento delle 'libertà' contro misure volute dal 'dispotismo ministeriale'.

Alla protesta dei parlamentari, dell'aristocrazia e del clero si unì il sostegno dell'opinione pubblica e soprattutto quello della popolazione che non protestava per salvaguardare i privilegi altrui, ma per esprimere il loro dissenso verso l' organizzazione sociale che faceva pesare loro sempre di più le tasse e gli aumenti di prezzi.


In questa situazione la soluzione migliore per tutti sembrò la convocazione degli Stati Generali, un'assemblea che rappresentava la società francese nel suo complesso. Le varie parti in causa avevano aspettative molto diverse: il re e la corte pensavano di ottenere l'approvazione delle riforme fiscali; i ceti privilegiati volevano attraverso di essi ribadire il loro potere di interdizione sulle decisioni della Corona; la borghesia credeva di poteravviare così una riforma in senso liberale delle istituzioni; infine il popolo sperava di trovare ascolto per la propria protesta.

Probabilmente il fatto che questa assemblea non era stata più riunita da 175 anni e che quindi i suoi compiti erano per lo più ignorati spiega come potesse esistere questa molteplicità di aspettative.

Ma nacquero subito diversi problemi; infatti il Terzo Stato richiesero subito due condizioni: 1) il numero dei loro rappresentanti doveva essere raddoppiato rispetto a quello degli altri due ordini e 2) la futura Assemblea doveva funzionare come un organismo unitario, conteggiando i voti dei singoli deputati. Quest'ultima richiesta era di notevole valore, poichè in precedenza si aveva sempre considerato i voti per ogni ordine, così che i ceti privilegiati vincevano sempre sul Terzo Stato che si ritrovava da solo. Inoltre rifiutare il voto 'per ordine' significava abbandonare la tradizionale concezione della società come organismo tripartito, sostituendo ad essa quella di una società intesa come insieme di cittadini.

Il Controllore delle Finanze, che era da poco ritornato ad essere Necker, accettò di aumentare il numero dei deputati del Terzo Stato, ma lasciò in sospeso la questione del voto per testa.

A questo punto il conflitto tra l' aristocrazia e il clero, da un lato, e il Terzo Stato dall'altro si fece più esplicito.

Ben presto si tennero le elezioni per la scelta dei deputati agli Stati Generali. E' importante ricordare che i rappresentanti del basso clero risultarono pochissimi, mentre quelli del popolo appartenevano tutti ai ceti medi e superiori.

Queste persone dovevano raccogliere in un quaderno tutte le loro rimostranze che, sebbene con motivazioni differenti, condannavano l'assolutismo.


L' Assemblea Nazionale Costituente e la I Costituzione (1789-1791):

La prima seduta fu aperta il 5 maggio 1789, ma fino al 10 giugno la situazione rimase incerta, finchè il Terzo Stato invitò gli altri due ordini a riunirsi in una seduta comune e annunciò che avrebbe comunque dato inizio ai lavori, procedendo alla verifica dei mandati di tutti i deputati, compresi quelli del clero e della nobiltà. Alcuni ecclesiastici si unirono ad esso.

Il 17 giugno i deputati del Terzo Stato, in qualità di rappresentanti del 96% della nazione, si dichiararono Assemblea Nazionale.

Parte del clero si ricongiunse con questi, ma i rimanenti e l'aristocrazia decisero di non cedere e chiesero aiuto al re.

Così il 20 giugno i deputati dell' Assemblea Nazionale trovarono le porte della sala delle riunioni chiuse. Si trasferirono in una palestra per la pallacorda dove giurarono di non separarsi fintanto che non fosse stata elaborata la nuova Costituzione francese. Dopodichè si proclamò Assemblea Nazionale Costituente.

Di fronte a tanta determinazione, il re invitò la restante parte del clero e della nobiltà a ricongiungersi con gli altri.


La popolazione era in fermento sia per le voci che provenivano da Versailles, sia per i continui aumenti dei prezzi e per altri fatti, tanto che alla notizia che il re aveva licenziato Necker, i Parigini corsero alle armi. La mattina del 14 luglio 1789 si ritrovarono tutti davanti alla prigione-fortezza della Bastiglia, non si sa bene per quale motivo, forse per prendere altre armi o forse per liberare i prigionieri, e durante le trattative con le guardie furono sparati alcuni colpi sulla folla. La fortezza fu assalita: la guarnigione fu massacrata e anche tra la folla si contarono numerose vittime.

Dopo questa giornata Parigi restò sotto il controllo di una municipalità formata dai delegati che avevano scelto i deputati per gli Stati Generali. La Fayette fu messo a capo della milizia cittadina, grazie alla sua fama per aver combattuto in America.

Il 17 luglio re Luigi andò in città, riconobbe la nuova municipalità e addirittura accettò la coccarda tricolore che univa il bianco dei Borboni ai tipici colori parigini, il rosso e il blu.

Dopo i fatti di Parigi la rivoluzione municipale si estese a tutte le province.

Anche nelle campagne imperversava la rivolta. A seguito di alcune voci che davano per imminente l'arrivo di briganti, i contadini si armarono e accerchiarono i castelli dei loro signori invocando l'abolizione della servitù. L'Assemblea Nazionale Costituente votò in fretta la fine dell' ancient régime, e quindi di tutti quei diritti signorili che implicavano servitù personali.

Questa fine fu sancita il 26 agosto 1789 dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. In essa si dichiarava: -il riconoscimento dei diritti naturali dell'uomo(la libertà, la  proprietà, la sicurezza, la resistenza all'oppressione);

-l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge;

-la garanzia di essere giudicati da tribunali regolari;

-la libertà di coscienza, di espressione e di associazione;

-la divisione dei poteri.

Questa volontà di tenere sotto un controllo più accurato l'evolversi della situazione politica fu all'origine della marcia popolare su Versailles, quando una folla composta anche da donne armate di picche, penetrò nelle stanze reali, uccise alcune guardie del corpo e costrinse il re e la regina a trasferirsi a Parigi. La sera stessa Luigi XVI, sua moglie Maria Antonietta e anche l'Assemblea Nazionale Costituente raggiunsero la capitale.

Questo fatto fu molto rilevante in quanto il re aveva subìto l'intimidazione della folla e da questo momento sia lui che l'Assemblea avrebbero dovuto tenere conto del popolo di Parigi. La rivoluzione stava uscendo dall'alveo moderato.


All'interno dell'Assemblea non vi erano partiti politici ben definiti, ma nel corso delle discussioni si vennero delineando degli schieramenti ben precisi. Gli aristocratici e l'alto clero erano su posizioni più conservatrici, mentre la maggioranza dell'Assemblea era costituita da  deputati che auspicavano la collaborazione tra il re e i rappresentanti della nazione.

Al di fuori dell'Assemblea i deputati si ritrovavano per discutere di politica con i loro sostenitori nei clubs. Il più importante era quello dei Giacobini, che cominciò a tessere fitti rapporti con altri clubs affiliati che si formavano nelle province. Da questo club si staccarono il club dei Cordiglieri e il club dei Foglianti, l'uno di impronta popolare, l'altro moderata.


Anche se per il momento prevaleva lo spirito di concordia, i problemi non mancavano. Così, ad esempio, per risolvere il problema finanziario il vescovo Talleyrand propose di nazionalizzare tutti i beni ecclesiastici.

Il modo di pagamento scelto dall'Assemblea per non immettere sul mercato un quantitativo così ingente di terre escluse però i contadini più poveri, a vantaggio sopratutto dei borghesi di città.


Contemporaneamente si assistì ad una riforma del clero. Innanzitutto furono aboliti i voti perpetui, poi furono soppressi tutti quegli Ordini religiosi che non svolgevano attività  socialmente utili, furono eliminate le discriminazioni contro gli Ebrei e furono restituiti i beni confiscati ai Protestanti dopo l'abolizione dell'editto di Nantes.

Per il clero secolare fu preparata la cosidetta Costituzione Civile: l'organizzazione ecclesiastica veniva semplificata, con la soppressione di migliaia di parrocchie; inoltre i vescovi ed i curati, come tutti coloro che svolgevano mansioni pubbliche, dovevano essere eletti. Il trattamento economico previsto per il clero era generoso.

L'Assemblea costrinse gli ecclesiastici a prestare un giuramento, ma gran parte di essi rifiutarono. Così si procedette a nuove elezioni per sostituire coloro che non avevano giurato fedeltà. Ma la situazioni si aggravò quando Pio VI condannò il decreto dell'Assemblea: il conflitto religioso metteva a disposizione del partito aristocratico forze nuove, mentre alcuni sostenitori della rivoluzione erano portati ad adottare atteggiamenti sempre più ostili al cattolicesimo.


Nel frattempo l'Assemblea aveva elaborato la nuova Costituzione, che venne presentata nel 1791. Per quel che concerne l'ordinamento dello Stato, essa si rifaceva alla divisione dei poteri di Montesquieu. Così il potere legislativo fu attribuito ad una sola camera eletta per due anni, mentre il re mantenne il potere esecutivo e la facoltà di scegliere e revocare i ministri, gli ambasciatori, i comandanti militari.

La legge elettorale invece fu fissata su basi censitarie: a seconda di quanto si pagava, si poteva essere cittadini attivi, elettori o deputati.

Per quel che riguarda l'ordinamento amministrativo, la Francia fu divisa in 83 dipartimenti, divisi a loro volta in comuni e cantoni retti da amministratori elettivi in carica per due anni.

Parigi invece fu divisa in 48 quartieri o sezioni di base e ciascuna di esse era 'governata' da un comitato elettivo.

Questo nuovo aspetto della Francia che rifiutava l'assolutismo però, presentava diversi pericoli, poichè lasciava troppa autonomia ai poteri locali in un contesto politico ancora instabile.

La nuova Costituzione del 1791 candidava a ruolo dirigente la borghesia.


Sempre nel 1791, il re tentò di fuggire dalla Francia. In verità erano mesi che alcuni cortigiani e la regina tentavano di persuaderlo a  riparare all'estero, ma Luigi aveva sempre rifiutato. Intanto teneva contatti con alcuni deputati dell'Assemblea, come Mirabeau, riproponendosi di annullare o modificare alcuni atti che al momento era costretto ad approvare.

Ma l'improvvisa morte di Mirabeau e l'acuirsi delle tensioni religiose lo indussero alla fuga, che però fallì.

Dopo questo fallimento si ebbero degli scontri tra i moderati, che invitavano a firmare al più presto un altro accordo con il re, e i militanti dei clubs e delle sezioni popolari, che manifestarono al Campo di Marte chiedendo la destituzione del re. In queste condizioni si ebbe la ratifica della Costituzione. Dopodichè l'Assemblea Nazionale Costituente si sciolse e lasciò il posto all'Assemblea Nazionale Legislativa.


L' Assemblea Legislativa e la guerra (1791-1792):

L'Assemblea Costituente aveva deliberato che i suoi membri non potessero essere rieletti nella nuova Assemblea Legislativa.

La nuova Assemblea era formata da molti membri del club dei Foglianti, i quali sostenevano che la fase rivoluzionaria era chiusa: ora bisognava solamente far funzionare i nuovi ordinamenti previsti dalla Costituzione.

Un'altra parte era costituita dai Girondini che esprimevano interessi medio-borghesi, erano liberali in politica e liberisti in economia, contrari a violenti sommovimenti che mettessero a repentaglio la proprietà privata.

L'ultima pattuglia di deputati era formata da coloro che erano di netta ispirazione popolare, in contatto con il club dei Cordiglieri.

Parallelamente all'Assemblea i clubs stavano prendendo sempre più peso politico.

Molto presto la nuova Assemblea dovette affrontare gravi problemi interni, ma quello più grave veniva dall'esterno: tutti quelli che avevano lasciato la Francia infatti, soprattutto nobili, facevano propaganda per un intervento armato controrivoluzionario. E già Austria e Prussia avevano minacciato di attaccare la nazione se non si fosse ristabilito al più presto un governo 'conveniente ai diritti dei sovrani'. Questo atteggiamento si capisce sopratutto per la paura che c'era che le idee rivoluzionarie attecchissero fuori dei confini francesi.


A queste minacce di guerra rispondeva una coalizione di forze politiche favorevoli alla guerra. I moderati erano favorevoli poichè pensavano così di arginare le forze tendenzialmente rivoluzionarie e repubblicane; i Girondini erano convinti che l'impegno militare avrebbe restituito alla Francia la coesione politica, avrebbe reso operante l'idea della sovranità nazionale e avrebbe avviato un generale processo di liberazione dei popoli; infine, anche il re Luigi XVI era favorevole, pensando di poter riavere le proprie prerogative monarchiche in caso di sconfitta francese.

Ma c'era anche una parte minoritaria che non voleva la guerra e a capo di essa c'era Robespierre che riteneva la nazione troppo debole internamente per affrontare un impegno militare contro altre nazioni.

Nel 1792 l'Assemblea Legislativa votò quasi all'unanimità per la guerra. Ma l'esercito francese, disorganizzato, carente di mezzi e comandato da ufficiali aristocratici pronti a passare al fronte avverso, subì pesanti sconfitte.

Il nemico stava per entrare a Parigi e l'Assemblea ordinò di richiamare uomini dalle province, ma il re rifiutò, così da aumentare le richieste di una sua sospensione dal trono.

un ruolo sempre maggiore acquistavano i sanculotti parigini che davano vita a rivendicazioni politiche e sociali sempre più radicali e che erano già sfociate in tumulti. Per di più si stava pericolosamente diffondendo l'abitudine a prendere le armi.

Quando poi le truppe austro-prussiane minacciarono ritorsioni sui parigini se avessero fatto del male alla famiglia reale, il popolo si mosse: migliaia di sanculotti e federati esautorarono la municipalità sostituendola con una nuova Comune formata da delegati scelti nelle assemblee popolari di sezione. Subito dopo, gli insorti si diressero verso le Tuileries: il re si mise in salvo rifugiandosi presso l'Assemblea Nazionale. Alla fine gli insorti rimasero padroni della città. Su richiesta della Comune il re fu dichiarato decaduto e venne rinchiuso con i familiari nella prigione del Tempio. Fu decisa la convocazione di una nuova Assemblea, la Convenzione, che avrebbe dovuto pronunciarsi sulla sorte del re e dare alla Francia una nuova Costituzione, repubblicana e popolare.

La giornata del 10 agosto 1792 ebbe un'importanza cruciale. Con essa si formò un nuovo potere, quello della Comune di Parigi, che aveva come titolo di legittimità esclusivamente la forza. La rivoluzione passava di mano, dai notabili e dagli uomini di legge, agli artigiani e ai militanti delle sezioni.


La Convenzione e la proclamazione della repubblica (1792-1794):

Le notizie dal fronte davano il nemico sempre più vicino alla capitale, così che l'ipotesi di un complotto contro la rivoluzione prese sempre più campo: la Comune ottenne la creazione di un tribunale speciale per giudicare i sospetti di tradimento. Così si arrivò ai massacri di settembre che non fecero altro che allontanare sempre di più i favori di cui avevano goduto le idee rivoluzionarie fino a quel momento.

Ed in questo clima si svolsero le elezioni per la Convenzione; a suffragio pressochè universale maschile e col sistema dei turni plurimi, il numero dei votanti risultò ridotto, visto le norme, come ad esempio il voto espresso pubblicamente, adottate.

I deputati della Convenzione erano divisi in: Girondini, Montagnardi e la cosidetta Palude.

I primi erano formati in maggioranza dai deputati delle province che erano favorevoli ad un ordinamento politico decentrato. Erano legati agli interessi di imprenditori e commercianti ed erano contrari al dirigismo economico e alla tassazione reclamata dai sanculotti.

Ad essi si opponeva la Montagna che rappresentava in modo più marcato gli interessi della borghesia medio-piccola e dei sanculotti. Erano a favore del centralismo amministrativo e dell'intervento statale in materia economica. Inoltre inclinavano verso una democrazia assembleare e diretta di tipo rousseauiano.

La maggioranza della Convenzione che fu detta 'Palude' si schierava ora con i Girondini, ora con i Montagnardi.


Sin dalla prima seduta del 21 settembre, i deputati della Convenzione dichiararono decaduta la monarchia e proclamarono la repubblica.

Il compito della Convenzione era di stilare una nuova Costituzione e nel frattempo di decidere della sorte del re.

Dopo lunghe e accese discussioni, la Convenzione dichiarò Luigi XVI colpevole e decise che il verdetto non fosse sottoposto a verifica popolare, come volevano i Girondini. Questi ultimi usarono questo rifiuto come arma per mostrare l'illegalità del processo, ma, anche se con una maggioranza risicata, la Convenzione votò per la condanna e l'esecuzione immediata del re.

La sua morte però eliminava ogni residua possibiltà di pace tra la Francia e l'Europa.

Infatti quasi tutti gli Stati europei, fatta eccezione per Svezia, Danimarca, Venezia e Genova, si unì per formare la prima coalizione. Ma nonostante tutto in Francia regnava l'ottimismo, che però fu stroncato dallla defezione di alcuni ufficiali che passarono al nemico.


Nello stesso periodo cominciarono a delinearsi dei movimenti controrivoluzionari sopratutto in Vandea, dove i disordini lasciarono il posto a una vera e propria insurrezione popolare armata.

I motivi erano molti. I contadini francesi erano ormai soddisfatti della decisione dell'Assemblea Nazionale di rendere loro le terre che avevano coltivato; così auspicavano la difesa dell'ordine, piuttosto delle accelerazioni rivoluzionarie della capitale. Poi c'era l'attaccamento delle popolazioni alla Chiesa e ai sacerdoti che venivano perseguitati dai nuovi governi rivoluzionari. Inoltre l'innalzamento del costo della vita colpiva tutti, mentre le nuove situazioni prodotte dalla rivoluzione metteva in difficoltà alcune attività e specifiche categorie di persone. Infine tutti erano minacciati dalla costrizione militare.

La Convenzione reagì con la forza, impegnandosi in una repressione armata che si fece progressivamente più dura e feroce, ma che non dette risultati significativi.


Per quanto riguarda la situazione economica, i Girondini sostenevano che la Convenzione non dovesse legiferare sui prezzi, mentre i Giacobini della Montagna appoggiavano la proposta di alcuni settori popolari, detti gli 'arrabbiati', che richiedevano un maximum sui prodotti di prima necessità.


La Convenzione riorganizzò la struttura dei comitati, formati da membri della Convenzione stessa, che esercitavano il potere esecutivo; sopratutto acquistò importanza il Comitato di Salute Pubblica che aveva l'inacrico di sovraintendere all'azione di tutti i ministri e di coordinare le misure necessarie alla difesa interna ed esterna della repubblica.

Inoltre furono emanate dalla Convenzione altre misure eccezionali che acuizzarono il dissidio tra i Giacobini, favorevoli ad essa, e i Girondini, che la ritenevano una violazione della legalità e che parlavano di uno scivolamento verso la dittatura.

Il 2 giugno 1793 la Comune organizzò una sollevazione popolare e fece arrestare gli esponenti girondini, così che il potere effettivo passò nelle mani della Montagna.


Ora la Convenzione doveva dare alla Francia una nuova Costituzione. Dopo la caduta della Gironda i contrasti per essa erano finiti, così in pochissimi giorni fu predisposto e approvato il nuovo testo.

La Costituzione del 1793 prevedeva un'Assemblea Legislativa composta da membri designati dalle assemblee popolari aperte a tutti i cittadini. La sua durata era di un anno e le leggi da essa proposte potevano essere discusse dal popolo.

Alla Costituzione fu preposta una Dichiarazione dei diritti in cui i principi liberali del 1789 venivano inquadrati in una prospettiva complessiva che ne modificava il senso.

Questa Costituzione in realtà non fu mai applicata; infatti la Convenzione decise che fino al ristabilimento della pace, la Francia sarebbe stata retta da un potere rivoluzionario dotato di poteri eccezionali e non vincolato al rispetto dei principi legali.

Robespierre con la sua tagliente oratoria annunciò l'inizio del Terrore rivoluzionario.


Il Terrore:

Per riprendere il controllo del paese, sconvolto dall'invasione straniera e dalla guerra civile, la Convenzione adottò una politica di forte accentramento, inviando propri membri in missione nelle province. Questi commissari godevano di ampio potere che era però sempre soggetto a quello della Convenzione.

Per colpire gli avversari furono potenziati i tribunali rivoluzionari, che condannarono i Girondini arrestati il 2 giugno e l'ex regina Maria Antonietta.

Intanto la Francia era sconvolta dalla rivolta federalista e dalla guerra civile, era invasa dalle armate straniere e aveva un' economia gravemente dissestata.

Il movimento federalista era nato dalla reazione di numerosi dipartimenti della Normandia e di tutto il Mezzogiorno francese, i quali non volevano trasformare la nazione in una federazione, ma pretendevano di ridimensionare l'importanza che aveva assunto il popolo parigino sulla politica del periodo. Stavano dalla parte dei Girondini e quindi si opponevano alla Montagna.

Anche il movimento armato controrivoluzionario della Vandea ben presto acuì la sua lotta, ma subì una pesante sconfitta da parte dell'esercito nazionale, che i guerriglieri furono costretti alla fuga, braccati dall'esercito. La zona fu sottoposta ad un regime durissimo in cui i soldati erano obbligati ad applicare integralmente le direttive del governo di Parigi. I morti furono più di centomila.

Sul fronte esterno la situazione stava precipitando. Così la Convenzione decise di arruolare tutti i Francesi. L'esercito fu riorganizzato, amalgamando le vecchie truppe regolari con i nuovi battaglioni di volontari e di coscritti; i rifornimenti furono assicurati con più regolarità; l'attrezzatura fu migliorata. I vecchi generali, politicamente poco affidabili, furono esonerati o giustiziati.

Grazie a questi accorgimenti i Francesi ribaltarono la situazione, respingendo e controffendendo a nord gli Austriaci, a sud gli Spagnoli e riconquistando ad est la Savoia.

Intanto però la situazione economica restava grave, con riflessi sociali e politici preoccupanti. Il cibo non era sufficiente e costava carissimo; le differenze tra classi sociali non erano affatto ridotte, tant'è che alla fame di molti si contrapponeva l'abbondanza dei nuovi ricchi. Specialmente a Parigi le sezioni popolari reclamavano provvedimenti energici a favore dei lavoratori poveri e delle loro famiglie.

Sotto la pressione del movimento popolare, guidato dal gruppo degli Arrabbiati, la Convenzione si decise nel settembre 1793 ad istituire un calmiere generale sia sui prezzi dei generi di prima necessità sia sui salari. Le pene per i contravventori erano pesantissime, anche la morte.

Secondo gli hébertisti, per rigenerare la Francia era necessario cancellare le tracce della sua precedente esperienza religiosa. Questa campagna di decristianizzazione prese una piega violenta (numerosi furono gli atti di vandalismo contro le chiese e i luoghi di culto), ma fu osteggiata dalla Convenzione, nonchè ebbe poca presa sulle masse popolari.

In contrapposizione agli hébertisti c'erano gli Indulgenti, guidati da Danton, che chiedevano la fine del Terrore e la restaurazione di un clima di pace.

Il gruppo di Robespierre colpì con decisione entrambe le fazioni, ciascuna delle quali, sia pure per motivi opposti, sembravano attentare alla saldezza del regime rivoluzionario. Il Comitato di Salute Pubblica fece arrestare e giustiziare sia Hébert e i suoi seguaci sia Danton, senza una minima reazione popolare. Questo era il sintomo che la stanchezza e la disillusione cominciavano a farsi sentire anche tra i sanculotti.

Intanto, sotto la direzione del Comitato, il Terrore fu applicato in modo più sistematico e 'regolare'.

Si provvide anche a riorganizzare tutta quanta l'economia francese in funzione della guerra. Alla carenza di merci si rispose col razionamento. Questo ed altri provvedimenti furono presi per far fronte alla necessità della guerra o dell'ordine pubblico, non perchè i Montagnardi fossero contrari alla proprietà: il loro ideale era, se mai, quello di colpire le grandi fortune e di assicurare una maggiore eguaglianza tra le proprietà dei cittadini.

La popolarità di Robespierre scemò ancora a causa dei suoi tentativi di introdurre il culto dell'Ente Supremo, che appariva come l'aspirazione ad una dittatura personale. Inoltre le misure eccezionali del Terrore apparivano sempre meno giustificate dall'andamento per lo più ottimo delle operazioni militari.

Robespierre, a torto o a ragione, veniva identificato con la perpetuazione del Terrore. tra l' 8 e il 9 termidoro i suoi avversari presero l'iniziativa e fecero votare dalla Convenzione un decreto d'arresto nei confronti suoi, di Saint-Just e di Couthon. Furono poi giustiziati senza nessuna reazione popolare.


La Convenzione termidoriana e il Direttorio (1794-1799):

La maggioranza era favorevole ad una alleanza tra tutte le forze che avevano sostenuto il nuovo corso politico del 1789. Così i tribunali rivoluzionari cessarono di funzionare, i Girondini furono riammessi alla Convenzione e Giacobini e sanculotti furono a loro volta vittime di una persecuzione che in talune zone della Francia sfociò in un vero e proprio contro- Terrore, il cosidetto terrore bianco.

In campo religioso la Convenzione soppresse i finanziamenti previsti per il clero a favore dei preti giurati. Abolì la divisione tra questi ultimi e clero refrattario, così che i preti potessero riprendere le loro funzioni, purchè riconoscessero la repubblica e il principio della sovranità nazionale, e favorì in questo modo un clima di maggior pace religiosa.

In campo economico fu ripristinata la libertà dei commerci, ma questo ed altri provvedimenti fecero aumentare i prezzi, con gravi difficoltà per i ceti popolari che, esasperati, si ribellarono, ma furono subito repressi.

Prima di sciogliersi, la convenzione redasse una nuova Costituzione, moderata, che   assegnava il potere legislativo a due assemblee: il Consiglio dei Cinquecento, che doveva predisporre le leggi, e il Consiglio degli Anziani, cui spettava l'approvazione. Le funzioni esecutive, invece, erano affidate ad un Direttorio. Il suffragio universale maschile venne sostituito da un sistema elettorale censitario e a doppio grado. Per le amministarzioni locali fu deciso un ritorno all'accentramento.

Venne premessa una dichiarazione dei diritti e dei doveri, in cui però il diritto all'insurrezione, previsto nella dichiarazione del 1793, non fu riconosciuto.

La nuova costituzione entrò in vigore nel 1795.

Però esisteva sempre una seria minaccia di una resteaurazione monarchica.

Al momento dello scioglimento della Convenzione, la guerra contro la prima coalizione volgeva al termine.

Inizialmente, per contenere le spinte controrivoluzionarie, il Direttorio si appoggiò sugli ex- Giacobini. Ma uno dei leaders del nuovo club giacobino, Babeuf, predispose un piano per l'effettuazione di un colpo di Stato che avrebbe dovuto portare a un regime comunistico di piena uguaglianza, con l'eleminazione della proprietà privata.

Il complotto fu però scoperto e gli aderenti alla congiura furono arrestati e condannati.

Intanto i monarchici, con l'appoggio del clero, intensificavano la loro propaganda e alle elezioni del 1797 registarono un'ulteriore affermazione. Tale successo minacciava le stesse istituzioni repubblicane.

In questo frangente la maggioranza del Direttorio si accordò con i vertici militari e nella notte tra il 3 e 4 settembre 1797 Parigi fu occupata militarmente, cosìcchè tre membri del Direttorio assumessero pieni poteri. Le elezioni del 1797 furono annullate. Furono varate leggi eccezionali contro gli oppositori e la stampa fu posta sotto controllo. Nei confronti degli emigrati e dei preti refrattari furono ripristinate misure punitive.

A tale esito aveva contribuito il riaccendersi della guerra; infatti non si era riusciti a trovare un accordo con l'Austria, mentre l'Inghilterra voleva proseguire finchè la Francia avesse abbandonato il Belgio.

Il Direttorio pensò di poter stabilizzare la situazione interna intensificando lo sforzo militare. L'obiettivo era quello di arrivare alla pace e di risolvere le difficoltà finanziarie con i contributi dei paesi 'liberati' dalle armate repubblicane.

Ma il piano di guerra fallì. Invece la campagna d'Italia, inizialmente concepita come diversivo, divenne determinante per le sorti della guerra. Bonaparte si mosse con grande rapidità. Scavalcate le Alpi, sconfisse più volte, separatamente, l'esercito austriaco e quello piemontese.

Ma il Direttorio voleva che Bonaparte si limitasse solamente a riscuotere quanti più contributi possibili e marciasse sullo Stato pontificio per trarne risorse utili a finanziare la repubblica francese. Invece Bonaparte intendeva dare alla guerra una diversa caratterizzazione politica, promuovendo la formazione di una repubblica nell'alta Italia e appoggiandosi ai gruppi filofrancesi operanti nella Penisola. Il confronto con il Direttorio si risolse con l'affermazione di Bonaparte, che godeva della fedeltà incondizionata dei suoi soldati.

Poi marciò su Vienna; l'imperatore Francesco I dovette chiedere la pace e rinunciare al Belgio e alla Lombardia in cambio del Veneto.

Tutte queste decisioni furono prese dal generale senza consultare il Direttorio. Ma si era nell' aprile 1797, quando alle elezioni in Francia lo schieramento monarchico si era rafforzato; in un momento simile il Direttorio non poteva certo mettersi contro il generale che aveva assicurato alla Francia indiscutibili successi.

Dopo essersi assicurato il controllo pressochè completo dell'Italia, Bonaparte stipulò con l'Austria la pace di Campoformio, indipendentemente dall'autorizzazione del Direttorio.ù

Ma la guerra non era ancora finita: restava da fare i conti con l'Inghilterra.

Per piegarla alla pace il Direttorio pensò ad un'invasione e un'armata venne allestita al comando di Bonaparte. Tuttavia il generale si convinse che l'impresa era irrealizzabile e decise di portare la guerra in Egitto. Questa scelta rispondeva ad una logica duplice. Da una parte, egli era consapevole che rimanere inoperoso significava lasciar logorare quel patrimonio di popolarità e di influenza di cui al momento godeva; dall'altra l'occupazione dell'Egitto poteva effettivamente rappresentare una minaccia per i collegamenti tra il Regno britannico e l'India. Ma la flotta francese fu quasi completamente distrutta dalla flotta inglese. Bonaparte si trovava così praticamente prigioniero in Egitto.

Quando Napoleone tornò in Francia, trovò che alle elezioni del 1799 la posizione dei Giacobini si era rafforzata. Sul fronte opposto le forze monarchiche continuavano a rappresentare una minaccia, particolarmente nelle regioni dell'Ovest. La politica del Direttorio, consistente nel colpire alternativamente uno dei partiti estremi con l'appoggio dell'altro, si faceva sempre più ardua.

Napoleone, insieme ad altri membri del Direttorio, organizzò un colpo di Stato, quello chiamato del 18 brumaio. Anche se alla fine questo colpo sembrò legale, in realtà aveva avuto una chiara impronta militare.



































CONCETTI IMPORTANTI:

'Grande paura': (1789) la rivolta contadina che, a seguito di voci incontrollabili circa l'arrivo di bande di briganti, si armarono e si ammassarono intorno ai castelli dei loro signori, chiedendo la fine della servitù e l'abolizione dei diritti feudali.

Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino: affermava        > il riconoscimento dei diritti naturali e inalienabili dell'uomo (libertà, proprietà, sicurezza, resistenza all'oppressione);

> l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge;

> la garanzia di essere giudicati da tribunali regolari;

> la libertà di coscienza, di espressione e di associazione;

> la divisione dei poteri;

Girondini: liberisti in economia, ostili all'accentramento, fautori della legalità.

Montagnardi: orientati al dirigismo economico e ad una democrazia di tipo rousseauiano.

Riforma dell'ordinamento ecclesiastico: ? abolizione dei voti perpetui;

? soppressione di tutti gli Ordini religiosi con attività non socialmente utili;

? eliminazione delle discriminazioni contro gli Ebrei;

? restituzione dei beni confiscati ai protestanti;

? imposizione di un giuramento di fedeltà;

? preparazione della Costituzione Civile per il clero secolare:



soppressione di alcune elezione di vescovi trattamento

parrocchie e curati come ogni economico

altro titolare di generoso

incarichi pubblici


Costituzioni del 1791 divisione dei poteri (secondo i precetti di Montesquieu) > p. legislativo a una camera eletta ogni

due anni

> diritto di veto del re+

p. esecutivo

> legge elettorale su basi

censitarie

> autonomia ai poteri locali

> borghesia candidata a

ruolo dirigente.

del 1793 > p. legislativo ad una Assemblea Legislativa;

> diritto del popolo di esprimersi riguardo le leggi;

> mai applicata.


del 1795 > moderata;

> p. legislativo a due assemblee: Consiglio dei 500 e Consiglio degli Anziani;

> p. esecutivo al Direttorio;

> sistema elettorale censitario e a doppio grado;

> accentramento delle amministrazioni locali;

> abolizione del diritto all'insurrezione.

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