|
Visite: 790 | Gradito: | [ Picolo appunti ] |
Leggi anche appunti:La tratta degli schiaviLa tratta degli schiavi La tratta degli schiavi, nel corso della storia, IlluminismoIlluminismo Illuminismo: Movimento intellettuale che si fonda sul primato La prima guerra mondialeLA PRIMA GUERRA MONDIALE Alla vigilia della prima guerra mondiale l'Europa |
Sevizie, campi di annientamento, camere a gas, rappresaglie, fucilazioni di ostaggi - metodi usuali per gli assertori del Nuovo Ordine - erano sì sufficienti a diffondere il terrore, ma cementavano anche la decisione dei popoli di resistere all'oppressione.
Né era solo il tradizionale patriottismo che spingeva i popoli ad insorgere contro gli invasori: la Resistenza europea contro il nazifascismo nasceva infatti da un'ispirazione che conferiva all'amor di patria un più ampio significato morale.
Contro i miti della violenza, del sangue e della razza, i popoli combattevano per la giustizia, per la libertà, per la solidarietà, per la ragione calpestata e violata.
Gli orientamenti dei singoli gruppi di partigiani erano certo assai diversi a seconda della loro matrice politica, religiosa e di classe, ma erano accomunati almeno dall'aspirazione ad un autentico rinnovamento che seppellisse per sempre il Nuovo Ordine nazista.
Anche in Italia, durante tutto il periodo dello sbarco americano, fino alla completa liberazione del suolo nazionale, nei territori rimasti nelle mani dei Tedeschi e della Repubblica di Salò il dispotismo nazifascista fu contrastato dalla quasi unanime resistenza passiva delle popolazioni e dalla resistenza attiva delle formazioni partigiane.
Fra di esse un posto di particolare rilievo ebbero le brigate Garibaldi, comuniste, e le brigate Giustizia e Libertà, ispirate agli ideali liberal-socialisti del Partito d'Azione. In alcune zone una notevole attività fu svolta anche da brigate che chiameremo autonome perché non avevano un orientamento politico ben definito e comprendevano uomini di diversa tendenza - cattolici, socialisti, repubblicani, liberali - tutti uniti nella lotta contro il fascismo ma destinati più tardi a seguire le proprie scelte divergenti.
Il Partito socialista ebbe anche formazioni proprie, le brigate Matteotti, che però non raggiunsero l'efficienza e il peso quantitativo degli altri reparti.
Nelle città agirono i Gruppi di azione patriottica (G.A.P.), prevalentemente comunisti, articolati in squadre di pochi uomini che, sfidando di sorpresa la sorveglianza nazifascista, operavano audaci colpi di mano e, per esempio, giustiziavano gerarchi notoriamente coinvolti nelle più triste imprese del regime di occupazione.
Nei giorni dell'armistizio circa 600 000 soldati italiani erano stati catturati dai Tedeschi e deportati nei campi di concentramento. Benché la loro vita fosse quasi insostenibile, molti di loro si rifiutarono di ottenere il rimpatrio aderendo alla Repubblica di Salò o accettando di lavorare per i Tedeschi: anch'essi vanno annoverati fra i combattenti della Resistenza.
Nei limiti del possibile la lotta partigiana fu coordinata e diretta dai Comitati di Liberazione Nazionale (C.L.N.), che si formarono dopo l'armistizio e svolsero importanti funzioni politico-militari, specialmente nell'Italia rimasta sotto la dominazione nazifascista.
Costituiti dai rappresentanti dei partiti comunista, socialista, d'azione, democristiano, liberale, repubblicano, i C.L.N. rappresentavano l'unità di tutte le forze democratiche contro il fascismo, ma nel loro seno esisteva una fondamentale divergenza fra i partiti di sinistra, per i quali la lotta contro il nazifascismo doveva sfociare in un radicale rinnovamento dello stato e della società italiana, e i partiti del centro, per i quali essa doveva concludersi con la piena instaurazione delle libertà politiche, senza coinvolgere peraltro trasformazioni sociali rivoluzionarie.
Gli Alleati, per un verso, favorivano la Resistenza con lanci di armi e di equipaggiamento, per l'altro ne diffidavano, nel timore che, espandendosi a movimento di massa, essa avvantaggiasse i comunisti
In questa prospettiva, il maresciallo inglese Harold Alexander nel novembre del 1944 invitò addirittura i partigiani a smobilitare, ma l'appello, che pure era quanto di meglio si potesse studiare per abbattere il morale dei resistenti, non ebbe alcun esito.
Ci è naturalmente impossibile seguire, sia pure per sommi capi, le azioni della guerriglia partigiana, che necessariamente si articolarono in una serie innumerevole di atti di sabotaggio, di battaglie locali, di attentati, e approdarono in alcune regioni alla costituzione di zone libere dal nazifascismo (come, in Piemonte, la Repubblica di Val d'Ossola); ci limitiamo perciò a sottolineare i caratteri specifici e i più importanti risultati della Resistenza italiana.
In primo luogo, come rileva Enzo Enriques Agnoletti, «La Resistenza italiana agisce in situazione diversa da quella di tutti gli altri Stati d'Europa. Dappertutto il motivo dominante è stato la volontà di resistere contro l'invasore straniero, fisicamente distinto e riconosciuto ufficialmente come nemico fin dall'inizio In Italia non c'è stato un nemico entrato a forza nel nostro Paese; l'unico nemico, l'unico esercito entrato a forza sono gli Alleati occidentali. Perciò è mancato quel fatto elementare, l'odio per lo straniero invasore, che nasce dallo choc profondo causato dall'irruzione di truppe straniere nel territorio della patria. I motivi patriottici, che pur ci sono e profondi, devono essere associati a un'idea della patria meno elementare, meno fisica di quel che è accaduto fuori d'Italia, un'idea della patria che vede in essa non solo la comune origine, ma un tipo di società contrapposto a un altro tipo di società» (dalla prefazione a Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana, Torino, Einaudi).
In secondo luogo, rileviamo che la Resistenza italiana, anche se nel senso stretto di milizia armata impegnò una minoranza di combattenti, fu però appoggiata attivamente da vasti strati della popolazione e mobilitò non solo i centri urbani ma anche le campagne, non solo gli ambienti intellettuali ma anche il proletariato, che alimentò le formazioni partigiane e combatté contro il nazifascismo mediante estesi scioperi di chiaro significato politico: basti pensare agli scioperi del marzo 1943 (precedenti la stessa caduta di Mussolini) o a quelli dell'inverno e del marzo che coinvolsero le maggiori città industriali dell'Italia settentrionale. Per questa sua dimensione popolare la Resistenza va ben oltre i limiti del Risorgimento, che era stato prevalentemente un movimento di élite, e approda infatti alla fondazione di una repubblica democratica, ben diversa, per la sua origine e per le sue strutture, dalla precedente monarchia costituzionale.
Infine la Resistenza, mentre dimostrava che la ventennale sudditanza al fascismo non aveva irrimediabilmente compromesso la tempra morale degli Italiani, conseguiva anche il risultato militare immediato di impegnare intere divisioni tedesche e la quasi totalità dei reparti fascisti nella guerra antipartigiana.
Appunti su: |
|
Appunti Architettura | |
Tesine Astronomia cosmologia | |
Lezioni Archeologia | |